‘Dio ha voluto salvarmi’, Giovanni Massari racconta la sua conversione a Cristo

Pace a tutti nel Signore.

Mi chiamo Giovanni Massari e sono nato a Torino 33 anni fa. Vorrei raccontarvi la mia testimonianza, cioè come il Signore ha guidato tutta la mia vita fino a quando mi fa fatto sperimentare la salvezza che è in Cristo Gesù secondo il beneplacito della sua volontà a lode della gloria della sua grazia. “I passi dell’uomo li dirige l’Eterno; come può quindi l’uomo capir la propria via?” (Proverbi 20:24)

La prima volta che ho avuto un’esperienza edificante con il Signore avevo circa 5 anni. Ricordo che avevo la febbre, e sono rimasto a letto per due o tre giorni. Poi una mattina mia madre mi ha misurato la febbre con il termometro e la febbre non c’era più. Ero felicissimo perché così potevo tornare a giocare; mia madre allora mi disse: ‘Ringrazia Gesù’. Io non esitai a farlo e sentii una sensazione piacevole dentro di me, bellissima, e mi misi a piangere: mi ero commosso senza capirne il motivo.

Nella mia famiglia non c’era mai stato un Cristiano Evangelico, mia nonna era cattolica ed era piena di immaginette di santini e credeva ad ogni cosa che gli inculcavano i preti. Ricordo che un giorno – avrò avuto 5/6 anni – ero in Calabria in vacanza e mia nonna mi portò nella basilica cattolica romana fuori dall’orario delle messe. L’atmosfera in quel luogo mi spaventava un pò, tutto lugubre con tutte quelle statue. C’erano delle candele finte ai piedi di una statua che rappresentava san Tommaso credo, e ogni lumino aveva un suo interruttore. Mia nonna mise dentro una cassetta più di mille lire in moneta e accese qualche lumino. C’era il prete lì vicino, il quale si mise a parlare con mia nonna e poi l’attenzione del prete cadde su di me perché ero piccolo. Allora mia nonna mi diede una moneta da cento lire da inserire dentro la cassetta e accendere un lumino. Io, sinceramente, nonostante la mia tenera età, avevo compreso bene che il santo era di gesso e mai avrebbe potuto usufruire di quel denaro. Allora allungai la mano con la moneta verso la statua come per porgergliela, ma il prete mi spiegò che dovevo inserirla dentro la cassetta e che il santo l’avrebbe presa in un altro momento! Io mi rifiutai di farlo nonostante mia nonna mi prese la mano con la forza. Poi il prete mi disse: ‘Dalla a me, la darò io al santo’! Non so ancora spiegare cosa mi impediva di mettere quella moneta dentro la cassetta, anche perché io a quell’età non percepivo il valore del denaro.

Con il passare degli anni iniziai a fare tante amicizie. Io ho sempre avuto un carattere molto socievole e forse anche molto ingenuo, volevo solo divertirmi. Cominciai a diventare ribelle verso i miei genitori e con il mio modo di fare avevo raggiunto una certa libertà.

Praticavo molti sport estremi, mi piaceva il rischio infatti più di una volta ho rischiato la pelle. Andavo sullo skateboard, sullo snowboard, ecc. . Ma il mio cambiamento di carattere iniziai ad averlo quando mi appassionai di kung fu, guardavo i films di Bruce Lee che per me era come un Dio, studiavo i suoi libri e il suo stile di vita. Iniziai a praticare in una palestra uno stile di wu shu, e diventai il migliore in assoluto in velocità, potenza e agilità, tanto che i miei compagni mi chiamavano ‘il piccolo drago’. Comprai dei libri che insegnavano ad uccidere toccando dei punti segreti del corpo, usando l’energia interna chiamata “ki”. In effetti quando facevo gli esercizi per accumulare questa energia mi sentivo sempre più forte e potente! Addirittura riuscivo a fare dei salti alti circa due metri, il che mi faceva rimanere scioccato perché non capivo da dove arrivava quell’energia. Per quanto riguarda l’uccidere, grazie a Dio non mi è mai capitato di farlo, ma continuavo a fare quegli esercizi di respirazione che mi portavano ad adorare draghi e altri simboli cinesi.

