Contraddizioni in cui cadono gli Avventisti nel sostenere la loro dottrina sul santuario

Gli Avventisti del Settimo Giorno – Indice  >  La purificazione del santuario e il giudizio investigativo  >  La purificazione del santuario  >  Contraddizioni in cui cadono gli Avventisti nel sostenere la loro dottrina sul santuario

Facciamo notare adesso alcune contraddizioni che emergono da tutto il discorso avventista sulla purificazione del santuario.

Innanzi tutto, se stando a quanto dicono gli Avventisti il santuario che doveva essere calpestato dal piccolo corno è il santuario celeste calpestato dalla Roma papale e questo calpestamento viene fatto cominciare nel 457 a. C., non si capisce in che maniera il ministerio di Cristo nel santuario celeste potesse essere offuscato a partire da quell’anno del quinto secolo prima di Cristo, dato che Cristo morì sulla croce e risuscitò ed ascese in cielo circa 490 anni dopo!! Inoltre, se il togliere via il sacrificio continuo rappresenta l’introduzione delle imposture papali che offuscarono il ministerio di Cristo, e noi sappiamo che il papato cominciò a svilupparsi nei secoli che seguirono la venuta di Cristo, il calpestamento del santuario dovrebbe essere fatto partire da qualche anno del quarto o quinto o sesto secolo, per essere coerenti. Ma questa coerenza non esiste nel discorso Avventista perché i 2300 anni vengono fatti partire niente di meno che dall’anno in cui uscì il decreto di Artaserse del 457 a. C. di cui si parla in Esdra 7:11-26! Decreto che faccio di nuovo notare non prevedeva la ricostruzione di Gerusalemme. Il decreto reale che semmai prevedeva la ricostruzione della città fu quello emanato nel 444 a. C. che permise a Nehemia di tornare a Gerusalemme per ricostruire le mura. Quindi il punto di partenza per le 70 settimane prima, e poi per le 2300 sere e mattine non è in accordo con Daniele 9:25 che dice chiaramente: “Dal momento in cui è uscito l’ordine di restaurare e riedificare Gerusalemme…”.

