Il culto ai santi

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La dottrina dei teologi papisti

I santi che sono in cielo vanno pregati perché essi intercedono presso Dio per noi. Solo la chiesa ha il diritto di riconoscere santo un cristiano defunto. I credenti hanno dei santi in cielo che li proteggono. Giuseppe, il marito di Maria, è il patrono della Chiesa di Cristo. Le reliquie dei santi sono degne di essere venerate.

Secondo la curia romana coloro che sono sulla terra si devono rivolgere in preghiera pure ai santi perché essi intercedono per loro presso Dio, infatti il concilio di Trento ha decretato quanto segue: ‘Il santo sinodo comanda a tutti i vescovi e a quelli che hanno l’ufficio e l’incarico di insegnare, che (…) prima di tutto istruiscano diligentemente i fedeli sull’intercessione dei santi, sulla loro invocazione (….) insegnando che i santi, regnando con Cristo, offrono a Dio le loro orazioni per gli uomini; che è cosa buona ed utile invocarli supplichevolmente e ricorrere alle loro orazioni, alla loro potenza e al loro aiuto, per impetrare da Dio i benefici, per mezzo del suo figlio Gesù Cristo, nostro Signore…’.[1] E questo è quello che fa il Perardi nel suo catechismo quando dice: ‘Preghiamoli di intercedere per noi’.[2] Anche per coloro che sono contrari a questa dottrina c’è l’anate­ma: ‘Quelli, i quali affermano che i santi – che godono in cielo l’eterna felicità – non devono invocarsi o che essi non pregano per gli uomini o che l’invocarli, perché preghino anche per ciascuno di noi, debba dirsi idolatria, o che ciò è in disaccordo con la parola di Dio e si oppone all’onore del solo mediatore tra Dio e gli uomini, Gesù Cristo; o che è sciocco rivolgere le nostre suppliche con la voce o con la mente a quelli che regnano nel cielo, pensano empiamente’.[3] Per sostenere questa dottrina i teologi papisti prendono questo passo scritto nel libro della Rivelazione: “E un altro angelo venne e si fermò presso l’altare, avendo un turibolo d’oro; e gli furon dati molti profumi affinché li unisse alle preghiere di tutti i santi sull’altare d’oro che era davanti al trono. E il fumo dei profumi, unendosi alle preghiere dei santi, salì dalla mano dell’angelo al cospetto di Dio”,[4] ed anche un passo scritto in uno dei libri dei Maccabei (che ricordiamo sono dei libri non ispirati da Dio) dove si parla di un sogno che raccontò Giuda Maccabeo, il quale disse di avere veduto un sacerdote che era morto il quale pregava per il popolo dei Giudei; ‘Ecco che cosa aveva veduto: Onia, già Sommo Sacerdote, uomo dabbene, verecondo d’aspetto, dolce nei costumi, distinto nel suo parlare, adorno di ogni virtù sin da fanciullo, Onia tendeva le mani e pregava per tutto il popolo dei Giudei’[5].

Essi prendono anche diverse citazioni dei cosiddetti padri, tra cui alcune di Agostino secon­do le quali ai suoi tempi molte persone ottennero la guarigione per l’intercessione dei martiri; una di queste dice: ‘Se volessi soltanto riferire i miracoli delle guarigioni ottenute per l’in­tercessione del glorioso martire santo Stefano nella città di Calama e nella nostra, tralasciando tutti gli altri, dovrei scrivere una quantità di libri’.[6]

Secondo il catechismo cattolico ‘solamente la Chiesa ha diritto di riconoscere formalmente come Santo un cristiano defunto, e proporlo alla venerazione e autorizzarne la invocazione pubblica; cosa che la Chiesa fa dopo lunghi e minuziosi processi d’indagine su tutta la vita e gli scritti di lui, e solo se saranno dimo­strati e da essa riconosciuti due miracoli operati dopo la morte di tale servo di Dio. La Chiesa prima lo dichiara beato con un culto limitato poi, se riconosce due altri miracoli operati dopo la beatificazione, lo canonizza, lo iscrive nel canone, ossia catalogo, elenco dei Santi; allora esso può essere pubblicamente onorato e invocato in tutta la Chiesa’.[7]

‘Si dicono Santi Patroni, o protettori quelli che ogni città, diocesi, parrocchia, istituzione, ceto sociale, professione, ecc., elegge a propri intercessori davanti a Dio, e sotto il cui patrocinio si pongono le singole persone’.[8]

E quali sono questi protettori ai quali i Cattolici romani si raccomandano e nei quali ripongono la loro fiducia? Non li citeremo tutti per brevità, ma solo alcuni.

