A cosa porta il rigetto del proponimento dell’elezione di Dio

Introduzione

Fratelli, voglio che sappiate che il rigetto della dottrina dell’elezione, essendo questa dottrina biblica, ha delle conseguenze nefaste o negative sulla vita del credente, e non può essere altrimenti perchè ogni qual volta si rigetta una dottrina della Bibbia ci sono dei risvolti nefasti.

Ed è proprio di queste conseguenze che voglio parlarvi affinchè riconosciate quanto sia grave e pericoloso rigettare questa così importante dottrina biblica.

Le cose che leggerete sono le conclusioni a cui sono arrivato dopo tanti anni, dopo avere parlato con credenti che rigettano il proponimento dell’elezione di Dio, letto o ascoltato tanti discorsi di pastori e predicatori che rigettano l’elezione, e considerato la loro condotta e il loro modo di evangelizzare.

A farsi un Dio su misura

Il rigetto dell’elezione porta a farsi un Dio su misura, perchè porta ad adattare Dio alle proprie idee. Vediamo quindi come è questo Dio a misura d’uomo che costoro si sono fatti.

Un Dio che non regna sovrano su tutto e tutti, in quanto esistono degli eventi che accadono per caso

L’iddio di questi credenti non regna sovrano su tutto e tutti, perchè loro dicono che ci sono degli eventi che accadono semplicemente per caso. Costoro dunque credono al caso.

Secondo la Scrittura invece nulla avviene per caso, infatti persino un passero cade a terra non per caso ma per volere di Dio, secondo che ha detto Gesù: “Due passeri non si vendon essi per un soldo? Eppure non ne cade uno solo in terra senza del Padre vostro” (Matteo 10:29).

Nella Bibbia è vero si parla di fatti avvenuti ‘per caso’ o comunque di fatti dovuti ad errori umani o involontarietà, ma nell’esaminarli attentamente anch’essi rientrano nel volere di Dio, e quindi fanno parte di quei suoi decreti sovrani che Egli attua facendoli sembrare come degli eventi fortuiti. Vediamoli brevemente.

Il primo è quello di Achab, re d’Israele, la cui morte fu causata da un freccia scoccata a caso da qualcuno (cfr. 1 Re 22:34). Ma se leggiamo tutta la storia ci accorgeremo che egli morì proprio in quella battaglia, perché così Dio aveva predetto ad Achab tramite il profeta Micaiah, secondo che è scritto: “E Micaiah disse: ‘Se tu ritorni sano e salvo, non sarà l’Eterno quegli che avrà parlato per bocca mia’. E aggiunse: ‘Udite questo, o voi, popoli tutti!’ (1 Re 22:28). E dunque quel soldato che scoccò ‘casualmente’ quella freccia con il suo arco, la scoccò per volere di Dio, in quanto si dovevano adempiere le parole del profeta secondo cui Achab non sarebbe tornato vivo da quella battaglia. Perciò fu Dio a farlo colpire mortalmente da quella freccia. Perchè dunque c’è scritto che “qualcuno scoccò a caso la freccia del suo arco”? Per far comprendere ai savi che anche l’evento che può sembrare il più insignificante agli uomini è diretto da Dio, affinchè si adempia il suo piano, il suo disegno innanzi formato. Certamente chi scoccò casualmente quella freccia, non poteva sapere di averla scoccata per decreto e volontà di Dio; ma certamente coloro che erano a conoscenza della predizione fatta dal profeta Micaiah compresero che ciò era avvenuto per volere di Dio.

Il secondo è quello di Ruth, la Moabita. E’ scritto: “Or Naomi aveva un parente di suo marito, uomo potente e ricco, della famiglia di Elimelec, che si chiamava Boaz. Ruth, la Moabita, disse a Naomi: ‘Lasciami andare nei campi a spigolare dietro a colui agli occhi del quale avrò trovato grazia’. Ed ella le rispose: ‘Va’ figliuola mia’. Ruth andò dunque e si mise a spigolare in un campo dietro ai mietitori; e per caso le avvenne di trovarsi nella parte di terra appartenente a Boaz, ch’era della famiglia di Elimelec” (Ruth 2:1-3). Fu veramente un caso che Ruth si trovò a spigolare in un campo di proprietà di Boaz? Certamente no, perchè come nel precedente esempio qualcuno per caso scoccò la freccia dal suo arco perchè così aveva decretato e voluto Dio, così anche Ruth si trovò a spigolare in quel particolare campo per decreto e volere di Dio, e questo lo si capisce sia dalla reazione di sua suocera e dalle parole che le rivolse quando lo venne a sapere, secondo che è scritto: “La suocera le chiese: ‘Dove hai spigolato oggi? Dove hai lavorato? Benedetto colui che t’ha fatto così buona accoglienza!’ E Ruth disse alla suocera presso di chi avea lavorato, e aggiunse: ‘L’uomo presso il quale ho lavorato oggi, si chiama Boaz’. E Naomi disse alla sua nuora: ‘Sia egli benedetto dall’Eterno, poiché non ha rinunziato a mostrare ai vivi la bontà ch’ebbe verso i morti!’ E aggiunse: ‘Quest’uomo è nostro parente stretto; è di quelli che hanno su noi il diritto di riscatto’. E Ruth, la Moabita: ‘M’ha anche detto: Rimani coi miei servi, finché abbian finita tutta la mia messe’. E Naomi disse a Ruth sua nuora: ‘È bene, figliuola mia, che tu vada con le sue serve e non ti si trovi in un altro campo’ ” (Ruth 2:19-22) – Non mi paiono queste parole di Naomi le parole di una che credeva che si fosse trattato di un caso – Ed anche dalle parole delle donne quando vennero poi a sapere che Ruth aveva partorito un figlio a Boaz, secondo che è scritto: “Così Boaz prese Ruth, che divenne sua moglie. Egli entrò da lei, e l’Eterno le diè la grazia di concepire, ed ella partorì un figliuolo. E le donne dicevano a Naomi: ‘Benedetto l’Eterno, il quale non ha permesso che oggi ti mancasse un continuatore della tua famiglia! Il nome di lui sia celebrato in Israele!” (Ruth 4:13-14). Dunque, quelle donne riconoscevano che Ruth si era trovata a spigolare nel campo di Boaz, perchè Dio aveva voluto dare a Naomi un continuatore della sua famiglia, in quanto prima le era morto il marito e poi le erano morti ambedue i figli (Ruth 1:5). Ma Dio supplì a questa mancanza facendo incontrare Ruth con Boaz, facendoli sposare, e poi dandogli un figlio di nome Obed, che fu padre d’Isai, padre di Davide. E quindi fa parte della genealogia di Gesù Cristo (Matteo 1:5).

Il terzo è quello di colui che uccideva qualcuno involontariamente, e quindi accidentalmente, e per il quale la legge di Mosè non prescriveva la morte in quanto gli ordinava di recarsi in una delle città di rifugio fino alla morte del sommo sacerdote. Ascoltate quello che dice la legge: “Ed ecco in qual caso l’omicida che vi si rifugerà avrà salva la vita: chiunque avrà ucciso il suo prossimo involontariamente, senza che l’abbia odiato prima, – come se uno, ad esempio, va al bosco col suo compagno a tagliar delle legna e, mentre la mano avventa la scure per abbatter l’albero, il ferro gli sfugge dal manico e colpisce il compagno sì ch’egli ne muoia, – quel tale si rifugerà in una di queste città ed avrà salva la vita; altrimenti, il vindice del sangue, mentre l’ira gli arde in cuore, potrebbe inseguire l’omicida e, quando sia lungo il cammino da fare, raggiungerlo e colpirlo a morte, mentre non era degno di morte, in quanto che non aveva prima odiato il compagno” (Deuteronomio 19:4-6). Notate che è Dio a dire che quell’uomo ha ucciso il suo prossimo involontariamente, quindi senza la volontà premeditata di ucciderlo. Quindi in caso di omicidio involontario, l’omicida aveva salva la vita. Ma l’involontarietà dell’uomo non significa che Dio non c’entra niente, perchè è pur sempre Dio che ha fatto sì che quell’omicidio si verificasse. Ascoltate infatti quello che dice sempre Dio nella legge: “Chi percuote un uomo sì ch’egli muoia, dev’essere messo a morte. Se non gli ha teso agguato, ma Dio gliel’ha fatto cader sotto mano, io ti stabilirò un luogo dov’ei si possa rifugiare. Se alcuno con premeditazione uccide il suo prossimo mediante insidia, tu lo strapperai anche dal mio altare, per farlo morire” (Esodo 21:12-14). Notate che nel caso di omicidio involontario, senza premeditazione dunque, è comunque Dio che fa cadere quell’uomo per mano dell’omicida involontario. Questo proprio mostra come il caso non esista neppure nel caso di omicidio involontario.

