Il battesimo con lo Spirito Santo e i doni dello Spirito Santo

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La dottrina avventista

Il battesimo con lo Spirito Santo si riceve quando si viene battezzati in acqua; i doni dello Spirito Santo (tra cui quello delle lingue) seguono il battesimo

Gli Avventisti insegnano che quando un’anima che ha creduto viene battezzata in acqua riceve il dono dello Spirito Santo o il battesimo con lo Spirito Santo. Ecco come due autorevoli Avventisti italiani si esprimono a tale riguardo.

Antonio Caracciolo dice: ‘Dopo essere stata convinta di peccato e giustificata per la grazia di Dio in virtù della sua fede, l’anima è condotta dallo Spirito stesso verso l’esperienza successiva della nuova nascita. Ed è ancora Lui, lo Spirito, che compie il miracolo del rinnovamento interiore dell’anima già morta nei falli e nei peccati (Giovanni 3:5-8; Efesini 2:1). La menzione dell’acqua accanto allo Spirito nell’appello di Gesù a Nicodemo è certamente un’allusione al battesimo, l’indispensabile segno esteriore del rinnovamento interiore operato dallo Spirito Santo (Tito 3:5). E’ col battesimo che lo Spirito si insedia nel cuore dell’uomo rinato spiritualmente e prende possesso della sua vita: ‘… ciascun di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo… e voi riceverete il dono dello Spirito Santo’ Atti 2:38. (…) Se non c’è stato il battesimo dello Spirito, il battesimo di sola acqua è stato niente più che un atto formale, un atto privo di qualunque valore salvifico….’.[1]

Ivo Fasiori afferma: ‘L’importanza del dono dello Spirito come mezzo di ‘unzione’ distingue il battesimo cristiano da quello di Giovanni. Questo era solo un battesimo d’acqua per il ravvedimento, l’altro è un battesimo d’acqua e di Spirito insieme’.[2]

Qualcuno allora dirà: ma allora gli Avventisti escludono che quando si viene battezzati con lo Spirito Santo ci si debba mettere a parlare in altre lingue secondo che lo Spirito dà di esprimersi? Sì, lo escludono infatti per gli Avventisti le lingue (che loro chiamano sempre il dono delle lingue) non sono il segno esteriore che attesta che il credente è stato battezzato con lo Spirito Santo. Ecco come Antonio Caracciolo si esprime a tale proposito: ‘… è opportuna una chiarificazione per non correre il rischio di inciampare nell’equivoco pericoloso del neo-pentecostalismo.[3] (…) non ha alcun fondamento nella Scrittura l’idea che un cristiano che non abbia ricevuto un carisma eclatante – quale potrebbe essere il dono delle lingue o il dono di guarigione – non ha ricevuto il dono dello Spirito (…). I carismi sono dispensati ai cristiani battezzati dallo Spirito Santo a sua esclusiva discrezione, non secondo le loro vedute e preferenze. (…) il dono delle lingue, spesso invocato dai neocarismatici quale segno immancabile dell’avvenuto battesimo dello Spirito, è solo uno dei doni spirituali e non deve essere confuso col carisma che ricevettero gli apostoli nel giorno della Pentecoste. (…) Parecchie volte Luca riporta negli Atti episodi di conversioni singole o collettive seguite dal battesimo: i tremila alla Pentecoste, i credenti di Samaria, l’etiope, Saulo da Tarso, Lidia di Tiatiri e i suoi familiari, il carceriere di Filippi e i suoi congiunti, i neoconvertiti di Corinto. Non è pensabile che in tutti questi casi di conversione suggellata dal battesimo non fosse stato impartito ai neoconvertiti il dono dello Spirito Santo (nel caso dei Samaritani questo è detto espressamente), eppure in nessuno di essi si accenna a manifestazioni sovrannaturali, quali il parlare in altre lingue, come segno dell’avvenuto battesimo di Spirito Santo. Nelle due eccezioni riportate prima (nota mia: i casi di Cornelio e quelli di casa sua, e dei circa dodici discepoli di Efeso) sembra evidente che la manifestazione dello Spirito attraverso il dono delle lingue servisse come segno necessario e incontestabile della sua presenza in circostanze in cui sarebbe stato difficile riconoscerla. Nella prassi ordinaria, come si è visto, questo non succedeva’.[4]