–  Protettori di categorie di lavoratori: Francesco di Sales, degli scrittori e giornalisti cattolici; Alberto Magno, degli studiosi di scienze naturali; Matteo, della guardia di finanza; Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, dei primari; Francesco di Paola, dei marittimi e delle società di navigazione; Caterina da Siena, delle infermiere; Giovanni Bosco, degli editori italiani; Isido­ro-agricola, degli agricoltori; Andronico, degli argentieri; Ivo, degli avvocati; Crispino e Crispiniano, dei calzolai; Matteo, degli esattori, dei banchieri e dei cambiavalute; Giuseppe, dei falegnami; Luca, Cosma e Damiano, dei medici; Pietro e Andrea, dei pescato­ri;…..

–  Protettori che sono invocati in determinate malattie e calami­tà: per essere guariti dalle apoplessie, Andrea Avellino; dalle infestazioni del demonio, Ubaldo; dalla peste, Rocco; dall’ernia, Cataldo; dal mal d’occhi, Lucia; dal mal di denti, Apollonia; dal mal di gola, Biagio…

–  Protettori che sono invocati nelle varie necessità; nei viaggi di mare, Francesco Saverio; per ritrovare cose perdute, Antonio da Padova; per avere prole, Francesco di Paola e Rita; contro i ladri, furti, ecc., Disma buon ladrone; contro i fulmini e le saette, Barbara; per trovare marito, Pasquale Baylon…[9]

–  Protettori di alcune città d’Italia: Roma, Pietro; Napoli, Gennaro; Milano, Ambrogio; Torino, Giovanni Battista; Venezia, Marco; Bologna, Petronio; Bari, Nicola.[10]

Nel Nuovo Manuale del Catechista il Perardi, dopo avere spiegato che Giuseppe era lo sposo di Maria, e che non fu padre vero di Gesù ma padre putativo di Gesù perché non fu Giuseppe a generare Gesù, dice: ‘Tuttavia è grande la dignità di S. Giuseppe e come sposo di Maria e come custode di Gesù. Egli fu, se possiamo dire così, l’uomo di fiducia della Santissima Trinità…’.[11] Poi dice: ‘Siate devoti di S. Giuseppe; e pregatelo specialmente di due grazie: che salvi l’anima vostra dalla morte del peccato come salvò Gesù bambino dalla morte minacciatagli da Erode; che come egli morì assistito da Gesù e da Maria, vi ottenga di morire invocandone devotamente i nomi. – Ripetete ogni giorno le tre giaculatorie: ‘Gesù, Maria e Giuseppe, vi dono il cuore e l’anima mia.. assistetemi nell’ultima agonia… spiri in pace con voi l’anima mia’.[12] Ed infine il Perardi, servendosi delle Scritture, spiega alle persone perché essi devono pregare Giuseppe ed esser­gli devoti. Ecco cosa dice questo teologo: ‘Giuseppe, figlio di Giacobbe, fu figura di S. Giuseppe. Egli fece un sogno che raccontò ai fratelli: Sognai, disse, che noi eravamo insieme nel campo a legare i covoni: quand’ecco il mio covone sorgere e tenersi ritto, e i vostri, standogli intorno, adorare il mio. Risposero i fratelli a Giusep­pe: A che tende codesto tuo sogno? Forse che tu sarai nostro re? Forse che tu signoreggeresti sopra di noi? – S. Giuseppe è esalta­to al di sopra di tutti i Santi in cielo; tutti gli uomini, suoi fratelli, lo debbono onorare. Fece poi Giuseppe un altro sogno, nel quale vide il sole, la luna e undici stelle che lo adoravano. Ma il padre ne lo sgridò, dicendo: Che vuole egli dire cotesto? Forse che io ed i tuoi fratelli, abbiamo ad inchinarci a te? Essi non intendevano la realtà di cui il sogno di Giuseppe era figura. Il sole increato, il Signore Gesù Cristo e la Madonna onorano Giuseppe, capo della sacra Famiglia che essi costituivano’.[13] Questo è quello che viene insegnato ai Cattolici sin dalla loro fanciullezza per fargli pregare ed adorare Giuseppe, che per loro è il patrono della Chiesa,[14] e fargli festeggiare la festa in suo onore!