E che il caso non esiste si evince anche dalla pratica del tirare a sorte, che era una pratica usata dagli Ebrei in svariate circostanze con la certezza che chi veniva designato dalla sorte veniva designato per decisione di Dio, secondo che è scritto: “Si gettan le sorti nel grembo, ma ogni decisione vien dall’Eterno” (Proverbi 16:33). A conferma di ciò citiamo l’esempio di Saul che fu designato re d’Israele da Dio dinnanzi al popolo tramite la sorte, secondo che è scritto: “Poi Samuele convocò il popolo dinanzi all’Eterno a Mitspa, e disse ai figliuoli d’Israele: ‘Così dice l’Eterno, l’Iddio d’Israele: Io trassi Israele dall’Egitto, e vi liberai dalle mani degli Egiziani e dalle mani di tutti i regni che vi opprimevano. Ma oggi voi rigettate l’Iddio vostro che vi salvò da tutti i vostri mali e da tutte le vostre tribolazioni, e gli dite: Stabilisci su di noi un re! Or dunque presentatevi nel cospetto dell’Eterno per tribù e per migliaia’. Poi Samuele fece accostare tutte le tribù d’Israele, e la tribù di Beniamino fu designata dalla sorte. Fece quindi accostare la tribù di Beniamino per famiglie, e la famiglia di Matri fu designata dalla sorte. Poi fu designato Saul, figliuolo di Kis; e lo cercarono, ma non fu trovato. Allora consultarono di nuovo l’Eterno: ‘Quell’uomo è egli già venuto qua?’ L’Eterno rispose: ‘Guardate, ei s’è nascosto fra i bagagli’. Corsero a trarlo di là; e quand’egli si presentò in mezzo al popolo, era più alto di tutta la gente dalle spalle in su. E Samuele disse a tutto il popolo: ‘Vedete colui che l’Eterno si è scelto? Non v’è alcuno in tutto il popolo che sia pari a lui’. E tutto il popolo diè in esclamazioni di gioia, gridando: ‘Viva il re!’ ” (1 Samuele 10:17-24). Ma vogliamo citare anche l’esempio della designazione di Mattia quale apostolo che doveva prendere il posto di Giuda Iscariota, secondo che è scritto: “E ne presentarono due: Giuseppe, detto Barsabba, il quale era soprannominato Giusto, e Mattia. E, pregando, dissero: Tu, Signore, che conosci i cuori di tutti, mostra quale di questi due hai scelto per prendere in questo ministerio ed apostolato il posto che Giuda ha abbandonato per andarsene al suo luogo. E li trassero a sorte, e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli” (Atti 1:23-26). Vorrei che notaste come i discepoli nel pregare Dio, erano convinti che tramite la sorte Dio avrebbe fatto loro conoscere chi Egli aveva scelto quale successore di Giuda Iscariota. Ora, se il risultato del tirare a sorte, che può sembrare una pratica che si basa sul caso, non è affatto il risultato del caso, ma di una decisione divina, non si può credere al caso.

Un Dio che non ha predeterminato la morte di Gesù Cristo

L’Iddio di costoro non ha affatto predeterminato la morte espiatoria di Cristo Gesù. E questo perchè la morte di Gesù fu una sorta di ‘incidente di percorso’, un evento che si dimostrò inevitabile visto le circostanze che si vennero a creare a quel tempo. Certo, essi dicono che Dio sapeva che sarebbe andata a finire così, ma lungi dal dire che fu Dio a decretare innanzi l’odio dei Giudei verso il suo Cristo, e la sua morte sulla croce!

Che dice invece la Scrittura? Che Dio ha innanzi predeterminato che Gesù Cristo fosse odiato e dato nelle mani dei Giudei, e crocifisso.

Ora, nel libro degli Atti degli apostoli è menzionata una preghiera che i discepoli del Signore innalzarono a Dio di pari consentimento, e tra le parole da essi rivolte a Dio ci furono le seguenti: “Signore, tu sei Colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi; Colui che mediante lo Spirito Santo, per bocca del padre nostro e tuo servitore Davide, ha detto: Perché hanno fremuto le genti, e hanno i popoli divisate cose vane? I re della terra si sono fatti avanti, e i principi si sono raunati assieme contro al Signore, e contro al suo Unto. E invero in questa città, contro al tuo santo Servitore Gesù che tu hai unto, si sono raunati Erode e Ponzio Pilato, insieme coi Gentili e con tutto il popolo d’Israele, per fare tutte le cose che la tua mano e il tuo consiglio avevano innanzi determinato che avvenissero” (Atti 4:25-28. Cfr. Salmo 2:1-3). Quindi i discepoli, nel comportamento di Erode, di Ponzio Pilato, dei Giudei e dei Gentili, riconobbero l’adempimento delle parole che Davide aveva pronunziato per lo Spirito Santo secoli addietro. Ora, tutti costoro, secondo le parole di quei credenti, si radunarono contro Gesù Cristo per fare tutte le cose che la mano di Dio ed il Suo consiglio avevano innanzi determinato, il che equivale a dire che tutto quello che Erode, Pilato, insieme ai Giudei e ai Gentili fecero contro Gesù lo fecero per volontà di Dio. In altre parole essi fecero contro Gesù tutto quello che Dio aveva predeterminato dovesse avvenire. Ma andiamo nei particolari per vedere che fecero costoro assieme contro Gesù Cristo per il determinato consiglio di Dio:

I Giudei odiarono Gesù Cristo, manifestando questo loro odio verso lui in svariate maniere. I Giudei di Gerusalemme lo perseguitarono (cfr. Giovanni 5:15-16;) e lo insultarono in diverse maniere (cfr. Giovanni 7:12; 8:48; 9:16,24) fino a che lo arrestarono (cfr. Matteo 26:47-56) e lo condannarono a morte per bestemmia perchè dichiarò di essere il Figlio di Dio (cfr. Matteo 26:57-68). E poi lo dettero in mano di Pilato (cfr. Matteo 27:1-2) chiedendo a gran voce che fosse crocifisso, e tutto ciò benché Gesù non fece loro alcun male ma solo del bene.

Il governatore Pilato quando i Giudei gli consegnarono Gesù affinchè egli lo facesse crocifiggere, dopo averlo esaminato non trovò in Gesù alcuna delle colpe di cui i Giudei lo accusavano, e aveva deliberato di liberarlo (cfr. Luca 23:16,20-22). Ma la folla richiese con gran grida che egli invece fosse crocifisso. E Pilato per soddisfare la moltitudine acconsentì a questa loro richiesta iniqua, liberando Barabba che era stato messo in prigione per omicidio, e condannando Gesù, il Principe della vita (cfr. Luca 23:23-25).

Erode era in quel tempo tetrarca della Galilea, ed era stato nel passato in inimicizia con Pilato, ma nel giorno che Pilato gli mandò Gesù essi divennero amici. Quando Erode vide Gesù, se ne rallegrò grandemente, perché da lungo tempo desiderava vederlo, avendo sentito parlare di lui; e sperava di vedergli fare qualche miracolo; gli fece molte domande ma Gesù non gli rispose parola; lo schernì assieme ai suoi soldati, lo rivestì di un manto splendido e lo rimandò a Pilato (cfr. Luca 23:8-12). Anche lui non mostrò nessuna pietà verso Gesù ma solo odio.

I Gentili pure (e qui mi riferisco in particolare ai soldati che schernirono e crocifissero Gesù) si radunarono contro l’Unto dell’Eterno. Lo schernirono, lo percossero con una canna, gli sputarono addosso ed infine lo misero in croce come un malfattore (cfr. Matteo 27:27-38).

E’ evidente dunque, alla luce delle Scritture, che le sofferenze che Cristo dovette patire per amore nostro, Dio non solo le conosceva innanzi e le aveva preannunciate tramite il Suo Spirito, ma le aveva anche predeterminate. Ecco perché lo Spirito di Dio parlò di esse secoli prima che accadessero come se esse fossero già accadute, infatti spesso troviamo i verbi al passato. Ascoltate per esempio queste parole di Davide: “M’hanno forato le mani e i piedi” (Salmo 22:16), e queste altre del profeta Isaia: “Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare col patire, pari a colui dinanzi al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna. …. Maltrattato, umiliò se stesso, e non aperse la bocca. Come l’agnello menato allo scannatoio, come la pecora muta dinanzi a chi la tosa, egli non aperse la bocca. …” (Isaia 53:3,7). D’altronde Dio chiama le cose che non sono come se fossero, e parla degli eventi non ancora avvenuti come se fossero già avvenuti. Sono i suoi decreti, i suoi disegni, che Lui forma in sé stesso molto tempo prima che accadano, e poi li manda ad effetto, secondo che Egli dice: “Sì, io l’ho detto, e lo farò avvenire; ne ho formato il disegno e l’eseguirò” (Isaia 46:11).

Ecco perchè il giorno della Pentecoste l’apostolo Pietro disse ai Giudei: “Uomini israeliti, udite queste parole: Gesù il Nazareno, uomo che Dio ha accreditato fra voi mediante opere potenti e prodigî e segni che Dio fece per mezzo di lui fra voi, come voi stessi ben sapete, quest’uomo, allorché vi fu dato nelle mani, per il determinato consiglio e per la prescienza di Dio, voi, per man d’iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste; ma Dio lo risuscitò, avendo sciolto gli angosciosi legami della morte, perché non era possibile ch’egli fosse da essa ritenuto” (Atti 2:22-24), e nella sua prima epistola chiama Gesù Cristo “agnello senza difetto né macchia, ben preordinato prima della fondazione del mondo, ma manifestato negli ultimi tempi per voi” (1 Pietro 1:19-20). Questo dunque è il vero Dio, quello che non solo ha predetto le sofferenze di Cristo ma le ha anche predeterminate.

