[World Watch List 2010] Persecuzione dei cristiani nel mondo, Prime dieci nazioni- #8 Mauritania

La situazione in Mauritania si è deteriorata pesantemente nel 2009, alla luce dell’assassinio di un cristiano padre di famiglia in giugno, dell’arresto e la tortura di altri 35 credenti in luglio e della detenzione di altri 150 in agosto, colpevoli di aver organizzato degli incontri nelle loro chiese (questi incontri sono permessi solo in poche chiese cattoliche e protestanti). L’omicidio è stato rivendicato da Al-Qaeda in the Maghreb (AQIM), un gruppo terroristico di origini algerine legato ad Al Qaeda e intenzionato a diffondere la sua opera terroristica in tutta l’Africa del Nord. La polizia locale è invece la responsabile dei succitati arresti e torture. La Costituzione della Repubblica Islamica della Mauritania sancisce che l’islam è la religione di stato e di tutti i cittadini mauritani. Il governo limita le libertà religiose, vieta la stampa e la distribuzione di letteratura non-musulmana e ovviamente qualsiasi forma di proselitismo tra i musulmani. Un gruppo militare, capeggiato dal Generale Aziz, ha esautorato con un golpe il presidente eletto nel 2008; dopo accese discussioni e le dimissioni dell’esautorato capo di stato, lo stesso Aziz è stato eletto presidente nel luglio del 2009.

Fonte: Porte Aperte Italia

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Mauritania: estremisti uccidono insegnante americano

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Foto da ralphbuckner.com

E’ già stato celebrato il funerale dell’ennesima vittima del fondamentalismo islamico. Questa volta si tratta di un cittadino americano residente in Mauritania, una vicenda di cui si sta parlando molto nel web e soprattutto negli USA. Proprio USA Today, il famoso periodico americano, titolava “Al Qaeda rivendica l’assassinio del cittadino americano in Mauritania”, una rivendicazione fatta attraverso Al-Jazeera TV, in cui l’omicidio veniva attribuito a membri del ramo nord africano dell’organizzazione terroristica. Christopher Leggett, 39 anni, è stato brutalmente ucciso martedì 23 giugno davanti alla sua scuola di lingua e informatica situata nella capitale, Nouakchott. Il motivo dell’esecuzione, secondo le dichiarazioni degli estremisti, è “l’attività missionaria” di Chris, perché secondo loro il giovane padre di famiglia stava cercando di convertire musulmani al Cristianesimo.

La famiglia di Chris ha emesso un comunicato con il quale perdona gli assassini e chiede che vengano presi e processati equamente. “Nello spirito d’amore cristiano, noi esprimiamo il nostro perdono per coloro che hanno tolto la vita al nostro prezioso figliolo”, hanno affermato in una dichiarazione distribuita in inglese, francese e arabo. “Chris aveva un amore profondo per la Mauritania e per la sua gente, un amore che noi condividiamo. Malgrado lo sconvolgente evento, noi non portiamo nessun rancore per la gente di qui. A livello spirituale, noi perdoniamo gli assassini, chiedendo soltanto che giustizia venga fatta”. Secondo le fonti locali, il Ministro della Giustizia avrebbe definito la morte di Chris “una grave perdita per la Mauritania”, visto l’impegno e l’utilità della scuola che l’americano aveva creato e dirigeva.

A quanto pare, il commando composto da due estremisti ha agito con l’obiettivo di rapire il povero Chris, ma quest’ultimo ha resistito inizialmente con successo al rapimento, cosa che ha fatto reagire i rapitori a colpi di arma da fuoco: il corpo di Chris è stato lasciato sul ciglio della strada crivellato di colpi in testa. Lui, sua moglie e i loro 4 figli vivono in questo paese da 7 anni, dove hanno avviato un’agenzia che fornisce corsi di informatica, di cucito (particolarmente utile da quelle parti) e alfabetizzazione, oltre a un programma di micro-credito che doveva servire alle persone del luogo per avviare una loro attività. Questo utilissimo lavoro umanitario aveva reso Chris molto conosciuto e apprezzato nella zona e forse proprio questa sua attività umanitaria svolta con amore cristiano è stata ritenuta dagli estremisti una forma di evangelizzazione troppo efficace per essere lasciata libera.

La Mauritania è una repubblica islamica, la cui costituzione decreta l’Islam come la religione dei cittadini dello Stato; oltre il 99% degli abitanti, infatti, si professa musulmano e sono governati da uno stato centrale che tendenzialmente limita la libertà di religione. All’atto pratico, le altre religioni sono in linea di massima tollerate, anche se vi sono espresse limitazioni nel proselitismo e nella diffusione di materiale religioso. Le piccole comunità non musulmane vivono in pace, ma l’evento tragico di Chris, la rivendicazione da parte di Al Qaeda e l’escalation di terrore applicata dall’Islam nel continente africano (leggasi Somalia, Nigeria, Egitto, Eritrea, Algeria, ecc…) aprono scenari preoccupanti anche per la Mauritania.

Fonte: Porte Aperte Italia

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MAURITANIA – Alluvioni: morti e sfollati nel sud-est del paese

Due persone sono morte e altre 25 risultano disperse nel sud-est della Mauritania, in seguito all’alluvione che ha colpito la città di Tintane provocando la fuga di migliaia di cittadini dalle proprie case. L’acqua, in alcune zone, avrebbe raggiunto i due metri d’altezza, alimentata da forti piogge iniziate il 7 agosto. “Per questo paese è incredibile avere tutta questa pioggia in un giorno solo” ha dichiarato all’agenzia Irin, Nicole Jaquet, vicedirettore del Programma alimentare mondiale (Pam). Alla fine di luglio, il presidente Sidi Mohammed Ould Sheikh Abdallahi aveva invitato i capi religiosi a pregare per la pioggia nel timore di una siccità. Il Pam ed altre organizzazioni internazionali, insieme alle autorità locali, stanno allestendo i primi soccorsi e secondo Jacquet sono già 2000 le famiglie di sfollati ospitati in tre scuole pubbliche e centri sportivi. Circa 15.000 persone, i due terzi della popolazione di Tintane, sono coinvolte nell’alluvione che ha letteralmente spazzato via molte delle abitazioni composte con fango secco, distrutto una diga e abbattuto più di mille palme. A causa dell’impermeabilità del terreno, secondo gli esperti, l’acqua non si assorbirà velocemente, e potrebbero passare due o tre mesi prima che i cittadini possano tornare alle proprie case, facendo aumentare il rischio del diffondersi di epidemie.
[AdL]

Fonte: Misna – 10/8/2007 9.42

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