La decima, sotto la grazia, non è un comandamento vincolante i discepoli di Cristo

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I Branhamiti come gli Avventisti e i Mormoni, ed anche tanti pentecostali trinitari, sono a favore dell’imposizione della decima per il sostegno dei ministri del Vangelo. Questa imposizione però non è confermata dalle Scritture del Nuovo Testamento. I credenti infatti sono chiamati a fare parte dei loro averi a coloro che li ammaestrano secondo che è scritto: “Colui che viene ammaestrato nella Parola faccia parte di tutti i suoi beni a chi l’ammaestra”,[1] ma non a dare loro la decima delle loro entrate come invece dovevano fare gli Israeliti verso i Leviti. Non c’è un solo passo, ripeto un solo passo, nelle Scritture del Nuovo Testamento che prescriva ai credenti di dare la decima ai ministri del Vangelo.

I passi del Nuovo Testamento che vengono presi dai Branhamiti, come del resto anche da tutti quelli che impongono la decima sotto la grazia, e che sono Matteo 23:23 e Ebrei 7:8, non vogliono per nulla dire che i cristiani devono pagare la decima. Esaminiamoli brevemente.

Il passo di Matteo: “Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta e dell’ane­to e del comino, e trascurate le cose più gravi della legge: il giudicio, e la misericordia, e la fede. Queste son le cose che bisognava fare, senza tralasciar le altre”.[2] Gesù riprese gli scribi e i Farisei non perché pagavano la decima, ma perché tralasciavano le cose più importanti della legge, ossia la giustizia, la misericordia e la fede. Queste – disse Gesù – sono le cose che bisognava fare, senza però per questo tralasciare le altre. Ovviamente tra le cose che secondo Gesù non bisognava tralasciare c’erano anche i precetti sulle feste, il precetto della circoncisione, i precetti sui cibi, e così via, e non solo il precetto della decima, tutte cose che prescriveva la legge di Mosè. Quindi per essere coerenti, se non si deve tralasciare il precetto della decima, non si deve tralasciar neppure quello sulla circoncisione, quello sul sabato, quello sui cibi, ecc.; ma questo significherebbe ricadere sotto la legge, cosa che è espressamente proibita a noi cristiani. Ecco dunque perché a noi la decima non ci è imposta, perché fa parte della legge mosaica, e non della legge di Cristo.

Il passo agli Ebrei: “E poi, qui, quelli che prendon le decime son degli uomini mortali; ma là le prende uno di cui si attesta che vive”.[3] Leggendo tutto il contesto in cui esso si trova, non si evince affatto che i Cristiani d’allora pagavano la decima per sostenere i ministri di Dio che annunziavano il Vangelo, ma si evince piuttosto che gli Ebrei pagavano le decime ai Leviti in base alla legge di Mosè; ossia che i figli di Levi che ricevevano il sacerdozio avevano l’ordine di prendere le decime dai loro fratelli. E qui vorrei sottolineare qualche cosa che non mi stancherò mai di ripetere per fare capire che non è giusto imporre la decima ai santi, e cioè che le decime dovevano essere riscosse dai Leviti, perché questo era detto nella legge di Mosè, e per un preciso scopo, sostenere coloro che svolgevano il loro servizio nel tempio. Come possono dunque dei ministri del Vangelo mettersi a riscuotere le decime per portare avanti la predicazione dell’Evangelo della grazia? Non possono in nessuna maniera; e difatti Paolo non impose mai la decima ai santi, quantunque lui come ministro del Vangelo avesse il diritto di non lavorare e il diritto di essere sostenuto finanziariamente dalla fratellanza. E prima di lui non la impose neppure Gesù né a favore di lui medesimo, e neppure dei suoi apostoli. Il diritto di essere sostenuti con le decime ce lo hanno dunque i Leviti sotto la legge, ma non i ministri del Vangelo che sono sotto la grazia.

 


[1] Gal. 6:6

[2] Matt. 23:23

[3] Ebr. 7:8