In quel periodo mia sorella maggiore si era fidanzata con Giuseppe (suo futuro marito), che si era convertito da poco e quando veniva a casa nostra evangelizzava. Quello che diceva però non volevo sentirlo; mi disturbava perché parlava dell’amore di Gesù. Ma quelle parole in qualche modo disturbavano i pensieri, nel senso che non riuscivo più a concentrarmi nelle arti marziali. Le parole di mio cognato risuonavano dentro di me e mi facevano sentire che stavo sbagliando. Inoltre iniziai a chiedermi cosa mi sarebbe aspettato dopo la morte. Cosa ci sarebbe stato dopo? Dentro di me ero sicuro che dopo la morte si continuava a vivere altrove, ma dove?

A 17 anni abbandonai le arti marziali, e per me iniziò un lungo periodo di depressione. Non ne parlai mai con nessuno perché sapevo che nessuno poteva aiutarmi, tantomeno la mia famiglia. Cercavo l’amore ma non lo trovavo, sentivo dentro di me un vuoto incolmabile e una rabbia che piano piano cresceva sempre di più!

Intanto mia sorella si era convertita e si era sposata con Giuseppe che continuava tutte le volte che c’incontravamo a parlarmi di Gesù.

Iniziai ad uscire la sera con dei miei amici; andavamo in varie discoteche e locali di Torino. Conobbi cantanti che oggi sono famosi, avevo così tanti amici che dovunque andavo conoscevo gente, mi divertivo sempre di più in tutti i modi! Ovviamente come la maggior parte dei giovani avevo un Giovanni da portare a casa e uno per uscire con gli amici. Non avevo limiti perché benché io sono sempre stato povero e non potevo permettermi più di tanto non ho quasi mai pagato nulla nei locali in cui andavo; ero una specie di mafioso. Le ragazze ci venivano dietro per questo motivo, perchè insieme a noi nessuno faceva code nei locali e tutti venivano serviti per primi senza pagare nulla.

Ma quando si tornava a casa, per me era l’oblio! Iniziavo a pensare, pensavo a quanto sbagliavo, pensavo che il mio tempo e la mia vita potevo passarli diversamente, sentivo un vuoto che mi faceva stare male! C’erano delle mattine quando rientravo a casa che volevo addormentarmi e non risvegliarmi mai più! A 21 anni conobbi una ragazza in una discoteca, e mi innamorai follemente di lei, e lei di me. Ma dopo due/tre anni iniziai a pensare che lei non mi amasse più. Io continuavo a stare male dentro di me, non ero completo. Uscivo la sera insieme a lei, poi dopo averla lasciata a casa andavo nei locali dove trovavo i miei amici. Ero come attirato dal peccato e non riuscivo a fare a meno di commettere cose sbagliate, che col tempo si ingigantivano sempre di più. Dopo quasi cinque anni lasciai quella ragazza per sempre, ma mi sentivo come legato a lei nonostante facevo ugualmente tutto ciò che volevo alle sue spalle. Sprofondai ancora di più nella depressione, mi resi conto ad un certo punto che ero nel pieno di un vortice oscuro, creato da Satana, da cui solo Dio poteva tirarmi fuori. Ma io non sono mai stato uno che si arrende molto facilmente. Più di una volta urlai contro Dio per la vita che conducevo e per avermi creato! Non accettavo di essere stato creato per poi soffrire in quel modo.

Ero schiavo del peccato, e quello era un grosso problema, ma c’era un altro problema che avevo, ed era che volevo sentirmi amato, non volevo più soffrire dentro. Volevo che quel vuoto che c’era nel mio cuore svanisse per sempre! Da troppi anni sentivo quel vuoto. Il maligno cercò sempre di farmi del male infatti ebbi anche alcuni incidenti mortali in auto da cui ne uscii indenne.

Intanto mio cognato mi diceva che avrei dovuto chiedere aiuto al Signore. Io a dire il vero pregai il Signore chiedendogli molte cose ma Egli non esaudì tutte le mie richieste. Più di una volta lo pregai in lacrime di uccidermi! Non riuscivo a capire come mio cognato poteva credere in Dio, se non c’è una ragione per credere (almeno così era per me). Una volta mi scagliai contro Dio: ero in macchina ed era una bella giornata di sole, e percorrevo una strada di campagna, e mentre inveivo contro Dio, qualcosa cadde dal cielo e colpì il mio parabrezza scheggiandolo appena. Io mi azzittii di colpo perplesso, ma per niente spaventato. Ma finalmente Dio mi aveva risposto! In quel momento capii che Dio esiste. Ma non ero contento lo stesso.