Un Dio che non è libero di fare grazia a chi vuole Lui

Il loro Dio inoltre è un Dio che non è libero di fare grazia a chi vuole Lui, perchè fa grazia a quelli che vogliono essere graziati, e quindi il suo fare grazia ad alcuni esseri umani dipende dalla volontà degli uomini e non dalla Sua propria volontà. Costoro infatti ci dicono: ‘Siamo noi che abbiamo voluto essere salvati, e non Dio a volerci salvare in base ad una decisione che aveva innanzi preso nei nostri riguardi; per cui siamo noi che abbiamo scelto Cristo e non il contrario!’ In altre parole, l’Iddio di costoro è un Dio che non è libero di fare quello che vuole, un Dio che non prende l’iniziativa di salvare, perchè l’iniziativa la devono prendere gli uomini, e solo quando essi la prendono (con quello che essi chiamano ‘libero arbitrio’) allora Dio decide di salvarli. Questo Dio dunque è sul trono ad aspettare che l’uomo decida di farsi salvare, perchè non ha decretato di salvare proprio nessuno.

Cosa afferma invece la Scrittura? Che Dio dice: “Farò grazia a chi vorrò far grazia, e avrò pietà di chi vorrò aver pietà” (Esodo 33:19). Come potete vedere, Dio dice che noi abbiamo ricevuto da Lui grazia non in virtù della nostra volontà ma in virtù della Sua volontà, quindi non perchè abbiamo voluto noi essere graziati, ma perchè Lui ha voluto graziarci. Ecco perchè Paolo, apostolo dei Gentili, afferma nella lettera ai Romani: “Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia” (Romani 9:16), ed anche: “Così dunque Egli fa misericordia a chi vuole, e indura chi vuole” (Romani 9:18). E questa Sua decisione di farci grazia risale a prima della fondazione del mondo, in quanto Egli ci ha eletti a salvezza sin dal principio, secondo che è scritto: “…. in lui ci ha eletti, prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi ed irreprensibili dinanzi a lui nell’amore, avendoci predestinati ad essere adottati, per mezzo di Gesù Cristo, come suoi figliuoli, secondo il beneplacito della sua volontà: a lode della gloria della sua grazia, la quale Egli ci ha largita nell’amato suo” (Efesini 1:4-6), ed anche: “Iddio fin dal principio vi ha eletti a salvezza mediante la santificazione nello Spirito e la fede nella verità” (2 Tessalonicesi 2:13). Questa elezione a salvezza da parte di Dio è chiamata il proponimento dell’elezione di Dio, ed esclude ogni vanto da parte del credente, perchè esso “dipende non dalle opere ma dalla volontà di colui che chiama” (Romani 9:12).

In virtù di questo proponimento divino, i nostri nomi sono stati scritti nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo (Apocalisse 17:8), e non siamo stati noi a scegliere il Signore ma il Signore ha scelto noi secondo che ci ha detto il Signore Cristo Gesù: “Non siete voi che avete scelto me, ma son io che ho scelto voi, e v’ho costituiti perché andiate, e portiate frutto, e il vostro frutto sia permanente; affinché tutto quel che chiederete al Padre nel mio nome, Egli ve lo dia. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri. Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe quel ch’è suo; ma perché non siete del mondo, ma io v’ho scelti di mezzo al mondo, perciò vi odia il mondo” (Giovanni 15:16-19). Questo è l’Iddio vivente e vero che abbiamo conosciuto, o meglio dal quale siamo stati conosciuti. A Lui sia la gloria in Cristo Gesù ora e in eterno. Amen.

Un Dio che non indura alcun uomo per non farlo convertire

L’Iddio di costoro non indura nessuno affinchè questi non si converta dalle sue vie malvagie e la Sua ira si riveli dunque contro di lui. Solo il pensiero che Dio possa fare una simile cosa li fa infuriare.

La Scrittura invece afferma che Dio “indura chi vuole” (Romani 9:18), e lo fa al fine di adempiere i suoi disegni sugli uomini.

E difatti Faraone si rifiutò di lasciare partire gli Israeliti perché Dio gli indurò il cuore. D’altronde Dio aveva avvertito Mosè ancor prima che egli parlasse a Faraone, dicendogli: “Quando sarai tornato in Egitto, avrai cura di fare dinanzi a Faraone tutti i prodigi che t’ho dato potere di compiere; ma io gl’indurerò il cuore, ed egli non lascerà partire il popolo.” (Esodo 4:21). Come potete vedere, l’indurimento del cuore di Faraone non fu la conseguenza del suo rifiuto di lasciare andare via gli Israeliti, ma la causa del suo rifiuto. E tutto ciò perché Dio aveva deciso di moltiplicare i suoi prodigi in Egitto per farsi conoscere dagli Egiziani e far sì che il Suo nome fosse pubblicato in tutta la terra (Esodo 7:3-5; 9:16). E si badi che Dio previde o predisse che avrebbe indurato il cuore di Faraone perchè aveva predeterminato il suo induramento perché Dio quando preannuncia degli eventi ciò significa che li ha predeterminati, ed è per questo che vigila sulla Sua parola per mandarla ad effetto (Geremia 1:12) affinchè ciò che Lui ha innanzi determinato si verifichi.

L’induramento di Faraone peraltro non è il solo induramento di re prodotto da Dio per adempiere i suoi disegni, infatti abbiamo anche il caso del re di Heshbon e dei re delle città di Canaan, secondo che è scritto: “Allora mandai ambasciatori dal deserto di Kedemoth a Sihon, re di Heshbon, con parole di pace, e gli feci dire: ‘Lasciami passare per il tuo paese; io camminerò per la strada maestra, senza volgermi né a destra né a sinistra. Tu mi venderai a danaro contante le vettovaglie che mangerò, e mi darai per danaro contante l’acqua che berrò; permettimi semplicemente il transito (come m’han fatto i figliuoli d’Esaù che abitano in Seir e i Moabiti che abitano in Ar), finché io abbia passato il Giordano per entrare nel paese che l’Eterno, il nostro Dio, ci dà’. Ma Sihon, re di Heshbon, non ci volle lasciar passare per il suo paese, perché l’Eterno, il tuo Dio, gli aveva indurato lo spirito e reso ostinato il cuore, per dartelo nelle mani, come difatti oggi si vede” (Deuteronomio 2:26-30), ed anche: “Non ci fu città che facesse pace coi figliuoli d’Israele, eccetto gli Hivvei che abitavano Gabaon; le presero tutte, combattendo; perché l’Eterno facea sì che il loro cuore si ostinasse a dar battaglia ad Israele, onde Israele li votasse allo sterminio senza che ci fosse pietà per loro, e li distruggesse come l’Eterno avea comandato a Mosè” (Giosuè 11:19-20). Come potete vedere, anche in questi casi la ribellione di quei re fu la conseguenza dell’induramento del loro cuore prodotto da Dio in loro. In altre parole, l’induramento del loro cuore prodotto da Dio fu la causa della loro ribellione.

Ma veniamo ora ai giorni di Gesù e degli apostoli, quando Dio indurò altri individui affinchè non si convertissero.

L’apostolo Giovanni dice: “E sebbene avesse fatto tanti miracoli in loro presenza, pure non credevano in lui; affinché s’adempisse la parola detta dal profeta Isaia: Signore, chi ha creduto a quel che ci è stato predicato? E a chi è stato rivelato il braccio del Signore? Perciò non potevano credere, per la ragione detta ancora da Isaia: Egli ha accecato gli occhi loro e ha indurato i loro cuori, affinché non veggano con gli occhi, e non intendano col cuore, e non si convertano, e io non li sani” (Giovanni 12:37-40).

L’apostolo Paolo dice: “Che dunque? Quel che Israele cerca, non l’ha ottenuto; mentre il residuo eletto l’ha ottenuto; e gli altri sono stati indurati, secondo che è scritto: Iddio ha dato loro uno spirito di stordimento, degli occhi per non vedere e degli orecchi per non udire, fino a questo giorno. E Davide dice: La loro mensa sia per loro un laccio, una rete, un inciampo, e una retribuzione. Siano gli occhi loro oscurati in guisa che non veggano, e piega loro del continuo la schiena” (Romani 11:7-10). Voglio che notiate le parole ‘fino a questo giorno’ che indicano che questo induramento Dio lo sta producendo ancora oggi.

Un Dio che non odia nessuno

Il loro Dio è un Dio che non odia nessuno, ma ama tutti, sia i giusti che gli empi.