Un’altra contraddizione è questa. Gli Avventisti dicono che ‘l’opera di Cristo, dopo la sua ascensione e inaugurazione come nostro sommo sacerdote celeste, fu preadombrata dal servizio quotidiano nel tipo terreno. Questa fu la prima fase del Suo ministerio celeste, mediando e applicando il sacrificio espiatorio che Egli aveva completato sulla croce’.[1] Al che noi diciamo: ma se nelle parole di Daniele il servizio quotidiano doveva essere ripristinato dopo 2300 anni ciò significa che il ministerio di Cristo nel 1844 avrebbe dovuto continuare nel luogo santo perché era lì che egli compiva la prima fase del ministerio; come mai dunque gli Avventisti fanno passare Gesù dal luogo santo a quello santissimo, cioè dal servizio ‘quotidiano’ a quello ‘annuale’? In altre parole, se la Roma papale offuscò il ministerio di Cristo nel luogo santo (cioè tolse il servizio quotidiano), questo ministerio di Cristo nel luogo santo nel 1844 avrebbe dovuto essere rischiarato, e non abolito dal servizio annuale del sommo sacerdote in cielo. Così, nella visione che ebbe Daniele gli fu implicitamente detto che il sacrificio continuo sarebbe stato ripristinato, mentre gli Avventisti lo hanno ‘tolto di mezzo’ nel senso che lo hanno fatto smettere una volta per sempre! Riflettete a quanto vi dico e vedrete l’incoerenza. E non solo, si potrebbe dire pure questo: se nella visione di Daniele è scritto che il piccolo corno “tolse il sacrificio perpetuo” al capo dell’esercito del cielo, e il piccolo corno rappresenta la Roma papale ed il sacrificio perpetuo rappresenta la prima fase del ministerio di Cristo compiuta nel luogo santo, ciò significa che la Roma papale – ammesso e non concesso che Gesù fosse nel luogo santo del santuario celeste – avrebbe dovuto togliere a Cristo il ministerio nel luogo santo, cioè farlo sparire (anche se solo per un tempo). D’altronde ciò sarebbe logico dal punto di vista avventista perché gli Avventisti dicono che anche la Roma pagana tolse il sacrificio giornaliero terreno dal santuario terreno, difatti parlano di permanente cessazione dei servizi del tempio di Gerusalemme con la sua distruzione nell’anno 70. Come mai allora gli Avventisti non dicono che il papato tolse (nel vero senso della parola) a Cristo il cosiddetto ministerio da lui svolto nel luogo santo del santuario celeste? Loro dicono che il papato con le sue innovazioni diaboliche tolse la conoscenza del continuo ministerio di Cristo nel santuario celeste e rese inoperativo quel ministerio nella vita di milioni di Cristiani.[2] Ma nelle parole di Daniele non si parla di un togliere la conoscenza del sacrificio perpetuo, ma di un togliere completamente il sacrificio continuo, per cui quando quella cosa sarebbe avvenuta non ci sarebbe stato più il sacrificio quotidiano prescritto dalla legge; non che sarebbe stata tolta al popolo la conoscenza di quel sacrificio, come se esso sarebbe continuato ma il popolo ebreo sarebbe rimasto all’oscuro che nel santuario terreno ci fosse chi offriva il sacrificio perpetuo, ma che il sacrificio continuo sarebbe stato letteralmente tolto. Quindi a rigor di logica, in base alle allegorie avventiste, Cristo avrebbe dovuto essere letteralmente privato del suo ministerio nel luogo santo, mentre per gli Avventisti questo servizio giornaliero di Cristo nel luogo santo non gli fu realmente tolto ma solo offuscato. Le cose non quadrano dunque; non quadrano per niente neppure in questo caso. Ma d’altronde gli Avventisti non avrebbero potuto dire che il papato tolse a Cristo il suo ministerio celeste perché in questo caso avrebbero considerato il papa più forte di Cristo, in grado cioè di impedirgli di fare la sua opera in cielo!