Comunque col passare degli anni il mio pensiero era sempre lo stesso: cercare di fare soldi per stare bene dentro. Ho lavorato in proprio come posatore di piastrelle e marmi, ma è andata male e mi sono pure creato dei debiti con lo Stato non ancora estinti. Ogni cosa che ho provato a fare per migliorarmi andava male.

Avevo il vizio di giocare le scommesse calcistiche; la prima volta avevo vinto e da lì avevo preso il vizio. Ne avevo bisogno, era come una droga.

Un giorno, avevo circa 27 anni, ero triste e arrabbiato, e pensavo a tutte le cose che andavano male non solo a me ma anche alla mia famiglia. Ero in macchina, stavo guidando, quando gridai ancora a Dio con rabbia chiedendogli a che cosa sarebbe servita la mia vita sulla terra. Per l’ennesima volta gli gridai: “Se mi hai messo al mondo per condurre una vita inutile uccidimi e mandami all’inferno”. In quel momento, di colpo, sentii una sensazione di benessere attorno a me, la stessa sensazione di protezione che si sente quando da piccini si sta tra le braccia della mamma. Un benessere indescrivibile e una voce all’interno della mia auto (che non so da che parte arrivasse) mi disse: “Arriverà per te il momento per proclamare la gloria di Dio”. Io fui scosso da quanto era accaduto senza contare che mi veniva da piangere dopo aver sentito quella voce e in tutti i modi cercai di trattenere le lacrime. Quell’esperienza durò poco, ma avrei voluto che non finisse mai quell’amore che sentivo dentro di me; per pochi attimi avevo gustato qualcosa che aveva dato pienezza al mio cuore.

Cercai in tutti i modi di cancellare tutto ciò dalla mia mente, cercai di convincermi che fosse frutto della mia immaginazione. Intanto continuavo a peggiorare. Sì, perché continuavo a cadere sempre più in basso. In tanti anni vissi tante situazioni spiacevoli, alcuni amici che avevo morirono chi per droga, chi per incidente stradale, e altri si suicidarono. Ma io ero sempre attratto dal peccare nonostante dentro soffrivo proprio per questo. Comunque io riuscivo ad apparire sempre sereno e sorridente con gli altri, difatti molti ragazzi venivano da me e si sfogavano e io dovevo dirgli qualcosa per farli stare meglio, e il più delle volte ci riuscivo! Ma io non mi confidavo con nessuno, non chiesi mai a nessuno aiuto perché sapevo benissimo che quello che cercavo nessun uomo o donna poteva darmelo.

Una sera ero con degli amici e per varie ragioni mi sentii male, posso dire che stavo veramente per morire. Dei miei amici mi chiesero se volevo che chiamassero un ambulanza ma io li rassicurai che stavo benissimo; non volevo creare allarme a nessuno, sentivo però che stavo lasciando il mio corpo ma cercavo di resistere, ero spaventato. Quella fu una delle poche volte in cui ho provato paura. Non riuscivo a muovermi e il mio cuore batteva lentamente. Allora parlai a Gesù e gli dissi che se mi avesse aiutato l’avrei servito per sempre. Pochissimi istanti dopo aver detto questo mi ripresi. Ero rimasto per circa due ore accasciato in un angolo. Questo accadde nell’aprile 2008.

Mia madre si era convertita da circa un anno, e frequentava già una comunità delle ADI. Le ADI organizzano ogni anno un raduno in valle d’Aosta in montagna e mia madre mi chiese se volessi andare. Il raduno durava tre giorni. Allora dentro di me ho detto: ‘Ma sì ci vado, così mi faccio tre giorni di vacanza a buon prezzo’! Non m’importava assolutamente nulla nè di Gesù nè tantomeno delle ADI. Vorrei aggiungere che per anni sono stato allergico a molti cibi e pollini, e dovevo dormire con i tappi alle orecchie perché un minimo ronzio mi svegliava senza contare che ero sempre un tipo molto nervoso e molto lunatico. In quel periodo avevo anche il menisco del ginocchio sinistro frantumato e dovevo operarmi perché non riuscivo a camminare.

