Cina: Leader cristiani liberati dai laogai, mancano le prove del loro crimine

Storica sentenza emessa dalla Commissione amministrativa per i laogai della provincia dell’Hubei, che ha ribaltato la condanna emessa da una Commissione minore ed ha liberato 4 leader cristiani, arrestati mentre pregavano e accusati di essere coinvolti in organizzazioni illegali.

Wuhan – Grazie ad una vittoria legale senza precedenti, 4 leader cristiani non ufficiali sono stati liberati da un campo di “rieducazione tramite il lavoro” cui erano stati condannati per aver assistito ad una funzione religiosa in una casa privata.
La Commissione amministrativa per i laogai [i campi di lavoro cinesi ndr] della provincia dell’Hubei ha infatti dichiarato illegittima la condanna, emessa dalla Commissione di Enshi. I leader cristiani sono stati aiutati in questa battaglia dalla China Aid Association, Caa, organizzazione non governativa che opera per il rispetto della libertà religiosa in Cina.
Tutto inizia il 6 agosto del 2007 a Wuhan, quando la polizia dell’Hubei arresta 9 cristiani (4 uomini e 5 donne) che si erano riuniti nella casa di una di loro, Qin Daomin, per celebrare insieme il servizio domenicale. Il 15 luglio, la Commissione amministrativa per i laogai di Enshi li accusa di “essere coinvolti in organizzazioni illegali che, tramite l’uso di un culto malvagio, cercano di minare l’autorità delle leggi statali”.
La condanna è la “rieducazione tramite il lavoro”, ovvero i lavori forzati all’interno di campi di lavoro governativi. Due delle condannate vengono invece destinate agli arresti domiciliari: una è gravemente malata, mentre l’altra ha un figlio neonato. Gli altri, durante la detenzione, vengono picchiati dalle guardie del campo.
Il 9 ottobre, la Caa contatta un avvocato di Pechino, Wu Chenglian, che prepara il ricorso da presentare alla Commissione dell’Hubei. Dopo 3 mesi di studio, la Commissione revoca la condanna e dichiara: “Dopo aver visionato i documenti presentati, questo organo ritiene ingiusta la condanna al laogai subita dagli arrestati. Non vi sono fatti chiari o prove evidenti del loro crimine”. Al momento, rimangono tuttavia ai domiciliari le 2 donne che non erano state portate nei campi di lavoro.
Pechino permette la pratica del cristianesimo evangelico solo all’interno del Movimento delle tre autonomie (MTA), nato nel 1950 dopo la presa di potere di Mao, l’espulsione dei missionari stranieri e la reclusione dei leader cinesi delle Chiese. Le statistiche ufficiali dicono che in Cina vi sono 10 milioni di protestanti ufficiali, tutti uniti nel MTA.
I protestanti non ufficiali, che si radunano in “chiese domestiche” non registrate, sono stimati ad oltre 50 milioni. Nel corso dello scorso anno, il governo ha arrestato 1958 fra pastori e fedeli delle Chiese protestanti non ufficiali.
Secondo un documento segreto del Partito comunista cinese dell’Hubei, giunto in occidente lo scorso novembre, in Cina è in atto una campagna per “normalizzare” le Chiese protestanti sotterranee dando loro due possibilità: o aderire al Movimento delle tre autonomie (comunità protestanti guidate dalle associazione patriottiche) o essere soppresse.
La campagna è in netta opposizione alle indicazioni dell’Onu sulla libertà religiosa, che vieta la distinzione fra attività religiose lecite (perchè controllate dallo stato) e attività illecite, solo perchè non sono controllate dal governo.

Fonte: AsiaNews – 21/01/2008 13:24 – riprodotto con autorizzazione

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