Dio non ha rigettato Israele come nazione, quantunque la maggior parte degli Israeliti non accetti Gesù come il Messia promesso; ed il tempio distrutto nel 70 d. C. sarà ricostruito

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Si rimane meravigliati nel sentire parlare gli Avventisti a riguardo di Israele nella maniera vista sopra, perché ciò mostra che essi non conoscono le Scritture. Ciò che essi dicono è falso e lo dimostreremo subito. Ora, come voi sapete Gesù fu rigettato dal popolo d’Israele, e difatti furono proprio i Giudei, i discendenti di Abrahamo secondo la carne, a condannarlo a morte e a darlo in mano a Ponzio Pilato affinché fosse crocifisso. La ragione che addussero fu che egli meritava la morte perché si era fatto Figliuolo di Dio. Tutto ciò non fu altro che l’adempimento di queste parole proferite dallo Spirito per mezzo di Davide: “Perché hanno fremuto le genti, e hanno i popoli divisate cose vane? I re della terra si son fatti avanti, e i principi si son raunati assieme contro al Signore, e contro al suo Unto”.[1] I popoli a cui il salmista fa riferimento sono i Gentili e il popolo d’Israele, e i re e i principi sono Erode, che al tempo governava sulla Galilea, e Ponzio Pilato che era governatore della Giudea, i quali nell’occasione diventarono amici. Dunque Gesù, il Messia promesso da Dio per mezzo dei suoi santi profeti, fu rigettato da Israele. Ma non proprio da tutto Israele, difatti un residuo di Israeliti accettarono Gesù come il Messia di Dio. Ora, per quanto riguarda la posizione odierna del popolo dei Giudei nei confronti di Gesù dobbiamo dire che essa a distanza di più di millenovecento anni dalla venuta di Cristo Gesù non è cambiata, perché ancora oggi solo un rimanente dei Giudei che sono nel mondo accettano Gesù come il Messia; la stragrande maggioranza di essi invece rigetta Gesù come il Messia. Ci sono degli ebrei ortodossi che si rifiutano persino di pronunciare il nome di Gesù di Nazareth, tanto è la loro avversione verso il suo nome.

Si badi bene però che il fatto che la maggior parte dei Giudei rigetti Gesù non significa che la parola di Dio sia caduta a terra; Paolo dice infatti: “Però non è che la parola di Dio sia caduta a terra; perché non tutti i discendenti da Israele sono Israele; né per il fatto che son progenie d’Abramo, son tutti figliuoli d’Abramo; anzi: In Isacco ti sarà nominata una progenie. Cioè, non i figliuoli della carne sono figliuoli di Dio: ma i figliuoli della promessa son considerati come progenie. Poiché questa è una parola di promessa: In questa stagione io verrò, e Sara avrà un figliuolo. Non solo; ma anche a Rebecca avvenne la medesima cosa quand’ebbe concepito da uno stesso uomo, vale a dire Isacco nostro padre, due gemelli; poiché, prima che fossero nati e che avessero fatto alcun che di bene o di male, affinché rimanesse fermo il proponimento dell’elezione di Dio, che dipende non dalle opere ma dalla volontà di colui che chiama, le fu detto: Il maggiore servirà al minore; secondo che è scritto: Ho amato Giacobbe, ma ho odiato Esaù. Che diremo dunque? V’è forse ingiustizia in Dio? Così non sia. Poiché Egli dice a Mosè: Io avrò mercé di chi avrò mercé, e avrò compassione di chi avrò compassione. Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia. Poiché la Scrittura dice a Faraone: Appunto per questo io t’ho suscitato: per mostrare in te la mia potenza, e perché il mio nome sia pubblicato per tutta la terra. Così dunque Egli fa misericordia a chi vuole, e indura chi vuole”.[2] Questo discorso di Paolo spiega come l’accettazione di Cristo da parte di un piccolo numero di Giudei e il suo rigetto da parte della maggioranza di essi siano cose che dipendano da Dio perché Egli fa misericordia a chi vuole e indura chi vuole. In altre parole, il motivo di questa situazione che si è venuta a creare nel mezzo del popolo dei Giudei è da ricercarsi nel proponimento dell’elezione di Dio che dipende non dalle opere ma dalla volontà di Colui che chiama. Ecco dunque perché la maggior parte dei Giudei rigetta Cristo, e solo un piccolo numero lo accetta, perché Dio ha indurato i primi e fatto grazia ai secondi, quantunque siano tutti discendenti di Abramo e di Isacco. Ma d’altronde, spiega Paolo, il fatto di essere discendenti di Abramo non significa per forza di cose essere figli di Abramo. Perché? Perché Abraamo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla libera, ma il figlio della promessa era Isacco e non Ismaele. Dio aveva infatti prestabilito di concludere il suo patto con Isacco, il figlio della libera, e non con Ismaele, il figlio della schiava. Dopo che nacquero Ismaele e Isacco, Dio disse ad Abramo: “E’ in Isacco che ti sarà nominata una progenie”. Ismaele era certamente progenie di Abramo, ma non fu costituito erede assieme ad Isacco; Dio lo benedisse, ma non concluse il suo patto con lui. Con Isacco avvenne una cosa simile, infatti sua moglie Rebecca partorì due figli gemelli generati da Isacco, ma Dio ancora prima che nascessero scelse Giacobbe, il minore; e rigettò Esaù, il maggiore, perché disse a Rebecca che il maggiore avrebbe servito il minore. E difatti Dio fece il suo patto con Giacobbe e non con Esaù. Tutto ciò, come dice Paolo, affinché rimanesse fermo il proponimento dell’elezione di Dio.