Che dice invece la Scrittura? Che Dio odia gli operatori di iniquità, secondo che dice Davide a Dio nei Salmi: “Tu odii tutti gli operatori d’iniquità” (Salmo 5:5), parole queste che fu lo Spirito Santo a pronunciare per bocca di Davide come del resto le altre presenti nei Salmi. E con queste parole si accordano anche altri passi della Scrittura, anche questi ispirati da Dio, che sono i seguenti: “L’anima sua odia l’empio e colui che ama la violenza” (Salmo 11:5), “l’Eterno aborrisce l’uomo di sangue e di frode” (Salmo 5:6), “Sei cose odia l’Eterno, anzi sette gli sono in abominio: gli occhi alteri, la lingua bugiarda, le mani che spandono sangue innocente, il cuore che medita disegni iniqui, i piedi che corron frettolosi al male, il falso testimonio che proferisce menzogne, e chi semina discordie tra fratelli” (Proverbi 6:16-19).

La Scrittura dice che Dio “ama i giusti” (Salmo 146:8), che sono coloro che osservano i comandamenti di Cristo, secondo che disse Gesù: “Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io l’amerò e mi manifesterò a lui. …. Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui” (Giovanni 14:21, 23).

Un Dio che è amico dei peccatori

L’Iddio di costoro, dato che ama gli operatori di iniquità, è un Dio amico dei peccatori, e difatti essi chiamano il Suo Figliuolo, Gesù Cristo, ‘l’amico o un amico dei peccatori’. Se infatti Gesù Cristo è l’immagine dell’invisibile Dio, questa caratteristica deve possederla pure Dio.

Ma che dice la Scrittura? L’ho già dimostrato innanzi, quando ho detto che Dio odia gli operatori di iniquità e quindi non può essere loro amico.

Ma voglio spendere qualche altra parola in merito all’affermazione di costoro secondo cui Gesù è amico dei peccatori, al fine di chiarire ancora meglio questo concetto.

L’espressione ‘Gesù è un amico dei peccatori’ fu una delle calunnie che lanciarono i nemici di Gesù contro di lui. Era in questa maniera infatti che ai giorni di Gesù molti lo offesero secondo che è scritto che disse Gesù: “Ma a chi assomiglierò io questa generazione? Ella è simile ai fanciulli seduti nelle piazze che gridano ai loro compagni e dicono: Vi abbiam sonato il flauto, e voi non avete ballato; abbiam cantato de’ lamenti, e voi non avete fatto cordoglio. Difatti è venuto Giovanni non mangiando né bevendo, e dicono: Ha un demonio! È venuto il Figliuol dell’uomo mangiando e bevendo, e dicono: Ecco un mangiatore ed un beone, un amico dei pubblicani e de’ peccatori! Ma la sapienza è stata giustificata dalle opere sue” (Matteo 11:15-19).

Notate bene che Gesù nel dire che gli uomini dicevano del Figliuol dell’uomo che era un amico dei pubblicani e dei peccatori ha voluto dire che essi lo offesero e lo disonorarono dicendo quella cosa, perché oltre a questo essi dissero di lui che era un mangiatore e un beone, e poi questo si evince anche dal fatto che egli disse che la sapienza è stata giustificata dalle opere sue, o come altri traducono dai suoi figliuoli. E se la sapienza è stata giustificata vuol dire che qualcuno l’aveva calunniata o accusata ingiustamente. Non vi pare? E poi notate bene come poco prima, nel caso di Giovanni Battista, Gesù ha detto che egli non mangiò pane e non bevve vino (cfr. Luca 7:33) ma gli uomini dicevano di lui che aveva un demonio, volendo far capire che nonostante Giovanni non mangiasse né pane e non bevesse vino, gli uomini lo calunniarono dicendo che aveva un demonio, e quindi lo disonorarono. La stessa cosa che Gesù disse gli uomini fecero nei suoi confronti, nonostante a differenza di Giovanni Egli mangiò pane e bevve vino, dicendo però che lui era un mangiatore e un ubriacone, e un amico dei pubblicani e dei peccatori. Dunque, sia Giovanni Battista che il Figliuol dell’uomo furono offesi e calunniati dagli uomini.

Gesù semmai è l’amico di tutti coloro che temono Dio infatti è scritto: “Io sono il compagno di tutti quelli che ti temono, e di quelli che osservano i tuoi precetti” (Salmo 119:63). D’altronde lui stesso ebbe a dire ai suoi discepoli: “Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando” (Giovanni 15:14), se quindi per essere amici di Gesù Cristo occorreva ed occorre ubbidire alle sue parole, come può Gesù dichiararsi amico dei peccatori e quest’ultimi dichiarare di avere in Gesù un amico? Io sarei personalmente offeso se qualcuno mi definisse amico dei peccatori perché non apprezzo affatto né le parole e neppure le opere dei peccatori, ma le detesto e le riprovo. Come per esempio si sentirebbe offeso un giudice o un magistrato che fa il suo dovere indagando e ricercando i malfattori e smascherando le loro male azioni per poi portarli dinnanzi al giudice affinché siano puniti come meritano, se si sentisse chiamare ‘l’amico o amico dei malfattori’. Per farvi un esempio pratico, provate ad immaginare il magistrato Giovanni Falcone quando era vivo, come avrebbe reagito se qualcuno lo avesse definito ‘l’amico o un amico dei mafiosi’. Non pensate che si sarebbe sentito offeso?

Ma come si fa a dire che Gesù, il Giusto, era l’amico dei peccatori quando anche lui detestava sia le opere che le parole dei peccatori, smascherandole e riprovandole? Come poteva Lui che era la luce del mondo, essere l’amico delle tenebre? L’amicizia implica comunanza di interessi, di vedute, di propositi, fiducia reciproca, disponibilità ad aiutarsi nella difficoltà e così via; dove mai Gesù mostrò queste cose verso i peccatori? Non è forse vero che lui predicava loro il Vangelo affinché essi si convertissero dalle loro inique opere, e le abbandonassero? Non è forse vero che gli uomini lo odiavano perché lui testimoniava che le loro opere erano malvagie? Come poteva quindi Gesù essere l’amico dei peccatori? Semmai Gesù era ‘il nemico numero uno dei peccatori’, nel senso di colui che per primo rifiutava di partecipare alle loro inique opere e di approvarle, e di certo così era considerato dai peccatori del suo tempo.

E’ amico dei peccatori uno che si è sviato, uno che ha smesso di temere Dio, che si è gettato alle spalle le parole di Dio, quello sì che è un amico dei peccatori perché oramai prende piacere nel camminare come e con i peccatori. E’ amico dei peccatori un ipocrita che fa una doppia vita. Ma certamente non si può definire amico dei peccatori un uomo timorato di Dio, e tanto meno il Giusto.

Certo, il giusto ama annunciare la Parola di Dio ai peccatori, e quindi quando ne ha l’occasione gli annuncia la Parola della salvezza. Può pure trovarsi a tavola con loro per questa ragione, perché essi lo invitano a mangiare presso di loro o perché vengono da lui per sentirlo parlare. E per questa ragione può essere definito ‘amico dei peccatori’, ma da chi questo? Dai religiosi ipocriti moderni, da quelli che hanno l’apparenza della pietà ma ne hanno rinnegato la potenza, da quelli insomma che sono come gli antichi scribi e farisei che mormoravano contro Gesù quando lo vedevano seduto a tavola con i peccatori, o accogliere i peccatori per parlargli del Regno di Dio. Si legga attentamente la sua storia e si vedrà come Gesù fu chiamato in questa maniera dagli ipocriti della sua generazione.

Ad insuperbirsi nel cospetto di Dio

Il rigetto dell’elezione porta il credente anche ad insuperbirsi nel cospetto di Dio, in quanto il credente che non crede di essere stato salvato in virtù di una scelta a salvezza fatta da Dio nei suoi confronti avanti la fondazione del mondo, ma in virtù di una sua scelta personale, è inevitabilmente portato ad innalzarsi nel cospetto di Dio. In poche parole, è come se Dio fosse in un certo senso debitore nei confronti del credente, perchè è l’uomo che ha deciso di farsi salvare da Dio, e quindi la persona salvata ha un certo merito. Lui ha preso l’iniziativa, non Dio; è lui che ha voluto essere salvato, e non Dio che ha voluto salvarlo; e quindi Dio è come se avesse l’obbligo di complimentarsi con l’uomo perchè questi ha deciso di farsi salvare. Questo è un sentimento di superbia, che Dio detesta, secondo che è scritto: “Dio resiste ai superbi ma dà grazia agli umili” (1 Pietro 5:5), e che porta il credente a rovinarsi secondo che dice la Sapienza: “La superbia precede la rovina, e l’alterezza dello spirito precede la caduta” (Proverbi 16:18). La superbia della vita non è dal Padre, ma è dal mondo, dice l’apostolo (1 Giovanni 2:16), ricordatevelo.

Una superbia che pian piano porta il credente a credere di essere stato salvato ANCHE per un suo merito personale, e non TOTALMENTE PER GRAZIA. Che dice invece la Scrittura? “Poiché gli è per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non vien da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù d’opere, affinché niuno si glorî;” (Efesini 2:8-9). Dunque se ciò è il dono di Dio, e non viene da noi, vuol dire che la salvezza esclude qualsiasi merito umano.

