Le cosiddette immagini e statue sacre sono degli idoli e la cosiddetta venerazione alle immagini e alle statue è idolatria

La Chiesa Cattolica Romana – Indice  >  Il culto a Maria, ai santi e agli angeli; le statue e le immagini; i pellegrinaggi e le processioni  >  Le statue e le immagini  >  Confutazione – Le cosiddette immagini e statue sacre sono degli idoli e la cosiddetta venerazione alle immagini e alle statue è idolatria

Noi con i nostri occhi e con le nostre orecchie siamo testimoni in questa nazione della grande idolatria che questa cosiddetta chiesa perpetra dovunque, infatti le statue e le immagini raffiguranti Maria o qualche altro personaggio del passato sono diffuse da per tutto in questa nazione e non danno segno di diminuire anzi sono in continuo aumento sotto la spinta di guide accecate dalle tenebre che preferiscono osservare la loro tradizione anziché la Parola di Dio. Davanti a questi spauracchi dei loro idoli che non hanno in loro nessun soffio vitale e non hanno il potere di soccorrere quelli che li invoca­no, sono in molti che si prostrano ad adorarli e pregarli. Ma i Cattolici dicono che non adorano le statue e le immagini ma le venerano, anzi che neppure le venerano le immagini materiali ma venerano chi esse rappresentano; ecco come si esprime il Perardi nel suo manuale: ‘Similmente veneriamo le immagini dei Santi; veneriamo e non adoriamo, e neppure non veneriamo l’immagine materia­le in sé ma il Santo o la Madonna in essa rappresentati’.[1] Ma questa cosiddetta venerazione resa al personaggio rappresentato dalla scultura o dal dipinto di cui essi parlano, non è altro che uno dei tanti sofismi di cui la curia romana si usa per inganna­re sia i Cattolici romani che coloro che non lo sono, infatti così parlando (cioè usando la parola venerazione al posto di quella di adorazione) la curia romana riesce a camuffare l’idola­tria e a farla passare semplicemente per un onore. In effetti non è vero che la chiesa romana non venera le immagini materiali ma bensì le perso­ne che esse rappresentano perché il loro secondo concilio di Nicea affer­ma quanto segue: ‘L’onore reso all’immagine, infatti, passa a colui che essa rappresenta; e chi adora l’immagine, adora la sostanza di chi in essa è riprodotto’.[2] Anche Tommaso D’Aquino conferma ciò quando a proposito dell’immagine di Cristo afferma: ‘Noi invece onoriamo con culto di latria le immagini di Cristo che è vero Dio, non per le immagini stesse, ma per la realtà che raffigurano..’.[3] Quindi, in realtà questa venerazione resa alle statue e alle immagini rappresentanti Cristo, Maria o qualche altra perso­na non è altro che una vera e propria adorazione resa alla statua e all’immagine non importa chi essa rappresenta.