Ma vogliamo far notare un’altra contraddizione in cui cadono gli Avventisti quando parlano della purifi­cazione del santuario celeste. Essi quando parlano della purificazione del santuario celeste fanno sempre riferimento nei loro scritti al giorno dell’espiazione perché in quel giorno veniva fatta pure l’espiazione del santuario mediante il sangue, quindi applicano la purificazione del santuario terreno che avveniva il giorno dell’espiazione alla purificazione del santuario celeste che secondo loro cominciò il 22 ottobre 1844. Ed a proposito di questa purificazione citano le parole agli Ebrei: “Era dunque necessario che le cose raffiguranti quelle nei cieli fossero purificate con questi mezzi, ma le cose celesti doveano esserlo con sacrificî più eccellenti di questi”.[3] Ma essi dimenticano che nell’epistola agli Ebrei le parole: “Era dunque necessario che le cose raffiguranti quelle nei cieli fossero purificate con questi mezzi, ma le cose celesti doveano esserlo con sacrificî più eccellenti di questi”,[4] sono scritte dopo di queste: “Difatti, quando tutti i comandamenti furono secondo la legge proclamati da Mosè a tutto il popolo, egli prese il sangue de’ vitelli e de’ becchi con acqua, lana scarlatta ed issopo, e ne asperse il libro stesso e tutto il popolo, dicendo: Questo è il sangue del patto che Dio ha ordinato sia fatto con voi. E parimente asperse di sangue il tabernacolo e tutti gli arredi del culto. E secondo la legge, quasi ogni cosa è purificata con sangue; e senza spargi­mento di sangue non c’è remissione”.[5] Cosa vogliamo dire con questo? Vogliamo dire che qui la purificazione delle cose raffi­guranti quelle celesti non è quella che avveniva ogni anno il giorno dell’espiazione, ma quella che avvenne quando ancora il primo giorno dell’espiazione non era neppure stato celebrato, ossia quella purificazione del tabernacolo che ebbe luogo subito dopo che esso fu costruito. Infatti lo scrittore agli Ebrei dice che Mosè (e non il sommo sacerdote Aaronne) “asperse di sangue il tabernacolo e tutti gli arredi del culto”[6] purificandoli. Quanto al periodo preciso di questa aspersione del tabernacolo e dei suoi arredi essa avvenne il primo giorno del primo mese del secondo anno perché il tabernacolo fu eretto per ordine di Dio “il primo giorno del primo mese”[7] del secondo anno, ed in quel giorno furono unti il tabernacolo e tutto ciò che vi era dentro, l’altare degli olocausti e tutti i suoi utensili, la conca e la sua base.[8] In quel giorno furono unti anche Aaronne e i suoi figliuoli affinché esercitassero la funzione di sacerdoti.[9] In base a quello che è scritto nel Levitico in quel giorno Mosè scannò il giovenco del sacrificio per il peccato “ne prese del sangue, lo mise col dito sui corni dell’altare tutto all’intorno, e purificò l’altare; poi sparse il resto del sangue appiè dell’altare, e lo consacrò per farvi su l’espiazione”.[10] Abbiamo voluto fare questa osservazione per far comprendere come quella purificazione del tabernacolo e degli arredi del culto che nella lettera agli Ebrei viene presa come tipo di quella che doveva essere fatta del santuario celeste non è quella del giorno dell’espiazione che veniva fatta dal Sommo Sacerdote ma quella che compì Mosè ancora prima che avesse luogo il primo giorno dell’espiazione della legge mosaica. Tutto ciò naturalmente – nulla togliendo al fatto che le cose celesti dovevano essere e furono purificate con sacrifici più eccellenti – annulla quella grande enfasi che essi mettono sulla purificazione del santuario il giorno dell’espiazione. Gli Avventisti dunque ancora una volta sono caduti in una contraddizione non piccola dato che le parole dello scrittore agli Ebrei in relazione alla purificazione delle cose raffiguranti quelle celesti si riferiscono alla purificazione del tabernacolo e dei suoi arredi avvenuta per mano di Mosè, e non per mezzo di Aaronne che invece era il sommo sacerdote; e avvenuta, quanto al tempo, nel primo mese del secondo anno, prima che fosse celebrato il primo giorno dell’espiazione il decimo giorno del settimo mese. Ma c’è da dire qualche cosa d’altro in relazione a questa purificazione delle cose celesti di cui parla lo scrittore agli Ebrei per far capire quanto errano e si contraddicono gli Avventisti nell’affermare che le cose celesti cominciarono ad essere purificate nel 1844. Se l’Antico Patto fu dedicato quando Mosè asperse con il sangue di becchi e di vitelli il popolo e il tabernacolo e i suoi arredi, anche il Nuovo Patto fu dedicato quando i credenti in Cristo furono aspersi con il sangue di Cristo sparso sulla croce. E se il Nuovo Patto fu dedicato da Cristo con lo spargimento del suo sangue, per forza di cose il santuario celeste dovette essere purificato poco tempo dopo lo spargimento del suo sangue. Perché diciamo questo? Perché quando fu dedicato l’Antico Patto, il popolo prima e il tabernacolo e i suoi arredi poi furono aspersi con il sangue a distanza di poco tempo. Si tenga presente che Mosè asperse il libro del patto e il popolo nei primi giorni del terzo mese del primo anno dall’uscita dall’Egitto,[11] mentre asperse il tabernacolo e i suoi arredi il primo giorno del primo mese del secondo anno.