Mi ha recentemente riferito un fratello che stava parlando della dottrina dell’elezione ad un altro che non ci crede, quando quest’ultimo gli dice: ‘Allora che è una grazia?’ Come dire insomma, ma se è così come dici tu allora la salvezza è SOLO per grazia! Questa domanda di meraviglia fa capire cosa sono trascinati a credere coloro che pensano di essere stati salvati per una loro scelta personale, che alla fin fine la salvezza non è proprio una grazia a tutti gli effetti, perchè comunque un merito i salvati ce lo hanno! Giudicate voi da persone intelligenti.

E stando così le cose, coloro che sono stati salvati non si sentono obbligati a rendere grazie a Dio o a benedirlo per averli scelti a salvezza avanti la fondazione del mondo, perchè non c’è nessuna ragione per farlo in quanto è l’uomo che sceglie di essere salvato. Dunque mentre i santi antichi dicevano: “Benedetto sia l’Iddio e Padre del nostro Signor Gesù Cristo, il quale ci ha benedetti d’ogni benedizione spirituale ne’ luoghi celesti in Cristo, siccome in lui ci ha eletti, prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi ed irreprensibili dinanzi a lui nell’amore, avendoci predestinati ad essere adottati, per mezzo di Gesù Cristo, come suoi figliuoli, secondo il beneplacito della sua volontà: a lode della gloria della sua grazia, la quale Egli ci ha largita nell’amato suo” (Efesini 1:3-6), coloro che rigettano l’elezione eliminano dal loro parlare questa benedizione rivolta a Dio. Non è forse infatti quello che accade in quelle Chiese che rigettano l’elezione? Quando mai sentite queste Chiese benedire Dio con queste parole? Mai. E perchè? Perchè non sopportano sentire dire che Dio ci ha eletti in Cristo prima della fondazione del mondo. Vi pare una cosa da poco? A me pare una cosa grave, molto grave. Praticamente il rigetto dell’elezione porta i santi a non adottare il linguaggio dei santi antichi, ma un altro linguaggio, che è estraneo.

Ed inoltre, i ministri di Dio non si sentono più obbligati a rendere grazie a Dio per coloro che vengono salvati, perchè Dio li ha scelti a salvezza fin dal principio, perchè la loro salvezza non è dipesa da una scelta di Dio ma da una scelta umana. Gli apostoli dicevano ai santi: “Ma noi siamo in obbligo di render del continuo grazie di voi a Dio, fratelli amati dal Signore, perché Iddio fin dal principio vi ha eletti a salvezza mediante la santificazione nello Spirito e la fede nella verità” (2 Tessalonicesi 2:13). Ma questo ringraziamento non fa parte dei ringraziamenti che quei pastori che rigettano l’elezione fanno a Dio, e la ragione è sempre la stessa. Non c’è nessuna ragione per elevare a Dio un simile ringraziamento perchè sono gli uomini che scelgono di essere salvati.

Ad insuperbirsi nei confronti dei propri simili

E’ del tutto ovvio, che coloro che credono di essere stati salvati per una loro scelta personale, e non in virtù di una scelta di Dio, sono trascinati ad innalzarsi sopra coloro che a loro dire questa scelta non la fanno. In altre parole, essi diranno: ‘Noi siamo stati salvati perchè abbiamo fatto la scelta giusta, mentre loro non sono stati salvati perchè hanno fatto una scelta sbagliata’. Quando nel mondo, qualcuno fa una scelta giusta, generalmente lo si sente vantarsi nei confronti di coloro che questa scelta non l’hanno fatta. E questo è quello che sta accadendo in quelle Chiese che rigettano l’elezione, che i credenti si gloriano in loro stessi per quello che sono. Perchè infatti dovrebbero gloriarsi nel Signore, se il Signore non li ha scelti a salvezza avanti la fondazione del mondo? Dunque, se essi si contraddistinguono dagli altri uomini, lo devono a loro stessi, e non a Dio.

Ma che dice Paolo ai santi di Corinto? “Infatti, chi ti distingue dagli altri? E che hai tu che non l’abbia ricevuto? E se pur l’hai ricevuto, perché ti glorî come se tu non l’avessi ricevuto?” (1 Corinzi 4:7). Lo vedete? E Dio che ci fa distinguere da coloro che non sono salvati, e non siamo noi ad esserci contraddistinti da loro! E tutto quello che abbiamo, lo abbiamo avendolo ricevuto da Dio. Ma badate, dobbiamo anche stare attenti a non essere doppi nel parlare, cioè a dire che abbiamo ricevuto tutto da Dio, e poi a gloriarci come se invece qualcosa non l’avessimo ricevuta da Dio.

Vi siete mai chiesti se Paolo si gloriava nei confronti dei peccatori, come se fosse stato lui a scegliere Dio e non Dio a scegliere lui? Come parlava Paolo? Ascoltate cosa disse Paolo davanti ad una folla di Giudei inferocita contro di lui: “Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma allevato in questa città, ai piedi di Gamaliele, educato nella rigida osservanza della legge dei padri, e fui zelante per la causa di Dio, come voi tutti siete oggi; e perseguitai a morte questa Via, legando e mettendo in prigione uomini e donne, come me ne son testimoni il sommo sacerdote e tutto il concistoro degli anziani, dai quali avendo pure ricevuto lettere per i fratelli, mi recavo a Damasco per menare legati a Gerusalemme anche quelli ch’eran quivi, perché fossero puniti. Or avvenne che mentre ero in cammino e mi avvicinavo a Damasco, sul mezzogiorno, di subito dal cielo mi folgoreggiò d’intorno una gran luce. Caddi in terra, e udii una voce che mi disse: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? E io risposi: Chi sei, Signore? Ed egli mi disse: Io son Gesù il Nazareno, che tu perseguiti. Or coloro ch’eran meco, videro ben la luce, ma non udirono la voce di colui che mi parlava. E io dissi: Signore, che debbo fare? E il Signore mi disse: Lèvati, va’ a Damasco, e quivi ti saranno dette tutte le cose che t’è ordinato di fare. E siccome io non ci vedevo più per il fulgore di quella luce, fui menato per mano da coloro che eran meco, e così venni a Damasco. Or un certo Anania, uomo pio secondo la legge, al quale tutti i Giudei che abitavan quivi rendevan buona testimonianza, venne a me; e standomi vicino, mi disse: Fratello Saulo, ricupera la vista. Ed io in quell’istante ricuperai la vista, e lo guardai. Ed egli disse: L’Iddio de’ nostri padri ti ha destinato a conoscer la sua volontà, e a vedere il Giusto, e a udire una voce dalla sua bocca. Poiché tu gli sarai presso tutti gli uomini un testimone delle cose che hai vedute e udite” (Atti 22:3-15).

Ecco dunque come si esprimeva Paolo parlando ai peccatori, mettendo in risalto il fatto che Dio lo aveva destinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad udire una voce dalla sua bocca. Intravedete un qualche vanto personale nelle parole di Paolo? Nessuno. E questo perchè lui sapeva che era stato appartato da Dio fin dal seno di sua madre, secondo che disse ai santi della Galazia: “Ma quando Iddio, che m’aveva appartato fin dal seno di mia madre e m’ha chiamato mediante la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il suo Figliuolo perch’io lo annunziassi fra i Gentili, io non mi consigliai con carne e sangue, e non salii a Gerusalemme da quelli che erano stati apostoli prima di me, ma subito me ne andai in Arabia; quindi tornai di nuovo a Damasco” (Galati 1:15-17), e di essere stato scelto da Dio, secondo che disse il Signore ad Anania: “Egli è uno strumento che ho eletto per portare il mio nome davanti ai Gentili, ed ai re, ed ai figliuoli d’Israele” (Atti 9:15).

A considerare l’uomo peccatore in maniera totalmente sbagliata

Il rigetto dell’elezione porta inevitabilmente a considerare l’uomo non totalmente depravato e corrotto. Perchè questo? Perchè se la salvezza dipende dalla propria volontà, questo vuol dire che nell’uomo peccatore schiavo del peccato c’è qualcosa di buono, c’è una sorta di capacità di scegliere per il proprio bene. La sua natura quindi viene vista non come totalmente corrotta a motivo del peccato, ma in qualche modo solo un pò guastata. Perchè l’uomo comunque è in grado di pervenire alla salvezza in virtù della sua volontà. Basta che egli lo voglia, egli può essere salvato. Il ravvedimento e la fede sono qualcosa a disposizione di ogni uomo, una sorta di ‘tesoro nascosto’ nell’individuo, che bisogna solo cercare di far scoprire all’uomo. E questo modo di vedere l’uomo naturalmente porta anche ad avere una certa fiducia nell’uomo, cioè nelle capacità decisionali dell’uomo lontano da Dio. ‘Non ti preoccupare, puoi farcela, in te infatti c’è un potenziale enorme, sta a te usarlo’, ecco qual’è il messaggio di costoro ai peccatori.

