Mauritania: estremisti uccidono insegnante americano

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Foto da ralphbuckner.com

E’ già stato celebrato il funerale dell’ennesima vittima del fondamentalismo islamico. Questa volta si tratta di un cittadino americano residente in Mauritania, una vicenda di cui si sta parlando molto nel web e soprattutto negli USA. Proprio USA Today, il famoso periodico americano, titolava “Al Qaeda rivendica l’assassinio del cittadino americano in Mauritania”, una rivendicazione fatta attraverso Al-Jazeera TV, in cui l’omicidio veniva attribuito a membri del ramo nord africano dell’organizzazione terroristica. Christopher Leggett, 39 anni, è stato brutalmente ucciso martedì 23 giugno davanti alla sua scuola di lingua e informatica situata nella capitale, Nouakchott. Il motivo dell’esecuzione, secondo le dichiarazioni degli estremisti, è “l’attività missionaria” di Chris, perché secondo loro il giovane padre di famiglia stava cercando di convertire musulmani al Cristianesimo.

La famiglia di Chris ha emesso un comunicato con il quale perdona gli assassini e chiede che vengano presi e processati equamente. “Nello spirito d’amore cristiano, noi esprimiamo il nostro perdono per coloro che hanno tolto la vita al nostro prezioso figliolo”, hanno affermato in una dichiarazione distribuita in inglese, francese e arabo. “Chris aveva un amore profondo per la Mauritania e per la sua gente, un amore che noi condividiamo. Malgrado lo sconvolgente evento, noi non portiamo nessun rancore per la gente di qui. A livello spirituale, noi perdoniamo gli assassini, chiedendo soltanto che giustizia venga fatta”. Secondo le fonti locali, il Ministro della Giustizia avrebbe definito la morte di Chris “una grave perdita per la Mauritania”, visto l’impegno e l’utilità della scuola che l’americano aveva creato e dirigeva.

A quanto pare, il commando composto da due estremisti ha agito con l’obiettivo di rapire il povero Chris, ma quest’ultimo ha resistito inizialmente con successo al rapimento, cosa che ha fatto reagire i rapitori a colpi di arma da fuoco: il corpo di Chris è stato lasciato sul ciglio della strada crivellato di colpi in testa. Lui, sua moglie e i loro 4 figli vivono in questo paese da 7 anni, dove hanno avviato un’agenzia che fornisce corsi di informatica, di cucito (particolarmente utile da quelle parti) e alfabetizzazione, oltre a un programma di micro-credito che doveva servire alle persone del luogo per avviare una loro attività. Questo utilissimo lavoro umanitario aveva reso Chris molto conosciuto e apprezzato nella zona e forse proprio questa sua attività umanitaria svolta con amore cristiano è stata ritenuta dagli estremisti una forma di evangelizzazione troppo efficace per essere lasciata libera.

La Mauritania è una repubblica islamica, la cui costituzione decreta l’Islam come la religione dei cittadini dello Stato; oltre il 99% degli abitanti, infatti, si professa musulmano e sono governati da uno stato centrale che tendenzialmente limita la libertà di religione. All’atto pratico, le altre religioni sono in linea di massima tollerate, anche se vi sono espresse limitazioni nel proselitismo e nella diffusione di materiale religioso. Le piccole comunità non musulmane vivono in pace, ma l’evento tragico di Chris, la rivendicazione da parte di Al Qaeda e l’escalation di terrore applicata dall’Islam nel continente africano (leggasi Somalia, Nigeria, Egitto, Eritrea, Algeria, ecc…) aprono scenari preoccupanti anche per la Mauritania.

Fonte: Porte Aperte Italia

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Pakistan: Musulmani attaccano una comunità cristiana nel Punjab

Uccisa una donna e ferite 28 persone nella chiesa presbiteriana di Songo. Aumentano le violenze nella Swat Valley e nelle regioni del nord. Migliaia di persone fuggono dopo l’introduzione della sharia, tra questi molti insegnanti e intere famiglie. A Takhtbhai, nel distretto di Mardan, attentati esplosivi contro 16 negozi di musica.

pakistan_punjabPeshawar – Una donna è morta e 28 persone sono rimaste ferite nell’attacco alla comunità di cristiani presbiteriani del villaggio di Songo, nel distretto di Gujranwala, provincia del Punjab. È accaduto la sera del 2 marzo: alle 20, un gruppo di abitanti musulmani hanno aperto il fuoco contro i fedeli raccolti in preghiera in chiesa. La donna, di nome Shakeela, è morta sul colpo, gli altri fedeli hanno riportato ferite di diversa entità mentre cercavano di sfuggire ai proiettili o di proteggere il pastore. Gli assalitori hanno infranto i vetri della chiesa, distrutto le bibbie ed altri libri di preghiera e divelto la croce dal tetto dell’edificio.