[12] Dunque anche se Cristo asperse con il suo sangue prima i suoi discepoli, e poi il santuario celeste, la distanza tra le due aspersioni purificatrici sarebbe sempre stata breve: si tratterebbe in questo caso di alcune settimane, cioè il tempo che passò dalla sua morte alla sua ascensione in cielo. Tutto ciò lo diciamo perché quando lo scrittore agli Ebrei parla della purificazione del santuario terreno prima, e poi della purificazione del santuario celeste, ne parla in riferimento alla dedicazione dei due patti infatti poco prima dice: “Ond’è che anche il primo patto non è stato inaugurato senza sangue”.[13] Ed a conferma di quanto stiamo dicendo citiamo le parole precedenti a queste e cioè: “Infatti, dove c’è un testamento, bisogna che sia accertata la morte del testatore. Perché un testamento è valido quand’è avvenuta la morte; poiché non ha valore finché vive il testatore”.[14] Ora, considerate attentamente queste parole perché esse gettano molta luce sulle parole che seguono. Difatti, lo scrittore dice che affinché un testamento sia valido bisogna che sia accertata la morte del testatore perché un testamento non è valido fino a che vive il testatore. (Nel caso specifico il Testamento di Cristo non sarebbe stato valido se Cristo non fosse morto. Dato dunque che Cristo è morto il suo Testamento è valido: ossia dato che Cristo ha sparso il suo sangue per noi il suo Testamento è valido). A questo punto lo scrittore dice: “Ond’è che anche il primo patto non è stato inaugurato senza sangue”;[15] come dire: non è che solo il secondo patto è stato dedicato con il sangue (in questo caso con il sangue sparso da Cristo) perché anche il primo fu dedicato con del sangue (in questo caso con il sangue di animali). E prosegue spiegando quando fu dedicato questo patto, cioè quando Mosè prese il sangue di vitelli e di becchi e asperse il libro e tutto il popolo, e nella stessa maniera asperse il tabernacolo e tutti i suoi arredi, e poi dice che “secondo la legge, quasi ogni cosa è purificata con sangue; e senza spargimento di sangue non c’è remissione”.[16] Quando dunque, poco dopo, lo scrittore dice: “Era dunque necessario che le cose raffiguranti quelle nei cieli fossero purificate con questi mezzi, ma le cose celesti stesse doveano esserlo con sacrificî più eccellenti di questi”,[17] vuol dire: ‘Per questa ragione era necessario che le cose terrene fossero purificate con il sangue di quegli animali, perché secondo la legge quasi ogni cosa è purificata con sangue (e questa purificazione del tabernacolo e i suoi arredi avvenne dopo la purificazione del popolo). Ma siccome che quelle cose terrene raffiguravano le cose celesti, di conseguenza (dato che quelle celesti erano migliori perché vere ed eterne) le cose celesti dovevano essere purificate con un sangue migliore che è appunto quello di Cristo. E difatti Cristo è entrato nel santuario celeste con il suo sangue e non con quello di animali. Dunque leggendo le parole nel loro contesto e collegandole per bene tra di esse si evince che la purificazione compiuta da Mosè non era quella annuale compiuta dal sommo sacerdote quando entrava nel luogo santissimo con sangue non suo, ma quella fatta per la dedicazione del primo patto, e che la purificazione delle cose celesti fu compiuta da Cristo con il suo sangue poco tempo dopo essere morto, cioè quando ascese al cielo, per la dedicazione del secondo Patto, migliore e eterno. Da come parlano gli Avventisti invece la purificazione delle cose terrene di cui parla lo scrittore agli Ebrei è quella che avveniva ogni anno il giorno dell’espiazione; ma così non è perché abbiamo visto che la purificazione delle cose che raffigurano quelle celesti di cui parla lo scrittore agli Ebrei, è quella che avvenne ‘una volta per sempre’ (usiamo questa espressione per farci capire meglio) quando il primo Patto fu dedicato, difatti affinché il santuario terreno (in cui dovevano essere compiuti gli atti del culto del primo Patto) potesse cominciare ad essere usato aveva bisogno di essere prima purificato. E – sempre per gli Avventisti – la purificazione delle cose celesti fu compiuta (meglio dire però cominciata) da Cristo nel 1844, mentre così non è perché se così fosse occorrerebbe dire che il Nuovo Patto fu dedicato appieno da Cristo nel 1844 con la purificazione del tabernacolo celeste (anzi dobbiamo dire nemmeno nel 1844 perché questa purificazione si compirà solo poco prima del ritorno di Cristo). Se dunque gli Avventisti riconoscono che Cristo dedicò il Nuovo Patto con il suo sangue, essi devono per forza di cose riconoscere che questo secondo Patto fu dedicato appieno quando Cristo entrò nel santuario celeste per purificarlo, e cioè alla sua ascensione e non dopo più di diciotto secoli. Nel caso contrario cadranno in netta contraddizione perché saranno impossibilitati a dimostrare che il Nuovo Patto prima del 1844 era stato già dedicato per mezzo del sangue di Cristo perché affinché il secondo patto fosse pienamente dedicato era necessario che il suo tabernacolo celeste fosse purificato con il suo sangue (come anche il tabernacolo terreno fu purificato mediante del sangue per la dedicazione del primo patto) e per loro questa purificazione cominciò solo nel 1844!

