I Battisti del Sud hanno portato 20 tonnellate di aiuti alle vittime di un terremoto nel Tagikistan

I Battisti del Sud si sono attivati per far  fronte alle necessità più urgenti dopo il terremoto che si è verificato lo scorso 2 gennaio in Tagikistan. Il braccio umanitario della più grande chiesa protestante negli Stati Uniti ha portato 20 tonnellate di materiale per aiutare i senzatetto della regione di Gishkhun.
Un centinaio di case sono state distrutte e altre 900 danneggiate dal sisma di magnitudo 5,3 sulla scala Richter.
Questa regione del Tagikistan è soggetta a rischio sismico. 170 terremoti sono stati registrati nella regione tra il settembre 2007 e il marzo 2009.

Via | Christianisme Aujourd’hui/BP – riprodotto con autorizzazione

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Uragano in Salvador, Danneggiati più di 25 luoghi di culto di Chiese evangeliche

el-salvador-uragano-chiese-evangeliciSecondo l’Alleanza Evangelica salvadoregna più di 25 luoghi di culto sono stati danneggiati e molti di essi al momento non possono essere utilizzati per i servizi di culto. Inoltre varie famiglie cristiane hanno perso le loro case.

L’Alleanza Evangelica e più di 20 chiese stanno coordinando un piano d’azione per la raccolta di cibo e di vestiti per i senzatetto. “Cerchiamo di avvicinarci alle chiese e di vedere i loro bisogni immediati, che sono cibo, acqua e scarpe in particolare per i bambini, e già stiamo rispondendo a queste necessità”, ha detto Juan Carlos Hasbun, presidente dell’Alleanza Evangelica.

Inoltre si sta coordinando una strategia per valutare la condizione delle Congregazioni e sollecitare aiuti per la ricostruzione. “Chiediamo a donatori nazionali e internazionali di fornire tende per famiglie, qualche tipo di telo per ristabilire i culti o per ricostruire i danneggiati. L’obiettivo è quello di lasciare nel più breve tempo possibile i luoghi di culto come erano prima”, ha detto Hasbun.

Le operazioni si stanno realizzando in coordinamento con le autorità governative, ONG, chiese e paesi vicini. I media e le chiese hanno organizzato tempi di preghiera per la nazione e per il benessere delle persone colpite.

Via | AgenciaLaVoz.com

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Burkina Faso, organizzazioni cristiane si mobilitano per soccorrere le vittime dell’alluvione

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foto da: inondationsauburkina.net

Il 1° settembre, le piogge torrenziali che sono cadute sul Burkina Faso hanno lasciato senza casa 150.000 persone. Molti hanno visto le loro case crollare o essere spazzate via dalle acque. Il bisogno di cibo e di acqua potabile è urgente. Inoltre, si teme una recrudescenza della malaria e la diffusione di malattie diarroiche.
A Ouagadougou, le organizzazioni cristiane partner del S.E.L. (associazione protestante di solidarietà internazionale) sono state immediatamente operative per assistere le vittime. 20.000 euro sono già stati stanziati dall’organizzazione francese, ma un appello è stato lanciato per finanziare i bisogni più urgenti.

Via | Christianisme Aujourd’hui /SEL – riprodotto con autorizzazione

Solidarietà:
Sul sito del S.E.L puoi effettuare la tua donazione on line con carta di credito in modo assolutamente sicuro e riservato.

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Burkina Faso, cronaca dall’alluvione

150 mila sfollati nella capitale, si teme l’emergenza umanitaria

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Fonte foto: ami

A pochi giorni dall’alluvione che ha colpito il Burkina Faso, nella capitale Ouagadougou si contano i danni: 7 morti, 150 mila sfollati, ponti e strade distrutte. La testimonianza diretta di un cooperante di una organizzazione non governativa.

Continua a piovere in Burkina Faso a pochi giorni dall’alluvione che ha pesantemente colpito la capitale Ouagadougou, provocando sette morti e lasciando senza casa 150 mila persone. A preoccupare, soprattutto, sono le condizioni delle dighe che se non dovessero reggere all’insistenza della pioggia provocherebbero una nuova inondazione della città, con almeno tre metri di acqua che si riverserebbero per le strade.

«Al momento la situazione è abbastanza sotto controllo, la violenza dell’acqua caduta nei giorni scorsi sembra cessata ma lo stato d’ansia dovuto alla tenuta degli argini delle dighe sta minando la tipica flemma burkinabé». Il racconto è di Marco Alban, responsabile dei progetti di cooperazione decentrata in Burkina per l’ong Lvia di Torino, rientrato nella capitale burkinabé, dove ad accoglierlo ha trovato uno scenario piuttosto disastroso.

I danni dell’alluvione, ha raccontato Alban, hanno riguardato per lo più le infrastrutture cittadine, con ponti che sono saltati, strade rese impraticabili e la centrale elettrica che non riesce a funzionare a pieno regime. A destare maggiore preoccupazione, tuttavia, sono le condizioni della popolazione: secondo dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari, 150 mila persone non hanno più una casa e ora sono accolte soprattutto nelle scuole, ritardando così l’avvio del nuovo anno scolastico a Ouagadougou.

