Spiegazione di alcuni passi presi dagli Avventisti per negare l’esistenza e l’immortalità dell’anima

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– Nei Salmi è scritto: “Ancora un poco e l’empio non sarà più..”.[1]

Questo passo non conferma affatto che l’uomo quando muore non continua a vivere nel mondo invisibile con la sua anima, ma atte­sta che arriva il giorno in cui l’empio che si innalza contro Dio e perseguita il giusto cesserà di esistere o vivere sulla terra, e perciò cesserà anche di tormentare i giusti. Che Davide parli della sparizione fisica dell’empio dalla faccia della terra lo si deduce da queste parole dette dopo: “Tu osserverai il suo luogo, ed egli non vi sarà più”.[2]

– “Non sono i morti che lodano l’Eterno, né alcuno di quelli che scendono nel luogo del silenzio”.[3]

Queste parole non confer­mano che coloro che muoiono fisicamente cessano di lodare Iddio perché smettono di esistere dato che non esiste vita ultraterre­na. Ma esse attestano solo che i cadaveri dei credenti non posso­no più lodare Iddio. I credenti quando muoiono smettono di lodare Iddio sulla terra, ma continuano a lodarlo in cielo con la loro anima. Questo è confermato da quello che dice Giovanni nell’Apo­calisse quando dice che vide presso il trono di Dio in cielo quella grande folla che nessun uomo poteva noverare che “grida­vano con gran voce dicendo: La salvezza appartiene all’Iddio nostro il quale siede sul trono, ed all’Agnello”.[4] Come avrebbero potuto gridare quelle parole in cielo se essi avessero cessato di esi­stere del tutto?

– “I morti non sanno nulla”.[5]

Queste parole di Salomone sono veraci infatti le persone che muoiono non sanno più nulla di quello che avviene sulla terra. Queste Scritture lo attestano chiaramente: “Così tu distruggi la speranza dell’uomo. Tu lo sopraffai una volta per sempre, ed egli se ne va; gli muti il sembiante, e lo mandi via. Se i suoi figliuoli salgono in onore, egli lo ignora; se vengono in dispregio, ei non lo vede…”;[6] quindi l’uomo una volta scomparso dalla terra non sa più quello che succede ai suoi figli. In Isaia il popolo dice a Dio: “Abra­hamo non sa chi siamo, e Israele non ci riconosce..”;[7] Abrahamo e Giacobbe dunque non sanno chi sono gli Israeliti.

– “Poiché Davide non è salito in cielo: anzi egli stesso dice: Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io abbia posto i tuoi nemici per sgabello de’ tuoi piedi”.[8]

Questo passo lo prendono anche i Testimoni di Geova per sostenere che i credenti quando muoiono non vanno subito in cielo. Ma se si leggono bene le parole di Pietro e si conoscono altre Scritture si comprenderà il perché Pietro parlò così. Pietro stava dicendo ai Giudei che Dio aveva risuscitato Gesù Cristo, del quale Davide aveva predetto la sua risurrezione dicendo: “Tu non lascerai l’anima mia nell’Ades e non permetterai che il tuo Santo vegga la corruzione”.[9] E’ chiaro che Davide con quelle parole non parlò di sé stesso perché noi sappiamo che egli se ne andò nel soggiorno dei morti e vide la corruzione, ma parlò del Cristo che dopo essere sceso nel soggiorno dei morti fu fatto risalire da Dio e la sua carne non vide la corruzione. Subito dopo, Pietro dice che Dio ha esaltato Gesù con la sua destra infatti dice: “Essendo stato esaltato dalla destra di Dio..”,[10] e spiega questo citando di nuovo delle parole di Davide. Ed anche qui egli fa presente che Davide non si riferiva a lui con quelle parole ma bensì al Cristo e questo perché Davide non fu fatto salire alla destra di Dio. In sostanza Davide parlò sia della risurrezione che della assunzione in cielo del Cristo. Ecco dunque la ragione per cui Pietro dice che Davide non è salito in cielo. Va poi tenuto presente che prima che Gesù risuscitasse coloro che morivano nella fede non andavano in cielo ma se ne andavano in un luogo di conforto chiamato seno d’Abramo, che si trovava sopra l’Ades da cui si poteva vedere (questo emerge chiaramente dalla storia del ricco e del Lazzaro), e quindi è chiaro che dato che questo luogo non si trovava in cielo Davide quando morì non poté andare in cielo. Ma Cristo, salito in alto, “ha menato in cattività un gran numero di prigioni”[11] e tra costoro c’era pure Davide che perciò fu portato in cielo con l’anima quando Egli risuscitò.

