Alcune parole conclusive sulla Trinità

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Nell’Antico Testamento la Trinità non fu rivelata nella stessa maniera in cui è stata rivelata con la venuta di Cristo. In effetti leggendo il Nuovo Testamento, la vita di Gesù, gli Atti degli apostoli, e tutte le epistole, il fatto che la Divinità sia composta dal Padre, dal Figliuolo e dallo Spirito Santo appare più chiaro di quanto lo sia nelle Scritture dell’Antico Testamento. Con questo vogliamo dire che se leggendo l’Antico Testamento la Trinità appare un po’ nascosta, un po’ in penombra, leggendo il Nuovo essa appare evidente, così evidente che non può essere negata. I Giudei al tempo di Gesù (come anche quelli di oggi) per esempio non credevano nella Trinità; per loro c’era solo un Dio (formato solo da una persona) e fuori di lui non c’era un altro Dio e questa concezione di Dio li portò a perseguitare Gesù, il Figlio dell’Iddio vivente, perché questi chiamando Dio suo Padre si faceva uguale a Dio. Per loro questo significava oltraggiare Dio, togliere a Dio la sua unicità e indivisibilità. Eppure nelle Scritture era scritto che il Messia, cioè l’Unto dell’Eterno, sarebbe stato Dio come per esempio quando nei Salmi si legge: “Il tuo trono, o Dio, è per ogni eternità; lo scettro del tuo regno è uno scettro di dirittura. Tu ami la giustizia e odii l’empietà. Perciò Iddio, l’Iddio tuo, ti ha unto d’olio di letizia a preferenza de’ tuoi colleghi”[1] o quando Isaia dice del fanciullo che sarebbe nato che sarebbe stato chiamato Dio potente, Padre eterno, e Emanuele. Come anche che il Messia sarebbe stato il Figlio di Dio secondo che era stato detto: “Ei mi sarà figliuolo, ed io gli sarò padre”,[2] quindi essi non avrebbero dovuto scandalizzarsi a motivo delle parole di Gesù; ma accecati da Dio non poterono comprendere che Gesù nel definirsi Figlio di Dio, e quindi Dio, non bestemmiava per nulla contro Dio ma esprimeva semplicemente quello che era stato predetto di lui dalla Scrittura.

Nell’Antico Testamento ci sono tanti passi che sembrano escludere la Trinità; ma è solo un’apparenza. Per esempio il passo nella legge che dice: “Ascolta, Israele: l’Eterno, l’Iddio nostro, è l’unico Eterno”,[3] non esclude la Trinità. Questa unicità si può paragonare all’unicità che esiste tra marito e moglie; secondo la Scrittura l’uomo e la donna quando si uniscono sono una stessa carne. Gesù lo confermò questo quando disse: “Talché non son più due, ma una sola carne”.[4] Ma nessuno ardirebbe dire che questo passo significhi che essi si sono fusi l’uno con l’altro in maniera da formare un solo essere fisico o che essi abbiano cessato di essere distinti l’un dall’altro quanto al carattere e alla personalità; piuttosto si deve riconoscere che le persone continuano ad essere due, di differenti sessi, con due caratteri diversi e due personalità diverse. Nella stessa maniera, quando si parla di Dio e si dice che egli è uno solo, non si deve intendere che esiste solo una persona divina, ma piuttosto che ci sono più persone divine (precisamente tre) che formano la Divinità, un tutt’Uno divino; cioè Dio Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo, che quantunque sono degli esseri distinti con una personalità distinta nello stesso tempo sono un solo Dio. Riconosciamo che tutto ciò appare a taluni come una forma di politeismo, ma si tratta solo di una vana apparenza.

 


[1] Sal. 45:6-7

[2] 1 Cron. 22:10

[3] Deut. 6:4

[4] Matt. 19:6