Veniamo adesso ad una altra contraddizione. Gli Avventisti dicono che il piccolo corno rappresenta anche la Roma pagana e il calpestamento del santuario rappresenta anche la distruzione del tempio di Gerusalemme avvenuta nel 70 d. C. per mano dell’esercito romano capeggiato da Tito. Ora, per essere coerenti con la spiegazione data alle 2300 sere e mattine di Daniele 8:14 e il punto di partenza da cui vanno contate queste sere e mattine, cioè il 457 a. C., occorrerebbe dire che nel 1844 doveva avvenire – per decreto di Dio – anche la purificazione del santuario terreno di Gerusalemme, per cui il sacrificio giornaliero doveva essere ripristinato in quell’anno. Ma come voi sapete il tempio di Gerusalemme dall’anno 70 non è stato giammai ricostruito; la Roma pagana tolse agli Ebrei il sacrificio continuo che fino ad ora non è stato ancora ripristinato perché per essere ripristinato c’è bisogno della ricostruzione del tempio sul suo sito. Allora? Allora noi diciamo; com’è possibile affermare che la soppressione del servizio giornaliero rappresenta la distruzione del tempio nel 70, e nello stesso dire che nel 1844 questo servizio non è stato ripristinato perché il santuario di Gerusalemme non è stato ricostruito? Come mai il santuario celeste in quell’anno fu ‘purificato’ mentre quello terreno no?!!