Evidentemente qualcuno potrebbe pensare che questo modo di agire sia ingiusto, quindi che Dio sia ingiusto, ma ciò va negato categoricamente perché Dio disse a Mosè: “Farò grazia a chi vorrò far grazia; e avrò pietà di chi vorrò aver pietà”.[3] Questo modo di comportarsi di Dio verso Israele era stato predetto da Dio in questa maniera: “Quand’anche il numero dei figliuoli d’Israele fosse come la rena del mare, solo il rimanente sarà salvato”,[4] ed anche: “Se il Signore degli eserciti non ci avesse lasciato un seme, saremmo divenuti come Sodoma e Gomorra”.[5] Questo residuo d’Israele dunque costituisce il residuo eletto secondo la grazia, residuo che assieme a tutti quei Gentili che hanno accettato Cristo, costituiscono la Chiesa di Dio, cioè l’assemblea dei riscattati, dei chiamati fuori da questo presente secolo malvagio. Questo perché in Cristo il muro di separazione è stato abolito, e Lui con la sua morte, dei due popoli ne ha fatto uno solo. E gli altri Giudei, cioè i disubbidienti? Essi sono stati indurati secondo che fu detto da Mosè: “Iddio ha dato loro uno spirito di stordimento, degli occhi per non vedere e degli orecchi per non udire, fino a questo giorno”[6]. Questo indurimento prodotto in loro da Dio, indurimento che li ha fatti cadere (o intoppare nella Parola), si è reso necessario per muovere Israele a gelosia e farlo indignare. Difatti tramite la loro caduta la salvezza è giunta ai Gentili, ed essi vedendo che i Gentili sono stati messi in grado di partecipare alla radice ed alla grassezza del loro ulivo, sono mossi a gelosia ed indignati contro di loro. Tutte cose che Dio disse avrebbe fatto verso Israele sin dai tempi di Mosè: “Io li moverò a gelosia con gente che non è un popolo, li irriterò con una nazione stolta”.[7] Il motivo? Per punire Israele a motivo del suo comportamento ribelle e caparbio tenuto nel deserto. Dio infatti poco prima disse: “Essi m’han mosso a gelosia con ciò che non è Dio, m’hanno irritato coi loro idoli vani”.[8] Questo ci ricorda che Dio è un vendicatore, e quanto vera sia la sua parola: “Come hai fatto, così ti sarà fatto”.[9] Dunque, possiamo dire che l’indurimento dei Giudei non è altro che l’adempimento della promessa di vendetta fatta da Dio a Mosè nei confronti del suo popolo ribelle, perché indurando molti di essi Dio ha fatto giungere la salvezza ai Gentili provocando i Giudei a gelosia verso di loro. Le cose sono strettamente collegate dunque. Ma il piano di Dio prevede che l’induramento parziale che si è prodotto in Israele un giorno cesserà. Ecco cosa ci dice Paolo: “Perché, fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi; che cioè, un induramento parziale s’è prodotto in Israele, finché sia entrata la pienezza dei Gentili; e così tutto Israele sarà salvato, secondo che è scritto: Il liberatore verrà da Sion; Egli allontanerà da Giacobbe l’empietà; e questo sarà il mio patto con loro, quand’io torrò via i loro peccati. Per quanto concerne l’Evangelo, essi sono nemici per via di voi; ma per quanto concerne l’elezione, sono amati per via dei loro padri; perché i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimento. Poiché, siccome voi siete stati in passato disubbidienti a Dio ma ora avete ottenuto misericordia per la loro disubbidienza, così anch’essi sono stati ora disubbidienti, onde, per la misericordia a voi usata, ottengano essi pure misericordia”.