Il giudizio investigativo

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La dottrina del giudizio investigativo, così è chiamata dagli Avventisti, è strettamente connessa alla dottrina del santuario celeste e abbiamo accennato ad essa poco fa, ma ora la vogliamo esporre più appieno e confutarla mediante le Scritture. Sarebbe superfluo in effetti perché abbiamo già dimostrato che gli Avven­tisti fondano la loro dottrina sul santuario su una errata inter­pretazione delle parole di Daniele sulla purificazione del san­tuario che doveva avvenire dopo 2300 sere e mattine, e perciò di conseguenza anche il giudizio investigativo si fonda sull’errore. Ma io ritengo doveroso entrare nei dettagli di questa dottrina e dimostrarne la falsità; anche perché costituisce uno dei baluardi del messaggio avventista e intacca la dottrina della salvezza per grazia e dell’espiazione di Cristo.

La dottrina avventista

 

Nel 1844 è cominciato un giudizio investigativo che consiste nell’esame delle azioni di coloro che sono scritti nel libro della vita per decretare se sono degni di partecipare alla prima risurrezione se già morti, se sono pronti per la traslazione nel regno di Dio invece se ancora viventi.

La dottrina del giudizio investigativo la troviamo descritta in questi termini nel Dizionario di dottrine bibliche: ‘La prima fase del giudizio riguarda la Chiesa o meglio tutti coloro che, a partire da Adamo, si sono addormentati nel Signore o che saranno viventi prima del ritorno di Gesù. Questo giudizio prece­de, quindi, il ritorno di Cristo ed è descritto nel libro del profeta Daniele 7:9,10. ‘E’ giunto il tempo in cui il giudizio ha da cominciare dalla casa di Dio; e se comincia prima da noi, quale sarà la fine di quelli che non ubbidiscono al vangelo di Dio?’ (1Pt 4:17). E’ una vasta inchiesta, o giudizio investi­gativo, avente come scopo di determinare coloro, tra gli uomini, che sono degni di avere parte alla risurrezione tra i morti, o prima risurrezione (Lc 20:35) o che, essendo ancora in vita al momento del ritorno di Cristo, saranno trasformati senza passare per la morte (Mt 25:31-46). Lo scopo è quindi di separare, mette­re da parte e suggellare quanti hanno accettato Gesù come Salva­tore e di cancellare i loro peccati dai libri del cielo, trasfe­rendoli sul capo di Satana (Azazel). Permetterà anche di vedere se la trasformazione avvenuta nel credente è stata vera e duratu­ra (….) In realtà solo le persone i cui nomi si trovano nel libro della vita sono oggetto della grande inchiesta o giudizio inve­stigativo o prima parte del giudizio: si tratta di stabilire se i loro nomi debbono rimanere scritti – in tal caso esse non passa­no in giudizio – oppure se debbono essere cancellati – e in questo caso esse sono messe nel novero degli empi e giudicate nel corso della seconda fase del giudizio’.[1]