Il raduno si tenne tra il 20 e il 22 giugno 2008. A quel raduno mi sentivo schiacciato oppresso, soprattutto da alcuni fratelli che non facevano altro che dire “Gesù ti ama” e “credi in Gesù, vedrai che poi sarai felice’. Li avrei picchiati tutti! Dentro di me pensavo che sicuramente loro non avevano problemi per questo parlavano così. Poi mi dicevano che bastava che credessi in Gesù. Erano tutti sorridenti e rilassati, e questo mi infastidiva perché con quel modo di fare ti facevano pesare il fatto che non eri convertito e si creava una forte superiorità da parte loro che non mi piaceva, e difatti stavo sempre isolato e lontano da tutti. In quel hotel c’era il pranzo e la cena a buffet e quando arrivò l’ora della cena fui travolto dalla massa che correva ad accaparrarsi il cibo! Sono rimasto esterrefatto perché prima sembravano tutti così per bene e poi davanti al cibo non capivano più nulla! Addirittura mi hanno tolto di mano la pinza per prendere il cibo… dentro di me dicevo: ‘Altro che pecorelle, questi sono lupi affamati!’

Durante quei giorni c’erano i culti e gli studi biblici. Nei culti andavo giusto per far contenta mia madre e anche perché c’era mia sorella minore che è un pò timida. Allora andai a sentire, ma non ascoltavo una parola di quello che veniva detto. Poi arrivò un predicatore del Galles che era ospite per quei giorni, si chiama Ambrois Lloid. Iniziò a predicare lui e quando parlava sentivo che in lui c’era qualcosa di superiore rispetto ad altri. Era una persona molto umile e questo fu un elemento molto importante per me, le sue parole mi facevano male, non riuscivo a sopportare quello che diceva, perché sembrava rivolto a me. Difatti a metà predica uscii dal luogo di culto. Personalmente non sono mai stato uno che abbandona così un evento qualunque esso sia, ma vedendo altri che lo facevano, convertiti e non, allora mi permisi di farlo anche io. Ricordo che la prima sera, finito di cenare comprai in un supermercato quattro birre in bottiglia e mi chiusi in camera a guardare un film e bevvi le mie birre per riuscire a togliermi di mezzo le parole di Lloid che mi stavano soffocando. Una voce dentro mi diceva: “Non ascoltarlo, dice stupidaggini, tu sei superiore a queste cose, è solo un vecchio che non sa cosa fare”. Ma qualcosa mi diceva che non era così. L’ultimo giorno decisi di saltare il culto e la predica di Lloid. Salii su per la montagna a piedi, e andai a prendere il sole. Mentre ero solo in montagna mi sentivo osservato ma non c’era nessuno. Allora dissi a Dio: “Signore, non credo di meritare proprio nulla da te, ormai ho capito che io non ho più speranze e accetto di andare in perdizione a testa alta. Fammi almeno lasciare questa terra con onore”! Ero molto triste. Poi senza una ragione guardai l’ora e mi resi conto che dovevo subito correre al culto! Non so perché ma sentivo che dovevo andarci! Iniziai a scendere giù per la montagna di fretta, arrivai al culto e in quel momento iniziò la predica di Lloid. In quel locale faceva un freddo incredibile! Era interrato, era giugno, fuori c’erano circa 25 gradi li sotto 3/4 gradi. Mentre Lloid predicava, sentivo dentro il locale un’aria strana, un vento strano. Lloid stava chiamando, anzi Gesù stava chiamando attraverso il predicatore! Sì, il Signore, mi stava chiamando. Ero chiamato in causa dalla sua predica! Ad un tratto il pastore chiamò tutti coloro che sentivano di essere chiamati sotto il pulpito per ricevere lo Spirito Santo. Io in quel momento alzai gli occhi e mi resi conto che sopra di me c’era Gesù! Non lo vedevo ma c’era, era lì! Allora mi rivolsi a Gesù e gli dissi: ‘Se credi che io possa servirti a qualcosa, io sono qui!’ In quel momento iniziai a sentire qualcosa di potente che dalla mia testa entrava dentro di me, ma una voce mi diceva di resistere e di non mollare! Io non riuscivo a muovermi, volevo andare sotto il pulpito ma ero immobilizzato, il cuore mi batteva fortissimo sentivo un calore che entrava dentro di me, poi di colpo ha invaso tutto il mio corpo! La voce che mi diceva di resistere svanì di colpo e fu come se si fossero spezzate delle catene! Fu bellissimo! Una sensazione così potente in tutto il corpo! Gesù spezzò le catene che mi tenevano legato! Sentii morire dentro di me il vecchio uomo. Ero rinato! Nato di nuovo! Inizialmente non dissi niente a nessuno perché fu un esperienza così potente che ero rimasto un po’ scioccato. Non ne parlai con nessuno. Finito il culto, tornammo a Torino, ma io non parlavo con nessuno. Non sentivo più la depressione, il male dentro di me non c’era più! Arrivati a casa, la sera andai a letto. Il giorno seguente mi svegliai e mi sembrava tutto nuovo, uscii di casa e ripensando a quello che mi era successo scoppiai a piangere come un bimbo. Telefonai a mio cognato Giuseppe piangendo e gli raccontai quello che mi era accaduto e lui si rallegrò dicendomi che ero rinato.