Ed infine eccoci ad un’altra contraddizione. Gli Avventisti fanno partire il computo sia delle 70 settimane che dei 2300 anni dal 457 a. C. Ora, ecco quello che disse Gabriele a Daniele attorno alle 70 settimane: “Settanta settimane son fissate riguardo al tuo popolo e alla tua santa città, per far cessare la trasgressione, per metter fine al peccato, per espiare l’iniquità, e addurre una giustizia eterna, per suggellare visione e profezia, e per ungere un luogo santissimo. Sappilo dunque, e intendi! Dal momento in cui è uscito l’ordine di restaurare e riedificare Gerusalemme fino all’apparire di un unto, di un capo, vi sono sette settimane; e in sessantadue settimane essa sarà restaurata e ricostruita, piazze e mura, ma in tempi angosciosi. Dopo le sessantadue settimane, un unto sarà soppresso, nessuno sarà per lui. E il popolo d’un capo che verrà, distruggerà la città e il santuario; la sua fine verrà come un’inondazione; ed è decretato che vi saranno delle devastazioni sino alla fine della guerra. Egli stabilirà un saldo patto con molti, durante una settimana; e in mezzo alla settimana farà cessare sacrifizio e oblazione; e sulle ali delle abominazioni verrà un devastatore; e questo, finché la completa distruzione, che è decretata, non piombi sul devastatore’.[18] Cosa dicono gli Avventisti a riguardo di queste parole? Essi dicono che preannunciano in termini molto chiari la venuta dell’Unto di Dio, cioè di Gesù Cristo, e la sua opera di espiazione. Applicando sempre la regola di un anno per giorno, essi giungono alla conclusione che contando 483 anni (cioè le 7 settimane di Dan. 9:25 + le 62 settimane di Dan. 9:26) dal 457 a. C. si giunge al 27 d. C. che è l’anno in cui Gesù fu unto al Giordano. Poi essi dicono che quel “in mezzo alla settimana” indica il tempo in cui Cristo sarebbe morto per i nostri peccati, per cui aggiungendo circa tre anni e mezzo si arriva alla primavera del 31 d.C. (ma ammettono pure l’anno 30 come data della crocifissione di Cristo). Ora, mettiamo il caso che le cose stiano così, vorremmo fare notare che nelle parole di Gabriele si dice che sono fissate 70 settimane anche per ungere un luogo santissimo (versetto 24); dunque se Cristo alla fine delle 70 settimane (e precisamente nel mezzo dell’ultima settimana) compì l’espiazione dei peccati e addusse una giustizia eterna, egli dovette anche per forza di cose ungere un luogo santissimo. E quale luogo santissimo se non quello esistente nel santuario celeste? Dunque ciò avvenne nel 30 o 31 d. C. quando Cristo fu assunto in cielo. Ma se egli unse il Luogo Santissimo in cielo ciò vuol dire che lui entrò nel Luogo Santissimo in quel tempo e perciò non può essere vero che vi entrò nel 1844. Che poi tutto ciò è confermato anche dalla legge che dice che Mosè unse il tabernacolo e tutto ciò che c’era dentro il giorno che esso fu eretto, il giorno stesso quindi che egli lo purificò con il sangue.[19] Per cui dalle stesse parole degli Avventisti si deduce che Cristo entrò nel Luogo Santissimo per ungerlo e per purificarlo nell’anno 30 o 31 d.C. Ma che fanno credere invece gli Avventisti? Essi fanno credere che l’unzione del Luogo Santissimo avvenne poco dopo l’ascensione in cielo di Cristo,[20] mentre la sua ‘purificazione’ cominciò ad avvenire nel 1844. Sono cose del tutto in disaccordo tra di loro, perché lo ripeto, il tabernacolo terreno che era ombra di quello celeste fu unto e purificato lo stesso giorno che fu eretto, per cui anche quello celeste doveva essere unto e purificato contemporaneamente.