[10] Ora, come potete vedere Paolo ci dice qualcosa affinché non siamo presuntuosi. Questo qualcosa è che in Israele si è prodotto un induramento parziale che durerà fino alla pienezza dei Gentili. Allora tutto Israele sarà salvato perché Dio allontanerà da Giacobbe l’empietà e torrà via i loro peccati. Che qui Paolo parli di tutto il popolo d’Israele (cioè i Giudei secondo la carne) è evidente dal fatto che poco prima parla dell’induramento parziale che si è prodotto in Israele. Non si può quindi dire che quando Paolo dice che “tutto Israele sarà salvato” si riferisca alla Chiesa di Dio, come affermano invece gli Avventisti dicendo: ‘Il residuo (o rimanente) d’Israele salvato, più il residuo dei gentili salvati, uniti formeranno tutto Israele’.[11] E’ chiaro però che quando tutto Israele sarà salvato, esso entrerà a far parte della Chiesa di Dio, perché Cristo dei due popoli ne ha fatto uno solo, e in Lui non c’è né Giudeo e né Greco. Paolo spiega il perché Dio un giorno salverà tutto Israele; perché essi se da un lato sono nemici per quanto concerne l’Evangelo, dall’altro sono amati per via dei loro padri perché i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimento. Dio dunque non ha rigettato Israele come nazione; non lo respinse né nel deserto quando si ribellò ai suoi comandamenti, né dopo che entrò nel paese di Canaan e si mescolò con le nazioni prostituendosi dietro agli idoli muti, e neppure (dopo che il regno si divise in due regni) quando il popolo si abbandonò ad ogni iniquità al tempo dei profeti. I profeti furono oltraggiati, uccisi, ma Dio anche dopo che punì severamente Israele mandandolo in cattività ebbe pietà del suo popolo facendogli trovare compassione presso i popoli che lo dominavano e facendoli tornare sul suolo dato in eredità ai loro padri. Mi riferisco al ritorno dalla cattività adempiutosi ai giorni di Ciro, re di Persia, ritorno che portò i reduci a ricostruire il tempio;[12] in seguito, sotto il re Artaserse I Longimano (465-424 a. C.), furono ricostruite pure le mura (sotto la direzione di Nehemia). Gesù venne centinaia di anni dopo la ricostruzione delle mura, ma fu rigettato e ucciso dai Giudei così come lo erano stati prima di lui molti profeti di Dio. La vendetta di Dio anche in questo caso non si fece attendere molto; nel 70 d.C. infatti Dio mandò contro Gerusalemme l’esercito romano capeggiato da Tito e per mezzo di esso fece uccidere centinaia di migliaia di Giudei, e distruggere il tempio di Gerusalemme, e fece menare in cattività molti Giudei. Grande ira e distretta si abbatté sul popolo dei Giudei in quell’anno. Sicuramente molti in quei tempi pensarono che Dio aveva rigettato Israele come nazione; non c’è dubbio; perché ogni qual volta Dio ha esercitato i suoi giudizi contro questo popolo le nazioni hanno detto che Dio ha rigettato il suo popolo. E non solo a quei tempi ma anche nei secoli successivi, quando i Giudei si trovavano dispersi per il mondo senza una patria terrena. Oggetto di derisione per tutti, senza una patria, senza uno stato che li rappresentasse si trovavano un po’ da per tutto. Ma ecco che nella seconda metà del secolo scorso cominciò a farsi strada tra una parte degli Ebrei l’idea che era giunta l’ora di tornare sul suolo dato in eredità ai padri. Alcuni accolsero l’idea con molto entusiasmo, altri erano scettici, ed altri ancora si opposero violentemente a questo ritorno nella terra dei padri. Pian piano il numero di coloro che credettero nello stabilimento di un futuro Stato d’Israele sul suolo dei padri crebbe, fino a che con Teodoro Herzl fu fondato, nel 1897, il movimento sionista che aveva come scopo dichiarato la fondazione dello Stato d’Israele. Sotto la spinta di questo movimento ebraico si ebbero diverse ondate migratorie che portarono nello spazio di circa cinquanta anni mezzo milione circa di Ebrei in Palestina. Nel 1948, dopo una serie di avvenimenti che sarebbe troppo lungo raccontare in questa occasione, fu fondato lo Stato d’Israele.