Il Signore mi ha tolto dalle dipendenze del maligno! Quelle dipendenze che portano alla morte! Mi ha guarito il ginocchio, difatti non mi sono mai operato perché da quel momento cammino, anzi vado a correre tranquillamente! Mi ha guarito da tutte le allergie alimentari che avevo e che molte volte mi hanno portato in un letto d’ospedale! Ma quello per cui sarò sempre grato al Signore, è che mi ha messo nel cuore pace, serenità e amore! Finalmente sento quell’amore che ho sempre cercato nel mondo e che non ho mai trovato! Il Signore ha avuto pietà di me, non per i miei meriti e neppure perché l’abbia deciso io! Perché se fosse dipeso da me mi sarei evitato anni di depressione e sofferenza! Ma il Signore ha deciso l’anno, il giorno e l’ora! Ho ricevuto una grazia! E per questo amo Gesù! Amo il Signore più di ogni altra cosa! Quando un giorno dovrò morire, voglio farmi trovare pronto per inginocchiarmi davanti a colui che ha avuto pietà della mia anima, strappandomi dal fuoco eterno!

Oggi, a distanza di 14 mesi dalla mia salvezza, amo il Signore come il primo giorno! Il Signore mi ha aperto la mente per intendere le Scritture, e così ho potuto capire molto. Ho capito soprattutto che la salvezza non è il frutto di una nostra scelta ma della scelta di Dio perché io ho potuto credere solo perché Dio mi ha eletto a salvezza fin dal principio.

Vorrei dire ancora a tutti coloro che non conoscono il Signore: ‘Non stancatevi mai di cercarlo, qualunque sia il vostro stato attuale! Perché il Signore è pronto a salvare chi lo invoca, e lo salva per la Sua grazia!

Concludo col dire a tutti coloro che sono rinati per la grazia di Dio: ‘Continuate ad investigare le Scritture! Non stancatevi mai di pregare e leggere la Bibbia perché in questa maniera si cresce nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. E oltre a ciò, ringraziatelo sempre per la salvezza che avete ricevuto’.

Dio vi benedica!

Massari Giovanni

Torino, Agosto 2009

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Samuele e Gioele (il più piccolo)

Mi chiamo Mirella, ho 33 anni e sono miracolosamente diventata madre di due splendidi bambini, Samuele di 5 anni e Gioele di 6 mesi. Vorrei raccontarvi come il Signore mi ha guarita dalla sterilità sperimentando la grande gioia di diventare madre.

Io e mio marito Pierluigi eravamo sposati da circa 2 anni. Eravamo una coppia felice, anche se i problemi e le difficoltà non mancavano. Iniziai a sentire che qualcosa mancava per completare la benedizione di Dio, il quale mi aveva dato la salvezza e un marito che amava il Signore prima di ogni cosa.

Le sacre scritture insegnano che i figli sono una benedizione di Dio: è scritto che i figli sono un premio, un dono che Dio dà (Salmo 127).

