La Scrittura insegna che l’ufficio di vescovo può essere ricoperto solo da uomini

Gli Avventisti del Settimo Giorno – Indice  >  Altri loro insegnamenti  >  L’ufficio di vescovo  >  Confutazione  –  La Scrittura insegna che l’ufficio di vescovo può essere ricoperto solo da uomini

L’apostolo Paolo dice a Timoteo come deve essere il vescovo e gli dice che tra le altre cose deve essere “atto ad insegnare”,[1] quindi in grado di insegnare la dottrina di Dio perché gli anziani sono preposti anche per insegnare. Ma lo stesso apostolo dice anche a Timoteo: “La donna impari in silenzio con ogni sottomissione. Poiché non permetto alla donna d’insegnare, né d’usare autorità sul marito, ma stia in silenzio”.[2] Va da sé quindi che dato che alla donna Paolo non permette di insegnare, non le permette neppure di candidarsi all’ufficio di anziano nella Chiesa. Gli Avventisti invece dato che ritengono il divieto di insegnare relativo alla donna, dato da Paolo nella sua prima epistola a Timoteo, un ordine avente un’applicazione locale e solo per quel tempo (essi dicono infatti: ‘Un altro esempio di consigli con applicazione locale per quel tempo è il secondo passo, nel quale Paolo dice che alle donne non è consentito di insegnare e le invita a imparare in silenzio…’),[3] di conseguenza permettono alla donna di accedere all’ufficio di vescovo. Essi dunque ancora una volta hanno annullato la Scrittura. Questa loro presa di posizione nei confronti di questo ordine di Paolo ha come fondamento la dottrina dei limiti dell’ispirazione della Scrittura, a cui ho accennato quando ho citato la spiegazione che dà Rolando Rizzo al permesso di bere vino e bevande alcoliche presente nella legge di Mosè, per cui anche l’apostolo Paolo non era obbligato a sorpassare i suoi tempi. Applicando le parole di Rizzo (sui limiti dell’ispirazione) a Paolo essi dicono: ‘L’autore ispirato era un uomo del suo tempo, quando parlava, non in tutto era chiamato da Dio a superare il suo tempo (…) sia perché non era necessario, sia perché non era opportuno’.[4] Mentre non è affatto così, perché il divieto per la donna di insegnare è tuttora valido perché Parola di Dio anche per i nostri giorni. Chi lo infrange, permettendo alla donna di insegnare, va incontro a conseguenze funeste perché rimarrà sedotto, e gli Avventisti sono un esempio eloquente. Infatti i pionieri avventisti che permisero a Ellen White di insegnare, furono da lei sedotti a riguardo di molte cose, e non solo loro ma anche gli Avventisti di oggi sono rimasti sedotti dalla White perché questa donna, benché morta, continua a parlare per mezzo dei suoi numerosi scritti da loro pubblicati e diffusi per il mondo.

Diciamo adesso qualcosa a riguardo dell’ufficio di diacono. Per l’ufficio di diacono le cose sono diverse perché la Scrittura parla di una diaconessa, cioè Febe che era diaconessa della Chiesa di Cencrea.[5] Quindi la donna può, se ha i requisiti necessari, essere eletta diaconessa in una Chiesa dopo essere stata messa alla prova. E questo non contrasta con l’insegnamento dell’apostolo perché se si leggono i requisiti che devono avere coloro che vogliono diventare diaconi si noterà che tra di essi non c’è quello di “atto ad insegnare”: e questo perché il diacono, come dice anche la parola, deve svolgere un opera di assistenza e non un opera di ammaestramento nella Chiesa.

 


[1] 1 Tim. 3:2

[2] 1 Tim. 2:11-12

[3] Scuola del sabato, 1/86, pag. 91

[4] Rolando Rizzo, Stretti sentieri di libertà, pag. 44

[5] Cfr. Rom. 16:1-2