La purificazione del santuario

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Come abbiamo visto innanzi secondo gli Avventisti nel 1844 Gesù Cristo sarebbe passato dal luogo santo al luogo santissimo del santuario celeste per compiervi la purificazione del santuario. Ricordiamo che questa dottrina del santuario celeste fu introdot­ta da Hiram Edson e confermata da Crosier, dopo la ‘grande delusio­ne’, per giustificare il mancato ritorno di Cristo sulla terra nell’ottobre del 1844 e che fu confermata da una ‘visione’ di Ellen G. White. Ma vediamo ora più da vicino in che cosa consiste questa dottrina della purificazio­ne del santuario e come gli Avventisti fanno ad affermare che il santuario celeste ha cominciato ad essere purificato nel 1844. Premetto che questa dottrina avventista è piuttosto complicata per cui vi invito a seguire attentamente la sua esposizione al fine di comprendere bene poi la sua confutazione.

La dottrina avventista

 

Nel 1844 Gesù è passato dal luogo santo al luogo santissimo ed è cominciata la purificazione del santuario celeste che terminerà con il trasferimento dei peccati sul capo di Satana.

Il santuario terreno che Mosè costruì per comando di Dio era ombra di cose celesti secondo che è scritto che Dio disse a Mosè di fare ogni cosa secondo il modello che gli era stato mostrato sul monte. Questo santuario era diviso in luogo santo e in luogo santissimo; nel primo i sacerdoti entravano ogni giorno con il sangue di animali prescritti da Dio, per compiere l’espiazione dei peccati del popolo o dei loro stessi peccati; nel secondo entrava solo il sommo sacerdote una volta sola all’anno e precisamente il giorno delle espiazioni, che era il decimo giorno del settimo mese. In quel particolare giorno non venivano purificati solo i sacerdoti e il popolo dai loro peccati ma veniva purificato anche il santuario mediante il sangue del sacrificio per il peccato che veniva portato dal sommo sacerdote nel luogo santissimo, al di là del velo. Dio disse infatti: “Così farà l’espiazione per il santuario, a motivo delle impurità dei figliuoli d’Israele, delle loro trasgressioni e di tutti i loro peccati”.[1] In quel giorno però oltre al capro destinato all’Eterno, il cui sangue veniva portato dal sommo sacerdote nel luogo santissimo e serviva a fare l’espiazione dei peccati del popolo[2] (per l’espiazione dei peccati dei sacerdoti veniva scannato invece un giovenco il cui sangue veniva anch’esso portato nel luogo santissimo),[3] c’era anche il capro destinato ad Azazel, che serviva anch’esso a fare l’espiazione assieme a quello destinato all’Eterno; di questo la legge dice: “Ma il capro ch’è toccato in sorte ad Azazel sarà posto vivo davanti all’Eterno, perché serva a fare l’espiazione e per mandarlo poi ad Azazel nel deserto (…) E quando avrà finito di fare l’espiazione per il santuario, per la tenda di convegno e per l’altare, farà accostare il capro vivo. Aaronne poserà ambedue le mani sul capo del capro vivo, confesserà sopra esso tutte le iniquità dei figliuoli d’Israele, tutte le loro trasgressioni, tutti i loro peccati, e li metterà sulla testa del capro; poi, per mano di un uomo incaricato di questo, lo manderà via nel deserto. E quel capro porterà su di sé tutte le loro iniquità in terra solitaria, e sarà lasciato andare nel deserto”.[4] Ora, siccome che il santuario terreno raffigurava quello perfetto che è nel cielo, di conse­guenza anche il santuario celeste aveva bisogno di essere purifi­cato. Ma quest’ultimo doveva esserlo con sacrifici più eccellenti di quelli dell’Antico Patto secondo che è scritto: “Ma le cose celesti stesse doveano esserlo con sacrificî più eccellenti di questi”.[5] Ed il sacrificio mediante il quale esso è stato purifi­cato è quello di Cristo. Ma quando è stato purificato? A questa domanda gli Avventisti rispondono: il 22 ottobre 1844 (o meglio la purificazione è cominciata in quel giorno e – come vedremo in seguito – questa opera di purifica­zione del santuario è un giudizio investigativo in corso) perché questa è la data che scaturisce aggiungendo i duemila trecento anni (le duemila trecento sere e mattine citate in Daniele 8:14 che, dato che gli viene applicata la regola di un anno per ogni giorno, diventano 2300 anni) all’anno 457 a.C. (che sarebbe l’anno in cui uscì il decreto da parte del re Artaserse di ricostruire Gerusalemme).[6] Daniele infatti, essi dicono, disse che alla fine delle duemila trecento sere e mattine il santuario sarebbe stato puri­ficato secondo che è scritto: “Poi udii un santo che parlava; e un altro santo disse a quello che parlava: ‘Fino a quando durerà la visione del sacrifizio continuo e la ribellione che produce la desolazione, abbandonando il luogo santo e l’esercito ad esser calpestati?’ Egli mi disse: Fino a duemila trecento sere e mattine; poi il santuario sarà purificato”.[7]

