Nicola Martella e i destinatari della lettera agli Ebrei

Il 25 Dicembre 2011 Nicola Martella, in un suo commento su Facebook ad un suo articolo dal titolo ‘Come scamperemo noi, se trascuriamo una così grande salvezza?’, ha affermato: ‘Gli Ebrei a cui, l’autore si rivolse, erano “pendolari” fra il giudaismo storico e quello cristiano. Avevano appetito la grazia, ma il richiamo del giudaismo classico con i suoi riti, le sue feste, la sua cultura era molto forte; facevano un passo dentro e uno fuori della soglia. In pratica, non erano né carne e né pesce. La stessa cosa avviene a tanti “aggregati” nel mondo evangelico: conoscono la grazia, condividono le massime dottrine, ma rimangono con un piede dentro e uno fuori rispetto alla religione corrente e cultura dominante, verso cui sentono sempre una grande attrazione. Con le labbra si dichiara una cosa, con la vita un’altra. Gli Ebrei, che confessavano Gesù quale Messia, erano marginalizzati dagli altri Ebrei e spesso cacciati fuori delle sinagoghe o addirittura angariati e perseguitati (così fecero Saulo e i suoi accoliti); ciò significava anche la perdita di privilegi e di vantaggi all’interno del giudaismo. L’autore della epistola agli Ebrei cercò di convincere proprio tali esitanti della superiorità di Cristo (su angeli, Mosè, ecc.), della grazia (sulla legge) e del nuovo patto (su quello antico).’, e il 26 Dicembre sempre su questo argomento ha detto: ‘Nella cura pastorale ho incontrato non pochi “credenti”, che avevano accettato Gesù come Salvatore, ma non come Signore della loro vita. Ci si può immaginare come appariva la loro vita sul piano dell’etica e della santificazione. A volte, quando li mettevo dinanzi alla volontà di Dio e chiedevo loro di sottomettersi a Cristo quale loro Signore, ubbidendo a Lui in ciò, non sempre erano disposti a farlo. Erano “credenti”, ma non rigenerati. Aderivano al facile e falso “evangelo a poco prezzo”, quello che tranquillizza, ma non salva né trasforma. Avevano appetito la grazia, ma non l’hanno mai accettata con un patto. Tali “credenti” poi sono quelli che si “convertono” a ogni conferenza o tenda, senza mai entrare nella vita. Non sono né carne e né pesce e spesso rimangono solo degli “aggregati”. Affermano di aver perso la salvezza (che non hanno mai avuto) e poi credono di riottenerla al prossimo appello di un famoso predicatore. Nel giudaismo cristiano d’allora, di cui si parla nella lettera agli Ebrei, di tali “credenti” non rigenerati e continuamente “pendolari” fra il giudaismo storico e quello cristiano devono essercene stati parecchi, visto che l’autore li mette seriamente in guardia e spende un’intera epistola per convincerli della superiorità assoluta di Cristo su tutto e tutti.’

Da: Note di Nicola Martella su Facebook

Quindi, per Martella coloro a cui lo scrittore scrisse quella che è chiamata ‘La lettera agli Ebrei’ non erano nè carne e nè pesce, intendendo dire che non erano veri credenti o meglio come dice lui ‘erano credenti non rigenerati’, e che quindi non avevano ricevuto la salvezza o come dice sempre lui in un altro luogo stavano ‘fuori della salvezza in Cristo Gesù’.
Quindi Martella si è abbandonato a vani ragionamenti non solo in merito al battesimo con lo Spirito Santo, e ai doni dello Spirito Santo, ma anche in merito ad altre cose. La ragione per cui si è inventata quest’altra sua falsa esegesi? Per negare che dei veri credenti, e quindi dei rigenerati da Dio, possano perdere la salvezza, in quanto lui si è reso conto della inequivocabilità delle esortazioni presenti in questa epistola e dato che sostiene l’eresia ‘una volta salvati, sempre salvati’, si è inventata questa ennesima falsa esegesi.
Mi trovo dunque costretto sia pur brevemente a confutare queste sue ennesime ciance, perchè di ciance si tratta.
Ecco alcuni dei passi presenti nella lettera agli Ebrei che inequivocabilmente mostrano che i destinatari di questa lettera erano VERI CREDENTI, E QUINDI DEI RIGENERATI DA DIO PER LA GRAZIA DI DIO, secondo che è scritto: “Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chiunque ama Colui che ha generato, ama anche chi è stato da lui generato” (1 Giovanni 5:1). In merito a queste parole, vorrei che notaste che chi crede è stato rigenerato da Dio, e quindi non esistono ‘credenti non rigenerati’.

