William Miller

Gli Avventisti del Settimo Giorno – Indice  >  Storia  >  William Miller

Per parlare dell’origine degli Avventisti del Settimo giorno occorre innanzi tutto parlare di William Miller (1782-1849) e delle sue predizioni concernenti la venuta del Signore: la ragio­ne è perché la Chiesa Avventista del settimo giorno, come vedremo in seguito, nacque dalla fusione di alcuni gruppi milleristi-avventisti venutisi a formare dopo che le predizioni di Miller non si adempirono.

Miller nacque nel 1782 in Pittsfield, nello Stato del Massachu­setts. Si convertì nel 1816 e dopo due anni di intenso studio delle Scritture arrivò alla conclusione che la fine del mondo sarebbe arrivata nel 1843. Ecco quello che lui stesso scrisse a tale riguardo: ‘Io fui portato, nel 1818, alla fine del mio studio delle Scritture di due anni, alla solenne conclusione che nello spazio di circa venticinque anni da quel tempo [1818] tutti gli affari del nostro presente stato sarebbero stati conclusi (would be wound up)’.[1] Più tardi Miller specificò il tempo del ritorno di Cristo in questi termini: ‘Io credo che il tempo può essere conosciuto da tutti coloro che desiderano capire ed essere pronti per la Sua venuta. E io sono pienamente convinto che in un tempo fra il 21 Marzo 1843 e il 21 Marzo 1844, in base al modo dei Giudei di computare il tempo, Cristo verrà e porterà tutti i suoi santi con Lui; e che poi egli ricompenserà ogni uomo a secondo di quel che sarà l’opera sua’.[2] Ma come fece Miller a giungere a questa conclusione? In questa maniera. Egli stabilì che l’anno 457 a. C., l’anno in cui fu emanato il decreto di Artaserse che permise ad Esdra di tornare a Gerusalemme,[3] era il punto di partenza da cui occorreva calcolare le settanta settimane di cui aveva parlato il profeta Daniele.[4] Attribuendo ad ogni giorno il significato di un anno, i 490 giorni equivalevano a 490 anni, per cui sommandoli alla data del 457 a. C. egli arrivò alla data del 33 d. C. data in cui sarebbe avvenuta la crocifissione di Cristo. In Daniele questo evento sarebbe stato predetto con queste parole: “Dopo le sessantadue settimane, un unto sarà soppresso…”.[5] Sempre basandosi su Daniele egli prese anche le duemila trecento sere e mattine di cui parlava il profeta Daniele alla fine dei quali il santuario sarebbe stato purifica­to,[6] e sempre attribuendo ad ogni giorno il significato di un anno sommò i duemila trecento anni alla data del 457 a. C. e arrivò alla data del 1843 d.C. Qualcuno dirà: ‘Ma lì nelle parole di Daniele si parla della purificazione del santuario, che centra dunque la venuta del Signore? In effet­ti in quelle parole di Daniele non si parla della venuta del Signore ma della purificazione del santuario, ma Miller, e quelli che lo seguirono, in quell’evento ci videro il ritorno del Signore perché essi pensavano che la terra fosse il santuario, perciò ritenevano che la purificazione del santuario fosse la purifica­zione della terra col fuoco dell’ultimo giorno e che ciò sarebbe avvenuto al secondo avvento di Cristo. Di qui la conclusione che Cristo sarebbe ritornato tra la primavera del 1843 e quella del 1844.[7] Miller si diede a predicare questo messaggio del secondo avvento di Cristo in quel preciso periodo di tempo e migliaia di persone gli credettero. Ma la mancata apparizione di Cristo in quell’anno fissato da Miller, provocò una grande delusione. Miller riconobbe il suo errore ma persistette nel dire che il giorno del Signore era imminente; ecco come si espresse: ‘Confesso il mio errore, e riconosco la mia delusione; comunque io credo ancora che il giorno del Signore è vicino, cioè alle porte; e vi esorto, fratelli miei, ad essere vigilanti e a non permettere che quel giorno venga su voi ignari’.[8] Dopo la mancata apparizione di Cristo in quell’anno, Samuel S. Snow, uno dei collaboratori di Miller, spostò la data del ritorno di Cristo all’autunno del 1844, e precisamente al 22 Ottobre di quell’anno (perché quel giorno in quell’anno coincideva nel calendario ebraico con la celebrazione del Giorno dell’Espiazione); e molti dei seguaci di Miller accettarono questa nuova data, e alla fine l’accettò pure Miller. Come si approssimava quel giorno, molti vendettero le loro proprietà, degli agricoltori lasciarono le loro raccolte non mietute e alcuni che possedevano dei negozi li chiusero in onore del Re dei re, e tutti si prepara­rono in vista di quell’evento. Gruppi di Milleriti si radunarono nelle loro case e nei loro luoghi di riunione per aspettare il ritorno del Signore in quel giorno (in tutto viene detto che i seguaci di Miller si aggiravano sui 50.000). Ma in quel giorno il Signore non tornò: e fu così grande la delusio­ne che molti abbandonarono la fede nell’avvento di Cristo.