Ora, a questo punto vorremmo domandare agli Avventisti; come fate ad affermare che questo ritorno di molti Giudei sul suolo che Dio diede ai loro padri, e che la fondazione dello Stato d’Israele dopo più di ben diciotto secoli non proceda da Dio? Come fate a dire simili cose quando basta leggere un po’ l’Antico Testamento per rendersi conto quante volte Dio è tornato ad avere pietà del suo popolo anche dopo che questo gli era stato ribelle? Basti pensare per esempio alla ribellione di Israele nel deserto; Israele non osservò la legge di Dio nel deserto, ripetutamente la trasgredì e fu giudicato da Dio, e quando Dio gli comandò di prendere possesso della terra di Canaan esso non ebbe fiducia in Dio e Dio a motivo della loro incredulità li punì non facendoli entrare nella terra promessa. Eppure vi fece entrare la generazione successiva perché egli è fedele e mantiene le sue promesse. Non è forse scritto che se siamo infedeli egli rimane fedele? Perché questo non è valido verso i Giudei, il popolo che Dio ha preconosciuto? Dio non ha riguardi personali, vero? Se quando noi, noi suo popolo, quando ci rendiamo infedeli possiamo sempre contare sulla fedeltà di Dio, perché i Giudei nonostante le loro infedeltà, benché abbiano rigettato Cristo, non debbano anche loro contare sulla fedeltà di Dio? Certo, qui si tratterebbe per adesso solo di un ritorno da parte di molti Giudei nella terra data ad Abrahamo, di un ristabilimento dello Stato d’Israele, ma ciò rimane sempre una dimostrazione della fedeltà di Dio. Se prima molti potevano dire ai Giudei: voi siete un popolo senza patria, non siete rappresentati da nessun Stato sulla terra, ora questo non può più essere loro detto. Perché loro hanno uno Stato che li rappresenta; ed anche se sono cittadini di un’altra nazione possono sempre ritornare in questo Stato e diventare cittadini di Israele. Certamente per i nemici di Israele, e per nemici non bisogna intendere solo gli Arabi, la fondazione dello Stato d’Israele è stata una umiliazione. Ma d’altronde si sa; Dio ha umiliato Israele quando questo si è innalzato contro di lui, ma ha altresì umiliato i suoi nemici e questo perché egli è giusto. Per tutti coloro che si innalzano arriva il tempo dell’abbassamento; per chi apre la bocca e sparla arriva il momento in cui Dio gli chiude la bocca. E dopo molti secoli durante i quali i nemici di questo popolo hanno aperto la bocca ripetutamente contro di esso ritenendolo non più una nazione, per Dio giunse il tempo di chiudergli la bocca ristabilendo lo Stato d’Israele sul suolo dato in eredità ad Abramo e alla sua progenie. Dunque noi riconosciamo nel ritorno di una parte dei Giudei sul suolo di Israele un opera compiuta da Dio. E come si potrebbe dire che ciò non è avvenuto per volere di Dio quando sappiamo che neppure un passero cade a terra senza il volere di Dio? Quando sappiamo che il cuore del re nella mano del Signore è come un corso d’acqua che lui volge dove gli piace? Ma vediamo ora di vedere quali sono le Scritture che si sono adempiute con questo rientro dei Giudei e la fondazione dello Stato d’Israele nel 1948? Isaia disse: “Poiché l’Eterno avrà pietà di Giacobbe, sceglierà ancora Israele, e li ristabilirà sul loro suolo…”.[13] Geremia disse: “Ecco, io li riconduco dal paese del settentrione, e li raccolgo dalle estremità della terra; fra loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e quella in doglie di parto: una gran moltitudine, che ritorna qua”.[14] Ed Ezechiele disse: “Perciò, dì alla casa d’Israele: Così parla il Signore, l’Eterno: Io agisco così, non per cagion di voi, o casa d’Israele, ma per amore del nome mio santo, che voi avete profanato fra le nazioni dove siete andati… Io vi trarrò di fra le nazioni, vi radunerò da tutti i paesi, e vi ricondurrò nel vostro paese…”, ed ancora: “Ecco, io prenderò i figliuoli d’Israele di fra le nazioni dove sono andati, li radunerò da tutte le parti, e li ricondurrò nel loro paese; e farò di loro una stessa nazione, nel paese, sui monti d’Israele…”.[15] Zaccaria disse: “Io li farò tornare dal paese d’Egitto, e li raccoglierò dall’Assiria;…”.[16] Queste non sono che alcune delle Scritture che hanno predetto il ritorno degli Ebrei nella loro terra. Gli Avventisti dunque alla luce di tutte queste Scritture errano grandemente nel non ritenere che il ritorno degli Ebrei sia l’adempimento delle Scritture.