Quindi nel mio cuore c’era il desiderio che Dio completasse la Sua opera nella mia vita donandomi dei figli. Allora avevo circa 28 anni e dall’età di 15 anni caddi preda di vizi che coinvolgevano l’alimentazione. Inoltre, fu sempre a 15 anni che mi avvicinai alle realtà di Dio, ma il vero cammino con Lui lo iniziai a 2l anni, quando si convertì Pierluigi con cui mi ero fidanzata da poco tempo.

Nel frattempo i vizi divennero talmente abitudinari che divennero parte della mia persona stessa, qualcosa di inscindibile. A causa di queste problematiche mentali che si ripercuotevano chiaramente sul fisico, ne risentì la mia fertilità, così pensai che prima di avere un figlio sarebbe stato meglio fare un controllo ginecologico. La sentenza di quella dottoressa fu che il mio utero era poco sviluppato, in poche parole ero ancora nella pubertà, ma disse che con l’avanzamento della medicina poteva risolvere il problema.

Quelle possibilità sulle cure ormonali, invece di tranquillizzarmi, provocarono in me un forte conflitto interiore. Penso che se non avessi conosciuto il Signore avrei iniziato una tale cura, anche sapendo i vari rischi che comportano tali metodi, ma, grazie a Dio, lo Spirito Santo mi parlò in modo molto chiaro dicendomi che se avessi confidato nell’opera dell’uomo avrei limitato la Sua potenza. Così il Signore iniziò a lavorare nel mio cuore mettendo la certezza che solo Lui poteva compiere un miracolo così grande. Al ritorno raccontai tutto a Pierluigi e così pensammo che non era ancora il tempo stabilito dal Signore per avere dei figli, sicuri che Lui aveva il controllo della situazione.

In quel periodo eravamo in comunione con una splendida coppia di Liverpool, Alan e Jenny, che si era trasferita in Italia, in un paese vicino al nostro, per servire il Signore, insieme pregavamo e studiavamo le sacre scritture.

Il desiderio di avere un figlio era così grande che ogni notte piangevo e pregavo il Signore chiedendogli questa guarigione. Mi viene in mente un passo delle sacre scritture in Salmi 56,8 che dichiara: – Tu conti i passi della mia vita errante; raccogli le mie lacrime nell’otre tuo; non le registri forse nel tuo libro? -.

Una sera andammo a casa di Alan e Jenny e così piangendo raccontai loro la sentenza della dottoressa. Jenny mi parlò di Anna nel libro di Samuele (1Samuele 1,1) e di come anche lei non poteva avere figli e piangendo chiedeva a Dio che operasse nella sua vita, mi consigliò di leggerlo, dopo Alan pregò per me e in profezia disse che sarei rimasta presto incinta e che sapeva anche il sesso (maschio) ma preferì non dirmelo.

Tutto ciò, fece accendere in me la fede in Dio più forte di prima, credendo che tutto ciò venisse veramente dal Signore. Quella stessa sera lessi la storia di Anna e quando leggevo le lacrime iniziarono a rigarmi il viso ed ebbi la sensazione che la stessa preghiera che lei rivolse al Signore stava riempiendo il mio cuore al punto tale che anche io rivolsi a Dio la stessa preghiera dicendogli – Signore, anche io desidero avere un figlio maschio per chiamarlo Samuele e consacrarlo a Te affinché attraverso questo nome sia glorificato il Tuo nome -, Samuele infatti significa “Esaudito da Dio, frutto di un esaudimento divino” .

Dopo circa 6 mesi rimasi miracolosamente incinta e vi posso assicurare che per me quello era il momento meno aspettato. Era passato appena un mese dalla morte di mio padre ma è stato sicuramente il più indicato per Dio poiché tutto era sotto il Suo controllo.

Poco tempo prima di rimanere incinta, mentre ero nella grande afflizione per la perdita di mio padre, il Signore mi portò all’attenzione queste parole di una persona che predicava in tv – c’è un tempo per ogni cosa, un tempo per piangere ed un tempo per ridere e se oggi sei nella sofferenza presto per te arriverà il momento di grande gioia -, solo dopo, quando ho scoperto della mia gravidanza, ho capito il significato di quelle parole.

