Legalismo? Risposta all’accusa di essere dei legalisti lanciataci da molti

Legalismo? Risposta all’accusa di essere dei legalisti lanciataci da molti

Fratelli nel Signore, come voi sapete da parte di molti credenti si sono levate delle voci contro di noi, voci che ci accusano di legalismo, e quindi di essere dei legalisti. Mi sono trovato dunque costretto a scrivervi, affinché possiate riconoscere che alla luce della Scrittura queste accuse sono false.

Prima di rispondere alle loro accuse però, voglio spiegarvi cosa intende la Bibbia per legalismo, perché altrimenti non potrete capire il grave errore che fanno i nostri accusatori.

Ora, ‘legalismo’ non è una parola presente nella Bibbia, ma è stata coniata da taluni per indicare quella corrente di pensiero eretica, che è sempre emersa qua e là in mezzo alla Chiesa sin dai giorni degli apostoli, secondo cui la salvezza si ottiene per opere, ossia che la giustificazione si ottiene osservando la legge di Mosè, e quindi osservando precetti come il sabato, le feste giudaiche, la circoncisione, la decima, e i precetti sui cibi impuri, e così via.

Nel Nuovo Testamento abbiamo quattro chiare prove di legalismo propagato in mezzo ai santi da taluni.

La prima è nel capitolo 15 degli Atti secondo che è scritto: “”Or alcuni, discesi dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: Se voi non siete circoncisi secondo il rito di Mosè, non potete esser salvati. Ed essendo nata una non piccola dissensione e controversia fra Paolo e Barnaba, e costoro, fu deciso che Paolo, Barnaba e alcuni altri dei fratelli salissero a Gerusalemme agli apostoli ed anziani per trattar questa questione. Essi dunque, accompagnati per un tratto dalla chiesa, traversarono la Fenicia e la Samaria, raccontando la conversione dei Gentili; e cagionavano grande allegrezza a tutti i fratelli. Poi, giunti a Gerusalemme, furono accolti dalla chiesa, dagli apostoli e dagli anziani, e riferirono quanto grandi cose Dio avea fatte con loro. Ma alcuni della setta de’ Farisei che aveano creduto, si levarono dicendo: Bisogna circoncidere i Gentili, e comandar loro d’osservare la legge di Mosè. Allora gli apostoli e gli anziani si raunarono per esaminar la questione. Ed essendone nata una gran discussione, Pietro si levò in piè, e disse loro: Fratelli, voi sapete che fin dai primi giorni Iddio scelse fra voi me, affinché dalla bocca mia i Gentili udissero la parola del Vangelo e credessero. E Dio, conoscitore dei cuori, rese loro testimonianza, dando lo Spirito Santo a loro, come a noi; e non fece alcuna differenza fra noi e loro, purificando i cuori loro mediante la fede. Perché dunque tentate adesso Iddio mettendo sul collo de’ discepoli un giogo che né i padri nostri né noi abbiam potuto portare? Anzi, noi crediamo d’esser salvati per la grazia del Signor Gesù, nello stesso modo che loro. E tutta la moltitudine si tacque; e stavano ad ascoltar Barnaba e Paolo che narravano quali segni e prodigi Iddio aveva fatto per mezzo di loro fra i Gentili. E quando si furon taciuti, Giacomo prese a dire: Fratelli, ascoltatemi. Simone ha narrato come Dio ha primieramente visitato i Gentili, per trarre da questi un popolo per il suo nome. E con ciò s’accordano le parole de’ profeti, siccome è scritto: Dopo queste cose io tornerò e edificherò di nuovo la tenda di Davide, che è caduta; e restaurerò le sue ruine, e la rimetterò in piè, affinché il rimanente degli uomini e tutti i Gentili sui quali e invocato il mio nome, cerchino il Signore, dice il Signore che fa queste cose, le quali a lui son note ab eterno. Per la qual cosa io giudico che non si dia molestia a quelli dei Gentili che si convertono a Dio; ma che si scriva loro di astenersi dalle cose contaminate nei sacrifici agl’idoli, dalla fornicazione, dalle cose soffocate, e dal sangue. Poiché Mosè fin dalle antiche generazioni ha chi lo predica in ogni città, essendo letto nelle sinagoghe ogni sabato. Allora parve bene agli apostoli e agli anziani con tutta la chiesa, di mandare ad Antiochia con Paolo e Barnaba, certi uomini scelti fra loro, cioè: Giuda, soprannominato Barsabba, e Sila, uomini autorevoli tra i fratelli; e scrissero così per loro mezzo: Gli apostoli e i fratelli anziani, ai fratelli di fra i Gentili che sono in Antiochia, in Siria ed in Cilicia, salute. Poiché abbiamo inteso che alcuni, partiti di fra noi, vi hanno turbato coi loro discorsi, sconvolgendo le anime vostre, benché non avessimo dato loro mandato di sorta, è parso bene a noi, riuniti di comune accordo, di scegliere degli uomini e di mandarveli assieme ai nostri cari Barnaba e Paolo, i quali hanno esposto la propria vita per il nome del Signor nostro Gesù Cristo. Vi abbiam dunque mandato Giuda e Sila; anch’essi vi diranno a voce le medesime cose. Poiché è parso bene allo Spirito Santo ed a noi di non imporvi altro peso all’infuori di queste cose, che sono necessarie; cioè: che v’asteniate dalle cose sacrificate agl’idoli, dal sangue, dalle cose soffocate, e dalla fornicazione; dalle quali cose ben farete a guardarvi. State sani. Essi dunque, dopo essere stati accomiatati, scesero ad Antiochia; e radunata la moltitudine, consegnarono la lettera. E quando i fratelli l’ebbero letta, si rallegrarono della consolazione che recava. E Giuda e Sila, anch’essi, essendo profeti, con molte parole li esortarono e li confermarono” (Atti 15:1-32).

