Il divieto di mangiare alcuni cibi e di bere alcune bevande

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La dottrina avventista

Per quanto riguarda il divieto di mangiare certi cibi citerò due divieti; quello di non mangiare nessun tipo di carne, e quello di non mangiare solo le carni considerate impure dalla legge di Mosè. La ragione è perché Ellen G. White insegnò ad astenersi da ogni tipo di carne, mentre gran parte degli Avventisti di oggi si limitano ad insegnare di non mangiare solo certi tipi di carne (anche se l’astensione totale dalla carne è considerata sempre come la dieta migliore[1] e un gran numero di Avventisti, attaccati di più a Ellen White, continuano a considerarla un precetto divino).

L’astensione totale dalla carne.

Ellen G. White, i cui scritti ricordiamo sono per gli Avventisti ‘una continua ed autorevole fonte di verità e provvedono al conforto della chiesa, alla sua guida, alla sua istruzione e alla sua correzione’, ha affermato le seguenti cose sulla carne: ‘L’al­imentazione carnea è dannosa alla salute, e tutto ciò che agisce sul corpo ha un effetto corrispondente sulla mente e sull’anima (…) la carne si deve sostituire con cibi sani e non molto costosi (…) Come possono coloro che cercano di diventare puri, gentili e santi, per poter godere la compagnia degli angeli celesti, continuare ad usare come cibo delle cose che hanno un influsso così dannoso sull’anima e sul corpo?…’.[2] Ed ancora: ‘Mi è stato mostrato che la carne ingerita tende a sollecitare gli istinti più bassi della natura umana. Questo alimento priva uomini e donne dell’amore e della simpatia che dovrebbero caratterizzare i loro rapporti e permette che gli istinti più bassi dominino le facoltà più elevate dell’animo (…) Non vogliamo noi dare una decisa testimonianza contro il soddisfacimento di appetiti pervertiti? I ministri del Vangelo proclamano le più solenni verità che mai siano state date ai mortali. Essi vorranno forse dare il cattivo esempio di ritor­nare alle pignatte di carne dell’Egitto? (…) Quanto all’alimenta­zione carnea, noi dovremmo educare la gente a eliminarla. L’uso della carne è contraria al migliore sviluppo delle facoltà fisi­che, mentali e morali’.[3] Nel Dizionario di dottrine bibliche troviamo espressa la stessa dottrina infatti vi si legge: ‘In questo senso sembra avere grande importanza la diminuzione o, meglio, l’eliminazione della carne dalla dieta, ivi compresa quella degli animali ‘puri’ che comunque Lev 11 permette’.[4] Ma come fanno gli Avventisti a sostenere questa loro dottrina con la Parola di Dio? Gli Avventi­sti, quando consigliano, ma è meglio dire quando ordinano di non mangiare carne (abbia­mo visto infatti in che termini si è espressa Ellen G. White, i cui scritti secondo gli Avventisti sono ispirati dal Signore) fanno questo ragionamento; all’inizio della creazione l’uomo era vegetariano e non si nutriva di carne perché è scritto: “Dio disse: Ecco, io vi do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra, ed ogni albero fruttifero che fa seme; questo vi servirà di nutrimento”,[5] quindi l’uomo dovrebbe tornare ad alimentarsi solo di vegetali e frutta. Ma l’astensione totale dalla carne gli Avventisti la ordinano anche per un motivo sentimentale, se così si può definire, infat­ti Ellen G. White ha detto: ‘Pensa­te alle crudeltà inevitabili verso gli animali per farsene un cibo, e agli effetti che ne derivano in quelli che le infliggono e in quelli che le vedono. Come viene distrutta la tenerezza colla quale noi dovremmo guardare queste creature di Dio! L’in­telligenza mostrata da molti animali si avvicina tanto all’intel­ligenza umana, che è un mistero: gli animali vedono e odono, amano, temono e soffrono; essi usano i loro organi molto meglio di quanto molti esseri umani non usino i loro; manifestano simpa­tia e tenerezza verso i loro compagni di sofferenze; molti mo­strano un affetto per coloro che li curano, molto superiore all’affetto mostrato da taluni della razza umana; essi stringono coll’uomo delle amicizie che non s’interrompono senza grandi sofferenze per loro. Quale uomo che abbia un cuore umano, se mai ha avuto cura di animali domestici, guardando nei loro occhi tanto pieni di fiducia e d’affetto potrebbe ancora sentirsi il coraggio di mandarli sotto il coltello del macellaio? Come po­trebbe divorare la loro carne come una leccornia?’[6]

L’astensione dai cibi considerati impuri dalla legge di Mosè.

