I pellegrinaggi

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La dottrina dei teologi papisti

I pellegrinaggi procurano grazie eccezionali e sono scritturali.

Uno scrittore cattolico ha affermato che il pellegrinaggio è innanzi tutto un atto di fede e poi è ‘una forma eminente di preghiera e vale a colui che lo compie grazie eccezionali’.

I teologi papisti sostengono i pellegrinaggi con le Scritture dicendo che secondo la legge di Mosè anche gli Israeliti si dovevano recare tre volte all’anno a Gerusalemme, la città santa. Perciò quello che viene prescritto ai Cattolici è scritturale perché anche loro vengono esortati ad andare in luoghi santi.

 


[1] Il pellegrinaggio è un rito religioso presente anche nell’Islam, nel Buddismo e nell’Induismo. Maometto impone ai suoi seguaci di recarsi in pellegrinaggio a Medina, ma soprattut­to alla Mecca. E Buddha impone ai suoi seguaci di compiere quattro pellegrinaggi ai luoghi principali della sua carriera mortale che sono il suo villaggio natale, il luogo dove ricevette ‘la rivelazione’, quello dove iniziò a predicare ed infine il villaggio dove morì. Per gli Induisti ci sono alcuni fiumi sacri, tra questi quello più importante è il Gange; per loro tuffarsi in esso o semplicemente costeggiarlo significa assicurarsi la beatitudine eterna; per questo si spostano da luoghi lontani per recarsi a questo fiume.