Come si può vedere, alcuni avevano cominciato ad insegnare che si viene salvati mediante la circoncisione e l’osservanza della legge di Mosè, e questo creò non poco turbamento negli animi dei discepoli perché questo significava sovvertire il Vangelo di Cristo, secondo cui si viene salvati per grazia soltanto mediante la fede in Cristo. E allora gli apostoli e gli anziani si radunarono a Gerusalemme per discutere la questione e, sospinti dallo Spirito, non acconsentirono a mettere sui Gentili il giogo della legge: cioè non gli imposero di farsi circoncidere, di osservare il sabato, le feste giudaiche, la decima, la legge sui cibi impuri, e così via, ma solo di astenersi dalla fornicazione, dalle cose sacrificate agli idoli, dalle cose soffocate, e dal sangue. In questa maniera evitarono che i Gentili fossero messi sotto il pesante giogo della legge di Mosè, e fu quindi salvaguardata la libertà in Cristo che i credenti tra i Gentili avevano ricevuto mediante il Vangelo.

La seconda è trascritta nella lettera ai Galati, quando Paolo ricorda quanto gli era accaduto a Gerusalemme: “Poi, passati quattordici anni, salii di nuovo a Gerusalemme con Barnaba, prendendo anche Tito con me. E vi salii in seguito ad una rivelazione, ed esposi loro l’Evangelo che io predico fra i Gentili, ma lo esposi privatamente ai più ragguardevoli, onde io non corressi o non avessi corso in vano. Ma neppur Tito, che era con me, ed era greco, fu costretto a farsi circoncidere; e questo a cagione dei falsi fratelli, introdottisi di soppiatto, i quali s’erano insinuati fra noi per spiare la libertà che abbiamo in Cristo Gesù, col fine di ridurci in servitù. Alle imposizioni di costoro noi non cedemmo neppur per un momento, affinché la verità del Vangelo rimanesse ferma tra voi” (Galati 2:1-5)

Anche qui notate che qualcuno cercò di imporre la circoncisione della carne a qualcuno che non era Giudeo di nascita, ma gli apostoli si opposero strenuamente, perché cedere a quella imposizione avrebbe equivalso a mettere il Vangelo sottosopra e ricadere sotto la schiavitù della legge perdendo la libertà in Cristo.

La terza prova è trascritta sempre nella lettera ai Galati, ed è quella che ebbe come protagonista negativo l’apostolo Pietro: “Ma quando Cefa fu venuto ad Antiochia, io gli resistei in faccia perch’egli era da condannare. Difatti, prima che fossero venuti certuni provenienti da Giacomo, egli mangiava coi Gentili; ma quando costoro furono arrivati, egli prese a ritrarsi e a separarsi per timor di quelli della circoncisione. E gli altri Giudei si misero a simulare anch’essi con lui; talché perfino Barnaba fu trascinato dalla loro simulazione. Ma quando vidi che non procedevano con dirittura rispetto alla verità del Vangelo, io dissi a Cefa in presenza di tutti: Se tu, che sei Giudeo, vivi alla Gentile e non alla giudaica, come mai costringi i Gentili a giudaizzare? Noi che siam Giudei di nascita e non peccatori di fra i Gentili, avendo pur nondimeno riconosciuto che l’uomo non è giustificato per le opere della legge ma lo è soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù, abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù affin d’esser giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della legge; poiché per le opere della legge nessuna carne sarà giustificata. Ma se nel cercare d’esser giustificati in Cristo, siamo anche noi trovati peccatori, Cristo è egli un ministro di peccato? Così non sia. Perché se io riedifico le cose che ho distrutte, mi dimostro trasgressore. Poiché per mezzo della legge io son morto alla legge per vivere a Dio.  Sono stato crocifisso con Cristo, e non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e la vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figliuol di Dio il quale m’ha amato, e ha dato se stesso per me. Io non annullo la grazia di Dio; perché se la giustizia si ottiene per mezzo della legge, Cristo è dunque morto inutilmente” (Galati 2:11-21).