– Paolo dice ai Romani che Dio renderà a ciascuno secondo le sue opere: “vita eterna a quelli che con la perseveranza nel bene oprare cercano gloria e onore e immortalità”.[12]

Gli Avventisti dicono che Dio “solo possiede l’immortalità”[13] e che l’uomo invece deve cercarla. Se dunque le cose stanno così è chiaro che l’uomo non è immortale perché lo diventerà alla risurrezione quando il suo corpo mortale sarà rivestito di immortalità. A tale riguardo va detto che il ragionamento loro è giusto entro certi limiti: ossia è giusto se per immortalità dell’uomo intendiamo l’immortalità corporale. In questo caso bisogna dire infatti che l’uomo non possiede ancora l’immortalità perché la otterrà alla risurrezione. Ma non è giusto se questo ragionamento lo si estende anche all’anima dell’uomo perché noi sappiamo che essa è immortale non essendo il corpo. Gesù lo ha detto chiaramente che l’anima è immortale (anche se non ha usato il termine immortale) quando disse: “Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccider l’anima”.[14] Ora, domandiamo noi, ma se il corpo può essere ucciso e l’anima no, non è logico dedurre che il corpo è mortale ma l’anima no, e che perciò il corpo e l’anima sono due cose ben distinte? Certo che lo è. E questa deduzione logica è confermata da Giovanni nell’Apocalisse il quale dice di aver visto sotto l’altare le anime di coloro che erano stati uccisi per la Parola.

– Il figlio della vedova di Sarepta di Sidon, il figlio della Shunamita, il figlio della vedova di Nain, la figlia di Iairo, Tabita, Eutico e Lazzaro, quantunque furono risuscitati non ci hanno detto nulla sul dopo la morte. ‘Avevano qualcosa da dirci?’[15] Domandano gli Avventisti.

La risposta è sì, essi avevano molte cose da dire e certamente le riferirono ai loro contemporanei, solo che non sono state messe per iscritto. D’altronde anche Lazzaro che giaceva alla porta di quel ricco se fosse risuscitato col permesso di Dio avrebbe raccontato di avere continuato a vivere in un luogo di conforto con Abrahamo e che da là aveva visto il ricco in un luogo di tormento. Ma egli non fu risuscitato da Dio ma vi rimase in quel luogo di conforto (e quindi non poté riferire ai vivi la sua esperienza nell’aldilà). Come anche il ricco non fu risuscitato da Dio ma rimase in quel luogo di tormento per cui non poté raccontare ai suoi contemporanei la sua esperienza nell’aldilà; ma pure Dio tramite il suo Figliuolo ci ha raccontato questa storia e l’ha fatta pure mettere per iscritto da Luca.[16] Ma voi non ci credete. Quindi anche se risuscitasse un morto e voi lo sentiste parlare non ci credereste che dopo morto ha continuato a vivere perché non credete che quel ricco e quel povero dopo morti continuarono a vivere, il primo nell’Ades e il secondo nel seno d’Abrahamo. Sono solo pretesti quelli che cercate per sostenere che gli uomini dopo morti cessano di esistere. In effetti sembrate come i Testimoni di Geova quando negano la Trinità: essi dicono, ma Gesù non l’ha insegnata, e neppure gli apostoli. Il termine trinità non c’è nella Bibbia ecc. E voi invece per negare la vita subito dopo la morte ricorrete a frasi come: Ma nella Bibbia non c’è scritto immortalità dell’anima; non c’è scritto che i morti risuscitati riferirono le cose viste e udite nell’aldilà ecc. Ma rientrate in voi stessi, ma non vi rendete conto che come il concetto di un Dio trino è nella Bibbia quantunque la parola Trinità non c’è scritta, anche il concetto dell’immortalità dell’anima c’è quantunque non c’è scritto immortalità dell’anima e non ci sono scritte le parole che riferirono quei morti risuscitati?