Per riassumere le cose viste fino a questo punto diciamo quanto segue; 1) per gli Avventisti quando si viene battezzati in acqua si viene anche battezzati con lo Spirito Santo (faccio notare però che loro usano l’espressione battezzati di Spirito); 2) il fatto che nel Nuovo Testamento alcune volte il battesimo con lo Spirito Santo sia disgiunto dal battesimo in acqua (come nel caso dei discepoli a Pentecoste e dei credenti di Samaria e di Cornelio e i suoi) costituisce un evento del tutto eccezionale, perché di solito il dono dello Spirito Santo veniva conferito al battesimo in acqua; 3) le lingue (che ripeto loro chiamano sempre dono delle lingue) non sono il segno comprovante che il credente è stato battezzato con lo Spirito Santo.[5] Gli Avventisti non negano che a Pentecoste, a casa di Cornelio, e ad Efeso nel caso di quei circa dodici discepoli, quando i credenti ricevettero il dono dello Spirito Santo, i credenti in questione si misero a parlare in altre lingue, ma fanno notare che questo dono ricevuto da quei credenti, consisteva nel parlare del Vangelo agli stranieri nelle loro lingue senza averle imparate. Jean Zurcher per esempio dice: ‘A che cosa servirebbe infatti il dono delle lingue se non fosse lo strumento miracoloso per comunicare l’Evangelo agli uomini di altre lingue come è accaduto alla Pentecoste?’.[6] A sostegno di questa dottrina gli Avventisti prendono le seguenti parole di Ellen White che si riferiscono al parlare in lingue verificatosi il giorno della Pentecoste: ‘La diversità di lingue sarebbe stato un grande ostacolo per la proclamazione del Vangelo; Dio perciò scelse un modo miracoloso per colmare la lacuna degli apostoli in questo ambito. Lo Spirito Santo fece per loro ciò che essi non avrebbero potuto compiere da soli in tutta la vita. Ora potevano predicare le verità del Vangelo ovunque, parlando con precisione le stesse lingue di coloro ai quali testimoniavano. Questo dono miracoloso era la prova del fatto che la loro missione aveva ottenuto l’approvazione di Dio. Da allora in poi la lingua dei discepoli fu pura, semplice e corretta, sia che parlassero nella loro lingua nativa che in lingua straniera (…) I sacerdoti e i capi del popolo (…) avevano messo a morte il Nazareno, ma ora i suoi servitori, illetterati galilei, raccontavano in tutte le lingue parlate, la storia della sua vita e del suo ministero’. [7] Questa è la maniera in cui gli Avventisti interpretano le lingue presenti nel libro degli Atti degli apostoli.

E circa le lingue di cui parla Paolo ai Corinzi? In questo caso propongono due interpretazioni.

La prima ‘vede nel dono delle lingue descritto da Paolo lo stesso dono di xenoglossia descritto da Luca negli Atti’,[8] ritenendo però che ci siano delle differenze tra il dono delle lingue descritto negli Atti e quello descritto da Paolo ai Corinzi. Le differenze sono le seguenti. 1) Negli Atti il dono è equivalente alla profezia mentre ai Corinzi il dono è inferiore alla profezia; 2) negli Atti chi parla in lingue si indirizza agli uomini, mentre ai Corinzi chi parla in lingue si indirizza a Dio e non agli uomini; 3) negli Atti tutti comprendono chi parla in lingue ed egli parla delle cose grandi di Dio, mentre ai Corinzi nessuno comprende chi parla in lingue, perché egli proferisce misteri; 4) negli Atti gli oratori edificano chi li ascolta, mentre ai Corinzi chi parla in lingue non edifica la chiesa, ma se stesso; 5) negli Atti non si richiede interpretazione, mentre ai Corinzi è necessaria l’interpretazione; 6) negli Atti il risultato è l’evangelizzazione e la conversione, mentre ai Corinzi il risultato è l’allontanamento dei non credenti.[9] Coloro che sostengono questa interpretazione ‘affermano che tutte queste differenze derivano dal fatto che i Corinzi avevano fatto un cattivo uso del dono, anzi lo avevano falsato! Infatti, essi avevano trasformato, sotto l’influsso delle loro vecchie tradizioni pagane, il dono delle lingue da un potente mezzo evangelistico a una specie di ‘oracolo’ cristiano’.[10]

