Il divieto mosaico di mangiare certi animali è stato abrogato perché Cristo ha reso puri tutti i cibi

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La risposta data in Questions on Doctrine a proposito degli animali impuri della legge è strana perché gli Avventisti cercano di convincere gli altri che loro si astengono da certe carni non perché lo dice la legge di Mosè ma perché già al tempo di Noè Dio aveva fatto la distinzione tra animali puri e animali impuri. In questa maniera vogliono fare capire che loro non sono sotto la legge. Ma il fatto è che loro per dire da quali cibi bisogna astenersi fanno uso proprio della legge di Mosè e difatti nel loro ventunesimo articolo di fede si legge: ‘…dobbiamo adottare la dieta più salutare possibile e astenerci dai cibi impuri identificati nelle Scritture’[1] (la legge). Come conciliare dunque le cose? Da un lato dicono che la legge fu abolita da Cristo sulla croce e poi prendono proprio quella legge per soste­nere che dobbiamo astenerci da certi cibi. Si contraddicono nettamente in questo. Ora, tenendo presente che gli Avventisti non contrastano gli insegnamenti di Ellen G. White sulla carne, riteniamo che questo loro modo di parlare serva innanzi tutto ad apparire liberi dalla schiavitù della legge di Mosè, ed in secondo luogo a non mettere subito davanti alle persone il divieto di mangiare ogni sorta di carne che sarebbe un ostacolo maggiore di quello di non mangiare solo alcune carni. In altre parole siamo persuasi che dietro quelle parole ingannevoli si nasconde il divieto di mangiare tutte le carni, perché sappiamo che essi reputano i consigli di Ellen G. White ispirati dal Signore e quindi parola di Dio e non si permetterebbero mai di annullarli perché dicono che essa aveva il dono di profezia. E che sia così lo abbiamo visto quando abbiamo citato la White a proposito della maniera di presentare alle persone la ‘riforma sanitaria’.

Ora, come abbiamo detto poco fa, quantunque gli Avventisti dicano di astenersi da certi animali non perché lo vieta la legge, pure prendono la legge di Mosè per sostenere questa loro dottrina e farla passare come volontà di Dio per gli uomini. Ma essi errano per mancanza di conoscenza, infatti anche il divieto di mangiare certi cibi (che secondo la legge di Mosè erano impuri) era un’om­bra di qualcosa che doveva avvenire. Questo lo spiega Paolo ai santi di Colosse quando dice loro: “Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, o a novilunî o a sabati, che sono l’ombra di cose che doveano avvenire”.[2] Con queste parole Paolo esortò i santi a non lasciarsi imporre dei precetti che vietavano di mangiare determinate cose; precetti secondo i comandamenti e le dottrine degli uomini che non avevano alcun valore contro la soddisfazione della carne. Certo questi precetti che vietano di assaggiare determinate cose hanno reputa­zione di sapienza per quel tanto che è in essi di culto volonta­rio e di umiltà, e di austerità nel trattare il proprio corpo, ma alla fin fine non giovano a nulla a coloro che li osservano. Lo scrittore agli Ebrei dice che “è bene che il cuore sia reso saldo dalla grazia, e non da pratiche relative a vivande, dalle quali non ritrassero alcun giovamento quelli che le osservarono”;[3] quindi se noi ci mettessimo ad osservare questi precetti umani ci metteremmo di bel nuovo a servire ai deboli e poveri elementi di questo mondo e ci metteremmo a fare qualcosa che non servirebbe in nessuna maniera a rendere saldo il nostro cuore dinanzi a Dio, perché il nostro cuore viene reso fermo dalla grazia di Dio e non dall’astensione da certi cibi. E poi questo non sarebbe bene perché noi siamo morti con Cristo agli elementi del mondo per camminare in novità di vita. Considerando che le vivande sono per il ventre e che un giorno Dio le distrug­gerà, è veramente assurdo pensare che serva a qualcosa osservare delle pratiche relative a vivande.

Gesù Cristo conosceva bene i precetti sulle vivande prescritti dalla legge di Mosè, eppure in tutti i suoi insegnamenti non ha mai vietato di mangiare alcun che. Un giorno Gesù, spiegando una parabola, disse ai suoi discepoli: “Non capite voi che tutto ciò che dal di fuori entra nell’uomo non lo può contaminare, perché gli entra non nel cuore ma nel ventre e se ne va nella latrina?”,[4] significando che non v’era alcun cibo che ingerito poteva conta­minare chi lo mangiava. Marco dice a proposito di queste parole: “Così dicendo, dichiarava puri tutti quanti i cibi”[5] (Gesù ha purificato tutti i cibi che secondo la legge erano da considerare impuri); e Paolo conferma che Cristo ha reso puri tutti i cibi dicendo che “nessuna cosa è impura in se stessa”.[6]