Dunque, l’apostolo Pietro ad Antiochia ad un certo punto si era messo ad imporre l’osservanza della legge ai Gentili, e quindi ad insegnare che la giustificazione si ottiene per mezzo delle opere della legge. Egli – dice Paolo – era da condannare per questo, e riuscì a trascinare dietro a sé altri credenti, e Paolo allora lo riprese davanti a tutti, ribadendo che l’uomo è giustificato soltanto per mezzo della fede senza le opere della legge, altrimenti la grazia di Dio sarebbe annullata in quanto Cristo sarebbe morto inutilmente.

La quarta prova la troviamo scritta ancora nella lettera ai Galati, ed è costituita dai Galati stessi che erano rimasti ammaliati da taluni che volevano sovvertire l’evangelo di Cristo, e che erano riusciti a fargli osservare i precetti della legge per essere giustificati appunto mediante la legge. Ecco alcune delle parole che l’apostolo gli scrisse e che attestano ciò: “Io mi maraviglio che così presto voi passiate da Colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo, a un altro vangelo. Il quale poi non è un altro vangelo; ma ci sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire l’Evangelo di Cristo …… O Galati insensati, chi v’ha ammaliati, voi, dinanzi agli occhi de’ quali Gesù Cristo crocifisso è stato ritratto al vivo? Questo soltanto desidero saper da voi: Avete voi ricevuto lo Spirito per la via delle opere della legge o per la predicazione della fede? Siete voi così insensati? Dopo aver cominciato con lo Spirito, volete ora raggiungere la perfezione con la carne? ….. In quel tempo, è vero, non avendo conoscenza di Dio, voi avete servito a quelli che per natura non sono dèi; ma ora che avete conosciuto Dio, o piuttosto che siete stati conosciuti da Dio, come mai vi rivolgete di nuovo ai deboli e poveri elementi, ai quali volete di bel nuovo ricominciare a servire? Voi osservate giorni e mesi e stagioni ed anni. Io temo, quanto a voi, d’essermi invano affaticato per voi. …. Ecco, io, Paolo, vi dichiaro che, se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla. E da capo protesto ad ogni uomo che si fa circoncidere, ch’egli è obbligato ad osservare tutta quanta la legge. Voi che volete esser giustificati per la legge, avete rinunziato a Cristo; siete scaduti dalla grazia. Poiché, quanto a noi, è in ispirito, per fede, che aspettiamo la speranza della giustizia. Infatti, in Cristo Gesù, né la circoncisione né l’incirconcisione hanno valore alcuno; quel che vale è la fede operante per mezzo dell’amore. Voi correvate bene; chi vi ha fermati perché non ubbidiate alla verità? Una tal persuasione non viene da colui che vi chiama. Un po’ di lievito fa lievitare tutta la pasta.” (Galati 1:6-7; 3:1-3; 4:8-11; 5:2-9).

Dunque, quando viene detto che i Galati erano stati trascinati da taluni dietro il legalismo, questo è vero. Ma è evidente che cosa si deve intendere per legalismo, cioè la dottrina secondo cui la giustificazione si ottiene per le opere della legge di Mosè, infatti i Galati si erano messi a farsi circoncidere, ad osservare giorni, mesi, stagioni ed anni. Questa dottrina fu condannata da Paolo perché rende vana la croce di Cristo, e quindi il sacrificio espiatorio di Cristo. E si badi che non importa se questo insegnamento viene trasmesso da dei Giudei increduli, o da Giudei o Gentili che hanno già creduto, perché esso è falso, in quanto la Bibbia dice che “il giusto vivrà per la sua fede” (Habacuc 2:4), e non per le opere della legge. In quanto la legge fu data per dare conoscenza del peccato (Romani 3:20), e affinchè il peccato abbondasse (Romani 5:20). Ecco dunque perché per le opere della legge nessuna carne sarà giustificata nel cospetto di Dio (Romani 3:20; Galati 2:16).

Ma i nostri accusatori, pur sapendo che noi non insegniamo ai santi: ‘Se voi non osservate la legge di Mosè non potete essere salvati!’, ci accusano ugualmente di legalismo, insinuando che noi insegnando e ordinando determinate cose scritte nel Nuovo Testamento e vietandone delle altre scritte sempre nel Nuovo Testamento, facciamo praticamente la stessa cosa di coloro che insegnano l’osservanza della legge o di parte di essa per ottenere la salvezza.

A questo punto, quindi, stabilito che cosa è veramente il legalismo, bisogna cominciare a prestare molta attenzione a cosa dicono, e come lo dicono, coloro che ci accusano di legalismo. I loro discorsi sono più o meno questi: ‘Voi siete occupati con le cose esteriori, e date molta importanza a certi insegnamenti e divieti del Nuovo Testamento, come se avessero valore in sé stessi, quando per Dio nulla ha valore al di fuori della verità. E poi voi, avendo una mente legalistica, siete ossessionati del continuo dal dover decidere ciò che è giusto o sbagliato. E questo lo fate usando anche la legge!’ Dunque, i nostri accusatori, tirano fuori degli insegnamenti e dei divieti trascritti nel Nuovo Testamento a cui noi teniamo. E quali sono questi insegnamenti e divieti che farebbero di noi dei legalisti, al pari di coloro che ai giorni degli apostoli volevano sovvertire il Vangelo di Cristo? Adesso li vedremo.