Per quanto riguarda il tempio che fu distrutto nel 70 d. C. occorre dire che in base a delle Scritture presenti nel Nuovo Testamento dovrebbe essere ricostruito prima del ritorno in gloria di Cristo. Le Scritture sono le seguenti: “Or, fratelli, circa la venuta del Signor nostro Gesù Cristo e il nostro adunamento con lui, vi preghiamo di non lasciarvi così presto travolgere la mente, né turbare sia da ispirazioni, sia da discorsi, sia da qualche epistola data come nostra, quasi che il giorno del Signore fosse imminente. Nessuno vi tragga in errore in alcuna maniera; poiché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l’apostasia e non sia stato manifestato l’uomo del peccato, il figliuolo della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto quello che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e dicendo ch’egli è Dio”;[17] “Poi mi fu data una canna simile a una verga; e mi fu detto: Lèvati e misura il tempio di Dio e l’altare e novera quelli che vi adorano; ma tralascia il cortile che è fuori del tempio, e non lo misurare, perché esso è stato dato ai Gentili, e questi calpesteranno la santa città per quarantadue mesi”[18] (si tenga presente che quando Giovanni ebbe questa visione il tempio di Gerusalemme era stato già distrutto). Come potete vedere in questi due passi si parla di un tempio che non può non essere quello terreno di Gerusalemme. Si badi però che la ricostruzione di questo tempio, quantunque dovrà adempiersi prima del ritorno di Cristo, non annullerà il fatto che con la venuta di Cristo tutti coloro che sono stati salvati sono entrati a far parte dell’edificio spirituale che ha da servire di dimora a Dio per lo Spirito, cioè del suo tempio; e che il tempio terreno rimane sempre una figura delle cose celesti. In altre parole per noi credenti, anche quando sarà ricostruito il tempio a Gerusalemme, il tempio di Dio continuerà ad essere la Chiesa di Dio ed il tempio terreno continuerà ad essere ombra delle cose celesti. Certamente per i Giudei secondo la carne la sua ricostruzione avrà un grande significato, ma per noi non avrà lo stesso significato. E certamente, una volta che il tempio sarà ricostruito e sapendo che in quel tempio si sederà l’uomo del peccato dicendo di essere Dio, noi non potremo non riconoscere che la venuta dell’empio sarà ancora più vicina come pure naturalmente la venuta di Cristo che distruggerà l’empio col soffio della sua bocca e con l’apparizione della sua venuta.[19] Adesso come adesso, la ricostruzione del tempio nel posto dove si trovava quando fu distrutto pare impossibile, perché come voi sapete nel sito del tempio ora c’è una moschea araba la cui rimozione da parte del governo Israeliano scatenerebbe una guerra dei paesi arabi contro Israele. Comunque questo non costituisce un problema per Dio, perché Lui quello che ha detto lo farà avvenire a suo tempo e nei modi da lui stabiliti. Ma desiderano i Giudei ricostruire il tempio? Sì, infatti nel cuore di molti Giudei c’è il desiderio di vederlo ricostruito al posto dove era prima di essere distrutto. Ricordo che alcuni anni fa un fratello mi disse che aveva avuta notizia che la ricostruzione del tempio a Gerusalemme era imminente; essendo perplesso a riguardo volli telefonare all’ambasciata Israeliana qui a Roma per domandare se la cosa fosse vera; la prima risposta fu: ‘Magari fosse vero!’, e poi mi fu smentita la notizia. Comunque, ci sono dei gruppi di Ebrei ortodossi estremisti che sono pronti persino a fare saltare in aria la moschea araba per ricostruire il tempio. Gruppi però che non hanno il favore di molti Giudei perché la distruzione della moschea araba significherebbe una guerra di portata senza precedenti contro Israele. Guerra però che non impaurisce questi gruppi che ritengono che nel caso scoppiasse questa guerra il Messia verrà e combatterà per loro!

 


[1] Atti 4:25-26

[2] Rom. 9:6-18

[3] Es. 33:19

[4] Rom. 9:27

[5] Rom. 9:29

[6] Rom. 11:8

[7] Deut. 32:21

[8] Deut. 32:21

[9] Abdia 15

[10] Rom. 11:25-31

[11] Scuola del sabato, 2/90, pag. 198

[12] Cfr. Esd. Cap. 1-6

[13] Is. 14:1

[14] Ger. 31:8

[15] Ez. 36:22,24; 37:21-22

[16] Zacc. 10:10

[17] 2 Tess. 2:1-4

[18] Ap. 11:1-2

[19] 2 Tess. 2:8