Per l’avventista Gehard Hasel invece, Gesù non dichiarò puri tutti i cibi con quelle parole trascritte da Marco. Egli dice che ‘anche se le traduzioni più moderne rendono il testo con ‘Così dicendo, dichiarava puri tutti quanti i cibi’ non è certo che questo sia il vero significato della frase. Il greco, tradotto letteralmente, suona: ‘purificando tutti i cibi’.[7] Ma ammettiamo pure che sia così; non abbiamo nessun problema a farlo perché Diodati per esempio ha tradotto quelle parole così: ‘Purgando tutte le vivande’. Rimarrebbe sempre da rispondere a questa domanda: Cosa ha voluto dire dunque Gesù, che conosceva perfettamente la legge di Mosè, quando ha detto poco prima: “Non v’è nulla fuori dell’uomo che entrando in lui possa contaminarlo… Non capite voi che tutto ciò che dal di fuori entra nell’uomo non lo può contaminare, perché gli entra non nel cuore ma nel ventre e se ne va nella latrina?” ?[8] Domanda questa che non può che avere una sola risposta e cioè questa; Gesù con quelle parole non volle dire solo che il mangiare con le mani non lavate non contamina l’uomo, ma anche che non ci sono cibi che entrando nell’uomo lo possano contaminare. Per cui, per esempio, la carne di maiale e quella di lepre (dichiarate impure dalla legge) ingerite non possono contaminare la persona. E non solo a quella domanda rimarrebbe da rispondere ma anche a quest’altra e cioè: come mai Paolo, che quanto alla carne era Fariseo e da non convertito si era attenuto scrupolosamente alla legge facendo distinzione tra cibi puri ed impuri e da convertito usava legittimamente la legge di Mosè, disse ai santi di fra i Gentili di Roma che era persuaso nel Signor Gesù che “nessuna cosa è impura in se stessa”?[9] Domanda la cui risposta non può che essere questa: Paolo non vietava ai santi di fra i Gentili di mangiare le carni impure della legge perché egli era stato persuaso da Cristo che nessuna cosa è impura in se stessa, quindi neppure la carne di maiale o di lepre. E se questa persuasione veniva da Cristo, di conseguenza Gesù quando disse quelle parole da noi prima citate dichiarò puri tutti quanti i cibi. Non può essere altrimenti.

Gli Avventisti ignorano il fatto che Paolo come Giudeo di nascita e stimatore della legge di Mosè non avrebbe mai scritto quelle parole a dei Gentili se non fosse stato pienamente persuaso da Cristo che in Cristo era venuto a cadere il divieto di mangiare certi cibi considerati impuri. Certo, Paolo dice: “Però se uno stima che una cosa è impura, per lui è impura”.[10] Ma si noti che l’apostolo dice che “per lui è impura”, cioè non è che è impura per tutti. Se dunque per la White la carne di maiale era impura, per lei era impura, ma non aveva nessuna autorità di imporre agli altri di non mangiarla. Avrebbe dovuto tenere questa convinzione per se stessa davanti a Dio, ma non andar in giro per il mondo a sbandierarla e a proclamarla come se chi non avesse avuto la sua stessa convinzione era sedotto e traviato perché la sua convinzione era legge per tutti. In effetti però la White si è spinta ancora più in là del divieto mosaico di mangiare certe carni, perché lei la carne la disprezzava e la vietava in toto. Dunque lei si riteneva maggiore di Mosè perché ha annullato la legge. Gesù quando fu sulla terra non si permise di annullare la legge perché non vietò mai ai Giudei di mangiare la carne, mentre la White si è permessa di fare quello che non fece Gesù, vietando a tutti di mangiare la carne. Giudicate voi fratelli il comportamento di quella donna. E poi la White rimproverava la chiesa cattolica di avere annullato il quarto comandamento del Decalogo!! Perché lei cosa fece vietando la carne? Non annullò forse la legge di Dio? Se dunque è da riprendere il papato per avere manomesso il quarto comandamento del decalogo mettendo ‘ricordati di santificare le feste’ (che però nel decalogo papista è il terzo comandamento), è da riprendere pure la White per aver osato annullare la legge vietando di mangiare la carne.

Quindi fratelli, se qualcuno degli Avventisti viene a voi ad imporvi di astenervi da un determinato cibo perché egli dice che è impuro e vi contamine­reste per mezzo di esso o vi recherebbe danno fisico e spiritua­le, voi non dovete ubbidirgli perché egli non si attiene alle sane parole del Signore nostro Gesù Cristo; “Esso è gonfio e non sa nulla, ma langue intorno a questioni e dispute di parole, dalle quali nascono invidia, contenzione, maldicenza, cattivi so­spetti, acerbe discussioni…”,[11] come dice Paolo a Timoteo. Ammo­nitelo, e turategli la bocca. Le uniche vivande da cui noi ci dobbiamo astenere per rimanere sani sono il sangue, le cose soffocate e le cose contaminate nei sacrifici agli idoli. Tutte le altre cose le possiamo mangiare tranquillamente. Cristo ci ha affrancati dalla legge, perché fossimo liberi; rimanete liberi.

 


[1] G. De Meo, op. cit., pag. 235

[2] Col. 2:16-17

[3] Ebr. 13:9

[4] Mar. 7:18-19

[5] Mar. 7:19

[6] Rom. 14:14

[7] Gerhard Hasel ‘Gesù ha purificato le carni impure?’ in Il Messaggero Avventista, Luglio-Agosto 1992, pag. 14

[8] Mar. 7:15,18-19

[9] Rom. 14:14

[10] Rom. 14:14

[11] 1 Tim. 6:4