Alcuni precetti della chiesa romana confutati

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La chiesa romana pretende di essere la vera ed unica Chiesa di Dio che esista sulla faccia di tutta la terra. Oltre a ciò bisogna dire che essa si arroga un altro diritto che non possiede infatti si legge nel Nuovo Manuale del catechista: ‘La Chiesa ha auto­rità di fare leggi e precetti perché l’ha ricevuta nella persona degli Apostoli, da Gesù Cristo, l’Uomo-Dio; e perciò chi disubbi­disce alla Chiesa, disubbidisce a Dio medesimo’.[1] Ma vediamo quali sono alcuni di questi precetti che questa pseudochiesa ha emanato e dice che se si infrangono si disub­bidisce a Dio. Ecco come li troviamo scritti nel Catechismo della chiesa cattolica e come noi ci opponiamo ad essi.

–  Primo precetto: ‘Parteciperai alla Messa la domenica e le altre feste comandate’.[2]

Ora, secondo la chiesa romana chi non va a messa in questi giorni commette un peccato grave perché non adempie quell’altro loro comandamento che dice di santificare le feste; ma non è affatto così perché siccome che il peccato è la violazione della legge e non esiste nella legge il comando di ricordarsi delle feste cattoliche per santificarle, e che Cristo non ha per nulla coman­dato di assistere ad una funzione religiosa che pretende di ripetere il suo sacrificio, chi non va ad assistere a questo rito inventato da loro (né in quei giorni e neppure negli altri) non commette per nulla peccato.

Noi anzi esortiamo i Cattolici a non andare più a messa, ma ad andare piuttosto presso un locale di culto dove i santi adorano Dio in ispirito e in verità e dove viene predicata la Parola di Dio non adulterata.

–  Secondo precetto: ‘Confesserai tutti i tuoi peccati almeno una volta all’anno’.[3]

La Scrittura insegna invece che la confessione dei propri peccati va fatta a Dio e non a un prete. Quindi, o Cattolici romani, andate al Signore direttamente a confessare le vostre iniquità e otterrete quel perdono che il prete giammai potrà darvi. Una volta ottenuto questo perdono continuate a confessare le vostre iniquità al Signore, ricordandovi che questa confessione va fatta non almeno una volta all’anno, ma ogni qual volta si prega Dio; Gesù infatti disse che quando noi preghiamo dobbiamo dire al Padre nostro: “Rimettici i nostri debiti”.[4]

–  Terzo precetto: ‘Riceverai umilmente il tuo Creatore almeno a Pasqua’.[5]

Qui si fa riferimento all’ostia che, siccome secondo loro, alla consacrazione diviene Gesù Cristo, viene chiamata Creatore; bestemmia! O Cattolici quel pezzo di pasta non è il vostro Crea­tore; perché Egli è in cielo. Invece di andare a ricevere l’ostia, che vi viene presentata come Dio stesso e che nessun bene vi può fare, ricevete Cristo per fede nei vostri cuori; ora; non indugiate a farlo, e sarete riconciliati con Dio. E poi ritirate­vi dalla chiesa cattolica romana.

–  Quarto precetto: ‘Santificherai le feste che ti sono comanda­te’.[6]

La Scrittura non comanda di osservare giorni, mesi o anni. Se uno stima il giorno di domenica o quello di Pasqua più di altri giorni, egli è libero di farlo alla gloria di Dio, ma questa stima sua personale di quel giorno non può mutarsi in precetto perché questo costituisce un precetto umano. Tra le feste cattoliche da osservare ci sono anche le loro feste in onore di Maria, e di altri; vanità, imposture che non hanno nulla a che fare con la verità.

–  Quinto precetto: ‘Osserverai il digiuno prescritto e parimenti l’astinenza’,[7] il che nella pratica significa che non si deve mangiare carne nel venerdì e negli altri giorni proibiti e si deve digiunare nei giorni prescritti’. Con quest’altro precetto viene imposto ai Cattolici di non man­giare carne in giorno di venerdì (in memoria della passione di Gesù Cristo e perché con questa mortificazione pensano di parte­cipare alle sofferenze di Cristo), e in questi giorni di digiuno: nei sabati della Quaresima, nel mercoledì delle Ceneri, nel mercoledì e sabato delle quattro tempora, nelle vigilie di Nata­le, Pentecoste, Assunta e Tutti i Santi. Per quanto riguarda il digiunare nei giorni prescritti bisogna dire che il digiuno consiste in questo;

1)            astenersi da determinati cibi come dalle carni nei giorni sopra menzionati e dalle uova e dai latticini nella seconda refezione;

2)            astenersi da altri pasti oltre il pranzo; cioè di fare un solo vero pasto o a mezzogiorno o alla sera con il consenso di fare un’al­tra refezione leggera alla sera o a mezzogiorno (secondo che il vero pasto si fa a mezzogiorno o alla sera) nella quale sono proibite le uova e i latticini.