«Ad essere colpiti sono stati in particolar modo i quartieri più poveri, dove le abitazioni sono costruite con un impasto di terra e sterco animale (il “banco”), che con la pioggia si scioglie letteralmente – ha proseguito Alban – L’alluvione dei giorni scorsi le ha praticamente spazzate via e se pensiamo che in ogni casa abitano 10-15 persone possiamo immaginare le dimensioni dell’emergenza attuale».

Sul fronte degli aiuti umanitari, in Burkina Faso è scattata sin da subito una grande raccolta fondi a livello nazionale e internazionale. Secondo il governo burkinabé, i danni provocati dall’alluvione ammontano a 47 miliardi di franchi Cfa, circa 71 milioni di euro. Fino a ieri, secondo quanto riportato dal sito inondationsauburkina.net, sono stati raccolti quasi 1,3 milioni di euro. Particolarmente attiva, a tal proposito, si è rivelata la cinemateca di Parigi che ha deciso di intervenire in prima persona per salvare le pizze originali dei film custodite alla Cineteca africana di Ouagadougou, che rischiano di andare perdute sempre per via dell’acqua che si è abbattuta sulla struttura. Per quanto riguarda l’Italia, infine, il comune di Ouagadougou ha inviato una richiesta d’aiuto ufficiale alla città d Torino; anche la Regione Piemonte, a quanto si è appreso, metterà a disposizione dei fondi, mentre nel resto del paese sono diverse le ong che hanno attivato un numerosi conto corrente per l’invio di aiuti economici.
(danilo giannese)

2009-09-11 19:41:29

Fonte: ami

Palamanga Ouali, direttore di Compassion Burkina Faso: “55 centri di accoglienza per bambini sono stati colpiti…” (via S.E.L.)

Francia: Il S.E.L, associazione protestante di solidarietà internazionale, ha istituito un fondo speciale di emergenza per soccorrere le vittime

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=7E-RINnw88w]

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Mauritania: estremisti uccidono insegnante americano

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Foto da ralphbuckner.com

E’ già stato celebrato il funerale dell’ennesima vittima del fondamentalismo islamico. Questa volta si tratta di un cittadino americano residente in Mauritania, una vicenda di cui si sta parlando molto nel web e soprattutto negli USA. Proprio USA Today, il famoso periodico americano, titolava “Al Qaeda rivendica l’assassinio del cittadino americano in Mauritania”, una rivendicazione fatta attraverso Al-Jazeera TV, in cui l’omicidio veniva attribuito a membri del ramo nord africano dell’organizzazione terroristica. Christopher Leggett, 39 anni, è stato brutalmente ucciso martedì 23 giugno davanti alla sua scuola di lingua e informatica situata nella capitale, Nouakchott. Il motivo dell’esecuzione, secondo le dichiarazioni degli estremisti, è “l’attività missionaria” di Chris, perché secondo loro il giovane padre di famiglia stava cercando di convertire musulmani al Cristianesimo.

La famiglia di Chris ha emesso un comunicato con il quale perdona gli assassini e chiede che vengano presi e processati equamente. “Nello spirito d’amore cristiano, noi esprimiamo il nostro perdono per coloro che hanno tolto la vita al nostro prezioso figliolo”, hanno affermato in una dichiarazione distribuita in inglese, francese e arabo. “Chris aveva un amore profondo per la Mauritania e per la sua gente, un amore che noi condividiamo. Malgrado lo sconvolgente evento, noi non portiamo nessun rancore per la gente di qui. A livello spirituale, noi perdoniamo gli assassini, chiedendo soltanto che giustizia venga fatta”. Secondo le fonti locali, il Ministro della Giustizia avrebbe definito la morte di Chris “una grave perdita per la Mauritania”, visto l’impegno e l’utilità della scuola che l’americano aveva creato e dirigeva.

A quanto pare, il commando composto da due estremisti ha agito con l’obiettivo di rapire il povero Chris, ma quest’ultimo ha resistito inizialmente con successo al rapimento, cosa che ha fatto reagire i rapitori a colpi di arma da fuoco: il corpo di Chris è stato lasciato sul ciglio della strada crivellato di colpi in testa. Lui, sua moglie e i loro 4 figli vivono in questo paese da 7 anni, dove hanno avviato un’agenzia che fornisce corsi di informatica, di cucito (particolarmente utile da quelle parti) e alfabetizzazione, oltre a un programma di micro-credito che doveva servire alle persone del luogo per avviare una loro attività. Questo utilissimo lavoro umanitario aveva reso Chris molto conosciuto e apprezzato nella zona e forse proprio questa sua attività umanitaria svolta con amore cristiano è stata ritenuta dagli estremisti una forma di evangelizzazione troppo efficace per essere lasciata libera.

La Mauritania è una repubblica islamica, la cui costituzione decreta l’Islam come la religione dei cittadini dello Stato; oltre il 99% degli abitanti, infatti, si professa musulmano e sono governati da uno stato centrale che tendenzialmente limita la libertà di religione. All’atto pratico, le altre religioni sono in linea di massima tollerate, anche se vi sono espresse limitazioni nel proselitismo e nella diffusione di materiale religioso. Le piccole comunità non musulmane vivono in pace, ma l’evento tragico di Chris, la rivendicazione da parte di Al Qaeda e l’escalation di terrore applicata dall’Islam nel continente africano (leggasi Somalia, Nigeria, Egitto, Eritrea, Algeria, ecc…) aprono scenari preoccupanti anche per la Mauritania.

Fonte: Porte Aperte Italia

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