La seconda interpretazione sostiene che ‘il dono descritto da Paolo non sia xenoglossia, ma si tratti di vera glossolalia, cioè il parlare con lingue e suoni sconosciuti agli esseri umani, ma dettati dallo Spirito. Si tratterebbe di ‘sospiri ineffabili’, di un ‘linguaggio degli angeli’.[11] In questo caso le ragioni addotte per differenziare il dono descritto in Atti da quello descritto nella prima epistola ai Corinzi sono le seguenti: 1) ‘il dono delle lingue descritto da Atti 2 fu della massima importanza per l’evangelizzazione; perché, Paolo, se descrive lo stesso dono, lo mette all’ultimo posto, e lo deprezza così tanto rispetto alla profezia, mentre in Atti 2:17 i due vengono messi sullo stesso piano?’[12]; 2) ‘le frasi chi parla in lingue non parla agli uomini, ma a Dio’ ‘edifica se stesso’, ‘parlino a se stessi e a Dio’ sono difficilmente comprensibili se si interpretano le ‘lingue’ come ‘lingue straniere’; in che modo un credente potrebbe essere edificato parlando a se stesso in una lingua che non capisce?’;[13] 3) ‘tutto il cap 14 di 1Corinzi spiega chiaramente che ‘nessuno capisce’ chi parla in lingue. Ma se si fosse trattato di lingue straniere, senz’altro qualcuno (visitatore?) avrebbe potuto riconoscere qualche parola nella sua lingua! Inoltre per capire il glossolalo era necessario avere il dono dell’interpretazione…., però se si fosse trattato di lingue straniere sarebbe stato necessario solo un traduttore o interprete senza bisogno di un dono particolare dello Spirito!’;[14] 4) ‘Se a Corinto si fosse trattato solo di un cattivo uso del dono di parlare lingue straniere, perché Paolo non lo ha corretto dicendo ai Corinzi: Questo dono è per l’evangelizzazione! Non usatelo per voi soli, ma per gli increduli. Invece Paolo dice: Quanto al parlare in lingue non impeditelo’;[15] 5) ‘Paolo indica chiaramente che il dono delle lingue manifestato a Corinto è un dono vero, voluto dallo Spirito, non una contraffazione ed egli lo raccomanda e dice che parla in lingue più di tutti. E’ anche evidente che i Corinti usavano male tale dono e gli davano un importanza eccessiva!’.[16]

Adesso vediamo cosa dicono gli Avventisti sui doni. Nel loro Dizionario si legge: ‘Alcuni evangelici sostengono che i doni più spettacolari (cioè: miracoli, guarigioni, lingue e interpretazione delle lingue) sono cessati con la fine della redazione dell’ultimo libro biblico (…) Però basta leggere 1Cor 13:8-12 per rendersi conto che Paolo pensa ai doni come qualcosa che sarà abolito solo al ritorno di Gesù’.[17] Dunque, gli Avventisti affermano chiaramente che loro credono che i doni dello Spirito Santo sono anche per la Chiesa di oggi. Come abbiamo visto però, gli Avventisti per dono delle lingue intendono la capacità di evangelizzare in lingue straniere mai imparate, tranne però – solo per alcuni di loro – nel caso delle lingue di Corinto dove il dono delle lingue era un parlare a Dio e non agli uomini ed occorreva il dono dell’interpretazione delle lingue affinché la chiesa ne potesse beneficiare. Nel caso invece di coloro che sostengono che anche le lingue di Corinto sono uguali a quelle degli Atti[18] ‘nel caso di una traduzione, colui che parla una lingua straniera eguaglia il profeta, poiché sia dall’uno che dall’altro la chiesa riceve edificazione’.[19] Questo per ciò che riguarda le lingue e interpretazione delle lingue.