L’insegnamento secondo cui la donna quando prega o profetizza si deve coprire il capo con un velo: “Ma io voglio che sappiate che il capo d’ogni uomo è Cristo, che il capo della donna è l’uomo, e che il capo di Cristo è Dio. Ogni uomo che prega o profetizza a capo coperto, fa disonore al suo capo; ma ogni donna che prega o profetizza senz’avere il capo coperto da un velo, fa disonore al suo capo, perché è lo stesso che se fosse rasa. Perché se la donna non si mette il velo, si faccia anche tagliare i capelli! Ma se è cosa vergognosa per una donna il farsi tagliare i capelli o radere il capo, si metta un velo. Poiché, quanto all’uomo, egli non deve velarsi il capo, essendo immagine e gloria di Dio; ma la donna è la gloria dell’uomo; perché l’uomo non viene dalla donna, ma la donna dall’uomo; e l’uomo non fu creato a motivo della donna, ma la donna a motivo dell’uomo. Perciò la donna deve, a motivo degli angeli, aver sul capo un segno dell’autorità da cui dipende. D’altronde, nel Signore, né la donna è senza l’uomo, né l’uomo senza la donna. Poiché, siccome la donna viene dall’uomo, così anche l’uomo esiste per mezzo della donna, e ogni cosa è da Dio. Giudicatene voi stessi: E’ egli conveniente che una donna preghi Iddio senz’esser velata? La natura stessa non v’insegna ella che se l’uomo porta la chioma, ciò è per lui un disonore? Mentre se una donna porta la chioma, ciò è per lei un onore; perché la chioma le è data a guisa di velo. Se poi ad alcuno piace d’esser contenzioso, noi non abbiamo tale usanza; e neppur le chiese di Dio” (1 Corinzi 11:3-16). Chi ha detto queste parole? L’apostolo Paolo, dunque lo stesso apostolo che come abbiamo visto prima si oppose al legalismo che ai suoi giorni alcuni cercarono di diffondere in mezzo alla Chiesa. Quindi, se Paolo che conosceva bene cosa fosse il legalismo, affermava che “la donna deve, a motivo degli angeli, aver sul capo un segno dell’autorità da cui dipende” e questo è il velo, è evidente che questo comandamento, perché di un ordine si tratta, non faceva parte di quei comandamenti che taluni diffondevano per far ricadere i santi sotto il giogo della legge. Non vi pare? Altrimenti Paolo si sarebbe contraddetto.

L’insegnamento secondo cui la donna deve adornarsi con verecondia e modestia, e quindi non in maniera lussuosa, provocante, e indecente, cioè con pantaloni, minigonne, vesti attillate, scollate, trasparenti, gioielli addosso, e cose simili. Vediamo cosa dice il Nuovo Testamento: “Le donne si adornino d’abito convenevole, con verecondia e modestia: non di trecce e d’oro o di perle o di vesti sontuose, ma d’opere buone, come s’addice a donne che fanno professione di pietà” (1 Timoteo 2:9-10), ed anche: “Il vostro ornamento non sia l’esteriore che consiste nell’intrecciatura dei capelli, nel mettersi attorno dei gioielli d’oro, nell’indossar vesti sontuose, ma l’essere occulto del cuore fregiato dell’ornamento incorruttibile dello spirito benigno e pacifico, che agli occhi di Dio è di gran prezzo. E così infatti si adornavano una volta le sante donne speranti in Dio….” (1 Pietro 3:3-5). Ora, come potete vedere sia Paolo, che era l’apostolo dei Gentili, che Pietro che era l’apostolo dei circoncisi, insegnavano la medesima cosa sull’ornamento esteriore della donna. Dunque anche in questo caso non ci si trova davanti a insegnamenti legalisti, cioè che tendono a portare i credenti sotto la legge di Mosè, e ad annullare la grazia di Dio.

Il divieto per la donna di insegnare, e perciò di fare il pastore o l’anziano. Vediamo anche qui cosa dice il Nuovo Testamento. “La donna impari in silenzio con ogni sottomissione. Poiché non permetto alla donna d’insegnare, né d’usare autorità sul marito, ma stia in silenzio. Perché Adamo fu formato il primo, e poi Eva; e Adamo non fu sedotto; ma la donna, essendo stata sedotta, cadde in trasgressione; nondimeno sarà salvata partorendo figliuoli, se persevererà nella fede, nell’amore e nella santificazione con modestia” (1 Timoteo 2:11-15). Anche qui troviamo un comando dato da Paolo, che è quello dato alla donna di imparare in silenzio, e un divieto, cioè quello di insegnare. Possiamo parlare di comandamenti che se osservati riportano sotto la schiavitù della legge? No.