Anche mia madre, quando venne a saperlo era così felice che la gioia dell’arrivo di una nuova vita riuscì a mettere in secondo piano quello stato di grande sofferenza. In quella circostanza quindi mi trovai di fronte ad un bivio: lasciare la bulimia o mantenere la gravidanza. Ma l’amore per la vita è stato più forte delle tentazioni che mi assillavano da tanti anni, nella risposta misericordiosa di Dio alle mie preghiere trovai la forza di non fare più certe cose.

Quando arrivai al 4° mese di gravidanza andai dal ginecologo per il solito controllo mensile, ad un certo punto mi disse: – io conosco già il sesso! – ed io risposi: – bene anch’io! – e lui era meravigliato dal fatto che lo sapessi, così mi lanciò una sfida : – vediamo se indovini – ed io : – E’ un maschio! – brava, come hai fatto ad indovinare? Ed io: – non ho indovinato, me lo ha rivelato il mio Signore, colui che dà la vita! – così non ebbe più il coraggio di dire una parola. Per me fu un’esperienza meravigliosa soprattutto quando iniziai a sentire i suoi movimenti nella mia pancia.

Il 22 febbraio 2003 è venuto alla luce Samuele, uno splendido bambino.

Dopo qualche mese conobbi una coppia di credenti, marito e moglie, iniziammo quindi a frequentarli, anche se si dichiaravano cristiani avevano dei principi non del tutto coerenti con il Consiglio di Dio, Pierluigi mi diceva del continuo di stare attenta, ma io cedevo all’insistenza di lei a volermi impartire insegnamenti biblici e a ritrovarsi a pregare da sole, a me faceva piacere, in quanto non potevamo più godere della vicinanza di Alan e Jenny, che si erano trasferiti in Germania già da qualche mese.

Le confidai i problemi del passato. Al sentirli mi disse: -Ecco il significato di quel sogno che il Signore mi ha dato! Tre brutti calabroni attaccavano un millepiedi, solo, indifeso… Mirella, quel millepiedi sei tu! e i tre calabroni spiriti maligni che ti attaccano del continuo!- .

Ebbene, erano trascorsi un anno e 5 mesi dall’ultimo episodio bulimico, ma questa cosa che io ero il millepiedi attaccato da spiriti maligni fece vacillare la mia fede, e pensai che in realtà il Signore non mi aveva liberata completamente… approfittai quindi di quella pseudo rivelazione per riprendermi il vizio.

Oggi posso dire che alcuni credenti si lasciano guidare dalla loro carne e non dallo Spirito di Dio, e pretendendo di aiutare gli altri, riescono a fare più danno delle persone del mondo …

Intanto Samuele aveva iniziato l’asilo, era un buon tempo per un fratellino! Ma io e mio marito, ci eravamo allontanati dal Signore… le spine e i triboli erano riusciti a offuscare la luce solare del Dio che dà la vita.

Un giorno con gioia apprendemmo che rimasi incinta per la seconda volta, un maschietto, il nome preparato era Gioele. Al quarto mese si ruppe la placenta, Gioele non fu più con noi. Io e Pierluigi cademmo come in un baratro di tristezza, ma non fummo meravigliati più di tanto, le nostre trasgressioni compungevano la coscienza, non imputammo nessuna colpa a Dio, piuttosto a noi stessi, non più attaccati al Signore come negli anni passati.

Nel dolore, quindi, abbiamo ritrovato la forza di piegare le ginocchia, di ricercare il Suo volto, di esaminare la nostra vita, di capire la Sua volontà.

Dopo un mese, alla fine di quella estate del 2006, decidemmo di fare una visita ad una chiesa a Verona, il cui pastore era una vecchia conoscenza, una giornata indimenticabile! la sua predicazione si è rivelata poi una sorta di esortazione profetica, alla fine della riunione il pastore avvertì che quanto era stato predicato era riferito in particolare a tre coppie presenti che avevano subìto recentemente “una grossa perdita”: il Signore stava incoraggiando tali coppie a smettere di piangere, ad alzarsi, ad andare a riprendersi ciò che il nemico era riuscito a portar via.