Lo scrittore rivolgendosi loro dice:

1) “Perciò, fratelli santi, che siete partecipi d’una celeste vocazione, considerate Gesù, l’Apostolo e il Sommo Sacerdote della nostra professione di fede, il quale è fedele a Colui che l’ha costituito, come anche lo fu Mosè in tutta la casa di Dio ….. e la sua casa siamo noi se riteniam ferma sino alla fine la nostra franchezza e il vanto della nostra speranza. ” (Ebrei 3:1-2,6).
Notate come lo scrittore li chiama ‘fratelli santi’ e quindi essi erano da lui considerati membri della famiglia di Dio in quanto figliuoli di Dio santificati mediante lo Spirito Santo, e questo glielo conferma quando parla della loro professione di fede e dice che essi sono la casa di Dio a condizione che ritengano fino alla fine la loro franchezza e il vanto della loro speranza. Essendo dunque la casa di Dio, ciò significa che erano il tempio di Dio, la casa spirituale in cui dimorava Dio per lo Spirito (Efesini 2:22).
Qualcuno forse dirà: ‘Ma gli apostoli hanno chiamato ‘fratelli’ anche i Giudei non credenti in certe occasioni!’ Certo, lo hanno fatto per sottolineare la loro comune discendenza dal patriarca Abramo (infatti Paolo quando predicò nella sinagoga di Antiochia di Pisidia disse ai presenti: “Fratelli miei, figliuoli della progenie d’Abramo ….” Atti 13:26), ma mai li hanno chiamati ‘fratelli santi’ perchè sapevano che i Giudei non credenti diventavano “concittadini dei santi” (Efesini 2:19) solo mediante la fede in Cristo. Quindi quel ‘fratelli santi’ indica che i destinatari erano Ebrei di nascita che avevano creduto che Gesù era il Messia.

2) “Guardate, fratelli, che talora non si trovi in alcuno di voi un malvagio cuore incredulo, che vi porti a ritrarvi dall’Iddio vivente; ma esortatevi gli uni gli altri tutti i giorni, finché si può dire: ‘Oggi’, onde nessuno di voi sia indurato per inganno del peccato; poiché siam diventati partecipi di Cristo, a condizione che riteniam ferma sino alla fine la fiducia che avevamo da principio, mentre ci vien detto: Oggi, se udite la sua voce, non indurate i vostri cuori, come nel dì della provocazione” (Ebrei 3:12-15).
Sono anche queste parole molto chiare, che mostrano che i destinatari di quella lettera erano dei credenti rigenerati da Dio, e quindi figli di Dio. Infatti non solo li chiama di nuovo fratelli, ma li ammonisce affinchè in mezzo a loro non sorga un malvagio cuore incredulo che li porti a ritirarsi dal Signore. Essi quindi si erano uniti al Signore e perciò erano uno spirito solo con Lui (1 Corinzi 6:17), ma lo scrittore li mette in guardia a non diventare increduli perchè in questo caso si sarebbero ritirati da Dio (o separati dal Signore) e poi comanda loro di esortarsi gli uni gli altri. Notate poi come dice loro che essi erano diventati partecipi di Cristo, e quindi partecipi della natura divina (2 Pietro 1:4), a condizione che essi conservassero fino alla fine la fede che avevano avuto da principio. Quindi c’era stato un giorno in cui essi avevano creduto in Cristo, e quindi erano stati rigenerati da Dio, perchè chiunque crede che Gesù è il Cristo è nato da Dio (1 Giovanni 5:1).

3) “Poiché noi che abbiam creduto entriamo in quel riposo, siccome Egli ha detto: Talché giurai nella mia ira: Non entreranno nel mio riposo! e così disse, benché le sue opere fossero terminate fin dalla fondazione del mondo” (Ebrei 4:3).
Avete visto? Lo scrittore dice che i suoi destinatari avevano creduto e quindi erano sulla via che menava nel riposo di sabato per il popolo di Dio, e difatti più avanti li mette in guardia a non seguire lo stesso esempio di disobbedienza o incredulità degli Ebrei, che a motivo della loro incredulità non poterono entrare nel riposo di Dio (Ebrei 4:11).

4) “Poiché, mentre per ragion di tempo dovreste esser maestri, avete di nuovo bisogno che vi s’insegnino i primi elementi degli oracoli di Dio; e siete giunti a tale che avete bisogno di latte e non di cibo sodo. Perché chiunque usa il latte non ha esperienza della parola della giustizia, poiché è bambino; ma il cibo sodo è per uomini fatti; per quelli, cioè, che per via dell’uso hanno i sensi esercitati a discernere il bene e il male” (Ebrei 5:12-14).
Dunque, se quei credenti vengono definiti bambini, e in quanto tali avevano ancora bisogno di latte, vuol dire che erano stati rigenerati da Dio e quindi erano figli di Dio. Certo non erano maturi, ma erano pur sempre dei figli di Dio. Paolo forse non chiamò anch’egli i santi di Corinto bambini quando disse loro: “Ed io, fratelli, non ho potuto parlarvi come a spirituali, ma ho dovuto parlarvi come a carnali, come a bambini in Cristo” (1 Corinzi 3:1)? Come potete vedere, però, Paolo li chiama anche fratelli, e quindi erano dei figli di Dio mediante la loro fede in Cristo.

