Come comportarsi con quelli che sono deboli nella fede

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Paolo ha detto che “tutto quel che Dio ha creato è buono; e nulla è da riprovare”[1] confermando in questa maniera le seguenti parole scritte nella legge: “E Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono”;[2] quindi noi credenti che abbiamo conosciu­to la verità abbiamo il diritto di mangiare di tutti i cibi, però dobbiamo stare attenti che questo nostro diritto non diventi un intoppo per i deboli perché Paolo dice: “Ma badate che questo vostro diritto non diventi un intoppo per i deboli”.[3] Ma chi sono i deboli nella fede? Essi sono quei credenti che mangiano legumi e si astengono dal mangiare la carne per loro opinione personale. Vediamo ora in che maniera dunque ci dobbiamo comportare nei confronti dei deboli e come invece si può essere d’intoppo al fratello anche mediante un cibo.

L’apostolo Paolo disse ai santi di Roma: “Quanto a colui che è debole nella fede, accoglietelo, ma non per discutere opinioni. L’uno crede di poter mangiare di tutto, mentre l’altro, che è debole, mangia legumi. Colui che mangia di tutto, non sprezzi colui che non mangia di tutto; e colui che non mangia di tutto, non giudichi colui che mangia di tutto; perché Dio l’ha accolto. Chi sei tu che giudichi il domestico altrui? Se sta in piedi o se cade è cosa che riguarda il suo padrone; ma egli sarà tenuto in piè, perché il Signore è potente da farlo stare in piè”.[4]

Innanzi tutto, voglio dire che colui che è debole nella fede non è un fratello che ha apostatato dalla fede e che ordina l’asten­sione da determinati cibi che Dio ha creati, ma un fratello che per sua opinione personale si astiene da alcuni cibi, ma senza minimamente imporre agli altri di fare lo stesso; dico questo affinché non nascano malintesi. Ora, Paolo dice che noi dobbiamo accogliere colui che essendo debole non mangia di tutto, e lo dobbiamo accogliere perché Dio ha accolto pure lui in Cristo. Ma lo dobbiamo accogliere non per discutere opinioni perché altrimenti fomenteremmo delle contese che non giovano a nulla e sovvertono chi le ascolta. Noi non dobbiamo sprezzare un nostro fratello perché egli non mangia di tutto, perché egli non mangia di tutto per il Signore e non per se stesso infatti anche lui prima di mangiare rende grazie a Dio per ciò che mangia. Quindi chi siamo noi per metterci a sprezzar­lo?

Paolo dice: “Non ci giudichiamo dunque più gli uni gli altri, ma giudicate piuttosto che non dovete porre pietra d’inciampo sulla via del fratello, né essergli occasion di caduta. Io so e son persuaso nel Signor Gesù che nessuna cosa è impura in se stessa; però se uno stima che una cosa è impura, per lui è impura. Ora, se a motivo di un cibo il tuo fratello è contristato, tu non procedi più secondo carità. Non perdere, col tuo cibo, colui per il quale Cristo è morto! Il privilegio che avete, non sia dunque oggetto di biasimo; perché il regno di Dio non consiste in vivan­da né in bevanda, ma è giustizia, pace ed allegrezza nello Spiri­to Santo. Poiché chi serve in questo a Cristo, è gradito a Dio e approvato dagli uomini. Cerchiamo dunque le cose che contribui­scono alla pace e alla mutua edificazione. Non disfare, per un cibo, l’opera di Dio. Certo, tutte le cose son pure; ma è male quand’uno mangia dando intoppo. E’ bene non mangiar carne, né bever vino, né far cosa alcuna che possa esser d’intoppo al fratello. Tu, la convinzione che hai, serbala per te stesso dinanzi a Dio. Beato colui che non condanna se stesso in quello che approva. Ma colui che sta in dubbio, se mangia è condannato, perché non mangia con convinzione; e tutto quello che non vien da convinzione è peccato”.[5]

Da ciò che disse Paolo si può essere d’intoppo al fratello debole e farlo cadere; si può contristarlo e disfare l’opera di Dio in lui; e lo si può perdere con un cibo. Quindi è necessario sapere come comportarsi nei suoi confronti per non perderlo per qualcosa che perisce per via dell’uso, cioè il cibo. Badate che le istru­zioni date da Paolo sono utili in questo campo, quindi poniamo attenzione ad esse. Paolo dice che nessuna cosa è impura in se stessa, ma se per un fratello è impura, per lui è impura; quindi non dobbiamo comin­ciare a contristarlo dicendogli che fa male ad avere quella con­vinzione, che dovrebbe cambiare idea perché è nel torto, e magari cominciare a prendere tanti passi della Scrittura per dimostrar­gli che la sua convinzione è sbagliata. Se noi facciamo così non procediamo più secondo carità, perché ci mettiamo a contendere attorno a questioni di vivande; contese poi che non servono a nulla perché il fratello ha quella convinzione in sé e non è per nulla in dubbio circa quello che fa. Quindi noi che siamo forti dobbiamo sopportare le debolezze dei deboli, e non compiacere a noi stessi volendo fare prevalere a tutti i costi la nostra convinzione. In che maniera si sopportano le debolezze dei debo­li? Non mangiando carne, non bevendo vino e non facendo cosa alcuna che possa essere d’intoppo al fratello debole. Questo significa procedere con carità; questo significa compiacere al prossimo nel bene a scopo di edificazione; questo significa cercare le cose che contribuiscono alla pace ed alla mutua edifi­cazione.

Quello che dobbiamo sempre tenere presente noi credenti è che il regno di Dio non consiste né in vivanda e né in bevanda, e che quindi se mangiamo di tutto rendendo grazie a Dio non abbiamo nulla di più di colui che non mangia di tutto rendendo grazie a Dio. Se il regno di Dio consistesse in vivanda ed in bevanda saremmo del continuo affaccendati a selezionare i buoni cibi ed a scartare i cattivi, staremmo del continuo a parlare dei cibi che ci renderebbero graditi a Dio e di quelli che invece ci rendereb­bero non graditi a Dio. Ma grazie a Dio, il regno di Dio non consiste in queste cose ma è giustizia, pace ed allegrezza nello Spirito Santo. Questa è la ragione per cui noi credenti ci stu­diamo di essere giusti come Dio è giusto, ci studiamo, per quanto dipende da noi, di stare in pace con tutti gli uomini e di non vendicarci in nessuna maniera dei torti che riceviamo, ed anche ci rallegriamo del continuo nel Signore; perché sappiamo che sono queste le cose che dobbiamo fare per piacere a Dio. Diletti guardatevi da coloro che ordinano l’astensione da cibi che Dio ha creati.

 


[1] 1 Tim. 4:4

[2] Gen. 1:31

[3] 1 Cor. 8:9

[4] Rom. 14:1-4

[5] Rom. 14:13-23