Nel loro autorevole libro da me ripetutamente citato nell’esposizione delle loro dottrine, cioè Questions on Doctrine, sembrerebbe che gli Avventisti non vietano di mangiare tutta la carne ma solo alcuni tipi di animali. Dico sembrerebbe perché in realtà essi sono come la White per l’eliminazione totale della carne, ma presentano solo l’eliminazione di certe carni. E’ la tattica che usano per insegnare in un secondo tempo l’eliminazione totale della carne. La White infatti disse: ‘Nell’insegnare i principi della riforma sanitaria, come del resto nell’opera evangelistica, noi dobbiamo avvicinare le persone là dove si trovano (…). Non dobbiamo esagerare esponendo già d’allora i suggerimenti più avanzati, relativi a una dieta conforme ai principi della riforma sanitaria’.[7] Vediamo ora cosa si legge in Questions on Doctrine. Alla domanda: ‘Credono gli Avventisti del Settimo giorno che cibi come arago­ste, granchi, maiale, et cetera, tutti vietati sotto la legge Mosaica, sono ancora vietati, obbligando il cristiano, e quindi non devono essere mangiati sotto pena di peccato?’ Viene data la risposta che comprende anche queste parole: ‘…E’ vero che noi ci asteniamo dal mangiare certi capi, come indicato nella domanda, ma non perché la legge di Mosè abbia delle richieste obbligatorie (binding claims) sopra di noi. Lungi da questo. Noi stiamo fermi nella libertà con la quale Dio ci ha resi liberi. Si deve ricor­dare che Dio riconobbe ‘puri’ e ‘impuri’ gli animali al tempo del Diluvio, molto tempo prima che ci fosse una legge di Mosè. Noi ragionia­mo che se Dio ritenne adatto a quel tempo di consigliare il Suo popolo contro certi capi di dieta, queste cose non erano il meglio per il consumo umano; e dato che noi siamo fisicamente costituiti nella stessa maniera come sono i Giudei e tutte le altre persone, noi crediamo che tali cose non sono il meglio per noi da usare oggi’.[8]

L’astensione dal vino e dalle bevande alcoliche

Ellen G. White insegnava che oltre ad astenersi dalla carne bisogna astenersi dal vino, dalle bevande alcoliche, dal tè e dal caffè. Ecco alcune sue dichiarazioni in tal senso: ‘Si dovrebbe anche dare una decisa testimonianza contro l’uso del tè e del caffè’;[9] e: ‘Il tè e il caffè non nutrono l’organismo: essi producono il loro effetto prima che si abbia avuto tempo di digerire e d’assimilare, e ciò che sembra forza, è solamente eccitazione nervosa. Quando l’effetto dello stimolante è passato, la forza non naturale sparisce, e succede uno stato di altrettanta prostrazione e debolezza’,[10] ed anche: ‘I liquori non sono soli a produrre ubriachezza; questa è prodotta anche dal vino, dalla birra e dal sidro. L’uso di queste bevande sveglia il desiderio di quelle più forti, e così nasce l’uso dei liquori. Un bere moderato è la scuola nella quale gli uomini si educano per la carriera dell’ubriacone; (…) La Bibbia non sanziona in nessuna maniera l’uso del vino fermentato’.[11] Gli Avventisti la seguono anche in questo. Rolando Rizzo afferma nel suo libro Stretti sentieri di libertà che ‘le bevande alcoliche non devono avere nessun posto nell’esperienza di un Avventista del 7° Giorno’.[12]

Gli Avventisti si danno molto da fare nei loro libri e nelle loro riviste per dimostrare in una maniera o nell’altra che la Bibbia non autorizza assolutamente neppure l’uso moderato di vino o di qualche bevanda alcolica.

