Rinvenuto a Gerusalemme un sigillo in osso recante il nome Saul

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foto da: Israel Antiquities Authority

Il presidio della Knesset, il cui Presidente è Reuben Rivlin, ha visitato la città di Davide a Gerusalemme. Durante la visita è stato esposto per la prima volta un sigillo riconducibile al periodo del Primo Tempio. Il sigillo è stato trovato durante uno scavo condotto presso le Mura del National Park di Gerusalemme, a nome dell’Israel Antiquities Authority e in cooperazione con la Nature and Parks Authority, sotto la direzione del Professor Ronny Reich dell’Università di Haifa e di Eli Shukron dell’IAA, e finanziato dalla ‘Ir David Foundation’. Il sigillo, in osso, è rotto ed è mutilo di un pezzo nella parte superiore. Due linee parallele dividono la superficie del sigillo in due registri dove sono incise delle lettere ebraiche :

לשאל ]ריהו

Alla fine dell’ultimo nome vi è uno spazio seguito da un’immagine floreale o piccoli frutti. Il nome del possessore del sigillo si è perfettamente conservato ed è scritto nella forma abbreviata לשאל ‘(di) Saul’. Il nome è noto sia grazie alla Bibbia (Genesi 36,37 ; 1 Samuele 9,2 ; 1 Cronache 4,24 e 6,9) che ad altri sigilli ebraici.

Secondo il Professor Reich questo sigillo è legato ad un altro sigillo ebraico ritrovato in precedenza e a tre bullae ebraiche (pezzi di argilla con impressa l’impronta di un sigillo) trovate vicine. Questi cinque oggetti rivestono una grande importanza cronologica nello studio dello sviluppo dell’uso del sigillo, mentre le numerose bullae ritrovate presso le rocce della piscina adiacente insieme a frammenti di vasi della fine del nono e l’inizio dell’ottavo secolo a.C. non recano lettere semitiche.

Del resto i cinque manufatti epigrafici ebraici sono stati scoperti nel suolo scavato al di fuori della piscina e contengono frammenti di vasi databili all’ultima parte dell’ottavo secolo. A quanto pare lo sviluppo del disegno dei sigilli è avvenuto in Giuda nel corso dell’ottavo secolo a.C. In quel periodo si incominciò a incidere figure su sigillo e ad un certo punto anche i nomi dei possessori. Sembra che questo ebbe inizio quando si sentì la necessità di identificare il possessore del sigillo col suo nome piuttosto che con qualche rappresentazione grafica.

Sembra anche che “l’ufficio” che amministrava la corrispondenza e riceveva i beni che venivano tutti sigillati con le bullae continuò ad esistere e operare con regolarità anche dopo la costruzione di un’abitazione residenziale nei pressi della piscina scavata nella roccia. Sicché la terra e gli scarti, che contenevano molte delle summenzionate bullae, rimasero bloccati nel fondo della piscina.

Questo “ufficio” continuò a produrre scarti che comprendevano le bullae aperte e rotte, come pure sigilli che, quando non venivano utilizzati, andavano a finire nel cumulo dei rifiuti nelle vicinanze.

Adattamento : R.P.

Fonte: SBF Taccuino / Israel Antiquities Authority (19 maggio 2009)

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