Il divieto di evangelizzare tramite scene teatrali, mimi, pupazzi, musica rock e cose simili. Come evangelizzavano gli apostoli? Prendiamo per esempio l’apostolo Paolo. Da quello che troviamo scritto nel Nuovo Testamento, egli usava solo un metodo di evangelizzazione sia verso i Giudei che verso i Gentili, che era quello della predicazione della croce fatta con ogni franchezza, come si conviene, ed infatti era per questo che esortava i santi a pregare per lui “acciocché mi sia dato di parlare apertamente per far conoscere con franchezza il mistero dell’Evangelo, per il quale io sono ambasciatore in catena; affinché io l’annunzî francamente, come convien ch’io ne parli” (Efesini 6:19-20). E questo perché il Vangelo non va predicato con sapienza di parola, o mediante la sapienza di questo mondo, affinché la croce di Cristo non sia resa vana. Paolo dunque non cambiava il suo metodo di evangelizzare a secondo che evangelizzava i Giudei o i Gentili. Ed oltre a ciò non usava altri mezzi, all’infuori della predicazione della croce. Eppure anche a quel tempo esistevano il teatro, la musica mondana, e le buffonerie! Perché allora Paolo, come anche gli altri apostoli, non adottarono altri metodi di evangelizzazione? Perché essi credevano fermamente che l’Evangelo è potenza di Dio per ognuno che crede, e che coloro che Dio ha ordinato a vita eterna crederanno appunto tramite la predicazione del Vangelo! E quindi si limitavano ad annunciare agli uomini il Vangelo secondo l’esempio che aveva loro lasciato Gesù Cristo, pienamente persuasi e fiduciosi che Dio avrebbe concesso il ravvedimento e la fede a coloro che Egli aveva eletti fin dalla fondazione del mondo. Ricordatevi poi che la predicazione di Paolo era spesso accompagnata da segni e prodigi fatti nel nome di Gesù, che erano la testimonianza che Dio aggiungeva a quella degli apostoli per confermare la sua Parola. E questi segni e prodigi servivano anche per attirare le anime. Purtroppo però oggi in molte Chiese manca proprio questa fiducia, come anche la franchezza e la potenza di Dio, e allora ricorrono a moderne tecniche di evangelizzazione, che sono ormai dei veri e propri spettacoli mondani, che non hanno nulla di diverso da quelli organizzati dai pagani, tranne che cambia il tema. E quindi assistiamo alla profanazione del messaggio del Vangelo, perché si unisce il sacro al profano, invece di tenere le due cose ben separate. Il messaggio della croce viene presentato sotto forma di scene teatrali e mimi, o tramite clown e pupazzi, e quindi non con ogni franchezza ma in maniera tale che la rappresentazione deve essere interpretata, e oltre a ciò presentando il Vangelo in questa maniera lo si riduce ad una sorta di favola o storiella, perché il messaggio viene spogliato della sua gravità e della sua potenza. E poi che dire dei vari tipi di musica moderna, che vengono usati per portare il Vangelo ai giovani? Anche qui assistiamo ad una unione tra sacro e profano, che non deve esistere.

Il divieto di andare al cinema, al teatro, nelle spiagge e piscine (per prendersi la tintarella e farsi il bagno), allo stadio e nelle sale da ballo; come anche il divieto di giocare la schedina, il lotto, e di fare altre cose sconvenienti. Ma nel Nuovo Testamento non è forse scritto: “Non siate dunque loro compagni; perché già eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Conducetevi come figliuoli di luce  (poiché il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà e giustizia e verità), esaminando che cosa sia accetto al Signore. E non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; anzi, piuttosto riprendetele” (Efesini 5:7-11), ed ancora: “Poiché la grazia di Dio, salutare per tutti gli uomini, è apparsa e ci ammaestra a rinunziare all’empietà e alle mondane concupiscenze, per vivere in questo mondo temperatamente, giustamente e piamente” (Tito 2:11-12)? Dunque, anche in questo caso, è fuori luogo parlare di divieti che hanno a che fare con la legge di Mosè, e quindi di divieti che fanno ricadere i santi sotto la legge di Mosè.

Ora, è evidente dunque che anche questi comportamenti esteriori hanno importanza per Dio, altrimenti nella Bibbia non ci sarebbero scritte queste cose, che fanno parte della verità che è in Cristo. Ma i nostri accusatori negano che queste cose hanno valore in sé stesse, e affermano nella pratica che per Dio non hanno alcun valore perché si collocano al di fuori della verità. Essi dunque mentono contro la verità che è in Cristo, e di queste menzogne si devono ravvedere. Su questo non c’è il minimo dubbio.

