La sorte dei malvagi alla risurrezione

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La dottrina avventista

I malvagi saranno annichiliti.

Gli Avventisti del Settimo giorno oltre a insegnare che i peccatori quando muoiono non scendono nelle fiamme del soggiorno dei morti in attesa del giudizio, insegnano pure – come abbiamo visto brevemente prima – che quando essi risusciteranno non saranno gettati nel fuoco eterno, che è la morte seconda, per esservi tormentati per l’eternità. Essi dicono infatti: ‘Noi non crediamo in un inferno che brucia per l’eternità nel quale le anime sono tormentate per sempre’.[1] Ecco a tale proposito alcune loro affermazioni, tratte dal loro Dizionario di dottrine bibliche, che spiegano questo loro rigetto: Alla voce ‘morte seconda’: ‘Descrive la fine di coloro che hanno rifiutato di fare la pace con Dio. Si tratta dell’evento opposto a quello della creazione. Alla creazione Dio fece scatu­rire ‘dal nulla’ la vita, alla ‘morte seconda’ tutti quelli che hanno rifiutato l’offerta di pace con Dio, che non hanno tenuto conto della grandezza dell’amore di Dio e del suo figliuolo Gesù Cri­sto, saranno dimenticati da Lui e ritorneranno alla non-esisten­za’.[2] Alla voce ‘gehenna’ commentando i passi che indicano che il fuoco della gehenna è eterno e che coloro che vi saranno gettati vi andranno a punizione eterna lo scrittore dice: ‘Quelle espres­sioni non significano che il fuoco del castigo finale arderà per l’eternità e le sofferenze dei peccatori non avranno mai fine (dove sarebbe la misericordia di Dio?), bensì suggeriscono l’idea che nulla potrà estinguere il fuoco del giudizio ultimo finché non avrà consumato in modo totale e definitivo i malvagi i quali ne soffriranno il tormento finché non saranno annichiliti’.[3] Quindi i peccatori, per gli Avventisti, quando risorgeranno alla fine del millennio prima di tornare alla non esistenza dovranno soffrire più o meno a lungo a secondo del giudizio che sarà emesso contro di loro. ‘E’ la sofferenza prima della seconda morte che può essere misurata per adattare l’estensione della responsabilità personale del peccatore per la sua ribellione’.[4]

 


[1] Questions on Doctrine, pag. 23

[2] Dizionario di dottrine bibliche, pag. 254

[3] Ibid., pag. 170

[4] Questions on Doctrine, pag. 498