Per quanto riguarda la fede essi dicono che non è quella comune a tutti i cristiani, ‘ma un tipo particolare di fede che consente di compiere cose straordinarie’.[20]

Il dono di guarigione è simile a quello degli Atti e quantunque qualsiasi cristiano può pregare per la guarigione di una malattia ‘chi ha il dono di guarigione è diretto particolarmente da Dio a guarire le persone da Lui scelte’.[21] A riguardo però di questi doni di guarigioni è doveroso dire che gli Avventisti dicono anche che i ‘guaritori’ di cui si parla in 1 Corinzi 12:9,28 sono ‘tutti coloro che operano nel campo sanitario. [Non si tratta di ‘guaritori’ nel significato che il termine ha assunto oggi, ma la Bibbia usa questo termine e noi lo riportiamo nel suo contesto]. Oggi Dio si serve della medicina, ufficiale, là dove viene praticata con impegno, per ridare la salute a tante persone’.[22] Come mai parlano così? Perché Ellen G. White, che vi ricordo per loro aveva il dono di profezia, ebbe a dire: ‘Cristo operò mediante la predicazione della Parola e il sollievo della sofferenza con miracoli di guarigione. Però in base alle istruzioni che ho ricevute noi oggi non possiamo lavorare in questo modo, perché Satana eserciterà il suo potere compiendo i miracoli. I servitori di Dio ora non potrebbero agire per mezzo di miracoli, perché saranno operate anche false guarigioni facendole passare per divine. Per questo motivo il Signore ha indicato il modo in cui il suo popolo deve svolgere attività di guarigione fisica combinata con l’insegnamento della Parola. Si debbono istituire ospedali ed a questi collegare degli operai che svolgeranno opera medico-missionaria. Sarà così esercitato un influsso di protezione a favore di quanti vengono a farsi curare da noi’.[23] Faccio presente però che la stessa White parlò di guarigioni fisiche avvenute nel loro mezzo ricorrendo alla preghiera a Dio e all’unzione dell’olio, e che lei parlò a favore della preghiera sul malato ungendolo d’olio nel nome del Signore di cui parla Giacomo.[24]

Il dono di potenza di operare miracoli ‘dà la capacità di compiere miracoli di vario genere’.[25]

Per quanto riguarda il dono di parola di conoscenza e il dono di parola di sapienza essi dicono che sono collegati al dono dell’insegnamento; la parola di conoscenza infatti è ‘la capacità di apprendere le verità spirituali e di presentarle agli altri in modo ordinato’,[26] e la parola di sapienza è ‘il dono della saggezza e di comunicare questa saggezza ad altri’.[27]

A proposito del dono di profezia viene detto che a questo dono ‘è legato quello di rivelazione, cioè la comunicazione da parte di Dio di cose altrimenti non conoscibili (chiamate a volte da Paolo ‘i misteri),[28] e che con questo dono ‘viene associato anche quello del ‘discernimento degli spiriti’ cioè il dono di distinguere i veri dai falsi profeti e le vere manifestazioni dello Spirito dalle contraffazioni’.[29] Sempre a proposito di questo dono gli Avventisti dicono: ‘Come popolo Avventista crediamo (…) che il dono di profezia si è manifestato in seno alla chiesa del rimanente (…). Questo dono si è manifestato all’interno della Chiesa Avventista nel ministero svolto da E. G. White. Accettiamo i suoi scritti come procedenti dal dono profetico..’.[30]

 


[1] Antonio Caracciolo ‘La persona e l’opera dello Spirito Santo’ in Il Messaggero Avventista, Gennaio 1989 pag. 8. Nel Dizionario di dottrine bibliche ciò è confermato in questi termini: ‘L’uomo rigenerato riceve lo Spirito Santo all’atto del battesimo e il suo corpo diventa il tempio dello Spirito Santo’ (pag. 386).

