Liberia – Ex capo ribelli confessa: Ho ucciso oltre 20.000 persone

Ex miliziano racconta di sacrifici umani durante la guerra civile

Monrovia, 21 gen. (Ap) – Uno dei più noti comandanti dei ribelli della Liberia, noto come generale Butt Naked, è tornato nel paese dell’Africa occidentale per confessare di aver ucciso 20.000 persone. L’uomo, il cui vero nome è Joshua Milton Blahyi, vive da tempo in Ghana ed è rientrato questa settimana in Liberia per affrontare la Commissione per la verità e la riconciliazione voluta dal governo per sanare le ferite di circa 20 anni di guerra civile.

Il suo nome da battaglia deriva dalla pratica in uso nel suo battaglione di lanciare attacchi completamente nudi per terrorizzare il nemico. “Posso essere ucciso sulla sedia elettrica. Posso essere impiccato. Possono ricevere qualsiasi punizione – ha detto Blahyi, 37 anni – ma credo che il perdono e la riconciliazione siano il mezzo migliore per andare avanti. Cercavo l’occasione per raccontare la storia vera della mia vita e ogni volta che racconto alla gente la mia storia mi sento sollevato”. Il conflitto civile, costato la vita a circa 250.000 persone in un Paese che conta tre milioni di abitanti, conobbe episodi di cannibalismo, con i miliziani che combattevano sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Lo stesso Blahyi ha raccontato che prima di guidare i suoi uomini in battaglia, con indosso solo un paio di stivali, sacrificava un essere umano al diavolo.

Il sacrificio consisteva “nell’uccisione di un bambino innocente, a cui poi veniva strappato il cuore che mangiavamo dopo averlo fatto a pezzi”. Blahyi sostiene di aver ucciso “oltre 20.000 persone” tra il 1980, quando dice di aver stretto il patto con il diavolo e il 1996, anno in cui gli apparve Dio, che gli disse che era uno schiavo di Satana, non un eroe come lui credeva. Fu così che divenne un cristiano ‘born again’ (i cristiani nati a nuova vita dopo aver riscoperto il cristianesimo, ndr) e cominciò a vivere per le strade di Monrovia, vendendo cassette dei suoi sermoni.

La commissione per la verità e la riconciliazione ha raccolto negli ultimi due anni le testimonianze delle vittime e di ex ribelli, sollecitando un pieno resoconto dei fatti. L’organismo non ha il potere di incriminare gli assassini, può solo formulare raccomandazioni. “Se hai una persona che ammette di aver ucciso insieme ai suoi uomini oltre 20.000 persone, ci deve esser un meccanismo che preveda per queste persone di essere chiamate a risponderne davanti alla giustizia”, ha commentato Mulbah Morlue, che guida il Forum per la creazione di una Corte per i crimini di guerra in Liberia.

In un’intervista all’Associated Press, Blahyi ha detto: “Alcune persone mi vedono e si congratulano con me. Altri mi guardano e mi dicono che non dovrei camminare con atteggiamento superbo per le strade di Monrovia. Ma io continuo a ripetere a questa gente che non mi sento orgoglioso di quello che ho fatto, mi vergogno”.

Le prime violenze scoppiarono nel paese nel 1979, quando le forze di sicurezza uccisero decine di persone durante delle sommosse. L’anno seguente, il Presidente William Tolbert venne deposto da un colpo di stato guidato dal sergente Samuel K. Doe, che ordinò l’esecuzione di tutti i membri del governo. Doe fu a sua volta deposto dai ribelli guidati da Charles Taylor nel 1989. Seguirono anni di guerra civile, fino al 1997, quando Taylor venne eletto Presidente. Lo scontro civile si è però concluso solo nel 2003, quando Taylor fu costretto all’esilio in Nigeria.

Oggi Taylor è chiamato a rispondere delle accuse di crimini di guerra e contro l’umanità davanti al Tribunale speciale per la Sierra Leone, mentre uno dei suoi ex alleati, diventato negli anno suo avversario, Prince Johnson, ricopre oggi la carica di senatore. Fu Johnson a filmare i suoi uomini mentre torturavano per ore, prima di ucciderlo, Doe. La videocassetta è ancora disponibile sulle bancarelle della città.

Fonte: Alice Notizie/Apcom

Nella foto: Joshua Milton Blahyi

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