India: Altre vittime della legge anti conversione

“La Repubblica dell’India è la seconda nazione più popolosa del mondo, dopo la Cina, e la più grande democrazia, con più di un miliardo di cittadini che parlano centinaia di lingue”: con questa frase esordisce l’enciclopedia multimediale on line “Wikipedia” per descrivere l’India, eppure un funesto alito di tempesta sembra elevarsi dalla più grande democrazia del mondo, una nazione che agli occhi di noi occidentali appare a tutt’oggi avvolta da uno stereotipato pacifismo ormai alieno alla realtà di quel paese.

“Bisogna combattere la violenza. Il bene che pare derivarne è solo apparente; il male che ne deriva rimane per sempre”, questa citazione viene attribuita ad uno dei padri fondatori della moderna India, Gandhi, soprannominato da poeti ed intellettuali “Mahatma” ovvero “grande anima”; quel gracile e minuto leader politico e spirituale guidò questo enorme paese verso l’indipendenza attraverso una “rivoluzione non violenta” che lasciò un segno indelebile nella storia indiana.

Ma oggi, com’è l’India?

Nella più grande democrazia del mondo regna davvero la pace?
Cullati dal fascino di questo personaggio quasi poetico e vagamente indifferenti alla realtà sociale di quello Stato, in Occidente viviamo con distacco le notizie che ci arrivano dalla grande India, ma dovremmo preoccuparcene di più perché ci riguardano da vicino per molti buoni motivi. Uno dei tanti è la persecuzione più o meno intensa che vivono i cristiani in questo paese, ve ne abbiamo dato notizia più volte ed ora siamo costretti a farlo nuovamente.

Quindici estremisti indù del Rashtriya Swayamsevak Sangh, infatti, lo scorso 8 aprile hanno fatto irruzione in un’abitazione privata nel distretto di Shimoga, Karnataka, dove si stava tenendo uno studio biblico, accusando un pastore di una chiesa locale ed il proprietario dell’abitazione di “forzata conversione” (secondo la legge anti-conversione adottata il 20 marzo scorso). L’ennesimo episodio persecutorio a danno di cristiani è avvenuto nel villaggio di Gondikoppa, Theerthahalli taluk, dove non sono mancate le minacce fisiche e le ingiurie, secondo il Consiglio Globale dei Cristiani Indiani (GCIC). Gli estremisti hanno fatto sentire la loro voce presso la stazione di polizia locale, accusando il pastore Dondari Nameraj (assente in quel momento) e il proprietario della casa Raghuram Shetty, di indurre e di forzare alla conversione la popolazione del villaggio.

Laxmi Narayan Gowda, il coordinatore regionale del GCIC, ha fatto sapere che circa 20 agenti di polizia hanno prelevato e trasportato in centrale il sig. Raghuram Shetty per interrogarlo duramente sull’accaduto: solo alle 2 del mattino il sig. Shetty ha potuto far ritorno alla propria dimora. Una volta tornato in paese, il pastore Nameraj, alle 7:30 a.m. del 12 aprile scorso si è recato alla stazione di polizia dove è stato interrogato per tutto il giorno (fino alle 17:30 circa), per poi essere rilasciato senza alcun capo d’imputazione, ma con un chiaro ammonimento a non condurre riunioni di preghiera.

Tutto ciò è accaduto solo una settimana fa, ma l’India è grande e i casi del genere sono molti. L’ultimo di cui abbiamo notizia risale al 15 aprile scorso: un uomo, dopo la morte della figlia per una grave malattia, ha ucciso il fratello maggiore, leader della chiesa locale, convinto che la fede cristiana di quest’ultimo fosse la causa diretta della morte di sua figlia. La vittima, Bhil, conosciuto anche come Thakur Baba, era un leader cristiano del villaggio di Gatiya Dev; la sua fede veniva e viene considerata dai suoi parenti (e non solo) alla stregua della magia nera. All’omicidio, compiuto davanti a moglie e figlio del malcapitato, non sembra verrà data la dovuta attenzione da parte delle forze dell’ordine, per lo meno questo affermano i familiari della vittima, che temono addirittura che vi possa essere stato un tentativo di corruzione da parte dell’omicida. Alla tragedia ora si aggiungono le difficoltà quotidiane per la moglie e il figlio della vittima: quest’ultimo, infatti, è privo di una gamba e prendere il posto del padre nel lavoro nei campi sarà impresa ardua.

Oggi, nella società civile della più grande democrazia del mondo sembrano lontani gli insegnamenti di Gandhi.

Oggi, in quella terra vivono cristiani che elevano il loro pianto.

Oggi, è giunta l’ora di fare qualcosa per loro.

Fonte: Porte Aperte Italia

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