[2] Ivo Fasiori ‘Chiamati a essere ‘cristi’ ’, in Il Messaggero Avventista, Marzo 1984, pag. 41

[3] Gli Avventisti usano parole dure nei confronti del movimento pentecostale. Un esempio di ciò lo abbiamo in queste parole di Adelio Pellegrini che commentando il passo dell’Apocalisse: “E operava grandi segni, fino a far scendere del fuoco dal cielo sulla terra in presenza degli uomini’ (Ap. 13:13), che vi ricordo si riferisce alla bestia che sale dalla terra, dice tra le altre cose: ‘Riteniamo però che sia più corretto e in armonia con tutto il contesto del capitolo, comprendere la realizzazione di questo versetto in ambito religioso. Ci sembra che esista un fenomeno che va di pari passo con la manifestazione di benessere del papato: il neo pentecostalismo, che si esprime con il presunto battesimo dello Spirito, il dono di parlare in lingue, di compiere guarigioni, e così via. Il fenomeno carismatico o pentecostale, sorto in campo evangelico all’inizio del secolo, aveva suscitato forti reazioni. Nel 1963 questo fenomeno si era esteso in più di quaranta chiese protestanti e nel 1967 è entrato anche nella Chiesa Cattolica (…). Pensiamo che si tratti di un fenomeno che realizzi anche quanto annunciato da Gesù in Matteo 24:24. Il segno distintivo di questo fenomeno è il dono delle lingue. Giovanni dice che ‘faceva scendere del fuoco dal cielo sulla terra in presenza degli uomini’. Il fuoco dal cielo è una espressione favorita dai pentecostali e dai neo pentecostali per indicare il battesimo dello Spirito Santo. Il Battista, annunciando l’opera del Cristo, diceva: ‘Vi battezzerà con lo Spirito Santo e col fuoco’; infatti, la discesa dello Spirito Santo si manifestò alla Pentecoste con ‘delle lingue di fuoco’. Il fenomeno che investì gli apostoli e permise loro di farsi comprendere da quanti erano presenti a Gerusalemme, non ha nulla a che veder con questa nuova manifestazione dello Spirito’ (citato da Dal flauto dolce ai timpani, a cura di Rolando Rizzo, Trento 1994, pag. 182-183). Naturalmente anche dietro queste folli affermazioni c’è la White con i suoi cosiddetti consigli ispirati. Ecco alcune sue parole citate sul Messaggero Avventista: ‘Alcuni di loro hanno ciò che chiamano dei doni e dicono di averli ricevuti dal Signore. Essi pronunciano delle parole incomprensibili che chiamano lingua straniera, ma che è straniera non soltanto per gli uomini ma anche per il Signore. Doni simili sono di origine umana e di ispirazione satanica. (…) Non lasciamoci sedurre da queste contraffazioni dei doni dello Spirito. Siamo molto prudenti’ (Yvan Roullet, ‘Il dono delle lingue’, in Il Messaggero Avventista, n° 2, 1970, pag.7). Che diremo? E’ vero che ci sono delle contraffazioni del battesimo con lo Spirito Santo e dei doni dello Spirito Santo in mezzo al movimento pentecostale, ma questo non deve portare nessuno a rigettare tutto ciò che va sotto il nome di manifestazione dello Spirito, perché in mezzo a questo movimento ci sono dei veri battesimi con lo Spirito Santo e dei veri doni dello Spirito Santo. Chi parla contro di essi, come fanno stoltamente anche gli Avventisti, sappia che Gesù ha detto: “ma a chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello avvenire” (Matt. 12:32).