Ma voglio dirvi qualcosa d’altro. Voi, dicendo che Gesù Cristo era vero Dio e vero uomo e dicendo che Dio solo possiede l’immortalità ma l’uomo no perché non ha un’anima immortale al suo interno, nella sostanza è come se affermaste che Gesù quando morì non avendo un’anima cessò di esistere. Se infatti egli era un uomo esattamente come noi, il suo corpo era la sua anima, e quando egli fu ucciso fu uccisa la sua anima e quindi egli smise di esistere perché non aveva un’anima. Ora ponetevi questa domanda: E’ possibile che Dio Figliuolo per il lasso di tempo intercorso tra la sua morte e la sua risurrezione abbia smesso nella sostanza di esistere perché non aveva un’anima immortale al suo interno? Ma ditemi: Se così fosse allora la Divinità sarebbe rimasta priva della sua seconda persona per tre giorni.[17] E come si può accettare una simile cosa? Quindi, quantunque non volete riconoscere che l’uomo è immortale dovete riconoscere che almeno il Figlio di Dio spiritualmente doveva essere per forza di cose immortale altrimenti Gesù sarebbe stato solo vero uomo, come dite voi, e non anche vero Dio!

Sappiate dunque che non è la dottrina dell’immortalità dell’anima che Satana ha introdotto ma bensì la vostra che nega l’esistenza di un’anima immortale all’interno del corpo umano. Perché mentre la prima è confermata ampiamente dalla Scrittura la seconda è smentita. Ma poi noi diciamo: Ma che fastidio vi dà sentir dire che i credenti quando muoiono vanno subito in cielo, mentre i peccatori se ne vanno nel fuoco dell’Ades? Vi dispiacerebbe forse andarvene subito in cielo con il Signore alla vostra morte? O forse vi dispiacerebbe che i peccatori alla loro morte se ne andassero in un luogo di tormento come meritano? Qual’è il problema, se il problema esiste? Noi non ci facciamo problemi a riguardo. Dobbiamo riconoscere piuttosto che il problema ci sarebbe se fosse come dite voi, perché sarebbe veramente un’ingiustizia da parte di Dio non portare subito i santi in un luogo di riposo e non mandare i peccatori subito all’inferno, perché i santi non sarebbero consolati in mezzo alle loro afflizioni e tribolazioni che patiscono a motivo di Cristo sulla terra, e i peccatori non sarebbero presi da nessun spavento nel sapere che quando moriranno non se ne andranno a soffrire.