5) “Perciò, entrando nel mondo, egli dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, ma mi hai preparato un corpo; non hai gradito né olocausti né sacrificî per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo (nel rotolo del libro è scritto di me) per fare, o Dio, la tua volontà. Dopo aver detto prima: Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrificî, né offerte, né olocausti, né sacrificî per il peccato (i quali sono offerti secondo la legge), egli dice poi: Ecco, io vengo per fare la tua volontà. Egli toglie via il primo per stabilire il secondo. In virtù di questa «volontà» noi siamo stati santificati, mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre” (Ebrei 10:5-10).
Notate che anche qui lo scrittore fa capire che i destinatari delle sue parole erano dei nati da Dio, in quanto dice che erano stati santificati mediante l’offerta di Gesù Cristo. E chi sono coloro che sono stati santificati, cioè resi santi, se non i veri credenti in Cristo Gesù e quindi i fratelli? Ascoltate cosa c’è scritto sempre nella epistola agli Ebrei: “Poiché e colui che santifica e quelli che son santificati, provengon tutti da uno; per la qual ragione egli non si vergogna di chiamarli fratelli” (Ebrei 2:11). Quindi, Gesù Cristo stesso chiama “miei fratelli” (Ebrei 2:12) quelli che sono stati santificati, e perciò riconosce in loro dei figli di Dio.
E non disse infatti forse Paolo agli anziani della Chiesa di Efeso e quindi a dei fratelli in Cristo: “E ora, io vi raccomando a Dio e alla parola della sua grazia; a lui che può edificarvi e darvi l’eredità con tutti i santificati” (Atti 20:32)? E non disse sempre Paolo ai fratelli della Chiesa di Corinto: “Paolo, chiamato ad essere apostolo di Cristo Gesù per la volontà di Dio, e il fratello Sostene, alla chiesa di Dio che è in Corinto, ai santificati in Cristo Gesù, chiamati ad esser santi, con tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signor nostro Gesù Cristo, Signor loro e nostro” (1 Corinzi 1:1-2)? E non disse forse Gesù a Saulo, quando gli apparve sulla via di Damasco: “Ma lèvati, e sta’ in piè; perché per questo ti sono apparito: per stabilirti ministro e testimone delle cose che tu hai vedute, e di quelle per le quali ti apparirò ancora, liberandoti da questo popolo e dai Gentili, ai quali io ti mando per aprir loro gli occhi, onde si convertano dalle tenebre alla luce e dalla potestà di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, la remissione dei peccati e la loro parte d’eredità fra i santificati” (Atti 26:16-18)?
Non è abbastanza chiaro che coloro che sono stati santificati sono figli di Dio?

6) “Ma ricordatevi dei giorni di prima, quando, dopo essere stati illuminati, voi sosteneste una così gran lotta di patimenti: sia coll’essere esposti a vituperio e ad afflizioni, sia coll’esser partecipi della sorte di quelli che eran così trattati. Infatti, voi simpatizzaste coi carcerati, e accettaste con allegrezza la ruberia de’ vostri beni, sapendo d’aver per voi una sostanza migliore e permanente. Non gettate dunque via la vostra franchezza la quale ha una grande ricompensa! Poiché voi avete bisogno di costanza, affinché, avendo fatta la volontà di Dio, otteniate quel che v’è promesso. Perché: Ancora un brevissimo tempo, e colui che ha da venire verrà e non tarderà; ma il mio giusto vivrà per fede; e se si trae indietro, l’anima mia non lo gradisce. Ma noi non siamo di quelli che si traggono indietro a loro perdizione, ma di quelli che hanno fede per salvar l’anima” (Ebrei 10:32-39).
Ma vi paiono queste parole rivolte a persone che non erano ancora state rigenerate da Dio? Ma se costoro erano stati illuminati non vuol forse dire questo che erano passati dalle tenebre alla meravigliosa luce di Dio (1 Pietro 2:9), e quindi erano luce nel Signore (Efesini 5:8)? E poi notate come lo scrittore dice che essi erano di quelli che avevano fede per salvar l’anima, e quindi erano dei veri credenti e non dei finti credenti, secondo che dice l’apostolo Paolo ai santi della Galazia: “Siccome Abramo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto di giustizia, riconoscete anche voi che coloro i quali hanno la fede, son figliuoli d’Abramo. E la Scrittura, prevedendo che Dio giustificherebbe i Gentili per la fede, preannunziò ad Abramo questa buona novella: In te saranno benedette tutte le genti. Talché coloro che hanno la fede, sono benedetti col credente Abramo” (Galati 3:6-9).