Ma le cose non stanno così, perchè la natura dell’uomo è corrotta; la Scrittura dice che i disegni del cuore dell’uomo sono malvagi sin dalla sua fanciullezza (Genesi 8:21), che noi siamo stati formati nell’iniquità e che nostra madre ci ha concepiti nel peccato (Salmo 51:5), che tutti si sono corrotti e che non v’è alcuno che faccia il bene (Salmo 14:3). Siamo nati tutti figli d’ira, con l’ira di Dio che pesava su di noi; senza nessuna distinzione l’uomo è malvagio, schiavo del peccato che serve e da cui viene ripagato con la morte, la paura e l’infelicità. L’uomo è in balia del diavolo che pecca sin dal principio (1 Giovanni 3:8), è sotto la sua potestà e difatti Giovanni dice che tutto il mondo giace nel maligno (1 Giovanni 5:19); e se da un lato egli sceglie di fare il male perché ha una volontà egli fa il male perché la sua natura è totalmente e inesorabilmente incline al male.

Se dunque la natura dell’uomo è corrotta, l’uomo non può salvarsi da solo, non può autoredimersi in nessuna maniera; ha bisogno di un salvatore che è Cristo Gesù perché solo lui lo può liberare dal peccato avendo egli portato sulla croce i nostri peccati. E per essere salvato deve ravvedersi e credere in Gesù Cristo; non c’è altra maniera. Ma sia il ravvedimento che la fede sono dati da Dio, infatti Iddio “ha dato il ravvedimento anche ai Gentili, affinché abbiano vita” (Atti 11:18), e la fede è il dono di Dio (Efesini 2:8-9). Se dunque uno si ravvede e crede in Gesù Cristo è perché Dio ha VOLUTO dargli sia il ravvedimento che la fede. L’uomo non ha nulla di suo tramite cui può salvarsi, neppure il ravvedimento e la fede; ma Dio nella sua grande bontà glieli concede secondo il Suo beneplacito volere per mostrargli la Sua benignità. Non è l’uomo che sceglie di ravvedersi e di credere in Gesù Cristo (anche se l’apparenza porterebbe a dire ciò), ma Dio, secondo che è scritto: “Non siete voi che avete scelto me, ma son io che ho scelto voi …. io v’ho scelti di mezzo al mondo” (Giovanni 15:16,19).

Fu Gesù a dire queste parole ai suoi discepoli. Certo, in alcuni altri passi pare che invece furono i discepoli a scegliere di seguire Cristo. Prendiamo il caso di Andrea per esempio che assieme ad un altro discepolo di Giovanni si mise al seguito di Gesù senza che questi li avesse chiamati verbalmente (leggi attentamente Giovanni 1:35-37). Ma rimane il fatto che essi andarono a Gesù perché attirati dal Padre di Gesù; non avrebbero potuto giammai andare a Gesù senza essere attirati dal Padre.

Coloro che rigettano l’elezione dicono che l’uomo ha la capacità o la libertà assoluta di scegliere la salvezza o di rigettarla; questo è vero sempre nell’apparenza perché in realtà noi vediamo persone che accettano il Vangelo e persone che lo rifiutano. Ma dietro l’accettazione del Vangelo o il suo rifiuto da parte di qualcuno c’è un decreto di Dio, e quindi c’è Dio che esercita la Sua sovrana volontà. Naturalmente noi non sappiamo chi sono i vasi di misericordia innanzi preparati per la gloria e chi sono i vasi d’ira preparati per la perdizione, ma ciò non ci preoccupa perché sappiamo che Dio farà quello che ha decretato senza che alcuno glielo possa impedire.

Ed infine, vorrei dire questo: è proprio perchè costoro ritengono che l’uomo peccatore ha la capacità di scegliere di essere salvato che costoro fanno pressione sulla sua volontà in ogni maniera, fino al punto di cercare di manipolarla con tecniche di suggestione di ogni genere, o facendo appello a spettacoli umani. Loro non hanno fiducia nella potenza di Dio, ma in una sorta di potenza innata nell’uomo: non hanno fiducia nella volontà sovrana di Dio, ma nella volontà sovrana dell’uomo. Non credono che Dio opererà ‘il volere essere salvati’ in coloro che Lui ha ordinato a vita eterna, e quindi che farà loro forza, e che li persuaderà lui, a ravvedersi e a credere; e quindi hanno deciso di cercare di operare loro – per così dire ‘il volere essere salvati’ nei peccatori.

Ad adulterare la predicazione rivolta ai peccatori

Coloro che rigettano l’elezione, siccome non credono che Dio ha eletto a salvezza alcuni avanti la fondazione del mondo, e quindi che a Suo tempo Egli li forzerà e li vincerà, li persuaderà ed essi si lasceranno persuadere; siccome non credono che Dio ha preordinato a vita eterna alcuni, e quindi a suo tempo essi crederanno nel Vangelo; adulterano la predicazione, perchè siccome sono convinti che la scelta la fa l’uomo, bisogna aiutare l’uomo a fare questa scelta o meglio spingerlo a fare questa scelta, e uno di questi aiuti consiste nel togliere dalla predicazione il ravvedimento dalle opere morte, e l’annuncio del giudizio a venire su coloro che non conoscono Dio e non ubbidiscono al Vangelo. Non bisogna spaventare infatti i peccatori perchè altrimenti non accettano poi il Vangelo, ma bisogna farli sentire a loro agio, tranquilli, e quindi bisogna parlargli solo dell’amore di Dio, e dirgli che Gesù li ama, nella speranza che qualcuno tra loro decida di credere nell’amore di Dio.

In altre parole, il rigetto dell’elezione fa nascere in coloro che devono annunciare il Vangelo al mondo, la paura di spaventare i peccatori se gli si presenta tutto il messaggio, e allora smussano gli angoli, annacquano il vino, adulterano la Parola: modificano il messaggio.

Ecco perchè il messaggio di queste Chiese che rigettano l’elezione è un messaggio blando, debole, fatto su misura per la platea; che si distingue nettamente da quello che portavano gli apostoli del Signore al mondo che invece predicavano il ravvedimento e il giudizio a venire. Perchè esse non credono nell’elezione, mentre gli apostoli ci credevano e non avevano per nulla la paura di spaventare i peccatori e che questi non accettassero il Vangelo, perchè sapevano che a suo tempo gli ordinati a vita eterna avrebbero creduto nel Vangelo.

La Scrittura dice che “Iddio dunque, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, fa ora annunziare agli uomini che tutti, per ogni dove, abbiano a ravvedersi, perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo dell’uomo ch’Egli ha stabilito; del che ha fatto fede a tutti, avendolo risuscitato dai morti” (Atti 17:30-31), e difatti Gesù Cristo prima di essere assunto in cielo disse ai suoi discepoli: “Così è scritto, che il Cristo soffrirebbe, e risusciterebbe dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si predicherebbe ravvedimento e remission dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme” (Luca 24:46-47).

Gesù stesso predicò il ravvedimento agli uomini, dicendo loro: “Ravvedetevi e credete all’evangelo” (Marco 1:15), e Paolo esortava i peccatori a ravvedersi quando evangelizzava, infatti disse: “Io non mi son tratto indietro dall’annunziarvi e dall’insegnarvi in pubblico e per le case, cosa alcuna di quelle che vi fossero utili, scongiurando Giudei e Greci a ravvedersi dinanzi a Dio e a credere nel Signor nostro Gesù Cristo” (Atti 20:20-21).

Per quanto riguarda l’annunzio del giudizio a venire, Gesù per esempio rimproverò le città nelle quali era stata fatta la maggior parte delle sue opere potenti, perché non si erano ravvedute, in questa maniera: “Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida! Perché se in Tiro e Sidone fossero state fatte le opere potenti compiute fra voi, già da gran tempo si sarebbero pentite, con cilicio e cenere. E però vi dichiaro che nel giorno del giudizio la sorte di Tiro e di Sidone sarà più tollerabile della vostra. E tu, o Capernaum, sarai tu forse innalzata fino al cielo? No, tu scenderai fino nell’Ades. Perché se in Sodoma fossero state fatte le opere potenti compiute in te, ella sarebbe durata fino ad oggi. E però, io lo dichiaro, nel giorno del giudizio la sorte del paese di Sodoma sarà più tollerabile della tua” (Matteo 11:21-24) – ma si potrebbero citare altri passi in cui Gesù parlò della sorte che aspettava i peccatori; e Paolo, quando predicò nella sinagoga di Antiochia di Pisidia, terminò la sua predica con queste parole: “Guardate dunque che non venga su voi quello che è detto nei profeti: Vedete, o sprezzatori, e maravigliatevi, e dileguatevi, perché io fo un’opera ai dì vostri, un’opera che voi non credereste, se qualcuno ve la narrasse” (Atti 13:40-41); e quando predicò la Parola agli Ateniesi, le ultime parole che pronunciò prima di essere interrotto furono queste: “Iddio dunque, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, fa ora annunziare agli uomini che tutti, per ogni dove, abbiano a ravvedersi, perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo dell’uomo ch’Egli ha stabilito; del che ha fatto fede a tutti, avendolo risuscitato dai morti” (Atti 17:30-31); e quando il governatore Felice lo mandò a chiamare, e lo ascoltò circa la fede in Cristo, la Bibbia dice che “ragionando Paolo di giustizia, di temperanza e del giudizio a venire, Felice, tutto spaventato, replicò: Per ora, vattene; e quando ne troverò l’opportunità, ti manderò a chiamare” (Atti 24:25).

