La Scrittura non conferma affatto i pellegrinaggi cattolici

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Gli Israeliti salivano a Gerusalemme perché Gerusalemme è la città che fu scelta da Dio per mettervi il suo nome e gli Israeliti avevano ricevuto da Dio l’ordine di salire tre volte all’anno nel luogo che lui avrebbe scelto secondo che è scritto: “Tre volte all’anno ogni tuo ma­schio si presenterà davanti all’Eterno, al tuo Dio, nel luogo che questi avrà scelto: nella festa dei pani azzimi, nella festa delle settimane e nella festa delle Capanne”.[1] Questa è la ragione per cui al tempo di Gesù è detto che i suoi genitori “andavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua”,[2] e che quando Gesù raggiunse dodici anni salì anche lui con essi a Gerusalemme “secondo l’usanza della festa”.[3] Anche dopo che Gesù fu assunto in cielo Gerusalemme continuò ad essere la meta periodica di molti Giudei; ricordiamo a tale proposito che a Pentecoste “in Gerusa­lemme si trovavan di soggiorno dei Giudei, uomini religiosi d’ogni nazione di sotto il cielo”,[4] proprio in ragione dell’ordine dato da Dio nella legge.

Ma ora noi credenti in Cristo non siamo chiamati come lo erano i Giudei a salire annualmente a Gerusalemme per celebrarvi le tre feste giudaiche sopra menzionate perché Cristo ha abolito nella sua carne queste pratiche religiose dicendo alla donna samarita­na: “L’ora viene che né su questo monte né a Gerusalemme adorere­te il Padre… Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in ispirito e verità; poiché tali sono gli adoratori che il Padre richiede. Iddio è spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in ispirito e verità”.[5] Dio è ovunque, e noi non abbiamo bisogno di andare in qualche particolare luogo per adorarlo; perché questo lo possiamo fare dovunque. Gesù Cristo ha anche detto: “Poiché dovunque due o tre son raunati nel nome mio, quivi son io in mezzo a loro”;[6] queste sue parole confermano che noi non abbiamo bisogno di fare nessun pellegrinaggio in verso qualche particolare luogo per trovare la sua presenza, perché egli è presente in mezzo a noi. Ricordiamo anche che la legge ha un’ombra dei futuri beni e non la realtà stesse delle cose; quindi anche le feste giudaiche che i Giudei erano chiamati a celebrare salendo a Gerusalemme erano figura di cose che dovevano avvenire e non la realtà stesse delle cose. La realtà di quel salire a Gerusalemme consiste nel fatto che noi siamo venuti alla Gerusalemme di sopra secondo che è scritto agli Ebrei: “Ma voi siete venuti al monte di Sion, e alla città dell’Iddio vivente, che è la Gerusalemme celeste”;[7] questo significa di conseguenza che noi non siamo chiamati ad andare in pellegrinaggio a Gerusalemme né tre volte all’anno e neppure una volta all’anno o almeno una volta nella vita. Noi credenti siamo chiamati pellegrini e forestieri perché siamo in viaggio verso la nostra patria celeste; come Abramo, Isacco e Giacobbe confessarono di essere dei pellegrini perché cercavano una patria migliore, quella celeste, nella stessa maniera pure noi dichiariamo di essere in pellegrinaggio verso la città cele­ste di cui siamo cittadini. Là siamo diretti, a quella città aneliamo, e come siamo angustiati finché questo viaggio non è terminato!

Abbiamo così dimostrato che il pellegrinaggio verso Gerusalemme prescritto da Dio è stato abolito e che noi credenti non siamo chiamati a recarci in qualche particolare luogo della terra per adorare Dio o per ricevere da lui qualche particolare beneficio o benedizione, perché non ci sono certi luoghi dove Dio è più presente che in altri. Per chiarire questo concetto faccio un esempio. Noi sappiamo con certezza che Gesù Cristo nacque in Be­tleem, fu allevato in Nazaret, fu battezzato nel fiume Giordano, e sempre presso il fiume Giordano fu unto di Spirito Santo. Sappiamo pure che egli camminò sul mare di Tiberiade, che operò mira­coli attorno a questo mare; che predicò nel tempio di Gerusalem­me, che fu messo a morte a Gerusalemme. Ora, tutte queste cose sono vere perché la Scrittura le attesta chiaramente; ma questo non ci porta a volere andare in Israele per camminare nei luoghi dove camminò Gesù Cristo, il Figlio di Dio, per essere benedetti o guariti per mezzo di essi dal Signore come se essi avessero delle virtù soprannaturali o che Dio conferisse delle grazie particolari a coloro che si recano negli stessi luoghi dove camminò il suo Figliuolo. Fermo restando che la terra d’Israele è terra santa, se noi facessimo così diventeremmo pure noi superstiziosi.

 


[1] Deut. 16:16

[2] Luca 2:41

[3] Luca 2:42

[4] Atti 2:5

[5] Giov. 4:21,23,24

[6] Matt. 18:20

[7] Ebr. 12:22