Spieghiamo brevemente il significato di queste parole; secondo gli Avventisti, nel 1844, anno dell’entrata di Gesù nel luogo santissimo, sarebbe iniziato un giudizio investigativo sui creden­ti di tutte le generazioni, ossia di tutti coloro i cui nomi sono scritti nel libro della vita.[2] Questo giudizio, che sta tuttora avvenendo, consiste in un profondo esame delle azioni buone e cattive dei credenti morti e di quelli che sono in vita, fatto appoggiandosi ai libri.[3] Si tenga presente a tale proposito che per loro quando nell’Apocalisse è detto che “i libri furono aperti”,[4] questi libri sono il libro delle memorie di Malachia 3:16 dove secondo loro sono registrate le buone azioni, e il libro della morte dove sono invece registrate le cattive azioni.[5] Questi sono i libri che vengono consultati durante questo giudizio investigativo. Ma quale è la regola usata in questo giudizio? ‘La legge dei dieci comandamenti è la regola secondo la quale gli uomini saranno giudicati’.[6] Questo giudizio alla fine sfocia in una sentenza definitiva che può essere di assoluzione o di condanna. Nel caso la sentenza è di assoluzione allora i credenti assol­ti otterranno la cancellazione dei loro peccati e saranno reputati degni d’avere parte alla risurrezione dei giusti; nel caso invece la sentenza è di condanna allora i credenti condannati non otterranno la cancellazione dei loro peccati e saranno radiati dal libro della vita, per cui essi parteciperanno alla risurrezione degli empi e passeranno per il giudizio degli empi (nel caso dei credenti viventi alla venuta di Cristo, gli assolti saranno reputati degni di essere mutati e portati in cielo con i risorti, i condannati invece saranno sterminati assieme agli empi). Ecco cosa dice Ellen G. White sul giudizio investigativo: ‘Quando nel giudizio i libri vengono aperti, si esamina davanti a Dio la vita di tutti coloro che hanno creduto in Gesù. Cominciando da coloro che per primi vissero sulla terra. Cristo, il nostro avvocato, presenta i casi di ogni successiva generazione per poi concludere con quelli dei viventi. Ogni nome è menzionato, ogni caso viene esaminato atten­tamente; alcuni nomi sono accettati, altri respinti. Se qualcuno ha tuttora segnati nei libri dei peccati di cui non si è pentito e che perciò non sono stati rimessi, il suo nome viene radiato dal libro della vita, e la registrazione delle sue buone azioni è cancellata dal libro delle memorie di Dio’.[7]  L’accettazione dei credenti alla fine del giudizio investigativo è seguita dalla cancellazione dei loro peccati infatti: ‘Quando Cristo porta un caso nella corte celeste, non c’è la minima possibilità che egli perda, perché Egli conosce tutti i fatti, ed Egli è capace di applicare il rimedio. Quando Egli confessa davanti a Dio e ai santi angeli che il peccatore peniten­te è vestito con la veste del suo carattere senza macchia (questa è la veste bianca che gli sarà data), nessuno nell’uni­verso può negare a quell’uomo salvato l’entrata nel regno eterno di giustizia. Allora, certamente, è il tempo per i suoi peccati di essere cancellati per sempre…’.[8] Come disse la White: ‘Resi partecipi della giustizia di Cristo, i loro caratteri rispondono alle esigenze della legge di Dio, i loro peccati sono cancellati, ed essi sono ritenuti degni della vita eterna’.[9] In definitiva: la cancellazione dei peccati dei credenti non può in nessuna maniera avvenire prima che essi siano giudicati in base a quello che è scritto nei libri; ecco la White cosa ha detto: ‘Dato che i morti debbono essere giudicati secondo ciò che è scritto nei libri, è impossibile che i peccati degli uomini possano essere cancellati prima che i loro casi siano stati esaminati’.[10] Da quello che ci è dato di capire però non bisogna pensare che dopo l’esame delle azioni di ogni singolo credente già morto i suoi peccati vengano subito cancellati perché la cancellazione dei peccati è generale e avverrà per tutti (sia per i morti che per i vivi) contemporaneamente, e questo in seguito all’allegoria che gli Avventisti ricavano da quello che faceva il sommo sacerdote nel giorno dell’espiazione. Difatti per loro dato che il sommo sacerdote in quel giorno terminava di fare l’espiazione dei peccati del santuario e dei figliuoli d’Israele quando usciva dal luogo santissimo e poneva le mani sul capro destinato ad Azazel e confessava su di esso tutte le iniquità del popolo trasmettendogliele, e poi lo mandava nel deserto; così la cancellazione dei peccati del popolo di Dio avverrà quando Cristo uscirà dal luogo santissimo (nel quale è entrato nel 1844) e deporrà tutti i peccati sul capo di Satana. E difatti è solo allora che Cristo tornerà perché il giudizio investigativo dei credenti sarà finalmente terminato; il destino di tutti i credenti sarà segnato una volta per sempre per cui Cristo scenderà dal cielo e risusciterà e muterà gli assolti lasciando i condannati nella polvere fino alla fine del millennio e distruggendo i credenti viventi non assolti nel giudizio. Quando finirà il giudizio investigativo, disse la White, ‘il destino di tutti sarà deciso per sempre: o per la vita o per la morte’;[11] e Cristo tornerà.