A questo punto è indispensabile spiegare quali sono i ragionamenti che fanno gli Avventisti per arrivare a dire questo; perché a questa conclusione ci arrivano dopo aver fatto dei discorsi piuttosto elaborati. Nel capitolo 8 di Daniele viene detto dal profeta: “Ero in visione; e, mentre guardavo, ero a Susan, la residenza reale, che è nella provincia di Elam; e, nella visione, mi trovavo presso il fiume Ulai. Alzai gli occhi, guardai, ed ecco, ritto davanti al fiume, un montone che aveva due corna; e le due corna erano alte, ma una era più alta dell’altra, e la più alta veniva su l’ultima. Vidi il montone che cozzava a occidente, a settentrione e a mezzogiorno; nessuna bestia gli poteva tener fronte, e non c’era nessuno che la potesse liberare dalla sua potenza; esso faceva quel che voleva, e diventò grande. E com’io stavo considerando questo, ecco venire dall’occidente un capro, che percorreva tutta la superficie della terra senza toccare il suolo; e questo capro aveva un corno cospicuo fra i suoi occhi. Esso venne fino al montone dalle due corna che avevo visto ritto davanti al fiume, e gli s’avventò contro, nel furore della sua forza. E lo vidi giungere vicino al montone, pieno di rabbia contro di lui, investirlo, e spezzargli le due corna; il montone non ebbe la forza di tenergli fronte, e il capro lo atterrò e lo calpestò; e non ci fu nessuno che potesse liberare il montone dalla potenza d’esso. Il capro diventò sommamente grande; ma, quando fu potente, il suo gran corno si spezzò; e, in luogo di quello, sorsero quattro corna cospicue, verso i quattro venti del cielo. E dall’una d’esse uscì un piccolo corno, che diventò molto grande verso mezzogiorno, verso levante, e verso il paese splendido. S’ingrandì, fino a giungere all’esercito del cielo; fece cadere in terra parte di quell’esercito e delle stelle, e le calpestò. S’elevò anzi fino al capo di quell’esercito, gli tolse il sacrifizio perpetuo, e il luogo del suo santuario fu abbattuto. L’esercito gli fu dato in mano col sacrifizio perpetuo, a motivo della ribellione; e il corno gettò a terra la verità, e prosperò nelle sue imprese”.[8] Ora, gli Avventisti dicono che ‘il piccolo corno di Daniele 8:9 rappresenta sia la Roma pagana che quella papale’,[9] che ‘il santuario di Daniele 8:11-14 deve coinvolgere (must involve) sia il santuario terreno che quello celeste’,[10] e che il sacrificio perpetuo (o quotidiano) rappresenta i servizi giornalieri regolari o servizi perpetui di ambedue i santuari.[11] Nel caso del sacrificio perpetuo terreno esso è quello scritto nella legge in questi termini: “Or questo è ciò che offrirai sull’altare: due agnelli d’un anno, ogni giorno, del continuo. Uno degli agnelli l’offrirai la mattina; e l’altro l’offrirai sull’imbrunire. Col primo agnello offrirai la decima parte di un efa di fior di farina impastata con la quarta parte di un hin d’olio vergine, e una libazione di un quarto di hin di vino. Il secondo agnello l’offrirai sull’imbrunire; l’accompagnerai con la stessa oblazione e con la stessa libazione della mattina; è un sacrifizio di profumo soave offerto mediante il fuoco all’Eterno. Sarà un olocausto perpetuo offerto dai vostri discendenti, all’ingresso della tenda di convegno, davanti all’Eterno, dove io v’incontrerò per parlar quivi con te”,[12] ed ancora: “E dirai loro: Questo è il sacrifizio mediante il fuoco, che offrirete all’Eterno: degli agnelli dell’anno, senza difetti, due al giorno, come olocausto perpetuo. Uno degli agnelli offrirai la mattina, e l’altro agnello offrirai sull’imbrunire: e, come oblazione, un decimo d’efa di fior di farina, intrisa con un quarto di hin d’olio vergine. Tale è l’olocausto perpetuo, offerto sul monte Sinai: sacrifizio fatto mediante il fuoco, di soave odore all’Eterno. La libazione sarà di un quarto di hin per ciascun agnello; la libazione di vino puro all’Eterno la farai nel luogo santo. E l’altro agnello l’offrirai sull’imbrunire, con un’oblazione e una libazione simili a quelle della mattina: è un sacrifizio fatto mediante il fuoco, di soave odore all’Eterno..”.[13] Il sacrificio perpetuo celeste invece è il servizio celeste continuo svolto da Cristo nell’applicare i benefici del suo sacrificio compiuto sulla croce; e questo perché il sacrificio ‘giornaliero’ compiuto nel santuario terreno rappresenta il servizio che Cristo doveva compiere da subito dopo la sua ascensione nel santuario celeste. La soppressione del sacrificio perpetuo dunque da parte della Roma pagana ‘rappresenta la desolazione del Tempio nel 70 d.C. con la permanente cessazione dei suoi servizi’,[14] mentre la soppressione del sacrificio continuo da parte della Roma papale ‘rappresenta l’introduzione di innovazioni papali quali la mediazione del sacerdozio, il sacrificio della messa, il confessionale e l’adorazione di Maria, per mezzo di cui è stata con successo tolta via la conoscenza del, e la fiducia nel, ministerio continuo di Cristo nel santuario celeste, ed è stato reso inoperativo quel ministerio nelle vite di milioni di Cristiani professanti’.