I teologi papisti insegnano che è giusto rivolgere il culto alle reliquie dei santi. Il Perardi afferma per esempio: ‘Noi veneriamo anche il corpo dei Santi, perché servì loro ad esercitare virtù eroiche, fu certamente tempio dello Spirito Santo, e risorgerà glorioso alla vita eterna’.[15]

Questa venerazione che la chiesa cattolica romana nutre in verso i corpi dei morti o parti di essi od oggetti che essi hanno lasciato e l’attribuzione ad essi di virtù soprannaturali viene confermata dai teologi papisti con alcune Scritture e con degli scritti di alcuni antichi scrittori tra cui Agostino di Ippona. I passi della Scrittura su cui si appog­giano i teologi papisti per sostenere che è giusto venerare le reliquie e credere che per mezzo di esse Dio concede agli uomini dei benefici perché tutto ciò era fatto e creduto anticamente sono i seguenti. “L’anno seguente delle bande di Moabiti fecero una scorreria nel paese; e avvenne, mentre certuni stavano seppellendo un morto, che scòrsero una di quelle bande, e gettarono il morto nel sepolcro di Eliseo. Il morto, non appena ebbe toccate le ossa di Eliseo, risuscitò, e si levò in piedi”;[16] “E Iddio faceva de’ miracoli straordinari per le mani di Paolo; al punto che si portavano sui malati degli asciugatoi e de’ grembiuli che erano stati sul suo corpo, e le malattie si parti­vano da loro, e gli spiriti maligni se ne uscivano”.[17]

Per quanto riguarda invece le parole di Agostino di Ippona prese a sostegno di questo culto esse si trovano nel suo libro La Città di Dio. Egli qui fa chiaramente capire che ai suoi tempi le reliquie dei martiri venivano portate in processione dai vescovi coi loro fedeli, e narra che diversi malati furono guari­ti con le reliquie di Stefano! E con tutto ciò si mostra perfettamente d’accordo. Ed oltre a parlare di queste processioni e di queste guarigioni egli fa le seguen­ti affermazioni che fanno capire altresì chiaramente che lui credeva pure che i morti operassero dei miracoli in favore dei viventi infatti dice: ‘Quei martiri, dunque, che ora possono impetrare tali grazie dal Signore per il cui nome furono uccisi, morirono per la fede nella risurrezione; per essa soffrirono con ammirabile pazienza, e ora possono manifestare una simile potenza nell’ottenere miracoli (…) Crediamo dunque ad essi che dicono la verità e che compiono tanti miracoli, poiché i martiri morirono proclamando la verità ed è per questo che possono fare i miracoli che noi vediamo’.[18]

 


[1] Concilio di Trento, Sess. XXV

[2] Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 282

[3] Concilio di Trento, Sess. XXV

[4] Ap. 8:3,4

[5] 2 Maccabei 15:12 (Bibbia, Torino 1971)

[6] Agostino di Ippona, La città di Dio, lib. XXII, cap. VIII

[7] Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 284.

[8] Dizionario Ecclesiastico, Torino 1958, pag. 114

[9] Enciclopedia Cattolica, vol. 9, 988, 989

[10] Dizio­nario Ecclesiastico, pag. 115

[11] Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 141

[12] Ibid., pag. 141

[13] Ibid., pag. 141-142

[14] Lo ha dichiarato tale Pio IX. Ecco il decreto che ha sancito questa ennesima impostura papale: ‘Commosso per la turpissima e luttuosa condizione delle cose, il Santissimo nostro Signore, Pio papa IX, onde soddisfare ai voti dei Sacri Prelati, e affidare sé stesso ed i fedeli tutti al potentissimo patrocinio del Patriarca San Giuseppe, solennemente lo ha dichiarato Patrono della Cattolica Chiesa’ (Decret. ‘Quemadmodum Deus’ della Congr. dei SS. RR. 8 Dicembre 1870).

[15] Ibid., pag. 285

[16] 2 Re 13:20,21

[17] Atti 19:11,12

[18] Agostino di Ippona, La Città di Dio, Libro XXII, cap. IX, X