Nicola Martella CONTRO Nicola Martella sul numero di quelli che parlarono in lingue il giorno della Pentecoste!!!

Fratelli nel Signore, come voi sapete, vi ho dimostrato biblicamente come la tesi di Nicola Martella secondo cui il giorno della Pentecoste parlarono in lingue solo i dodici apostoli contraddice la Bibbia e quindi è falsa, in quanto la Bibbia afferma che furono circa 120 credenti o discepoli del Signore a parlare in lingue in quel giorno.

Vi ho anche dimostrato che Nicola Martella contraddice su questo punto anche il noto studioso René Pache, come pure la Chiesa dei Fratelli.

Adesso invece vi dimostrerò come Nicola Martella contraddice pure (vorrei dire addirittura) sè stesso su questo punto. Sembrerà incredibile a molti, ma è proprio così, e come al solito proverò le mie accuse.

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In un suo scritto dal titolo ‘RAFFAELE MINIMI: L’UOMO DAI MILLE VOLTI?’, Martella nel rispondere a questo Raffaele Minimi (‘un cattolico tradizionalista, integralista e seguace del rito tridentino’, come lo definisce Martella), gli dice:
‘l) Tu scrivi: «Forse è un grande simpatizzante di Marcel Lefebvre, ma certamente un fiero avversario dei seguaci del Concilio Vaticano II». Non ne ho mai fatto mistero. Aggiungo che ho iniziato le mie scorribande sul WEB, proprio perché m’ero reso conto che, in giro, sul conto del mondo cattolico tradizionalista (termine che uso per comodità, ma che, come ho spiegato più reputo improprio) si sapevano le stesse cose che sapeva di letteratura italiana quel tizio che sosteneva che Dante Alighieri è un «Olio d’Oliva»,
risponde in questa maniera:
A Pentecoste ci fu un’altra «unzione», quella dello Spirito Santo che permise a 120 credenti di parlare nelle lingue dei numerosi Giudei della diaspora, perché comprendessero l’Evangelo. L’effetto fu la conversione a Gesù Messia di 3.000 Giudei in un solo giorno. Altro che messa in latino come codice segreto per soli iniziati a una religione di misteri…!’.
Qui metto lo screenshot di questa parte dello scritto di Nicola Martella. RM sta per Raffaele Minimi, mentre NM sta per Nicola Martella.

La pagina web in cui Martella afferma che a Pentecoste furono 120 a parlare in lingue è questa http://www.puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-R_Minimi_Avv.htm Guardate la foto di essa qua.
Vi esorto a tenerla d’occhio perchè non so per quanto tempo ancora rimarrà lì o rimarrà così com’è, avendo avuto già in passato una brutta esperienza con Nicola Martella, e precisamente sul caso di Daniel Ekechukwu, a proposito del quale vi invito a leggere il mio scritto ‘Mancanza di veracità sul sito di Nicola Martella, a proposito di Daniel Ekechukwu’.