[15] In questa maniera “il luogo del suo santuario fu abbattuto”.[16] Ora, Dio tramite Daniele predisse che sarebbe stato ‘tolto’ il servizio continuo nel santuario celeste dal papato, ma che dopo 2300 sere e mattine il santuario sarebbe stato purificato. Le 2300 sere e mattine però non sono giorni ma anni perché Dio disse ad Ezechiele “t’impongo un giorno per ogni anno”.[17] Quei 2300 anni vanno contati dal 457 a.C. perché in Daniele viene detto: “Dal momento in cui è uscito l’ordine di restaurare e riedificare Gerusalemme fino all’apparire di un unto….”,[18] e quel momento è l’anno 457 a. C. quando Artaserse permise il ritorno di Esdra a Gerusalemme. Ecco dunque che sommando 2300 anni al 457 a.C. viene fuori la data del 1844. In quell’anno si adempirono le parole dette a Daniele, in altre parole avvenne che il santuario fu purificato perché Cristo entrò nel luogo santissimo del santuario celeste a compiere il suo servizio di purificazione del santuario, rappresentato nella legge dal servizio che il sommo sacerdote compiva il giorno dell’espiazione (in ebraico: Yom Kippur) entrando nel luogo santissimo. ‘Questa purificazione è cominciata nel 1844, anno che mette fine ai 2300 anni del profeta Daniele…’.[19] Ma allora, viene da domandarsi, prima del 1844 dov’era Gesù? Che tipo di ministerio adempiva Gesù nel cielo in favore di coloro che credevano in lui? Gesù secondo gli Avventisti si trovava nel luogo santo e non ancora nel luogo santissimo perché, come già detto, in quest’ultimo ci sarebbe entrato solo nel 1844 per purificarlo. Ecco che cosa Ellen G. White ha detto a proposito di questa doppia fase del ministerio di mediazione di Gesù: ‘Il ministero del sacerdote nel corso dell’anno, nella prima sezione del santuario, al di là del velo che fungeva da porta di accesso e che separava il luogo santo dal cortile ester­no, rappresentava l’opera cominciata da Cristo in cielo alla sua ascensione. L’opera del sacerdote nel suo servizio quotidiano consisteva nel presentare davanti a Dio il sangue dell’offerta per il peccato e l’incenso che saliva dalle preghiere d’Israele. Nello stesso modo Cristo presentò i meriti del proprio sangue dinanzi al Padre, in favore dei peccatori, e fece salire dinanzi a lui, con il prezioso profumo della sua giustizia, le preghiere dei credenti pentiti. Questa fu l’opera compiuta nella prima parte del santuario del cielo (…). Per diciotto secoli quest’opera è proseguita nella prima parte del santuario. Il sangue di Cristo ha perorato in favore dei credenti pentiti, ha loro assicurato il perdono e l’accettazione da parte del Padre; però i loro peccati sono rimasti scritti nei libri. Come nel servizio tipico alla fine dell’anno c’era un’opera di espiazione, così prima che l’opera di Cristo per la redenzione degli uomini sia completata, deve esserci un’opera di espiazione, per la rimozione dei peccati dal santuario. Quest’opera è cominciata alla fine dei duemila trecento giorni. Allora, come era stato predetto dal profeta Daniele, il nostro Sommo Sacerdote è entrato nel luogo santissimo per compiere la parte finale della sua solenne opera; la purifi­cazione del santuario’.[20] E questa opera di purificazione cominciata da Cristo nel 1844, secondo quanto dicono gli Avventisti, si concluderà definitiva­mente quando Cristo – Sommo Sacerdote – prenderà tutti i peccati e li metterà sul capo di Azazel che rappresenta Satana. Ecco come si è espressa sempre Ellen G. White: ‘Cristo deporrà tutti questi peccati su Satana, origine e istigatore del male. (…) così Satana, portando la colpa di tutti i peccati commessi dal popolo di Dio per sua istigazione, sarà confinato per mille anni sulla terra desolata, (…). Il grande piano della redenzio­ne si adempirà così con la finale estirpazione del peccato..’.[21] La medesima cosa è detta nel libro Seventh-Day Adventist Answer Questions on Doctrine: ‘L’altro capro, in antitesi, simboleggiava Satana, che deve portare la responsabilità non solo per i suoi propri peccati ma per la sua parte in tutti i peccati che egli ha fatto commettere agli altri, sia ai giusti che ai malvagi’.[22] Come potete vedere, Satana, secondo quest’ultima dichiarazione porterà i peccati di tutta l’umanità e non solo quelli fatti commettere al popolo di Dio. Quindi, secondo gli Avventisti, come il capro destinato ad Azazel veniva mandato via in terra solitaria dopo che gli venivano posati sopra i peccati del popolo, così Satana, dopo che Cristo gli avrà posto tutti i peccati dell’intera umani­tà sul capo, sarà lasciato vagare nella terra desolata durante il millennio (gli Avventisti infatti, come vedremo dopo, non credono che i santi regne­ranno sulla terra con Cristo durante il millennio).