Vediamo ora innanzi tutto cosa dice la Parola di Dio a riguardo delle statue e delle immagini della chiesa cattolica romana e del culto che gli viene reso da essa. Dio dice: “Non ti fare scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù ne’ cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra; non ti prostra­re dinanzi a tali cose e non servir loro, perché io, l’Eterno, l’Iddio tuo, sono un Dio geloso che punisco l’iniquità dei padri sui figliuoli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso benignità, fino alla millesima generazione, verso quelli che m’amano e osservano i miei comandamenti”.[4] Questo é il secondo comandamento dato da Dio a Mosè sul monte Sinai. Perciò, secondo la Scrittura peccano sia coloro che le costrui­scono queste statue e immagini e sia coloro che le servono. Che poi queste statue vengono servite dai Cattolici romani è una cosa manifesta che non può essere smentita perché essi accendono davanti ad esse delle candele, le puliscono con cura quando hanno bisogno di pulizia, le vestono di sfarzosi paramenti, le adornano di gioielli, le portano su dei piedistalli nelle loro periodiche processioni, e dedicano loro frutta, dolci, ed altre cose. Anche le immagini che essi hanno fatto sono da loro servite perché essi davanti ad esse recitano le loro preghiere, si fanno il segno della croce, si prostrano, accendono i loro ceri, mettono i loro fiori. Oltre a tutto ciò, come detto sopra, dinanzi ad esse i Cattolici romani si prostrano con somma riverenza e le adorano e le pregano. Quindi questo loro servizio reso alle statue e alle immagini è contrario alla Parola di Dio. Ora, abbiamo visto prima come i Cattolici romani cercano di difendere il loro culto alle statue e alle immagini, ma come si difendono i Cattolici dall’ac­cusa di rendere a Maria e ai santi, tramite il sussidio delle loro statue e immagini, il culto dovuto solo a Dio? In questo caso fanno ricorso ad un altro sofisma; essi dicono che a loro non gli rendono il culto di latria che deve essere reso solo a Dio, ma un culto inferiore; a Maria il culto di iperdulia (servizio superiore) e ai santi quello di dulia (servizio). Ma noi replichiamo: Ma dove mai nella Scrittura si parla di un culto da rivolgere a Maria, un altro ai santi morti e uno a Dio? Ma quando mai nella Scrittura è detto che i defunti siano degni di un qualche tipo di culto? Il culto va reso solo a Dio, il Vivente, e difatti Gesù affermò: “Adora il Signore Iddio tuo, ed a lui solo rendi il culto”,[5] e questo culto gli va reso in ispirito e verità, perché Gesù disse alla donna samarita­na: “Ma l’ora viene, anzi é già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in ispirito e verità; poiché tali sono gli adoratori che il Padre richiede. Iddio é spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in ispirito e verità”;[6] quindi, siccome che noi dobbiamo adorare Dio solo che è l’Onnipotente, l’Onnisciente e l’Onnipresente, e che lui richiede da noi di adorarlo in ispirito e verità appunto perché Egli è spirito, noi non abbiamo bisogno di nessuna immagine, ma dico proprio nessuna, per adorarlo. E il culto rivolto a Maria e ai santi veramente santi e a quelli fatti santi dagli uomini? Esso è in abominio a Dio, quantunque venga fatto passare per un tipo di culto inferio­re.

Facciamo notare anche che i teologi papisti dicendo che ai santi e alle loro immagini rendono un culto di dulia, e a Maria e alle sue immagini rendono un culto di iperdulia o extradulia si condannano da loro stessi perché la parola dulia è una parola greca che significa ‘servizio’ e il secondo comandamento dice espressamente a proposito delle sculture e delle immagini: “Non servir loro”;[7] notate quindi che alle statue e alle immagini non va reso nessun servizio, né superiore né inferiore. Per quanto riguarda il secondo comandamento qui sopra citato dal libro della legge di Mosè, è bene ricordare però che la chiesa romana lo ha fatto scomparire, ma non dalla Bibbia ma dal catechismo che viene trasmesso al popolo. In altre parole essi hanno mutilato le dieci parole, sopprimendo il secondo comandamento e riempiendo il vuoto che si é venuto a creare sdoppiando il decimo; infatti il loro secondo comandamento é: ‘Non nominare il nome di Dio in vano’, mentre il nono: ‘Non desiderare la donna d’altri’ ed il decimo: ‘Non desiderare la roba d’altri’. La ragione per cui questo secondo comandamento é stato soppresso é questa: la curia romana afferma che Dio, nell’Antico Patto, proibì agli Ebrei di farsi delle immagini e delle statue perché essi vivevano in mezzo a popoli idolatri e c’era il peri­colo che essi le adottassero come divinità, mentre ora questa proibizione non é più necessaria perché non c’é più questo peri­colo, perciò le statue e le immagini sono permesse. Esse, loro dicono, costituiscono un valido aiuto al culto esterno, ed aiuta­no i fedeli a ricordare i veri servitori di Dio e li invitano ad imitarne le virtù! Come potete vedere ci troviamo davanti a dei vani ragionamenti, a delle altezze che si elevano contro la conoscenza di Dio, e perciò li dobbiamo distruggere. Ora, è vero che gli Ebrei vivevano in mezzo a dei popoli idolatri che avevano mutato la gloria di Dio in ogni sorta di immagini e che essi erano esposti al pericolo di idolatria; ma é altresì vero che pure noi credenti ci troviamo in mezzo ad una generazione storta e perversa che ha mutato la gloria dell’incorruttibile Iddio in immagini simili a quelle dell’uomo corruttibile, e che anche oggi per l’Israele di Dio c’è il pericolo di cadere nell’idolatria, tanto è vero che Giovanni ci ha scritto di guardarci dagli idoli;[8] e Paolo ha scritto di fuggire l’idolatria,[9] ed in riferimento alle disubbidienze degli Israeliti nel deserto ha detto: “Or queste cose avvennero per servir d’esempio a noi, onde non siam bramo­si di cose malvage, come coloro ne furon bramosi; onde non diventiate idolatri come alcuni di loro, secondo che é scritto: Il popolo si sedette per mangiare e per bere, poi s’alzò per divertirsi”.[10]

