Il culto agli angeli

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La dottrina dei teologi papisti

Gli angeli vanno invocati perché pregano per noi assieme a Maria e ai santi.

Il catechismo romano afferma: ‘Invochiamo anche la Madonna, gli Angeli e i Santi perché, essendo cari al Signore e pietosi verso di noi, ci aiutino nelle nostre domande con la potente intercessione. (…) Gli Angeli e i Santi sono potenti intercessori presso Dio, perché suoi servi fedeli, anzi amici prediletti’.[1] Oltre a Maria e ai santi quindi – secondo la teologia papista – anche gli angeli vanno invocati perché sono degli intercessori presso Dio. E a loro viene rivolto un culto: gli angeli custodi sono festeggiati il 2 Ottobre. E per sostenere che gli angeli pregano per noi che siamo sulla terra, i teologi romani prendono queste parole del profeta Zaccaria: “Allora l’angelo dell’Eterno prese a dire: ‘O Eterno degli eserciti, fino a quando non avrai tu pietà di Gerusalemme e delle città di Giuda, contro le quali sei stato indignato durante questi settant’anni? E l’Eterno rivolse all’angelo che parlava meco, delle buone parole, delle parole di conforto”.[2]

 


[1] Ibid., pag. 604. Facciamo notare che insegnando questa dottrina sull’invocazione degli angeli i teologi papisti si mettono contro il concilio di Laodicea della seconda metà del IV secolo il quale decretò: ‘Non bisogna che i cristiani abbandonino la Chiesa di Dio e invochino gli Angeli’ (Non oportet cristianos, ecclesia Dei relicta, abire at Angelos nominare).

[2] Zacc. 1:12,13