Ecco dunque perché teniamo a queste cose, perché fanno parte del consiglio di Dio, cioè delle cose utili a noi figliuoli di Dio, che dobbiamo mettere in pratica per santificarci. E sì, perché anche queste cose fanno parte della santificazione, che non è solo interiore, ma anche esteriore. Già, la santificazione, di cui i nostri accusatori dimenticano l’importanza. Ma io vorrei dire a costoro: ‘Ma non sapete voi che non solo nell’Antico Testamento, ma anche nel Nuovo Testamento, grande importanza e rilievo sono dati alla santità di Dio e alla nostra santificazione che deve tendere appunto alla santità di Dio, secondo che è scritto: “Ma come Colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta; poiché sta scritto: Siate santi, perché io son santo” (1 Pietro 1:15-16)? E come possiamo essere santi se non osservando i comandamenti dati da Cristo mentre era sulla terra, e poi tramite gli apostoli dopo la sua assunzione? Ma non diceva forse Paolo nella prima lettera ai Corinzi: “Se qualcuno si stima esser profeta o spirituale, riconosca che le cose che io vi scrivo sono comandamenti del Signore” (1 Corinzi 14:37), e tra i comandamenti scritti in questa epistola c’è proprio anche quello sul velo? E non disse forse a Timoteo: “Ordina queste cose e insegnale” (1 Timoteo 4:11), e tra le cose che egli doveva ordinare c’era pure l’ornamento verecondo e modesto della donna e il divieto di insegnare per la donna? E non diceva, sempre Paolo, ai Filippesi: “Siate miei imitatori, fratelli, e riguardate a coloro che camminano secondo l’esempio che avete in noi” (Filippesi 3:17), ed anche: “Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e vedute in me, fatele; e l’Iddio della pace sarà con voi” (Filippesi 4:9)? Per cui siccome Paolo non ricorreva a mimi, scene teatrali, pupazzi, clown, e cose simili, per trasmettere il Vangelo, anche noi non dobbiamo fare uso di questi mezzi perché ci basta la predicazione del Vangelo fatta con lo Spirito Santo, gran pienezza di convinzione e potenza, come peraltro bastava agli apostoli.

Dunque, sappiate fratelli, che queste cose le applichiamo perché vogliamo essere santi, come Dio ci ha comandato, e in questa maniera piacere a Dio, e sì perché santificandoci si piace a Dio, mentre se ci si conforma al mondo si dispiace a Lui. Non dice forse Giacomo ai santi: “O gente adultera, non sapete voi che l’amicizia del mondo è inimicizia contro Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio” (Giacomo 4:4)?

Ci accusano poi di essere ossessionati dal dover decidere ciò che è giusto o sbagliato. Ora, ossessionati non lo siamo, ma certamente siamo occupati a discernere il bene dal male, per approvare le cose migliori, al fine di piacere al Signore con tutta la nostra condotta. Ma non hanno mai letto che dobbiamo esaminare ogni cosa, ritenere il bene ed astenerci da ogni apparenza di male (1 Tessalonicesi 5:21-22); e che dobbiamo condurci come figliuoli di luce esaminando che cosa sia accetto al Signore (Efesini 5:9-10), e che dobbiamo intendere bene quale è la volontà del Signore (Efesini 5:17)? Quindi il nostro esaminare le cose che si dicono e fanno in mezzo alla Chiesa, per stabilire se esse sono giuste o sbagliate, è un comportamento giusto nel cospetto di Dio. Perfettamente in armonia con la Parola di Dio. Ma evidentemente ciò non fa parte del comportamento dei nostri accusatori. Loro infatti sono occupati non ad esaminare ogni cosa, ma ad accettare ogni cosa come buona e lecita; tanto ‘Dio guarda al cuore’!

Vorrei poi dire ai nostri accusatori che ci accusano di usare anche la legge per avvalorare le nostri posizioni, che l’apostolo Paolo dice che “la legge è buona, se uno l’usa legittimamente, riconoscendo che la legge è fatta non per il giusto, ma per gl’iniqui e i ribelli, per gli empî e i peccatori, per gli scellerati e gl’irreligiosi, per i percuotitori di padre e madre, per gli omicidi, per i fornicatori, per i sodomiti, per i ladri d’uomini, per i bugiardi, per gli spergiuri e per ogni altra cosa contraria alla sana dottrina, secondo l’evangelo della gloria del beato Iddio, che m’è stato affidato” (1 Timoteo 1.8-11). Dunque, quel ‘e per ogni altra cosa contraria alla sana dottrina’ vuol dire che noi possiamo usare la legge per dimostrare che una certa cosa è contraria alla sana dottrina, che è quella dottrina che insegnava appunto Paolo. Che andate cianciando dunque, o sprezzatori?

Ma che hanno fatto costoro con questi discorsi? Hanno finito con l’incoraggiare la fratellanza a darsi al peccato. E per rendersi conto di ciò basta frequentarli un po’ di tempo. Sono persone ambigue, astute, senza amore per la giustizia, poco amore per la verità, disinteresse per la santità. E non è poco.