Diletti, nessuno vi seduca con parole seducenti. Sappiate che noi oggi dobbiamo osservare il comandamento che ci proibisce di farci immagini e statue di persone o di animali per servirle e adorar­le, nella stessa maniera in cui dovevano osservarlo gli Israeliti nel deserto. Per quanto riguarda poi il fatto che le statue e le immagini di quello o di quell’altro santo aiutano gli uomini a ricordarsi di esso per imitarne le virtù, diciamo che per ricordarci di imitare Cristo, o quell’umile ancella del Signore e nostra sorella Maria, o i nostri fratelli Paolo, Pietro o Giovanni o qualche altro santo di cui parla la Scrittura è sufficiente leggere le Scritture dove si parla della loro condotta e delle loro parole. Nel caso poi non avessimo a disposizione con noi le Scritture per leggere, di certo Dio mediante il suo Spirito ci ricorderà le parole di Cristo e la sua irreprensibile condotta, come anche le altre Scritture di cui abbiamo bisogno di ricordarci. Non sono dunque affatto necessarie le statue e le immagini; se così fosse, cioè se fossero un aiuto potente e indispensabile per ricordarci dei santi servitori di Dio di certo Gesù prima e gli apostoli dopo avrebbero dato istruzioni a riguardo, ma essi non le hanno date. Ma forse le hanno date solo a voce e mai furono messe per iscrit­to cosicché non troviamo traccia di esse nella Scrittura? Non può essere perché altrimenti si sarebbero rivelati doppi in parole e sarebbero andati contro il comandamento di Dio.

Per questo la Chiesa primitiva non aveva né immagini e neppure statue. Ma col passare del tempo degli uomini corrotti introdussero il culto delle immagini. Da quello che dice Ireneo il culto delle immagini fu introdotto nella Chiesa dagli Gnostici infatti egli dice: ‘Si denominano gnostici ed hanno alcune immagini dipinte, altre fabbricate anche con altro materiale, dicendo che sono l’immagine di Cristo fatta da Pilato nel tempo in cui Gesù era con gli uomini. E le incoronano e le espongono con le immagini dei filosofi del mondo, cioè con l’immagine di Pitagora, di Platone, di Aristotele e degli altri, e riservano ad esse tutti gli altri onori, proprio come i pagani’.[11] Ecco i padri del culto alle immagini che la chiesa cattolica tanto ama e tanto difende definendolo tradizione apostolica!

 


[1] Ibid., pag. 287-288

[2] Concilio di Nicea II; in Decisioni dei Concili Ecumenici, Torino 1978, pag. 204

[3] Tommaso d’Aquino, op. cit., III, q. 25

[4] Es. 20:4-6

[5] Matt. 4:10

[6] Giov. 4:23,24

[7] Es. 20:5

[8] Cfr. 1 Giov. 5:21

[9] Cfr. 1 Cor. 10:14

[10] 1 Cor. 10:6,7

[11] Ireneo, Contro le Eresie, Lib. I, cap. 25,6