Per quanto riguarda William Miller occorre dire che egli, in base a quanto dice LeRoy Froom, si oppose alle varie e nuove teorie sorte dopo il 22 Ottobre 1844 per spiegare la delusione (per cui non accettò la dottrina del santuario e quella del giudizio investigativo). Oltre a ciò egli non accettò mai la dottrina dell’osservanza del sabato, del ‘sonno dell’anima’ e dell’annichilimento dei malvagi,[9] dottrine che sono insegnate dalla Chiesa Avventista.

A questo punto occorre parlare di altre tre persone che hanno contribuito alla formazione della chiesa avventista; sono Hiram Edson, Joseph Bates e Ellen Gould White.

 


[1] Francis D. Nichol, The Mid­night Cry (Il Grido di Mezzanotte), Washington, D. C. 1944, pag. 35; citato da Walter R. Martin, The Kingdom of the cults [Il Regno dei culti], Minneapolis, Minnesota 1977, 24esima ediz. (riveduta), pag. 361

[2] Signs of the Times (Segni dei Tempi), 25 Gennaio 1843; citato da Walter Martin, op. cit., pag. 361

[3] Cfr. Esd. 7:11-26

[4] Cfr. Dan. 9:24-26

[5] Dan. 9:26

[6] Cfr. Dan. 8:14

[7] Oltre a questo errore interpretativo del santuario vi faccio notare altri errori. Nelle parole di Daniele si legge: “Dal momento in cui è uscito l’ordine di restaurare e riedificare Gerusalemme…” (Dan. 9:25), mentre nel decreto di Artaserse di Esdra 7:11-26 non si parla della ricostruzione di Gerusalemme. In realtà se si deve parlare di un ordine per la ricostruzione di Gerusalemme emanato dal re Artaserse si deve fare riferimento al permesso del re Artaserse concesso a Nehemia per la ricostruzione di Gerusalemme (cfr. Neh. 2:5-8), ma questo decreto fu emanato dal re nel 444 a. C., cioè tredici anni dopo. Inoltre è sbagliato applicare la regola di un anno per un giorno (che è menzionata in Ez. 4:6) alle 2300 mattine e sere di Dan. 8:14 perché non sempre nella Bibbia i giorni equivalgono ad anni.

[8] Sylvester Bliss, Memoirs of William Miller (Memorie di William Miller), pag. 256; citato da Anthony A. Hoekema, The Four Major Cults [I Quattro Maggiori Culti], Exeter, Devon England, 1975, pag. 91

[9] Cfr. LeRoy Edwin Froom, The Prophetic Faith of our Fathers (La Fede Profetica dei nostri Padri), Takoma Park, Washington, D.C. 1950, vol. IV, pag. 828-829