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Anche in questo altro articolo scritto da Nicola Martella contro questo Raffaele Minimi (che si intitola ‘CATTOLICESIMO O SACRA SCRITTURA?’), egli afferma che a Pentecoste non parlarono in lingue solo i dodici apostoli ma centoventi. Ascoltate il contesto:
Raffaele Minimi gli dice: ‘Nicola carissimo, come ho scritto più volte, c’è molto più cattolicesimo in alcune tue note, come quella che ho riposto in incipit, che in tanti documenti del Vaticano. Possa il Signore rendertene merito. Anche se non dai valore a ciò, c’è un vecchio prete cieco, solo, povero, malato e perseguitato, che celebra Messa, nel rito latino di San Pio V, per te. DIO ci benedica. l’UomochenonfuMAI {13-03-2008 }’
Nicola Martella gli risponde così: ‘C’è del cattolicesimo nelle mie note? Dovrei cominciare a preoccuparmi? È una buona tattica che stai ripetendo in alcune tue lettere, ma con me non attacca. Vediamo se lo potrai dire alla fine di questa risposta. Preferisco che i miei scritti siano in sintonia con la Parola di Dio più che con l’establishment religioso d’uno stato straniero, l’unico caso d’una «teocrazia» nell’ambito cristiano e una contraddizione di per sé; infatti il Signore non ha previsto nel «nuovo patto» qualcosa del genere, ma ha affidato alla chiesa solo il grande mandato missionario fino alle estremità della terra (Mt 28,19s; At 1,8), nell’attesa del Messia-Re e del suo regno escatologico. Quindi fino alla fine dei tempi non è previsto nessun regno politico per i cristiani. Mi dispiace per tale «vecchio prete cieco, solo, povero, malato e perseguitato» (chi sarà mai?). La sua attività rituale non mi cala più di tanto; può anche smettere, poiché perde tempo. Infatti ho già l’Onnipotente che mi protegge e mi guida con la sua Parola. Ricordo tempo fa che una donna carismatica, che pretendeva di ricevere «profezie» da parte di Dio per le persone per cui pregava; mi disse che avrebbe pregato per me per ricevere una «profezia» che mi riguardasse. Le risposi che le «profezie» già ce le ho e si trovano nella sacra Scrittura; e che poteva quindi anche smetterla di cercare «nuove rivelazioni» che mi riguardassero, poiché non avrebbero per me alcuna autorità o rilevanza. Così neppure le giaculatorie latine di un vecchio prete poco aggiungerebbero alla mia devozione basata esclusivamente sulla Parola di Dio. Infatti quest’ultima mi ingiunge quanto segue: «Studiati di presentare te stesso approvato dinanzi a Dio: operaio che non abbia ad esser confuso, che tagli rettamente la parola della verità. Ma schiva le profane ciance, perché quelli che vi si danno progrediranno nella empietà…» (2 Tm 2,15). Rito latino? Preferisco il costume apostolico da Pentecoste in poi: predicare a ognuno nella sua lingua e secondo la sua cultura. A Pentecoste gli apostoli e gli altri credenti (in tutto 120) parlarono improvvisamente lingue che i Giudei di molte nazioni, allora presenti in Gerusalemme, capirono e che li mosse a ravvedersi e a credere che Gesù era il Messia promesso (At 2). Questa è la via biblica: comunicare l’Evangelo, non creare un rito misterioso (e misterico = sacramentale) e incomprensibile, gestito da «esperti», iniziati in una «religione di misteri» e creati ad hoc per essa. Da noi, nella nostra comunità, chiunque predica la Parola lo fa tra fratelli, e ognuno interviene, perché al centro c’è la sacra Scrittura e non un rito; al centro c’è pure c’è l’amore fra fratelli e la comunione di vita e non un’artificiosa divisione fra chierici e laici, fra «addetti ai lavori» e spettatori’.
Ecco lo screenshot del botta e risposta:

La pagina dove potete leggere queste parole di Martella è questa:
http://www.puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-CCR_Scrittura_MeG.htm Guardate la foto qua.
Tenete d’occhio anche questa pagina perchè vale il discorso di prima.

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Come potete vedere, Nicola Martella stesso, che tratta con sufficienza e arroganza (dimostrando peraltro tanta ignoranza biblica su questo argomento e facendo una confusione straordinaria) tutti coloro che gli contestano questa sua tesi dei soli 12 apostoli a parlare in lingue a Pentecoste (guarda la foto),

sostiene in due suoi altri scritti PUBBLICI che il giorno della Pentecoste furono 120 a parlare in lingue!! Quindi lui pubblicamente riesce a sostenere sul numero di coloro che parlarono in lingue il giorno della Pentecoste due tesi diverse e opposte tra di esse, due tesi inconciliabili. Sconcertante, vergognoso.

Fratelli, potrei dilungarmi molto molto di più su questa palese doppiezza di Nicola Martella, ma evito di farlo. I fatti sono MOLTO CHIARI e parlano da sè, e quindi chi legge se è savio di cuore sarà in grado di esprimere un giusto giudizio sul modo di parlare di Nicola Martella.

Vi rinnovo quindi l’esortazione a guardarvi da Nicola Martella: è una persona doppia, e quindi totalmente inaffidabile.

Chi ha orecchi da udire, oda.

Giacinto Butindaro

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