Tra i motivi per cui viene imposto questo precetto c’é quello della penitenza dei peccati infatti il catechismo dice: ‘Col digiuno e colla astinenza che la Chiesa c’impone facciamo peni­tenza in espiazione dei nostri peccati’.[8]

Naturalmente anche in questo caso chi infrange questo precetto si rende colpevole davanti a Dio secondo loro.

Ma che dice la Parola? La Parola ci insegna queste cose.

>Dio vuole che noi digiuniamo perché Gesù ha detto: “E quando digiunate, non siate mesti d’aspetto come gl’ipocriti; poiché essi si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. Io vi dico in verità che cotesto é il premio che ne hanno. Ma tu, quando digiuni, ungiti il capo e lavati la faccia, affinché non appari­sca agli uomini che tu digiuni, ma al Padre tuo che è nel segre­to; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompen­sa”,[9] ma il vero digiuno non è da intendersi come un’astensione dalla sola carne o qualche altro cibo ma come un’astensione sia da ogni vivanda che da ogni bevanda perché di Gesù, quando digiu­nò per quaranta giorni, è scritto che “durante quei giorni non mangiò nulla”;[10] di Paolo è detto che in quei tre giorni “non mangiò né bevve”,[11] e di Mosè, quando salì sul monte Sinai, è scritto: “E Mosè rimase quivi con l’Eterno quaranta giorni e quaranta notti; non mangiò pane e non bevve acqua”.[12] Certo, uno è libero di astenersi dal mangiare qualche cosa di particolare durante un certo periodo di tempo, o di astenersi solo dal mangiare e non dal bere, questo non è che noi lo neghia­mo però rimane il fatto che il digiuno completo è quello qui sopra descritto.

>Il Signore non ha imposto di non mangiare carne il venerdì in memoria della sua morte ma ha ordinato di celebrare la santa cena con il pane ed il vino per ricordarla ed annunziarla perché Gesù sia quando diede il pane che quando diede il calice da bere ai suoi discepoli disse loro: “Fate questo in memoria di me”,[13] e perché Paolo dice ai Corinzi: “Poiché ogni volta che voi mangiate questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finch’egli venga”.[14]

>Coloro che ordinano ad altri di non mangiare un certo cibo in particolari giorni non parlano da parte di Dio perché Paolo ha detto che “il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace ed allegrezza nello Spirito Santo”.[15] Il man­giare carne non contamina il giusto né in giorno di venerdì e né in altro giorno.

>Il digiuno come lo intende la Scrittura non lo si fa per espiare i propri peccati perché in se stesso il digiuno non ha il potere di espiare alcun peccato, ma lo si fa per umiliarsi davanti a Dio e per fare udire la propria voce in alto. Certo, il digiuno è un’opera buona e mediante di esso si mortificano gli atti del corpo perché quando si digiuna ci si sente più forti spiritual­mente e si sentono molto meno forti certe passioni della carne, ma rimane il fatto che non è mediante di esso che si espiano i propri peccati. Gesù Cristo “è la propiziazione per i nostri peccati”,[16] come dice Giovanni, e non il digiuno o qualche altra cosiddetta opera di penitenza.

Questi qua sopra citati sono dei precetti che la chiesa romana ha stabilito per i suoi seguaci, precetti d’uomini che ci fanno ricordare le parole che Dio disse al popolo mediante Isaia: “La parola dell’Eterno è stata per loro precetto dopo precetto, precetto dopo precetto regola dopo regola, regola dopo regola…”.[17] Questa è la Parola di Dio per i Cattolici, un insieme di regole stabilite dall’uomo ed il timore che hanno di Dio non è altro che un’insieme di comandamenti imparati dagli uomini. E tutto questo perché viene inculcato loro sin da quando sono piccoli fanciulli ad osservare tutti questi precetti per piacere a Dio e per non disubbidirgli.

 


[1] Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 347

[2] Catechismo della Chiesa Cattolica, Città del Vaticano 1992, pag. 506

[3] Ibid., pag. 506

[4] Matt. 6:12

[5] Ibid., pag. 506

[6] Ibid., pag. 506

[7] Ibid., pag. 506

[8] Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 355

[9] Matt. 6:16-18

[10] Luca 4:2

[11] Atti 9:9

[12] Es. 34:28

[13] 1 Cor. 11:24,25

[14] 1 Cor. 11:26

[15] Rom. 14:17

[16] 1 Giov. 2:2

[17] Is. 28:13