Cisgiordania – Ramallah: Minacce di morte contro un pastore evangelico

Gli annunci di persecuzioni di cristiani nei territori palestinesi non accennano a smettere. Solo poche settimane fa un cristiano palestinese è diventato martire. Rami Ayyad, membro della Società Biblica a Gaza, è stato rapito e brutalmente assassinato. Adesso c’è un pastore cristiano dell’Autonomia Palestinese che teme per la sua vita. Per non correre rischi, il pastore Issa Bajalia di Ramallah è fuggito a Gerusalemme. Ha ricevuto minacce di morte e ha chiesto protezione alle autorità palestinesi, ma queste gli hanno rifiutato ogni aiuto.

Queste nuove minacce mostrano ancora una volta quanto è forte l’atteggiamento di violenza contro i cristiani palestinesi, soprattutto contro i cristiani evangelici. «Mi hanno detto che a me succederà la stessa cosa che è successa a Rami in Gaza», riferisce Bajalia. «Mi hanno detto che mi troveranno perfino negli USA e che mi romperanno braccia e gambe. ‘Oltre al tuo problema agli occhi, non potrai nemmeno camminare più’, mi hanno detto. Come Hamas ha trattato Fatah, così faranno a me: mi spareranno alle ginocchia.» Due uomini a Ramallah, uno dei quali è un impiegato dell’Autorità palestinese, hanno tentato di ricattare Bajalia chiedendo soldi. Uno è musulmano e l’altro è cristiano di origine. Bajalia si è rivolto all’Autorità palestinese, dove gli hanno detto che loro non hanno tempo per lui. Un poliziotto gli ha detto che per 5000 dollari può garantire la sicurezza di Bajalia. Dopo di che il pastore ha lasciato la città. «Da allora mi volto sempre indietro», ha dichiarato. «Sono sicuro che Rami era in una situazione simile alla mia.»

Bajalia è nato in America e ha la cittadinanza americana. Sedici anni fa è arrivato a Ramallah, luogo di nascita dei suoi genitori. Offre aiuti umanitari, conduce una comunità e il suo lavoro si rivolge soprattutto ai musulmani. «Tra i musulmani adesso osserviamo un’apertura che prima non avevamo mai vista. Ma anche gli islamisti radicali sono attivi», ha detto il 47enne cresciuto in Alabama. E’ stato il primo della famiglia ad arrivare alla fede. Dopo aver frequentato in Oklahoma la Rhema Bible Training School, nel 1991 ha spaventato i suoi genitori comunicando la sua intenzione di andare nel paese che loro avevano lasciato. Aveva sentito una chiamata che non gli permetteva di sfuggire. «Quando sono arrivato, lo stato del paese e delle case mi ha sorpreso», ha detto. «Qui sembrava che il tempo non fosse passato.»

Le minacce sono iniziate quando medici e infermiere stranieri hanno cominciato a lavorare gratuitamente nella clinica di Bajalia e anche a pregare per i pazienti. Alcuni di loro erano evidentemente spie infiltrate. Lo hanno denunciato, dicendo che aveva tentato di convertire dei musulmani. I due uomini che molestavano Bajalia gli hanno detto che non doveva più evangelizzare, e gli hanno chiesto il terreno della sua famiglia con l’aggiunta di 30.000 dollari. La scarsa risonanza data alla cosa dall’Autorità palestinese non è necessariamente dovuta al fatto che è un cristiano – ha detto Baialia – ma piuttosto al fatto che lui «nella società non è nessuno». La stessa impressione l’ha ricavata dal Consolato americano, che è a conoscenza del suo caso, ma che si è fatto vivo soltanto una volta dandogli come consiglio di non ritornare a Ramallah.

La cittadina di Ramallah, con i suoi 70.000 abitanti, una volta era nota per la sua fiorente popolazione cristiana. Adesso la percentuale dei cristiani è scesa all’1%, di cui Bajalia suppone che circa 400 sono cristiani nati di nuovo. «Con questi numeri, è chiaro che ci si sente in minoranza. Ma a me piacciono queste sfide. Qui siamo in zone non toccate per quanto riguarda l’Evangelo, e questa è una possibilità per Dio di far risplendere la sua luce.»

(israel heute, dicembre 2007 – trad. www.ilvangelo.org)

da: Notizie su Israele 408 – 4 dicembre 2007, ilvangelo.org

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