Le vittime dell’attacco affermano che si è trattato di un’azione premeditata e raccontano di aver ricevuto nelle settimane precedenti diverse minacce dagli assalitori. Gli autori dell’attacco sono stati individuati e la denuncia nei loro confronti è già stata presentata presso il locale posto di polizia. Il Pakistan Christian post afferma che per ora le forze di sicurezza hanno declinato la richiesta di svolgere indagine sugli assalitori. Per questo la sepoltura della donna verrà rimandata, per permettere l’autopsia sul corpo a prova delle violenze subite.

L’attacco di Songo si aggiunge ai tanti fatti di violenza registrati ormai un po’ ovunque nel Punjab e nelle North West Frontier Province (Nwfp). Gli autori sono talebani, ma anche gente comune e non si fermano alla Swat Valley dove vacilla il fragile coprifuoco ottenuto dal governo grazie alla concessione di introdurre la sharia nell’omonimo distretto ed in quello di Malakand.

Nella notte del 5 marzo i talebani hanno fatto esplodere 16 negozi di cd e dvd a Takhtbhai, nel distretto di Mardan a nord est di Peshawar, capitale della Nwfp. Essa è uno dei tanti centri della provincia che negli ultimi mesi hanno subito la stretta dei talebani. In febbraio è stata teatro degli attacchi contro scuole femminili messi a segno dagli integralisti islamici e nonostante l’accordo tra talebani e governo preveda la riapertura delle scuole alle ragazze, in molti temono nuove violenze.

Dall’inizio dell’anno in migliaia hanno abbandonato la Swat Valley. Tra questi molte famiglie e diversi insegnanti, partiti formalmente per motivi turistici. Una madre che ha lasciato il distretto racconta: “Tutti i migliori insegnanti della scuola di mio figlio se ne sono andati. Non so se torneranno indietro. Da quanto mi raccontano i miei parenti, molti bambini stanno tornando a scuola ma ora non ci sono abbastanza insegnanti”.

Fonte: AsiaNews/agenzie – riprodotto con autorizzazione

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Turchia: Un nuovo sospetto nell’uccisione dei tre cristiani sgozzati a Malatya

Si tratterebbe del capo dell’organizzazione ultranazionalista, che avrebbe programmato l’esecuzione. Cinque rischiano l’ergastolo, altri 2 solo un anno di prigione.

Necati Aydin, Tilmann Geske e Ugur Yuksel
Necati Aydin, Tilmann Geske e Ugur Yuksel

Ankara – Un tribunale turco ha accusato un nuovo sospetto nell’assassinio di tre cristiani avvenuto a Malatya, nell’est del paese, nel 2007. Sette giovani sono già sotto processo per l’uccisione del missionario tedesco Tilmann Geske e per i due convertiti turchi Necati Aydin e Ugur Yuksel, avvenuta nella sede della casa editrice cristiana Zerve. I tre sono stati ritrovati sgozzati.

Il nuovo sospetto, Varol Bulent Aral, è stato accusato di essere “il leader di un’organizzazione terrorista” e “l’assassino di più di una persona come parte delle attività dell’organizzazione”.

Le accuse ad Aral come istigatore dell’esecuzione, provengono da uno del gruppo già in prigione. Cinque di loro sono andati alla casa editrice, che stampava bibbie in lingua turca, e con la scusa di voler parlare di cristianesimo li hanno dapprima legati e bendati, poi li hanno torturati e infine sgozzati. La casa editrice aveva ricevuto già forti minacce e i suoi dipendenti avevano chiesto protezione alla polizia.

Al processo, iniziato nel novembre 2007, il pubblico ministero ha incriminato gli accusati di aver costituito “un’organizzazione terrorista per imporre con la forza le loro convinzioni ideologiche sugli altri”. E ha chiesto l’ergastolo per 5 di loro. Gli altri due sospetti rischiano almeno un anno di prigione per aver aiutato gli uccisori.

Al tempo, diversi intellettuali turchi hanno incolpato dell’assassinio diversi media e politici turchi ultranazionalisti che continuano a sottolineare il “pericolo cristiano” dovuto – secondo loro – all’enorme numero di convertiti dall’Islam. In realtà, secondo il Ministro degli Interni, dal 1999 al 2001, si sono fatti battezzare solo 344 musulmani, su una popolazione di oltre 70 milioni.