E noi con queste persone non possiamo andare d’accordo, non possiamo camminare. Qui non si tratta di dare personali interpretazioni di quel che è giusto o sbagliato, ma di dire che la Bibbia approva o non approva una determinata cosa. Facciamo alcuni esempi: il comando di mettersi il velo per le donne non è frutto di una nostra interpretazione personale, il divieto di mettersi minigonne e altri vesti indecenti non è frutto di una nostra interpretazione personale, come anche il divieto per la donna di insegnare. Qui ci troviamo davanti a comandamenti di Dio, che però i ribelli e i contenziosi vorrebbero con la loro astuzia far credere che si tratta di nostre interpretazioni personali. Ma ormai è manifesto che le interpretazioni personali sono le loro, sì proprio le loro, infatti tramite di esse essi hanno eliminato questi comandamenti di Dio. E per avere fatto questo porteranno la loro pena. Ecco perché non possiamo camminare con questi credenti, perché hanno annullato la Parola di Dio con i loro vani ragionamenti. Noi vogliamo essere compagni di coloro che temono Dio, e quindi di coloro che rispettano i comandamenti di Dio.

I nostri accusatori arrivano a dire di noi che noi non possiamo progredire spiritualmente. Al che io dico che costoro sono persone che se si conoscono bene, c’è da scappare da loro, perché hanno finito con l’approvare un po’ tutto il marcio e tutta l’immondizia che c’è nelle Chiese; persone che vendono la verità per un piatto di lenticchie; persone che per piacere agli uomini non annunziano tutto il consiglio di Dio. Andate, andate a vedere la vita privata dei predicatori che ci accusano di legalismo, e scoprirete che o hanno l’amante o sono o separati, o finanche divorziati e risposati, o hanno delle mogli sensuali, maldicenti e superbe, o hanno figli ribelli dati alla dissolutezza, che si comportano peggio di tanti figli di persone del mondo. E poi essi sono amanti del denaro, dei piaceri della vita, del lusso, e ricorrono alla menzogna e alla frode, e fanno ogni tipo di compromesso a danno della Parola di Dio pur di raggiungere i loro fini.

E poi proprio loro ci dicono questo? Ma esaminate le vostre vie, e abbandonate le vie malvagie che state percorrendo, e tornate alla purità e semplicità rispetto a Cristo.

Ci accusano poi anche di essere spietati verso quei credenti che non si attengono a questi insegnamenti. Falso. Noi li ammoniamo ed esortiamo nel Signore coloro che ancora non osservano questi comandamenti, ma non ci mostriamo spietati verso di loro condannandoli; lungi da noi il fare questo. E se qualcuno si mostra spietato verso questi fratelli, viene lui stesso ammonito da noi. Ed oltre a ciò, siamo pronti a perdonare chi si ravvede dalle sue vie malvagie, e torna al Signore. Eccome se siamo pronti a perdonarlo. Guai a noi se non lo facessimo.

Che dire poi a proposito della loro accusa secondo cui possediamo una mente farisaica? Diciamo che la mente farisaica è quella che pensa a come annullare la Parola di Dio, infatti i Farisei ai giorni di Gesù avevano annullato la Parola di Dio, secondo che disse loro Gesù: “Voi, lasciato il comandamento di Dio, state attaccati alla tradizione degli uomini. E diceva loro ancora: Come ben sapete annullare il comandamento di Dio per osservare la tradizione vostra! Mosè infatti ha detto: Onora tuo padre e tua madre; e: Chi maledice padre o madre sia punito di morte; voi, invece, se uno dice a suo padre od a sua madre: Quello con cui potrei assisterti è Corban, (vale a dire, offerta a Dio), non gli permettete più di far cosa alcuna a pro di suo padre o di sua madre; annullando così la parola di Dio con la tradizione che voi vi siete tramandata. E di cose consimili ne fate tante!” (Marco 7:8-13). E qui se c’è qualcuno che ha la mente farisaica sono proprio coloro che ci accusano di essere dei Farisei, perché sono proprio loro che annullano la Parola mediante dottrine di uomini. Basta sentirli parlare del velo, dell’ornamento esteriore della donna, del mettersi ad insegnare da parte della donna, e di altre cose, per capire che sono proprio loro quelli che hanno la mente dei Farisei. Noi semmai ci studiamo di attenerci alla dottrina di Dio, ed esortiamo gli altri a fare lo stesso, senza andare al di là di ciò che è scritto per non gonfiarsi d’orgoglio esaltando l’uno a danno dell’altro.

Ma proseguiamo con le loro accuse. Essi dicono che noi prendiamo piacere nella controversia. Ora se per controversia si intende la contesa, non amiamo affatto contendere; se invece si intende l’apologetica allora sì, ci compiacciamo in essa perché mediante l’apologetica si difende la verità, che oggi tante Chiese sprezzano e calpestano.