Tutte queste incongruenze non sono altro che il frutto di diverse spiegazioni errate che gli Avventisti danno a diverse cose. A partire dalla spiegazione data al piccolo corno, per poi passare a quella data al santuario, alle 2300 sere e mattine, e ultima ma non meno disastrosa quella data alla purificazione del santuario che per essi è la purificazione del santuario di cui si parla al capitolo 16 del Levitico quando in realtà si trattò di tutt’altra purificazione, cioè di una purificazione simile a quella che avvenne ai giorni di Ezechia. Ecco le parole bibliche di questa purificazione avvenuta secoli prima di quella del secondo secolo a.C.: “Nel primo anno del suo regno, nel primo mese, riaperse le porte della casa dell’Eterno, e le restaurò. Fece venire i sacerdoti e i Leviti, li radunò sulla piazza orientale, e disse loro: ‘Ascoltatemi, o Leviti! Ora santificatevi, e santificate la casa dell’Eterno, dell’Iddio de’ vostri padri, e portate fuori dal santuario ogni immondezza. Poiché i nostri padri sono stati infedeli e hanno fatto ciò ch’è male agli occhi dell’Eterno, dell’Iddio nostro, l’hanno abbandonato, han cessato di volger la faccia verso la dimora dell’Eterno, e le han voltato le spalle. Ed hanno chiuse le porte del portico, hanno spente le lampade, non hanno più bruciato profumi né offerto olocausti nel santuario all’Iddio d’Israele. Perciò l’ira dell’Eterno ha colpito Giuda e Gerusalemme; ed ei li ha abbandonati alle vessazioni, alla desolazione ed agli scherni, come vedete con gli occhi vostri. Ed ecco che, a causa di questo, i nostri padri son periti di spada, e i nostri figliuoli, le nostre figliuole e le nostre mogli sono in cattività. Or io ho in cuore di fare un patto con l’Eterno, coll’Iddio d’Israele, affinché l’ardore della sua ira si allontani da noi. Figliuoli miei, non siate negligenti; poiché l’Eterno vi ha scelti affinché stiate davanti a lui per servirgli, per esser suoi ministri, e per offrirgli profumi’. Allora i Leviti si levarono: Mahath, figliuolo d’Amasai, Joel, figliuolo di Azaria, de’ figliuoli di Kehath. De’ figliuoli di Merari: Kish, figliuolo d’Abdi, e Azaria, figliuolo di Jehalleleel. Dei Ghershoniti: Joah, figliuolo di Zimma, e Eden, figliuolo di Joah. Dei figliuoli di Elitsafan: Scimri e Jeiel. Dei figliuoli di Asaf: Zaccaria e Mattania. Dei figliuoli di Heman: Jehiel e Scimei. Dei figliuoli di Jeduthun: Scemaia e Uzziel. Ed essi adunarono i loro fratelli e, dopo essersi santificati, vennero a purificare la casa dell’Eterno, secondo l’ordine del re, conformemente alle parole dell’Eterno. E i sacerdoti entrarono nell’interno della casa dell’Eterno per purificarla, e portaron fuori, nel cortile della casa dell’Eterno, tutte le immondezze che trovarono nel tempio dell’Eterno; e i Leviti le presero per portarle fuori e gettarle nel torrente Kidron. Cominciarono queste purificazioni il primo giorno del primo mese; e l’ottavo giorno dello stesso mese vennero al portico dell’Eterno, e misero otto giorni a purificare la casa dell’Eterno; il sedicesimo giorno del primo mese aveano finito. Allora vennero al re Ezechia, nel suo palazzo, e gli dissero: ‘Noi abbiam purificata tutta la casa dell’Eterno, l’altare degli olocausti con tutti i suoi utensili, la tavola dei pani della presentazione con tutti i suoi utensili; come pure abbiamo rimesso in buono stato e purificati tutti gli utensili che il re Achaz avea profanati durante il suo regno, quando si rese infedele; ed ecco, stanno davanti all’altare dell’Eterno’. Allora Ezechia, levatosi di buon’ora, adunò i capi della città, e salì alla casa dell’Eterno. Essi menarono sette giovenchi, sette montoni e sette agnelli; e sette capri, come sacrifizio per il peccato, a pro del regno, del santuario e di