Gli Avventisti si vantano di annunciare questa dottrina del santuario; sulla Scuola del Sabato per esempio viene detto: ‘La dottrina del santuario è virtualmente sconosciuta o trascurata dalle altre chiese. Nessun gruppo studia e predica seriamente questa dottrina come fanno, invece, gli Avventisti del Settimo Giorno’.[23]

 


[1] Lev. 16:16

[2] Cfr. Lev. 16:9,15

[3] Cfr. Lev. 16:6,11,14

[4] Lev. 16:10, 20-22

[5] Ebr. 9:23

[6] Il 22 ottobre di quell’anno perché ‘il decimo giorno del settimo mese, il grande giorno dell’espiazione e della purificazione del santuario, nel 1844 cadeva il 22 ottobre’ (Ellen G. White, Il gran conflitto, Firenze, Prima ediz. 1977, pag. 293). Questo libro della White, che fino ad ora è stato stampato in milioni di copie, è definito ‘il libro più amato dagli Avventisti’. La White ne incoraggiò molto la diffusione e la lettura infatti disse: ‘Desidero grandemente che esso sia letto dalla gente’ (Letter 56, anno 1911), e questo perché secondo lei in esso ‘l’ultimo messaggio di avvertimento al mondo è presentato con più chiarezza che in qualsiasi altro mio libro (Letter 281, anno 1905).

[7] Dan. 8:13-14. La White dice che questa profezia ‘indica senza nessuna possibilità di dubbio, il santuario del cielo’ (Ellen G. White, Il gran conflitto, pag. 306).

[8] Dan. 8:2-12

[9] Questions on Doctrine, pag. 255

[10] Ibid., pag. 255

[11] Cfr. Questions on Doctrine, pag. 255-256

[12] Es. 29:38-42

[13] Num. 28:3-8

[14] Questions on Doctrine, pag. 256

[15] Ibid., pag. 256-257

[16] Dan. 8:11

[17] Ez. 4:6

[18] Dan. 9:25

[19] Centro di documentazione dell’unione italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del Settimo Giorno, Dizionario di dottrine bibliche, Impruneta, Firenze 1990, pag. 189

[20] Ellen G. White, Il gran conflitto, 308-309

[21] Ellen G. White, op. cit., pag. 354

[22] Questions on Doctrine, pag. 397

[23] Scuola del Sabato, 2/88, pag. 200