Spiegazione di alcune Scritture prese dagli Avventisti per sostenere il giudizio investigativo

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Nelle sacre Scritture vi sono diversi passi che parlano di giudi­zio ma nessuno di essi si riferisce al giudizio investigativo che secondo gli Avventisti è in corso dal 1844; lo ripeto nessuno. Ma, come avviene sempre in questi casi, gli Avventisti, hanno preso alcuni di questi passi che parlano di giudizio e interpre­tandoli arbitrariamente gli hanno fatto dire quello che essi non dicono per niente, ossia invece che trarre i loro pensieri all’ubbidienza della Parola di Dio hanno tratto la Parola di Dio all’ubbidienza dei loro pensieri strani.

Vediamo adesso alcuni dei passi della Scrittura che gli Avventi­sti prendono per sostenere il giudizio investigativo.

– Pietro dice: “E’ giunto il tempo in cui il giudicio ha da cominciare dalla casa di Dio; e se comincia prima da noi, qual sarà la fine di quelli che non ubbidiscono al Vangelo di Dio?”.[1]

Gli Avventisti vedono nelle parole di Pietro il giudizio investi­gativo di cui parlano; noi non lo vediamo, e neppure tutti coloro che ci vedono spiritualmente. Il giudizio di cui parla Pietro è spiegato poco prima in che cosa consiste in questi termini: “Diletti, non vi stupite della fornace accesa in mezzo a voi per provarvi, quasichè vi avvenisse qualcosa di strano”.[2] Il giudizio di Dio consisteva in prove che i santi dovevano passare a motivo della loro fede; queste prove costituivano dei giudizi di Dio che avevano come scopo quello di fare partecipi i santi della santità di Dio, in altre parole delle correzioni di Dio inflitte ai suoi eletti. A conferma di ciò ricordiamo le parole di Paolo ai Corinzi: “Ora, se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati; ma quando siamo giudicati, siam corretti dal Signore, affinché non siam condannati col mondo”.[3]

– Daniele dice: “Io continuai a guardare fino al momento in cui furon collocati de’ troni, e un vegliardo s’assise (…) Il giudizio si tenne, e i libri furono aperti”.[4]

Questo passo citato dagli Avventisti a sostegno del giudizio investigativo non si riferisce per niente ad un giudizio investi­gativo in corso, ma piuttosto al giudizio che in quel giorno avrà luogo.

– Giovanni dice nell’Apocalisse: “Poi vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo, recante l’evangelo eterno per annun­ziarlo a quelli che abitano sulla terra, e ad ogni nazione e tribù e lingua e popolo; e diceva con gran voce: Temete Iddio e dategli gloria, perché l’ora del suo giudizio è venuta…”.[5]

Anche questo passo non ha nulla a che fare con il giudizio inve­stigativo degli Avventisti, ma si riferisce al giudizio a venire che dovrà avere luogo in quel giorno. Queste parole infatti nell’Apocalisse seguono quelle che Giovanni sentì proferire ai ventiquattro anziani quando sonò il settimo angelo e cioè: “…Le nazioni s’erano adirate, ma l’ira tua è giunta, ed è giunto il tempo di giudicare i morti, di dare il loro premio ai tuoi servi­tori, i profeti, ed ai santi e a quelli che temono il tuo nome, e piccoli e grandi..”.[6] E’ giunta l’ira di Dio? No, e allora neppure il tempo di giudicare i morti e di dare ai servitori di Dio il loro premio e di distruggere quelli che distruggono la terra.

– Gesù disse: “Perciò il regno de’ cieli è simile ad un re che volle fare i conti co’ suoi servitori. E avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno, ch’era debitore di diecimila talenti. E non avendo egli di che pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i figliuoli e tutto quant’aveva, e che il debito fosse pagato. Onde il servitore, gettatosi a terra, gli si prostrò dinanzi, dicendo: Abbi pazienza con me, e ti pagherò tutto. E il signore di quel servitore, mosso a compas­sione, lo lasciò andare, e gli rimise il debito. Ma quel servito­re, uscito, trovò uno de’ suoi conservi che gli dovea cento denari; e afferratolo, lo strangolava, dicendo: Paga quel che devi! Onde il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: Abbi pazienza con me, e ti pagherò. Ma colui non volle; anzi andò e lo cacciò in prigione, finché avesse pagato il debito. Or i suoi conservi, veduto il fatto, ne furono grandemente contristati, e andarono a riferire al loro signore tutto l’accaduto. Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: Malvagio servitore, io t’ho rimesso tutto quel debito, perché tu me ne supplicasti; non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, com’ebbi anch’io pietà di te? E il suo signore, adirato, lo diede in man degli aguzzini fino a tanto che avesse pagato tutto quel che gli dove­va. Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognun di voi non perdona di cuore al proprio fratello”.[7]

Ecco come spiegano gli Avventisti questa parabola di Gesù nel libro Questions on Doctrine: ‘La Scrittura illustra chiaramente la differenza tra il perdono e la cancellazione del peccato. Prendete, per esempio Matteo 18: 23-35 (…) nonostante il primo servi­tore sia stato perdonato, egli ora agisce in una maniera crudele e brutale verso il suo conservo, non gli mostra nessuna miseri­cordia e lo caccia in prigione. Quando il re sente questo, egli è irritato e getta il servitore che egli ha perdonato in prigione fino a quando ha pagato tutto il suo debito. Ecco qua un caso dove il perdono concesso fu ritirato’.[8] Tutto questo per sostenere che come il re posticipò la cancellazione del debito a quel servitore benché lo avesse inizialmente perdonato così il fatto che Dio abbia perdonato il peccato non significa necessariamente che egli abbia cancellato il peccato! Ma gli Avventisti dimenticano volontariamente che Gesù non rac­contò questa parabola per spiegare che c’è una differenza tra il perdono dei peccati e la cancellazione dei peccati – perché non c’è -, ma per spiegarci che se noi non perdoniamo agli uomini i loro falli neppure il Padre nostro celeste perdonerà i nostri falli ma ce li farà pagare come si conviene. Non aveva forse detto Gesù: “Ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà i vostri falli”?[9] Ma come si fa a dedurre da questa parabola di Gesù che c’è una differenza tra il perdono dei peccati che l’uomo peccatore sperimenta quando si ravvede e crede nel Vangelo e la cancellazione di questi stessi peccati perché quest’ultima viene dopo un giudizio investigativo? Bisogna veramente avere delle scaglie sugli occhi per non vedere in questa parabola il suo vero significato.

 


[1] 1 Piet. 4:17

[2] 1 Piet. 4:12

[3] 1 Cor. 11:31-32

[4] Dan. 7:9,10

[5] Ap. 14:6-7. Faccio presente che dato che secondo gli Avventisti il giudizio (che loro chiamano investigativo) nei confronti dei credenti è iniziato nel 1844, il messaggio degli apostoli non poteva comprenderlo negli stessi termini che è compreso nel messaggio degli Avventisti. Per cui c’è qualcosa nel messaggio degli Avventisti che gli apostoli non predicarono. Nessuno v’inganni fratelli perché il fatto che nelle parole degli apostoli non ci sia il messaggio che l’ora del giudizio era giunta non è dovuto al fatto che questa ora sarebbe giunta solo nel 1844, ma perché gli apostoli quando parlarono del giudizio nei confronti dei credenti non si riferivano affatto a questo tipo di giudizio inventato da dei delusi milleriti nel 1844.

[6] Ap. 11:18

[7] Matt. 18:23-35

[8] Questions on Doctrine, pag. 439,440

[9] Matt. 6:15