Giuda. E il re ordinò ai sacerdoti, figliuoli d’Aaronne, d’offrirli sull’altare dell’Eterno. I sacerdoti scannarono i giovenchi, e ne raccolsero il sangue, e lo sparsero sull’altare; scannarono i montoni, e ne sparsero il sangue sull’altare; e scannarono gli agnelli, e ne sparsero il sangue sull’altare. Poi menarono i capri del sacrifizio per il peccato, davanti al re e alla raunanza, e questi posarono su d’essi le loro mani. I sacerdoti li scannarono, e ne offrirono il sangue sull’altare come sacrifizio per il peccato, per fare l’espiazione dei peccati di tutto Israele; giacché il re aveva ordinato che si offrisse l’olocausto e il sacrifizio per il peccato, a pro di tutto Israele. Il re stabilì i Leviti nella casa dell’Eterno, con cembali, con saltèri e con cetre, secondo l’ordine di Davide, di Gad, il veggente del re, e del profeta Nathan; poiché tale era il comandamento dato dall’Eterno per mezzo de’ suoi profeti. E i Leviti presero il loro posto con gli strumenti di Davide; e i sacerdoti, con le trombe. Allora Ezechia ordinò che si offrisse l’olocausto sull’altare; e nel momento in cui si cominciò l’olocausto, cominciò pure il canto dell’Eterno e il suono delle trombe, con l’accompagnamento degli strumenti di Davide, re d’Israele. E tutta la raunanza si prostrò, e i cantori cominciarono a cantare e le trombe a sonare; e tutto questo continuò sino alla fine dell’olocausto. E quando l’offerta dell’olocausto fu finita, il re e tutti quelli ch’erano con lui s’inchinarono e si prostrarono. Poi il re Ezechia e i capi ordinarono ai Leviti di celebrare le lodi dell’Eterno con le parole di Davide e del veggente Asaf; e quelli le celebrarono con gioia, e s’inchinarono e si prostrarono. Allora Ezechia prese a dire: ‘Ora che vi siete consacrati all’Eterno, avvicinatevi, e offrite vittime e sacrifizi di lode nella casa dell’Eterno’. E la raunanza menò vittime e offrì sacrifizi di azioni di grazie; e tutti quelli che aveano il cuore ben disposto, offrirono olocausti. Il numero degli olocausti offerti dalla raunanza fu di settanta giovenchi, cento montoni, duecento agnelli: tutto per l’olocausto all’Eterno. E furon pure consacrati seicento buoi e tremila pecore. Ma i sacerdoti erano troppo pochi, e non potevano scorticare tutti gli olocausti; perciò i loro fratelli, i Leviti, li aiutarono finché l’opera fu compiuta, e finché gli altri sacerdoti si furono santificati; perché i Leviti avean messo più rettitudine di cuore a santificarsi, dei sacerdoti. E v’era pure abbondanza d’olocausti, oltre ai grassi de’ sacrifizi d’azioni di grazie e alle libazioni degli olocausti. Così fu ristabilito il servizio della casa dell’Eterno. Ed Ezechia e tutto il popolo si rallegrarono che Dio avesse ben disposto il popolo, perché la cosa s’era fatta subitamente”.[21] Dopo avere letto queste parole non si può non riscontrare una forte somiglianza con quelle citate prima dal libro dei Maccabei. Si noti bene che la purificazione di cui parla la Scrittura avvenne ai giorni di Ezechia, avvenne nel primo mese; quindi anche in quel caso non si trattò della purificazione del santuario che doveva avvenire nel giorno dell’espiazione perché il giorno dell’espiazione cadeva il decimo giorno del settimo mese.

 


[1] Questions on Doctrine, pag. 263-264

[2] Cfr. Questions on Doctrine, pag. 257

[3] Ebr. 9:23

[4] Ebr. 9:23

[5] Ebr. 9:19-22

[6] Ebr. 9:21

[7] Es. 40:1-2,17

[8] Cfr. Es. 40:9-11; Lev. 8:10-11

[9] Cfr. Es. 40:13-15; Lev. 8:12,30

[10] Lev. 8:15

[11] Cfr. Es. 19:1,16; 24:1-8

[12] Cfr. Es. 40:1-2; Lev. 8:15

[13] Ebr. 9:18

[14] Ebr. 9:16-17

[15] Ebr. 9:18

[16] Ebr. 9:22

[17] Ebr. 9:23

[18] Dan. 9:24-27

[19] Cfr. Es. 40:1-12; Lev. 8:1-36

[20] Cfr. Questions on Doctrine, pag. 287

[21] 2 Cron. 29:3-36