E andiamo avanti, ci accusano pure di avere ‘lasciato il giogo di Cristo per un giogo di schiavitù alla legge’. Anche in queste parole non c’è nulla di vero perché noi abbiamo ancora sul nostro collo il giogo di Cristo che è leggero. Semmai sono loro che hanno rinunciato al giogo di Cristo perché hanno deciso di conformarsi al presente secolo malvagio. O sprezzatori, ma non lo sapete che i comandamenti che dava Paolo fanno parte della legge di Cristo, sotto la quale ci troviamo noi ora, secondo che egli disse: “Benché io non sia senza legge riguardo a Dio, ma sotto la legge di Cristo” (1 Corinzi 9:21), e dunque essi fanno parte del giogo di Cristo? Come potete dunque accusarci di avere lasciato il giogo di Cristo e di non dimorare nella grazia di Dio? Parlate come se noi fossimo tornati a servire i poveri elementi del mondo, quando invece osserviamo la parola di Cristo trasmessaci dagli apostoli. E’ veramente assurdo quello che dite.

E poi proprio voi che ci accusate dicendo queste cose, siete tra coloro che insegnate e ordinate la decima, che non fa parte della legge di Cristo ma della legge di Mosè e in quanto tale non più obbligatoria da dare, anche perché la decima va data ai Leviti e voi non siete dei Leviti! Siete voi dunque che portate le anime sotto la legge di Mosè e non noi. Ma il precetto mosaico della decima vi è molto caro, lo sappiamo, perché siete assetati di denaro, perché vi siete messi a servire Mammona. E dunque vi fa estremamente comodo insegnarlo!

Essi ci dicono anche che noi abbiamo messo Dio in una scatola, e dicono un’altra cosa non vera, perché noi riteniamo che Dio fa tutto quello che vuole e come vuole. Ma badate, questo non significa che Dio autorizzi a creare confusione e baldoria in mezzo alla sua casa, a creare suggestione, spettacoli teatrali, concerti di musica rock, buffonerie varie, e altre cose simili, perché in questo non vediamo l’opera di Dio ma del diavolo, cioè l’opera di seduzione del serpente antico. Certo, Dio è in grado di convertire il male in bene, ma questo non ci autorizza a tollerare o incoraggiare il male. I nostri accusatori parlano così, cioè usando questa metafora del ‘mettere Dio in scatola’, perché siccome sono volutamente andati al di là di quello che è scritto, hanno dovuto inventarsi qualche sofisma per giustificare le loro pratiche e usanze non bibliche.

E’ evidente dunque che alla luce della Scrittura, l’accusa mossaci di essere dei legalisti è falsa.

Concludo quindi, fratelli, mettendovi in guardia da tutti coloro per i quali il legalismo è l’osservanza dei comandamenti che ci ha dato Gesù Cristo il Figlio di Dio, sia nei giorni della sua carne, che tramite gli apostoli dopo la sua assunzione. Perché costoro sono i peggiori nemici della Chiesa, perché hanno introdotto e continuano a introdurre in mezzo alla fratellanza la dissolutezza; sì, perché nella pratica costoro fanno della libertà una occasione alla carne ed esortano ad usare la libertà qual manto che copre la malizia. E per giustificare la loro ribellione, che fanno? Ricorrono al sofisma del ‘legalismo’, per far credere che noi siamo pericolosi per la Chiesa nell’avere assunto queste posizioni, in quanto portiamo le anime lontane dalla grazia e sotto la legge. Invece sono loro che portano le anime lontano dalla grazia di Dio, in quanto le portano nella dissolutezza, spingendole così alla ribellione contro Dio. E difatti le parole e la vita di costoro testimoniano che sono dei ribelli.

Sì, costoro, parlano di Gesù, dicono che dobbiamo portare il Vangelo al mondo, ma quando si affronta il tema della osservanza dei comandamenti di Cristo in vista della nostra santificazione, allora ti si rivoltano contro come delle bestie feroci. Ma Gesù bisogna non solo predicarlo, ma anche amarlo, e si dimostra il proprio amore verso Gesù Cristo osservando i suoi comandamenti, secondo che Egli disse: “Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama” (Giovanni 14:21), e i Suoi comandamenti non sono gravosi, almeno per noi, perché vedo che per i nostri accusatori sono gravosissimi, tanto che li soffocano.

La realtà è che i nostri accusatori hanno rigettato parte del consiglio di Dio, in quanto fanno parte di coloro che non sopportano la sana dottrina, che hanno distolto le orecchie dalla verità e si sono volti alle favole (2 Timoteo 4:4), e quindi se la prendono con noi che vogliamo attenerci a tutto il consiglio di Dio e non solo ad una parte. Ma porteranno la pena della loro ribellione, anzi già molti di loro la stanno portando. Stanno mietendo quello che hanno seminato.

Quanto a voi fratelli, che volete piacere a Dio in tutta la vostra condotta, vi esorto a perseverare nelle cose che avete imparato e nelle quali siete stati confermati. Nessuno vi seduca con vani ragionamenti.

La grazia del Signore Gesù sia con voi

Giacinto Butindaro

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