Gruppo Israeliano “B’Tselem” per la sete dei Palestinesi

In alcune aree nel nord della Cisgiordania il consumo di acqua pro-capite è sceso a un terzo della quantità minima necessaria e questa estate la carenza d’acqua -“dovuta a un’iniqua distribuzione delle risorse idriche condivise dai palestinesi e Israele” – sarà ancora più grave: lo denuncia il gruppo israeliano per i diritti umani “B’Tselem”, sottolineando anche le relative politiche discriminatorie israeliane e le ripetute siccità degli ultimi anni. Centinaia di migliaia di palestinesi, prosegue la nota diffusa da “B’Tselem”, non sono collegati a una rete idrica e sono costretti ad acquistare l’acqua dalle autocisterne, a un costo da tre a sei volte superiore in base al luogo e alle restrizioni poste da Israele ai movimenti; anche chi è collegato a un sistema idrico non riceve però una fornitura costante di acqua, perché l’azienda idrica israeliana ‘Mekorot’ ridurrebbe l’approvvigionamento alle città e ai villaggi palestinesi per soddisfare le accresciute richieste da parte degli insediamenti dei coloni israeliani in Cisgiordania. Israele mantiene il controllo completo delle sorgenti d’acqua condivise con i palestinesi e impedisce qualsiasi perforazione di pozzi senza un permesso; “B’Tselem” ricorda che l’accesso all’acqua senza discriminazioni è un diritto umano fondamentale riconosciuto dalla normativa internazionale.
[CO]

Fonte: Misna – 2/7/2008 9.12

Foto: Atef Abu A-Rob, B’Tselem
Crisi idrica ad Anin, distretto di Jenin, estate 2006.

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Israele, assalto al riso: supermercati svuotati

Il panico per la crisi alimentare scatenata dall’inarrestabile corsa dei prezzi di mais, riso e grano si è impossessato degli israeliani che negli ultimi giorni sono stati protagonisti di un assalto ai supermercati dove sono stati svuotati gli scaffali del riso e di altri generi di prima necessità. Una corsa all’accaparramento trasformata ieri in una vignetta sul quotidiano Haaretz in cui si vede un dipendente portare nel supermercato un sacchetto di riso, mentre attorno guardie armate lo proteggono da possibili attacchi e un elicottero della polizia sorvola la zona.
A Tel Aviv per un giorno una rete di supermercati ha cercato di imporre la limitazione della vendita di due chilogrammi di riso per ciascun cliente: cosa senza precedenti negli ultimi decenni in Israele. Poi ha desistito, e le scorte sono subito andate a ruba. Secondo il direttore della principale ditta importatrice di riso in Israele, la domanda è più che triplicata negli ultimi giorni. I prezzi di conseguenza sono lievitati fino a un aumento massimo del 70 per cento rispetto alla metà del mese, ossia prima delle vacanze della pasqua ebraica. In parallelo vengono registrati drastici aumenti anche nel prezzo della pasta, dell’olio, del caffè, della carne. In Israele, dove c’è forte penuria di acqua, il riso è tutto importato.
Israele è l’ultimo, per ora, Paese entrato nell’ormai lunghissima lista di chi ha apertamente fatto notizia dallo scoppio della crisi alimentare.[…]

Tratto dall’articolo di Roberto Romagnoli “L’Onu: una task force per l’emergenza-cibo” apparso su Il Messaggero, mercoledì 30 aprile 2008

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Inghilterra: Metodisti limitano gli acquisti

Una “carta di credito“ mediante la quale non si può comperare nulla viene distribuita dalla chiesa evangelica metodista in Inghilterra. La singolare carta di credito fa parte dell’azione intitolata “Buy Less – Live More“ (compra di meno – vivi di più), lanciata dai metodisti britannici per il tempo che precede la Pasqua (dal 6 febbraio fino al 23 marzo). Con questa azione la chiesa intende invitare le persone a limitare all’indispensabile i propri consumi.
I possessori sono invitati a infilare nel loro portafogli la “Buy Less Card“, accanto alle normali carte di credito, per ricordarsi di valutare, prima di effettuare un pagamento, l’effettiva necessità dell’acquisto di merce o di servizi. In questo modo i cristiani possono dare un segno concreto che indica nella direzione di una limitazione dei consumi e del rispetto delle risorse dell’ambiente.
La pastora Michaela Youngson, dell’agenzia stampa Ekklesia (Londra), afferma che uscendo dalla costrizione del consumismo le persone possono scoprire una nuova qualità di vita. L’azione intende anche richiamare l’attenzione sul problema crescente dell’indebitamento di un grande numero di persone, in Inghilterra.
La chiesa evangelica metodista inglese conta circa 300’000 membri.

Ulteriori informazioni
www.buylesslivemore.org.uk

Fonte: VoceEvangelica/Idea – 19 gennaio 2008

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