1Samuele 30:3 Quando Davide e la sua gente giunsero alla città, essa era distrutta dal fuoco e le loro mogli, i loro figli e le loro figlie erano stati condotti via prigionieri.

1Samuele 30:6 Davide fu grandemente angosciato: la gente parlava di lapidarlo, perché tutti erano amareggiati a motivo dei loro figli e delle loro figlie; ma Davide si fortificò nel SIGNORE, nel suo Dio.

1Samuele 30:8 E Davide consultò il SIGNORE, dicendo: «Devo inseguire questa banda di predoni? La raggiungerò?» Il SIGNORE rispose: «Inseguila, poiché certamente la raggiungerai e potrai ricuperare ogni cosa».

1Samuele 30:17-19 Davide diede loro addosso dalla sera di quel giorno fino alla sera dell’indomani; e non uno ne scampò, tranne quattrocento giovani, che montarono sui cammelli e fuggirono. Davide ricuperò tutto quello che gli Amalechiti avevano portato via e liberò anche le sue due mogli. Non vi mancò nessuno, né piccoli né grandi, né figli né figlie, e nulla del bottino, nulla che gli Amalechiti avessero preso. Davide ricondusse via tutto.

Il Signore è pieno di misericordia! Il desiderio di ricercare seriamente la volontà di Dio nella nostra vita divenne un fatto. E il Signore si è mostrato come sempre fedele, dopo alcuni mesi, Egli ci ha donato un altro figlio, maschio, venuto alla luce il 10 settembre del 2007.

L’abbiamo chiamato Gioele, che significa “l’Eterno è Dio”, come il nome che avevamo dato al figlio perduto, si fa per dire, perché adesso è in paradiso tra le braccia del Signore.

Oggi sono una madre felice e quando guardo i figli che Dio mi ha affidato vedo la pienezza del Suo amore per la vita stessa e la misericordia che ha avuto verso di me e mio marito, Egli nella Sua immensa saggezza non solo ci ha ridonato un figlio, ma ha fatto in modo che potessi recuperare anche la mia “liberazione”, oltre ad un rinnovato slancio alla ricerca della Sua volontà.

Il desiderio che ho nel mio cuore è di avere una famiglia numerosa lasciando decidere a Dio quanti figli avere, che siano 2, 3, o anche 5, l’importante è che camminino tutti, loro e noi, secondo le Sue vie, sì, i tempi oggi sono difficili! ma il Signore è più grande delle difficoltà. Così come non cade a terra un solo passero senza il volere di Dio, allo stesso modo Egli provvede ai suoi figli, non facendo mancare l’essenziale per vivere.

Concludo con quanto sento nel cuore della Sua Parola: “Deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta” (Efesini 12:1).

Prego affinché il Signore si prenda cura di colui che leggerà questa testimonianza benedicendolo in ogni area della sua vita. AMEN!

Salmi 127:3-5

Ecco, i figli sono un dono che viene dal SIGNORE;

il frutto del grembo materno è un premio.

Come frecce nelle mani di un prode,

così sono i figli della giovinezza.

Beati coloro che ne hanno piena la faretra!

Non saranno confusi

quando discuteranno con i loro nemici alla porta.

Salmi 128:1-3

Beato chiunque teme il SIGNORE

e cammina nelle sue vie!

Allora mangerai della fatica delle tue mani,

sarai felice e prospererai.

Tua moglie sarà come vigna fruttifera,

nell’intimità della tua casa;

i tuoi figli come piante d’olivo intorno alla tua tavola.

Mirella Caselli in Prozzo

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MESSICO: Il miracolo di Saltillo

Ciao, mi chiamo Antonio e ho dieci anni. Insieme ai miei genitori, due fratelli e tre sorelle abito in un villaggio in Messico. Crediamo tutti nel Signore Gesù e ogni domenica andiamo in chiesa. Anche tutti gli altri abitanti la frequentano; insieme cantiamo e ascoltiamo il pastore che racconta una storia della Bibbia. Mi piace soprattutto il canto, perché mi dà sempre tanta gioia! Sono contentissimo che ora abbiamo una bella chiesa, perché prima non era così. In passato ci incontravamo ogni domenica nella casa del pastore e ciò era sempre molto rischioso. Nel frattempo però è successo qualcosa di particolare che vorrei raccontarvi.

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