Ad adottare metodi di evangelizzazione non biblici

Il rigetto dell’elezione porta ad usare metodi di evangelizzazione non biblici, quali concerti di musica rock e rap, balletti, scene teatrali, mimi, puppets, e cose simili, e questo perchè chi rigetta l’elezione pensa che siamo noi ad attirare le anime a Cristo, e quindi ogni mezzo è lecito per questo fine.

Ora, che cosa disse Gesù Cristo? “Niuno può venire a me se non che il Padre, il quale mi ha mandato, lo attiri” (Giovanni 6:44), ed anche: “Niuno può venire a me, se non gli è dato dal Padre” (Giovanni 6:65). Quindi il Figlio di Dio stesso, nei giorni della sua carne, era convinto che era Dio ad attirare le anime a Lui.

A questo punto allora dobbiamo esaminare attentamente la storia di Gesù di Nazaret per vedere quali mezzi Gesù usò per portare il Vangelo al mondo, perchè è di fondamentale importanza per noi per capire se Gesù fece uso del teatro o della musica mondana di allora o di pupazzi o balletti per portare il Vangelo al mondo. Ora, dopo un attento e minuzioso esame della vita di Gesù, siamo arrivati alla conclusione che Gesù ricorse solo alla predicazione, predicazione che era accompagnata da segni, prodigi e guarigioni, che servivano spesso ad attirare le anime alle sue predicazioni e a trarle all’ubbidienza della fede. Non vediamo altro.

Ecco perchè Gesù prima di essere assunto in cielo ha dato l’ordine: “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura” (Marco 16:15), ed ecco perchè gli apostoli si limitarono anche loro a predicare il Vangelo.

A vivere in maniera indegna del Vangelo

Possono coloro che non ritengono di essere stati scelti da Dio a salvezza avanti la fondazione del mondo, sentirsi in obbligo di santificarsi al fine di piacere a Dio in tutta la loro condotta? No, perchè la loro salvezza è dipesa dalla loro scelta e non da una scelta di Dio. Come quindi non si sentono in obbligo di benedire Dio per averli eletti a salvezza avanti la fondazione del mondo, così non si sentono obbligati a vivere una vita santa, giusta e pia. Perchè dovrebbero mostrarsi riconoscenti verso Dio, quando Lui non ha fatto assolutamente nulla per convertirli se non dopo che loro hanno preso l’iniziativa, o hanno fatto il primo passo? Loro hanno scelto Cristo, in quanto totalmente liberi di farlo o non farlo, e loro quindi si sentono anche adesso liberi di fare quello che vogliono loro. ‘Siamo liberi, siamo liberi, siamo liberi’, dicono del continuo. E questo si vede, infatti fanno della libertà una occasione alla carne! Nessuno si deve permettere quindi di dire loro: ‘Questo non si fa’, o ‘In questo posto non si va’, perchè ti aggrediscono come bestie feroci, insultandoti in ogni maniera, e deridendoti pure. Questo secondo loro significa volere riportare i credenti sotto la legge di Mosè. La verità invece è che costoro non vogliono stare sotto la legge di Cristo, perchè ribelli, ecco perchè non rinunciano all’empietà e alle mondane concupiscenze. Per costoro, è pressoché tutto permesso ad un Cristiano. Si sentono quindi autorizzati a dire bugie, buffoneggiare, frodare, calunniare, darsi ai piaceri della vita, avere l’animo alle cose della carne, avere l’animo alle cose alte e a quelle della terra, in altre parole vivere come quelli del mondo; perchè sono liberi.

La santificazione che ogni credente deve procacciare, è qualcosa a cui siamo stati chiamati in quanto eletti da Dio a salvezza. Non dice forse Paolo ai santi di Efeso che Dio ci ha eletti in Cristo “prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi ed irreprensibili dinanzi a lui nell’amore” (Efesini 1:4)? Dunque, noi non siamo stati eletti perchè Dio sapeva che saremmo stati santi, ma affinché noi fossimo santi, e quindi affinché ci santificassimo. Dunque Dio ci ha rivolto una chiamata, che è una chiamata a santità, secondo che dice Paolo ai Corinzi: “Chiamati ad esser santi” (1 Corinzi 1:2), ed ai Tessalonicesi: “Iddio ci ha chiamati non a impurità, ma a santificazione” (1 Tessalonicesi 4:7).

Ma chi non si ritiene scelto da Dio, non può sentire forte questa chiamata a santificarsi. E questo si vede ormai dappertutto in quelle Chiese che rigettano l’elezione, che peraltro sono quelle che ci accusano falsamente di sostenere la dottrina ‘una volta salvati sempre salvati’, ma che poi nella pratica sono proprio loro che sostengono che una volta salvati si è sempre salvati, infatti secondo loro i salvati possono peccare quanto e come vogliono loro tanto alla fine Dio è buono e salva tutti. Quindi alla fine coloro che si chiamano fratelli e sono ingiusti, ladri, ubriaconi, fornicatori, adulteri, oltraggiatori, bugiardi, omosessuali, e rapaci, saranno accolti anche loro in gloria. E se ti permetti di dire qualcosa, ti dicono subito: ‘Non giudicare! Che ti senti più santo degli altri? Tutti abbiamo i nostri difetti!’

Ecco dunque cosa abbiamo scoperto, che sono i nostri accusatori che di fatto sostengono ‘una volta salvati sempre salvati’ ma non in virtù dell’elezione come fanno certe Chiese Protestanti, ma in virtù del loro principio che il credente è libero di fare quello che vuole, e quindi anche libero di peccare. E’ chiaro che questo non ve lo diranno mai apertamente, ma implicitamente abbiamo scoperto che è quello che pensano. Peggio per loro, si stanno illudendo.

A non essere poi così tanto sicuri della propria salvezza

 

Se c’è una dottrina biblica che rende il credente sicuro della sua salvezza, lo consola e lo fortifica, è proprio la dottrina dell’elezione. Consideriamo per un momento un credente che sa e crede che Dio lo ha eletto individualmente e personalmente a salvezza in Cristo, avanti la fondazione del mondo; e quindi che Dio ha scritto il suo nome nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo. Non si sentirà egli forse sicuro della sua salvezza, in quanto consapevole che essa era stata decretata dal Creatore prima che lui esistesse? Non si sentirà egli pieno di forze nei momenti di debolezza, cioè quando nel corso della sua vita soffieranno i venti contrari? Non si sentirà egli grandemente consolato nel sapere questo, quando sarà afflitto dai suoi persecutori? Non si sentirà pieno di gioia quando i suoi nemici lo contristeranno a motivo del Vangelo?

Quello che voglio dire è che sapere che sono salvato perchè è Dio che ha voluto salvarmi, e quindi perchè è dipeso dalla Sua volontà, secondo che dice Dio a Mosè: “Farò grazia a chi vorrò far grazia, e avrò pietà di chi vorrò aver pietà” (Esodo 33:19), e Paolo ai santi di Roma: “Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia …. Così dunque Egli fa misericordia a chi vuole, e indura chi vuole” (Romani 9:16,18), e Giacomo: “Egli ci ha di sua volontà generati mediante la parola di verità, affinché siamo in certo modo le primizie delle sue creature” (Giacomo 1:18); non può che farmi sentire sicuro della mia salvezza, perchè è la Sua sovrana volontà che ha voluto salvarmi, e non la mia volontà.

Ma se io dovessi cominciare a pensare che la mia salvezza è dipesa dalla mia volontà, non mi potrei sentire più così sicuro di essa, perchè alla fin fine Dio non avrebbe fatto nulla per spingermi ad essere salvato, perchè non mi ha per nulla condizionato o influenzato o guidato affinchè io fossi salvato. Praticamente mi dovrei mettere a confidare nella mia volontà, e non più nella volontà di Dio. Detto ancora in altre parole, mi metterei a confidare in me stesso, anzichè in Dio. E questo sarebbe grave.

E non è forse quello che sta accadendo in quelle Chiese che rigettano l’elezione! Quanti credenti quando parlano mettono così tanta enfasi sul loro ‘io’ che pare che Dio non esista, e parlano della loro ‘sovrana’ volontà, che sovrana non è affatto, anziché della sovrana volontà di Dio?

Ad andare in confusione

Il rigetto dell’elezione porta inevitabilmente il credente ad entrare in confusione mentale per questa ragione. Perchè il credente che non sa di essere stato eletto a salvezza avanti la fondazione del mondo, perchè gli è stato insegnato che è tutto dipeso da lui, comincia a farsi diverse domande, come per esempio: ‘Se è dipeso tutto da me, come mai io sono scampato a vari pericoli di morte, e non sono morto prima di essere salvato, mentre tanti sono morti peraltro senza magari avere avuto mai neppure l’occasione di sentire parlare del Vangelo e sono andati all’inferno?’ ed ancora: ‘Perchè io sì e altri no?’ A chi dunque dovrà egli attribuire tutto questo? Al caso? Al calcolo delle probabilità? A qualcosa d’altro, che non sia mai però il proponimento dell’elezione di Dio?’