Un esempio di questo loro impegno è quello di Gustav Tobler che ha dedicato un intero libro dal titolo Vivere senza alcol a parlare contro il benché minimo uso di vino e di bevande alcoliche.[13]

 


[1] In ogni paese del mondo, la Chiesa Avventista stampa ogni anno un enorme numero di pubblicazioni (dove sono presentati anche i pareri di scienziati e medici) per mezzo di cui promuove l’ideale vegetariano. In Italia in testa a tutte le pubblicazioni avventiste che promuovono il vegetarianismo c’è Vita e Salute. Ad ogni catecumeno poi viene dato uno specifico studio biblico sulla temperanza in cui è posto in rilievo l’ideale vegetariano.

[2] Ellen G. White, Sulle orme del gran medico, Firenze 1926, pag. 356, 358

[3] Ellen G. White, I tesori delle testimonianze, Vol. III, pag. 230, 84.

[4] Dizionario di dottrine bibliche, pag. 398

[5] Gen. 1:29

[6] Ellen G. White, Sulle orme del gran medico, pag. 356

[7] Ellen G. White, I tesori delle testimonianze, Vol. III, pag. 84

[8] Questions on Doctrine, pag. 623. Sulla posizione della Chiesa Avventista nei confronti dell’uso della carne, Rolando Rizzo dedica un capitolo nel suo libro Serrate le fila, serrate le fila. Ma nel voler difendere a tutti i costi l’ispirazione della White, il Rizzo cade in contraddizione. Per esempio lui dice che la White ‘sull’uso della carne ha una posizione tanto chiara quanto esplicitamente contraria. Gli avventisti, infatti, sono chiaramente chiamati a scegliere un’alimentazione vegetariana’ (Rolando Rizzo, Serrate le fila, serrate le fila… Ai fratelli del Movimento di Riforma, Firenze 1995, pag. 100), ed anche: ‘Scorrendo l’Index delle pubblicazioni firmate dalla sorella White o compilate dai suoi scritti, è veramente impressionante notare il numero di volte in cui ella parla male della carne’ (op. cit., pag. 105). Egli fa notare però che tutte queste dichiarazioni della White non annullano quelle altre sue dichiarazioni nelle quali ella afferma che nonostante tutto il vegetarianismo non deve essere considerato un test d’appartenenza alla Chiesa avventista. In altre parole si può essere Avventisti anche mangiando della carne, anche non diventando vegetariani. D’altronde dice il Rizzo: ‘Abramo, Mosè, gli apostoli, erano uomini spirituali: non risulta che fossero vegetariani. Vegetariano assoluto non lo fu neppure Cristo’ (Ibid., pag. 108). Dunque gli Avventisti sull’uso della carne sono possibilisti a differenza della White.
Ma allora noi diciamo: se Mosè che scrisse la legge non fu vegetariano, come non fu vegetariano neppure Cristo, perché ambedue mangiarono della carne (anche se solo quella considerata pura dalla legge), per quale motivo si deve insegnare che il vegetarianismo è la dieta ideale? La risposta avventista è sempre la stessa; ‘Lo ha detto lo Spirito di profezia’. Ma ciò non è affatto vero, perché lo Spirito di profezia non trasmette il messaggio che è male mangiare le carni pure della legge di Mosè, come anche non vieta di mangiare le altre carni, cioè quelle considerate impure dalla legge di Mosè.

[9] Ellen White, op. cit., pag. 84

[10] Ellen G. White, Sulle orme del gran medico, pag. 368

[11] Ellen White, op. cit., pag. 375

[12] Rolando Rizzo, Stretti sentieri di libertà, Firenze 1990, pag. 11

[13] L’ordine di astenersi dalla carne, dal vino e dalle bevande alcoliche fa parte di quella che è chiamata dagli Avventisti ‘la riforma sanitaria’. Questa riforma fu ‘rivelata’ in visione alla White. La prima ‘visione’ importante sulla riforma sanitaria la White la ebbe nel 1863. Ella disse: ‘Fu in casa del fratello A. Hillard, a Otsego, nel Michigan, che il 6 giugno 1863 l’importante soggetto della riforma sanitaria mi fu rivelato in visione’ (citato da Roger W. Coon, Radici nella profezia, Trento 1994, pag. 86)