Voi dite assieme a Samuele Bacchiocchi: ‘Se alla morte l’anima del credente va direttamente al Signore e, quindi, è in grado di gioire perfetta beatitudine, comunione con Dio, pace e riposo, difficilmente vi potrà essere un reale senso di attesa per la venuta del Signore che deve venire a risuscitare i santi che dormono. (…) La prima preoccupazione di coloro che credono nella sopravvivenza dell’anima dopo la morte è di raggiungere immediatamente il paradiso, anche con un’anima disincarnata! Questa premura lascia scarso tempo o interesse alla venuta del Signore e alla risurrezione del corpo’.[18] Come dire insomma: la dottrina dell’immortalità dell’anima è falsa perché fa dimenticare al cristiano che lui deve aspettare la venuta del Signore e la resurrezione! Ma è proprio così, cioè è proprio vero che la credenza biblica dell’immortalità dell’anima e della sua dipartenza per il paradiso di Dio in cielo impedisce al cristiano di avere un reale senso della venuta di Cristo e della risurrezione? Affatto, e per rendersi conto di quanto ciò sia falso basta leggere le epistole di Paolo che credeva che alla morte sarebbe andato ad abitare col Signore in cielo. Difatti nei suoi scritti ci sono più riferimenti che concernono la venuta del Signore e la risurrezione corporale dei santi di quanti concernano l’immortalità dell’anima. Basta l’esempio dell’apostolo Paolo dunque per dimostrarvi di quanto siano falsi questi vostri ragionamenti. Il credente che crede che alla morte andrà con il Signore non può perdere di vista la venuta del Signore e la risurrezione dei santi per questi motivi. Perché egli potrebbe essere uno di quei credenti che non morrà ma che sarà mutato alla venuta del Signore; ecco perché il credente che vive quando parla della venuta del Signore deve dire assieme a Paolo: “Poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo insiem con loro rapiti sulle nuvole”.[19] Perché egli sa che se morirà andrà ad abitare con il Signore senza il suo corpo, ossia solo con la sua anima; in altre parole che solo una parte del suo essere andrebbe con il Signore, per cui questo andare con il Signore farebbe ancora ‘difetto’ perché il suo corpo rimarrebbe sulla terra a decomporsi in attesa della resurrezione, quando, secondo la promessa di Dio, Cristo lo farà uscire dal sepolcro trasformandolo in un corpo immortale, glorioso, potente e incorruttibile. Stando dunque così le cose, il credente sarà sempre spinto ad aspettare la discesa del Signore dal cielo e la risurrezione sia che si troverà sulla terra e sia che si troverà in cielo con la sua anima. Se ancora vivo aspetterà di essere mutato, se morto lo stesso; perché Paolo ha detto: “Non tutti morremo, ma tutti saremo mutati”.[20] In attesa di questo mutamento glorioso, in questa tenda terrena gemiamo perché bramiamo che “ciò che è mortale sia assorbito dalla vita”,[21] e nel caso ci dipartiremo da essa continueremo a bramare che il nostro corpo rimasto sulla terra sia rivestito di immortalità. In altre parole continueremo ad aspettare la redenzione del nostro corpo.

 


[1] Sal. 37:10

[2] Sal. 37:10

[3] Sal. 115:17

[4] Ap. 7:10

[5] Eccl. 9:5

[6] Giob. 14:19-21

[7] Is. 63:16

[8] Atti 2:34-35

[9] Atti 2:27

[10] Atti 2:33

[11] Ef. 4:8

[12] Rom. 2:7

[13] 1 Tim. 6:16

[14] Matt. 10:28

[15] Questions on Doctrine, pag. 524

[16] Per cercare di confutare la dottrina dell’immortalità dell’anima gli Avventisti non solo citano dei passi o dei fatti trascritti nella Bibbia e gli danno delle spiegazioni sbagliate, ma fanno anche notare che essi non sono più soli a sostenere che l’uomo quando muore non va né in paradiso e né all’inferno, perché hanno dalla loro parte anche eminenti teologi del ventesimo secolo sia protestanti che cattolici. Citano per esempio, tra i teologi protestanti, Oscar Culmann, Karl Barth e Emile Brunner; e tra i teologi cattolici Hans Kung e Yves Congar (cfr. Rolando Rizzo, L’identità avventista, pag. 49-52).

[17] In un articolo sul Messaggero Avventista viene detto a riguardo della morte che ‘non è una completa e definitiva distruzione dell’essere, ma uno stato di sonno incosciente e inattivo (…) una sospensione della vita sotto forma di sonno’ (G. L. Lippolis ‘Predicazione di Cristo ai morti?’ in Il Messaggero Avventista, Agosto 1967, pag. 9). Come potete vedere anche se la morte viene definita un sonno, questo sonno non è come il sonno che noi sperimentiamo quando dormiamo durante la notte, perché è una sospensione della vita. Dunque anche Gesù smise di vivere sotto ogni forma quando morì; per cui la Divinità – guardando le cose dal punto di vista avventista – rimase per tre giorni priva della sua seconda persona, cioè il Figliuolo.

[18] Samuele Bacchiocchi, La speranza dell’avvento, pag. 193,194

[19] 1 Tess. 4:17

[20] 1 Cor. 15:52

[21] 2 Cor. 5:4