[4] Antonio Caracciolo, in op. cit., pag. 9. Nel Dizionario di dottrine bibliche viene affermato lo stesso concetto in maniera diversa: ‘E’ dunque lecito distinguere due forme di battesimo dello Spirito nel NT: l’una eccezionale, straordinaria, inconsueta, mirata a conferire agli uomini investiti da Gesù Cristo di un mandato speciale – l’evangelizzazione del mondo – la potenza necessaria per eseguirlo; l’altra ordinaria, comune, ripetibile, necessaria per suggellare il fatto nuovo della rinascita spirituale in Cristo testimoniata attraverso il battesimo (…) Giova ribadire che nel NT il battesimo di Spirito disgiunto dal battesimo d’acqua risulta essere un evento assolutamente eccezionale…’ (pag. 388).

[5] Questo gli Avventisti lo affermano basandosi sulle seguenti parole dette da Ellen White: ‘In futuro noi avremo delle speciali prove (segni) dell’influsso dello Spirito di Dio, specialmente nei momenti in cui i nostri nemici si accaniranno contro di noi. Verrà il tempo che vedremo delle cose strane, ma in che modo? Saranno simili ad alcune delle esperienze fatte dai discepoli una volta ricevuto lo Spirito Santo dopo l’ascensione di Gesù? Io non posso dirlo’ (Mns 15, 1908, pubblicato in Review and Herald, 17 agosto 1972; citato da Arthur White, I pionieri avventisti ed Ellen White di fronte al problema carismatico, Firenze 1985, pag. 108). Ella non poteva dirlo perché nella sua vita non aveva sperimentato il battesimo con lo Spirito Santo con l’evidenza del parlare in altra lingua (come lo avevano sperimentato gli apostoli e i discepoli del Signore il giorno della Pentecoste), altrimenti non avrebbe detto una simile cosa. Che la White non avesse sperimentato il battesimo con lo Spirito è confermato dalle seguenti parole di Arthur White: ‘Ella ripetutamente parlò di essere abbondantemente impregnata di Spirito, però non abbiamo notizia che abbia mai parlato in una lingua sconosciuta o in altra lingua che non fosse quella inglese’ (Arthur White, op. cit., pag. 119). E’ vero che la White parlò diverse volte del bisogno del battesimo con lo Spirito Santo, ma mai collegò il parlare in altre lingue a questo battesimo. Come dice Arthur White: ‘L’indice degli scritti di Ellen White contiene 31 riferimenti specifici al battesimo dello Spirito Santo. In nessuno di questi casi ella collega l’estatico parlare in lingue col battesimo in questione, né storicamente, né profeticamente’ (Ibid., pag. 120). La conclusione inevitabile a cui giungono quindi gli Avventisti è che il parlare in altra lingua non è il segno attestante l’avvenuta ricezione del battesimo con lo Spirito Santo. L’autorità delle parole della White dunque ancora una volta viene posta sopra quella degli Scritti sacri. Questa è una ulteriore conferma di come per gli Avventisti le Scritture non ‘costituiscono lo standard per mezzo di cui tutti gli altri scritti devono essere giudicati’ e che essi non giudicano quello che ha detto la White mediante la Parola di Dio.

[6] Jean Zurcher ‘Tacciansi le donne?’ in Il Messaggero Avventista, Marzo 1983, pag. 40. Cfr. Dizionario di dottrine bibliche, pag. 199-200; Georges Stèveny ‘Parleranno in lingue nuove…’, in Il Messaggero Avventista, Dicembre 1989, pag. 182-183;

[7] Ellen G. White, Gli uomini che vinsero un impero, Impruneta, Firenze 1989, pag. 25-26. Nel libro La speranza dell’uomo la White conferma ciò dicendo: ‘Fu loro [ai discepoli] promessa una nuova effusione di Spirito. Dovendo predicare tra le altre nazioni, i discepoli avrebbero ricevuto la capacità di parlare in altre lingue. Sebbene gli apostoli e gli altri discepoli fossero uomini senza istruzione, per l’effusione dello Spirito che avvenne nel giorno della Pentecoste, appresero a parlare un linguaggio puro, semplice e corretto, sia che si esprimessero nel proprio idioma, sia in una lingua straniera’ (La speranza dell’uomo, pag. 586).