Forse lui cercherà la risposta nel fatto che Dio sapeva che lui avrebbe creduto. Ma io dico questo: se Dio semplicemente sapeva che noi avremmo creduto, e noi abbiamo creduto, perché noi abbiamo creduto? In altre parole, come mai la preconoscenza di Dio si è tramutata in realtà senza il Suo intervento? In virtù di chi o di che cosa siamo giunti a credere? Come è possibile da un lato dire che non è Dio che ci ha dato di credere in virtù di un suo proponimento formato prima della fondazione del mondo, e poi affermare che quello che Lui sapeva si è adempiuto e quindi noi abbiamo creduto? Non è strano che quello che Dio sapeva si è adempiuto, ma Lui non ha affatto operato in noi per farci credere? Ma allora, se non è per la volontà di Dio che noi ci siamo ravveduti e abbiamo creduto, in virtù di cosa ci troviamo oggi nella fede? Cioè, perché proprio noi – che Dio sapeva avremmo creduto – abbiamo voluto credere senza che Lui abbia operato in noi il volere, senza che Lui ci abbia voluto dare il ravvedimento e la fede? Come è possibile che quello che Dio sa innanzi si adempie in tutto e per tutto, senza che sia Lui che manda ad effetto la sua preconoscenza? Lo ripeto, ma non è strano, che quello che Dio sapeva innanzi si è adempiuto, ma Lui non c’entra affatto nella nostra decisione? Viene da domandarsi allora: ma allora le cose sono due: o l’uomo il destino se lo crea veramente lui stesso per cui è Lui il disegnatore e l’architetto della sua vita, o l’uomo è in balia di qualche forza impersonale o di una sorta di fato che lo spinge ad agire in maniera tale che quello che Dio sa sul suo conto si verifica. Il risultato comunque è sempre lo stesso, e cioè che alla fine succederà esattamente quello che Dio sapeva innanzi!!!

Quindi anche questa risposta non potrà soddisfarlo affatto. Dunque, è evidente che un credente che rigetta il proponimento dell’elezione di Dio si troverà in confusione, perchè non riuscirà a capire come mai il corso degli eventi della sua vita ha preso quella direzione, e cercherà di rispondere ai suoi quesiti con ragionamenti vani e contraddittori.

Ad accusare ingiustamente e offendere i credenti che credono nell’elezione

Il rigetto dell’elezione porta a rigettare anche coloro che insegnano l’elezione, i quali spesso non vengono considerati neppure fratelli. Le accuse sono le più svariate, e spesso sono anche pesanti, ma la causa è sempre la stessa, il rigetto che Dio abbia eletto alcuni alla salvezza avanti la fondazione del mondo. Le loro parole sono amare, stolte, insensate, e false. Costituiscono degli oltraggi.

E quindi costoro trasgrediscono la Parola di Dio che dice: “Niuna mala parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete alcuna buona che edifichi, secondo il bisogno, ditela, affinché conferisca grazia a chi l’ascolta. E non contristate lo Spirito Santo di Dio col quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione. Sia tolta via da voi ogni amarezza, ogni cruccio ed ira e clamore e parola offensiva con ogni sorta di malignità” (Efesini 4:29-31).

A mentire contro la verità

Coloro che rigettano il proponimento dell’elezione di Dio, sono trascinati inesorabilmente a dire tante cose perverse o fare tanti vani ragionamenti che annullano la Parola di Dio. Ecco perchè sostengono che Dio prevede ma non predetermina gli eventi, che siamo diventati predestinati quando siamo entrati a far parte della Chiesa di Dio, che l’elezione è collettiva ma non individuale, che il nostro nome è stato scritto nel libro della vita quando abbiamo creduto, che tutti gli uomini hanno una misura di fede, che nessuno è totalmente nell’ignoranza di Dio e della sua volontà, che Gesù fece di tutto fino alla fine per impedire a Giuda di tradirlo, che il fatto che uno possa dichiarare che Gesù è il Figlio di Dio dipende dalla volontà dell’uomo, che Lidia aprì il proprio cuore al Signore, che il Signore salvò Saulo da Tarso perché era sincero, onesto e amava Dio, ed infine che Zaccheo invitò Gesù a casa sua. Perchè la salvezza dipende dalla volontà dell’uomo o come dicono loro dal libero arbitrio dell’uomo!

Dicendo queste menzogne essi trasgrediscono il comando che dice: “Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri” (Efesini 4:25).

A non parlare mai di certi passi della Bibbia e della volontà di Dio

Altra cosa a cui porta il rigetto dell’elezione è questa, e cioè che dai pulpiti di queste Chiese non si sentono mai menzionare tutti quei passi che mettono in chiara evidenza la volontà di Dio di fare misericordia ad alcuni e di indurare altri, il proponimento dell’elezione di Dio, e così via (e se mai qualcuno li cita, li cita soltanto per spiegarli in maniera sbagliata). Per farvi capire fino a che punto arrivano alcuni di questi pastori, vi dico che il conduttore di una Chiesa durante uno studio biblico sulla lettera ai Romani giunto al capitolo 9 ha detto che i capitoli 9 e 11 non sono per noi ma per gli Ebrei ed è passato oltre!!

L’enfasi poi nei loro discorsi viene sempre messa sulla decisione presa dall’uomo che ha creduto; questo nelle loro predicazioni e nei loro insegnamenti è molto evidente. E ovviamente il parlare dei credenti è incentrato sulla loro volontà: ‘Io ho voluto credere’, ‘Io ho scelto di seguire Cristo’, ‘Io mi sono deciso di ravvedermi e credere in Cristo’ ecc. Pare quasi che sono loro gli autori della loro salvezza, che Dio non abbia proprio fatto nulla per condurli a Cristo, che il ravvedimento lo hanno prodotto loro, che la fede ce l’hanno per qualche loro merito personale e non perché Dio ha deciso di dargliela senza che essi gli abbiano chiesto nulla o abbiano fatto qualcosa per meritarla. Espressioni come ‘Dio ha voluto farci misericordia’, ‘Dio ha voluto salvarci perché così aveva prestabilito nei nostri confronti’, ‘Se siamo andati a Cristo lo dobbiamo esclusivamente a Dio’, ‘Se Dio non ci avesse attirati a Cristo, noi ora saremmo ancora perduti’, ‘Dio non ci ha donato la fede perché ci siamo disposti ad accettare Cristo, ma ce l’ha donata perché EGLI aveva predisposto che noi accettassimo Cristo, e quindi ce l’ha donata in virtù del proponimento della sua elezione’, sono assenti dal parlare di questi credenti. E di conseguenza essi prendono per sé parte della gloria che va data a Dio. E questo è grave, non è una cosa da poco!!!

I membri di queste Chiese vivono di conseguenza in una profonda ignoranza delle Scritture. Molti di loro sanno solo ripetere più o meno correttamente quei passi (e la loro relativa interpretazione) che hanno sentito sempre dire al loro pastore contro la predestinazione, ma non sanno neppure dove stanno scritti quegli stessi passi che ripetono meccanicamente, e meno che meno sanno che nella Scrittura ci sono molti chiari riferimenti a riguardo della predestinazione che sorprendono per la loro chiarezza. In effetti taluni di questi fratelli sono come quelli che ripetono che dobbiamo essere astuti come i serpenti perchè il loro pastore gli ha sempre detto che Gesù ha detto quelle parole, ma non si sono mai presi il tempo di andare a vedere che in effetti Gesù ha detto di esser prudenti come i serpenti (cfr. Matteo 10:16) e non astuti come essi, il che è una cosa molto e molto differente. E riguardo alla predestinazione fanno una cosa simile; ripetono quelle parole contro la predestinazione che hanno letto da qualche parte o che hanno sentito dire a qualche pastore senza essersi però mai presi il tempo di andare ad esaminare le Scritture per vedere se in realtà quelle parole escludono la predestinazione o per vedere se ci sono altri passi nella Scrittura alla cui luce questi passi che loro conoscono acquistano un altro significato nel senso che non escludono affatto la predestinazione. Purtroppo, oggi anche tanti credenti si nutrono solo del cibo che viene loro dato la domenica. Il loro cibo spirituale si limita al sermone domenicale. Per cui dato che la domenica non viene mai menzionato il proponimento dell’elezione di Dio, essi pensano che non esista!!! Qualcuno ha detto che la miglior maniera per non far sapere qualcosa alle persone, è non parlargliene mai!! E’ proprio vero!

Conclusione

Concludo dicendo che spero nel Signore che questo mio breve scritto induca quei credenti che ancora rigettano il proponimento dell’elezione di Dio, ad investigare le Scritture su tale importante argomento pregando Dio di aprire loro la mente per intenderle.

Mi rivolgo a loro: ‘Non abbiate paura della dottrina dell’elezione, non schivatela, non disprezzatela, non rigettatela, perché è biblica quanto lo è la Trinità, l’immortalità dell’anima, la venuta di Cristo, per citare solo alcune delle tante dottrine bibliche’.

Chi ha orecchi da udire, oda.

Giacinto Butindaro

Roma, Agosto 2011

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