A sostegno del giudizio investigativo gli Avventisti, oltre ad appoggiarsi a certi passi della Scrittura che secondo loro indicano il giudizio investigativo (quali per esempio Daniele 7:9-10 e 1 Pietro 4:17), si appoggiano anche a delle cose che dice la tradizione ebraica riguardo al periodo che va dal primo giorno del settimo mese al decimo giorno dello stesso, giorni che sono definiti dalla tradizione ebraica ‘giorni terribili’ (Yamin Noraim). Per loro infatti ci sono delle analogie tra quello che avviene a partire dal primo giorno del settimo mese fino al termine del giorno dell’Espiazione tra gli Ebrei, e quello che sta avvenendo in cielo dal 1844 e che terminerà quando Cristo uscirà dal luogo santissimo. Ma quali sono queste cose? Eccole. Gli Ebrei commemorano il capodanno il primo e il secondo giorno del settimo mese; questa festa è da loro chiamata Rosh Hashanà. Per loro questa festa è il Giorno del Giudizio (Yom Haddin), perché in quel giorno Dio fa sfilare davanti a sé tutte le sue creature per giudicarle e iscriverle nel libro della vita o in quello della morte. Il secondo giorno della festa nella sinagoga, durante la solenne assemblea, viene recitata questa preghiera che fa capire bene quali siano le convinzioni ebraiche a riguardo di quello che succede in quel giorno: ‘Vogliamo esprimere la santità di questo giorno: è solenne e temibile. In questo giorno il Tuo Regno si leverà per mezzo della grazia. Il tuo trono si consoliderà, Tu vi siederai nella Verità. Tu sei colui che giudica, che ammonisce, che sa e che è testimone, che scrive, sigilla e conta. Tu ricordi le cose dimenticate e Tu apri il libro dei ricordi in cui i fatti si enunciano di per se stessi e in cui ogni azione è segnata dalla mano di ciascuno. Improvvisamente il grande shofar risuona, un dolce mormorio si fa sentire, gli angeli stessi trasaliscono, colti da tremito e timore. Essi dicono: ‘Ecco il giorno del Giudizio per esaminare l’Armata celeste nel Tribunale’, perché anche loro non sono innocenti ai Tuoi occhi. Come il pastore che visita il suo gregge fa sfilare le sue pecore di fronte al suo bastone, così Tu fai sfilare, Tu conti, Tu esamini le anime di tutti i viventi, Tu determini la posizione di ciascuna creatura e scrivi la sentenza. A Rosh Hashanà le anime vengono iscritte, a Kippur alla loro sorte è apposto il sigillo; viene stabilito quanti lasceranno questo mondo e quanti vi entreranno, chi vivrà e chi morrà, chi alla sua ora e chi prematuramente, chi a causa del fuoco e chi a causa dell’acqua, chi per spada e chi per fame, chi nella tempesta e chi durante l’epidemia; chi avrà una vita tranquilla e chi avrà una vita errabonda, chi avrà serenità e chi inquietudine, chi la calma e chi i tormenti; chi sarà innalzato e chi sarà abbassato, chi sarà ricco e chi sarà povero. Ma penitenza, preghiera e carità allontanano il rigore della sentenza’.[12] Alla festa del Kippur poi gli Ebrei verranno purificati dai loro peccati commessi contro Dio; in altre parole viene sigillato il decreto scritto a capodanno. L’Avventista Samuele Bacchiocchi nel suo libro La Speranza dell’Avvento traendo spunto dai ‘giorni terribili’ degli Ebrei, per sostenere che il giorno dell’espiazione degli Ebrei era un giorno di giudizio, afferma: ‘L’allontanamento finale dei peccati d’Israele costituiva il risultato di un processo giuridico che cominciava il primo giorno del settimo mese (anno nuovo) con un ‘suon di tromba’ (Levitico 23:23) e introduceva un periodo di pentimento. Questo periodo di ricerca interiore fino al giorno dell’espiazione, che veniva dieci giorni più tardi (Levitico 23:27), era, in un certo senso, un giudizio investigativo, durante il quale Dio giudicava in modo globale e definitivo i peccati di Israele che erano stati accumulati’.[13]

 


[1] Dizionario di dottrine bibliche, pag. 189-190

[2] Si tenga presente che per gli Avventisti il nome di uno che ha creduto è stato scritto nel libro della vita nel momento in cui egli ha creduto: ‘A partire dal momento in cui noi abbiamo accettato il sacrificio di Gesù, il nostro nome figura nel libro della vita’ (Charles Gerber, Dal tempo all’eternità, Firenze 1968, pag. 265). Nell’Apocalisse invece per ben due volte si parla di coloro i cui nomi non sono stati scritti nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo (cfr. Ap. 13:8;17:8), ciò significa implicitamente che ci sono coloro il cui nome è scritto nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo. E chi sono essi se non coloro che sono stati preconosciuti e predestinati ad essere giustificati?

[3] La White disse: ‘Attualmente è in atto il giudizio nel santuario celeste, e si tratta di un’opera che oramai si svolge da moltissimi anni. Presto – anche se nessun sa quando – il giudizio riguarderà i viventi’ (Il gran conflitto, pag. 358).

[4] Ap. 20:12

[5] Cfr. Questions on Doctrine, pag. 435-438 e Dizionario di dottrine bibliche, pag. 190

[6] Dizionario di dottrine bibliche, pag. 189

[7] Ellen G. White, Il gran conflitto, pag. 352,

[8] Questions on Doctrine, pag. 442

[9] Ellen White, op. cit., pag. 353

[10] Ibid., pag. 354

[11] Ibid., pag. 358

[12] Ernest Gugenheim, L’ebraismo nella vita quotidiana, Firenze 1994, pag. 84-85. Cfr. Questions on Doctrine, pag. 433

[13] Samuele Bacchiocchi, La speranza dell’avvento, stampato negli USA, 1987, pag. 226