Cambogia: La partenza per il cielo del pastore Tchan – Gesù disse: Chi crede in me, anche se muoia, vivrà.

A metà ottobre in Cambogia c’è la festa dei morti. Phnom Penh si svuota dei suoi abitanti che vanno nel loro villaggio d’origine a fare delle offerte nelle pagode per placare le anime dei defunti, conformemente alle tradizioni buddiste.

Per i cristiani, questo periodo è l’occasione di mostrare la differenza tra una religione dei morti ed un cristianesimo dei viventi. Noi predichiamo la vita eterna in Gesù Cristo e non temiamo gli spiriti dei defunti. Proclamiamo la resurrezione in Gesù e la ricezione dello Spirito Santo.

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Morto a 14 anni… La straordinaria testimonianza di un ragazzo cambogiano

Da più di un anno, il giovane Moniroath sapeva di soffrire di cancro. Suo padre Phalla, insegnante in una scuola media inferiore e predicatore laico responsabile di una parrocchia di campagna, faceva tutto il possibile per fargli somministrare i trattamenti appropriati, il che gli richiedeva frequenti e costosi spostamenti col figlio malato verso un ospedale situato in Vietnam. La Chiesa Metodista, compreso Connexio, gli hanno dato il loro sostegno con la preghiera e con l’aiuto finanziario, ma, ahimè, la malattia è progredita inesorabilmente. Moniroath dovette sopportare con coraggio l’amputazione della gamba destra, poi il cancro raggiunse a poco a poco altre parti del corpo.

Utilizzando al meglio il tempo, Moniroath si sforzava, durante il suo soggiorno ospedaliero che si prolungava, di imparare la lingua vietnamita per poter comunicare con i suoi vicini e parlare loro della sua fede in Gesù Cristo. Molti di quelli che l’udivano rimasero impressionati dalla sua testimonianza raggiante e fiduciosa, nonostante l’aggravamento visibile del suo stato di salute.

Ai primi di luglio abbiamo ricevuto da parte della pastora Jessica Tiong, sovrintendente del distretto di Kampong Thom, il seguente messaggio che ci ha nello stesso tempo rattristati e incoraggiati:

“Grazie per il vostro amore per la famiglia di Peou Phalla.

Moniroath è deceduto il 5 luglio ma il suo decesso è stato accompagnato da una grande testimonianza per le persone che gli stavano intorno.

Avevamo creduto di perdere Moniroath già il 1mo e il 2 luglio, ma finì col riprendere coscienza. Nella notte del 4 luglio ha sofferto molto; era momentaneamente incosciente ma quando riprese conoscenza disse a quelli che lo attorniavano che era stato in cielo e che vi aveva giocato, nell’acqua, con i pesci che vi nuotavano. Diceva che era così tanto contento e che vedeva Gesù in cielo. Prendendo congedo da suo padre e da sua madre, disse loro: “Io non posso più, con le mie forze, ritardare la partenza; sto per lasciarvi, ma non per sempre, poiché ci rivedremo di nuovo in avvenire”. Quanto ai suoi vicini e agli altri membri della sua famiglia, li pregò di non piangere. Tutti rimasero stupiti e sconvolti da questa testimonianza della quale il padre, Phalla, disse che è di gran consolazione per lui, poiché è certo, ora, che Moniroath è realmente salvato…”.

Daniel Husser

Fonte: En route, Bulletin d’information francophone de l’Eglise Evangélique Méthodiste (EEM) n° 23, septembre 2006

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