[8] Dizionario di dottrine bibliche, pag. 200

[9] Cfr. Dizionario di dottrine bibliche, pag. 200-201

[10] Ibid., pag. 201

[11] Ibid., pag. 201. ‘Il parlare una lingua originata dallo Spirito per esprimere attraverso labbra umane le meraviglie del cielo’ (Ibid., pag. 202)

[12] Ibid., pag. 201

[13] Ibid., pag. 201

[14] Ibid., pag. 202

[15] Ibid., pag. 202

[16] Ibid., pag. 202

[17] Ibid., pag. 57-58

[18] Solo che i Corinzi sotto l’influsso di costumi pagani si erano dati ad una forma di parlare in lingue propria della mistica pagana per cui Paolo fu costretto a scrivergli allo scopo ‘di eliminare molto caritatevolmente e a poco a poco le abitudini pagane della chiesa di Corinto di un certo parlare in lingua proprio del glossario degli adoratori di idoli’. (Jean Zurcher in op. cit., pag. 42)

[19] Jean Zurcher ‘Tacciansi le donne?’ in Il Messaggero Avventista, Marzo 83, pag. 41

[20] Dizionario di dottrine bibliche, pag. 59

[21] Ibid., pag. 60

[22] Scuola del sabato, 2/95, pag. 85-86

[23] Citato da Arthur White, I pionieri avventisti ed Ellen White di fronte al problema carismatico, pag. 116. Faccio presente a riguardo della guarigione una contraddizione non piccola nell’agire degli Avventisti; molti Avventisti infatti ricorrono a pratiche e tecniche del New Age, come per esempio l’omeopatia e l’agopuntura, per ottenere la guarigione da alcune malattie.
In merito all’omeopatia va detto quanto segue. L’omeopatia (‘affezione uguale’ o ‘simile’) è un tipo di medicina alternativa fondata da Samuel Hahnemann (1755-1843), un dottore tedesco che credeva tra le altre cose nella reincarnazione e nell’avvento dell’Era dell’Acquario. Secondo l’omeopatia ‘le malattie degli uomini non provengono da una sostanza o umore, ossia da una materia di malattia, ma che esse sono soltanto alterazioni spirituali (dinamiche) della forza di tipo spirituale (Forza Vitale, Principio Vitale) che vivifica il corpo degli uomini … La guarigione può avvenire soltanto per reazione della Forza Vitale al medicamento appropriatamente scelto’ (Samuel Hahnemann, Organon, Prefazione). In altre parole l’omeopatia vede l’uomo come un’espressione individuale dell’energia universale: perché esisterebbe una forza vitale essenziale eterna che, vibrando, crea delle onde e l’uomo sarebbe una di queste onde riflesse che riflette la natura divina della forza vitale. E la malattia sarebbe un’espressione della debolezza della forza vitale. Il medicamento quindi è teso a curare la forza vitale cioè a rafforzarla per metterla in grado di espellere il male dal corpo. Si legge nell’Enciclopedia Medica Italiana infatti: ‘… i medicamenti non agiscono materialmente, ma per le forze immateriali dinamiche in essi presenti e capaci di risvegliare le forze vitali dell’organismo. (…) dato che la guarigione non è la materia, ma la forza misteriosa che si estrinseca dal farmaco, bisognerà far di tutto perché questa energia residua si manifesti; e ciò si otterrà, oltreché col ridurre la materia ai minimi termini, anche coll’imprimere a essa un determinato numero di scuotimenti’ (Enciclopedia Medica Italiana, Firenze 1983, Vol. 10, 1643). Ricordiamo che il medicamento omeopatico consiste in piccole dosi di un rimedio che in pazienti sani produrrebbe i sintomi del male da curare nel paziente malato. Questo perché secondo l’omeopatia vale il principio similia similibus curantur (simile cura simile).