Fonte: AsiaNews/Agenzie – riprodotto con autorizzazione

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[Audio Streaming] Porte Aperte intervista Semsa Aydin, moglie di Necati Aydin, martire cristiano

Il 18 aprile 2007 è avvenuta una cosa grave in Turchia, sono stati uccisi alcuni ex musulmani convertiti al Cristianesimo. In quello che può essere descritto come un attacco orribile contro la piccola comunità cristiana della Turchia, cinque giovani di età compresa fra i 19 e i 20 anni hanno ucciso tre credenti. Due di loro erano ex musulmani convertiti al Cristianesimo e lavoravano per una casa editrice cristiana. Una delle vittime, Necati Aydin, di 35 anni, era inoltre il pastore di una piccola chiesa. La vedova di Necati Aydin ha percorso migliaia di chilometri per andare negli Stati Uniti a raccontare la sua storia in occasione della domenica di preghiera per la Chiesa Perseguitata. In quella occasione abbiamo potuto parlare con lei.

http://www.porteaperteitalia.org/download.php?516ed47c5b4cb5b79bc51b0665600193

Fonte: Porte Aperte Italia

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Eritrea: altri tre cristiani muoiono nelle carceri

eritreaTre cristiani detenuti in prigioni militari a causa della loro fede in Cristo sono morti negli ultimi 4 mesi in Eritrea. La situazione non cambia in questo paese del corno d’Africa, i cristiani finiscono in malsane carceri militari, dove subiscono torture e vengono poi lasciati morire in condizioni igieniche indescrivibili.

L’ultimo caso conosciuto (purtroppo non possiamo conoscerli tutti, perché ovviamente non vi è trasparenza su questo argomento da parte del governo eritreo) risale a venerdì scorso (16 gennaio 2009): un uomo di 42 anni, Mehari Gebreneguse Asgedom, è morto nella prigione di Mitire, a causa delle torture e di complicazioni dovute al diabete, malattia di cui soffriva e che, se non curata, porta alla morte (di fatto il diabete dal 2000 è passato dall’ottavo al quinto posto come causa di morte nel mondo – dopo le malattie infettive, le malattie cardiovascolari, i tumori e gli incidenti – se a ciò si aggiunge il fatto che, come forma di tortura supplementare, i malati non vengono curati in queste prigioni, si ottiene uno scenario davvero disarmante). Asgedom era un membro attivo della Chiesa “Church of the Living God” a Mendefera e il suo caso ha messo in luce altri casi simili.

Mogos Hagos Kiflom, 37 anni, è morto a causa delle torture inflittegli al fine unico di fargli rinnegare la sua fede in Dio: la data precisa del suo decesso non è chiara, ci fanno sapere le fonti che abbiamo in terra eritrea.

Teklesenbet Gebreab Kiflom, 36 anni, è stato lasciato morire di malaria nel tristemente noto carcere militare di Wi’a: dopo essere stato torturato anche lui pesantemente nel tentativo di fargli rinnegare la sua fede, gli sono state negate le cure mediche ed è spirato lasciando madre, moglie e figli in precarie condizioni.

In Eritrea le condizioni di vita dei cristiani che non sono membri delle denominazioni riconosciute dallo stato (Luterana, Cattolica, Ortodossa e Musulmana) sono drammatiche. Il presidente eritreo Isaias Afwerki è impegnato da tempo in una folle campagna di violenze e torture a danno dei cristiani evangelici e di altre denominazioni, consumando le poche risorse di questo paese per uccidere i suoi abitanti, piuttosto che impegnarle negli infiniti problemi sociali, economici e politici dell’Eritrea. Ci giungono notizie di trasferimenti di gruppi di cristiani nel carcere di Mitire, nella zona nord-est del paese, dove non manca l’utilizzo dei famigerati container di metallo come celle. Secondo il Dipartimento di Stato Americano l’Eritrea sale rapidamente nella classifica dei paesi che violano le libertà religiose: difficile avere delle stime, ma la situazione peggiora anno dopo anno.

L’Eritrea è inserita nella triste top 10 degli eventi che hanno sconvolto il mondo cristiano nel 2008: ti invitiamo a leggere l’articolo intitolato I 10 eventi 2008 che hanno sconvolto il mondo cristiano.

Fonte: Porte Aperte Italia

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