7) “Voi non avete ancora resistito fino al sangue, lottando contro il peccato; e avete dimenticata l’esortazione a voi rivolta come a figliuoli: Figliuol mio, non far poca stima della disciplina del Signore, e non ti perder d’animo quando sei da lui ripreso; perché il Signore corregge colui ch’Egli ama, e flagella ogni figliuolo ch’Egli gradisce. È a scopo di disciplina che avete a sopportar queste cose. Iddio vi tratta come figliuoli; poiché qual è il figliuolo che il padre non corregga? Che se siete senza quella disciplina della quale tutti hanno avuto la loro parte, siete dunque bastardi, e non figliuoli” (Ebrei 12:4-8).
Ora, se Dio stava correggendo quei credenti vuol dire che essi erano sottoposti alla disciplina del Signore, e quindi erano dei figlioli di Dio.

8 ) “Ricordatevi de’ carcerati, come se foste in carcere con loro; di quelli che sono maltrattati, ricordando che anche voi siete nel corpo. …. Ricordatevi dei vostri conduttori, i quali v’hanno annunziato la parola di Dio; e considerando com’hanno finito la loro carriera, imitate la loro fede. Ubbidite ai vostri conduttori e sottomettetevi a loro, perché essi vegliano per le vostre anime, come chi ha da renderne conto; affinché facciano questo con allegrezza e non sospirando; perché ciò non vi sarebbe d’alcun utile. Pregate per noi, perché siam persuasi d’aver una buona coscienza, desiderando di condurci onestamente in ogni cosa. E vie più v’esorto a farlo, onde io vi sia più presto restituito. Or l’Iddio della pace che in virtù del sangue del patto eterno ha tratto dai morti il gran Pastore delle pecore, Gesù nostro Signore, vi renda compiuti in ogni bene, onde facciate la sua volontà, operando in voi quel che è gradito nel suo cospetto, per mezzo di Gesù Cristo; a Lui sia la gloria ne’ secoli dei secoli. Amen. Or, fratelli, comportate, vi prego, la mia parola d’esortazione; perché v’ho scritto brevemente. Sappiate che il nostro fratello Timoteo è stato messo in libertà; con lui, se vien presto, io vi vedrò. Salutate tutti i vostri conduttori e tutti i santi. …..” (Ebrei 13:3,7,17-24).
Come si può, dinnanzi a queste altre parole, affermare che quei credenti non erano rigenerati da Dio? Questa domanda ha una sola risposta: ‘Non si può’. Notate infatti espressioni come ‘anche voi siete nel corpo’, ‘imitate la loro fede’, ‘pregate per noi’, ‘Gesù, nostro Signore’, ‘salutate tutti i vostri conduttori e tutti i santi’.

Alla luce di quanto abbiamo visto, è evidente dunque che quando in questa epistola viene prospettata l’eventualità della perdita della salvezza (capitoli 6 e 10), essa non viene prospettata a persone che non l’avevano mai ricevuta, ma a persone che invece l’avevano ricevuta i quali per non perderla furono esortati a conservare la fede fino alla fine.

A coloro poi che pur riconoscendo che la lettera fu scritta a dei veri credenti, dicono che quelle specifiche parole sulla possibilità di perdere la salvezza si riferiscono a falsi credenti, vorrei dire che non avrebbe avuto alcun senso in questa epistola, per esortare dei veri credenti a perseverare nella fede, parlare di quello che sarebbe avvenuto a persone che non erano dei veri credenti in Cristo; anzi sarebbe stato a dir poco assurdo. Persino il famoso predicatore battista Charles Spurgeon, che era uno strenuo difensore della falsa dottrina ‘una volta salvati, sempre salvati’ in quanto Calvinista, nel suo sermone ‘Perseveranza finale’, dovette ammettere che coloro di cui lo scrittore parla in Ebrei 6:4-6 erano dei veri credenti – e in questo si dissociò da tutti quei Calvinisti che invece sostenevano che non erano veri credenti – pur continuando a sostenere però come tutti i Calvinisti che un vero credente non può comunque perdere la salvezza.

Dunque, fratelli, vi metto in guardia non solo da coloro che come Martella sostengono che i destinatari di quella lettera non erano dei rigenerati da Dio, ma anche da coloro che pur riconoscendo che la lettera fu scritta a dei rigenerati affermano che le esortazioni dei capitoli 6 e 10 riguardavano falsi credenti.

Nessuno di costoro vi seduca con vani ragionamenti.

Chi ha orecchi da udire, oda.

Giacinto Butindaro

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