A riguardo dell’agopuntura va detto quanto segue. L’agopuntura è un metodo di cura delle malattie che ha avuto origine in Cina migliaia di anni fa. Oggi è molto diffuso anche in Europa; secondo alcune stime infatti sarebbero alcune migliaia i medici che in Europa fanno uso dell’agopuntura per curare gli ammalati. Ma per parlare di questa così decantata arte di guarire cinese, occorre prima parlare di quello che viene insegnato a riguardo della struttura umana da parte di coloro che insegnano l’agopun­tura; insomma bisogna spiegare su che cosa si fonda l’agopuntura. Secondo quello che è insegnato sull’agopuntura, il vento solare ed altre forze centripete che vengono dal cielo entrano in rela­zione con la forza centrifuga proveniente dalla terra. Il corpo umano sarebbe formato appunto dalla collisione di queste due forze. Questa collisione produce delle spirali che formano i due lobi del cervello ed i più importanti organi vitali; queste spirali arrivano al centro e poi si espandono verso l’esterno, producendo le gambe, le braccia, le orecchie, il naso, gli occhi, ecc. Gli esperti di agopuntura spiegano questo concetto anche in questa maniera: queste due forze principali chiamate il Ki del Cielo e il Ki della Terra (la parola ‘Ki’ indica della energia elettromagnetica) dopo la collisione producono un ‘fantasma elettromagnetico’ (una specie di uomo interno magnetico). Quindi l’uomo assorbe dell’energia elettromagnetica dall’atmosfera attorno a lui, e questa energia lo carica come ‘una batteria’. Questa energia è ricevuta dal corpo umano mediante dei piccoli punti (punti d’agopuntura) sparsi su tutta la superficie del corpo umano; essi sono delle piccole bocche formate a spirale che si trovano sotto la superficie della pelle e sono collegate tra loro da sottilissimi canali di flusso (meridiani). Di questi punti ce ne sarebbero sul corpo umano circa 365 collegati tra loro da 14 meridiani. L’energia scorre in maniera omogenea sulla superficie del corpo, a meno che non si mangi male; in questo caso i punti terminali si bloccano, l’energia elettro­magnetica stagna presso i punti, e si cominciano ad avvertire dei dolori qua e là soprattutto su questi punti. Bisogna quindi sblocca­re questi punti otturati affinché l’energia ritorni a scorrere regolarmente e i dolori scompaiano; e in che maniera? Tramite degli aghi: viene inserito un ago nel punto adatto ed al momento giusto e nel modo corretto, che provoca una specie di minuscola esplosione che libera l’ener­gia bloccata in quel punto. Oltre all’uso di aghi ci sono altri due metodi usati per ‘sbloccare’ l’energia nei punti. Quello che consiste in uno stimolo effet­tuato mediante pressione delle dita (da cui il nome di agopressione o massaggio Shiatzu) sui punti d’agopuntura. E quello chiamato Moxa: moxa è una pianta le cui foglie mediante una particolare manipo­lazione vengono rese simili ad una spugna, secca e morbida. Questo materiale viene confezionato a forma di cono e posto sul punto da trattare e quindi bruciato stimolando il punto d’agopun­tura.
E’ dunque veramente contraddittorio dire da parte degli Avventisti che non si può più adottare il metodo di lavoro di Cristo, e poi andare a rifugiarsi in pratiche di medicina alternativa che affondano le loro radici nell’occultismo e nell’esoterismo.

[24] Cfr. Arthur White, op. cit., pag. 109-114

[25] Dizionario di dottrine bibliche, pag. 60

[26] Ibid., pag. 59

[27] Ibid., pag. 59

[28] Ibid., pag. 59

[29] Ibid., pag. 59

[30] Ibid., pag. 384