Israele: Una scoperta sul Monte del Tempio riaccende una disputa

Archeologi israeliani hanno dichiarato che per la prima volta sono stati rinvenuti reperti archeologici risalenti all’epoca del Tempio di Salomone. I resti sono stati rinvenuti lo scorso mese nel luogo giudaico più sacro, risvegliando un dibattito storico e politico per un’area sacra anche ai musulmani.

Nel corso di lavori di ristrutturazione condotti nell’area del Monte del Tempio gli archeologi si sono imbattuti in uno strato ben conservato dove hanno trovato frammenti di ceramica e ossi di animali. I pezzi sono stati datati dagli scienziati israeliani all’epoca del Primo Tempio (ottavo secolo a.C.), approssimativamente al tempo del re Ezechia menzionato nell’Antico Testamento. La scoperta comprende frammenti di orli e fondi di ciotole, il fondo di un piccolo orcio per versare olio, l’ansa di una piccola brocca e l’orlo di una giara per lo stoccaggio. Gli studiosi affermano che la manifattura è tipica dei vasi israeliti di quel tempo.

Jon Seligman, archeologo dell’Israel Antiquities Authority, ha sottolineato l’importanza di questi ritrovamenti. E’ la prima volta infatti che è stato trovato, all’interno del complesso del Monte del Tempio, uno strato archeologico sigillato chiaramente attribuibile al periodo del Primo Tempio. Il gruppo di archeologi responsabile degli scavi prevede di presentare le scoperte agli studiosi con una serie di seminari.

Il Monte del Tempio è conosciuto oltre che per il Primo e il Secondo Tempio anche per il Muro Occidentale, meglio noto come il Muro del Pianto, per il lutto degli ebrei dopo la distruzione del tempio. E’ noto che gli ebrei vengono da ogni parte del mondo per pregare presso il Muro.

Dal settimo secolo d.C. il Monte del Tempio è conosciuto anche come Haram Al-Sharif, o Nobile Santuario, per via della moschea di al-Aqsa e della Moschea della Roccia, da dove la tradizione islamica vuole che il profeta Maometto sia salito al cielo.

La scoperta dei reperti è stata accolta con scetticismo da un archeologo del Waqf, l’ente giordano che amministra l’area di 36 acri dell’Haram Al-Sharif, come non è stata gradita ad alcuni capi musulmani che ritengono l’intera area prerogativa esclusiva musulmana. Non è mancato chi ha negato che gli ebrei vi abbiano mai costruito un tempio. Ikrema Sabri, il precedente Mufti di Gerusalemme, ha dichiarato di recente al Jerusalem Post che i templi di Salomone e di Erode non sono mai esistiti, adducendo come ragione che Allah è giusto e non avrebbe permesso che si costruisse la moschea al-Aqsa su un tempio di altri credenti.

Sabri ha anche affermato che il Muro Occidentale, venerato dagli ebrei come l’ultimo resto di un’enorme recinzione costruita dal re Erode per sostenere l’ampio spazio dove si ergeva il Tempio, in realtà non ha alcun significato storico per gli ebrei. Non costituirebbe parte del tempio ebreo ma solo il muro occidentale della moschea, per cui nessuna pietra avrebbe a che fare con la storia del popolo ebraico.

Le autorità israeliane e palestinesi rivendicano entrambe la sovranità sull’area, un contrasto che resta un nodo insormontabile e che contribuisce a ritardare la composizione del conflitto tra israeliani e palestinesi. In concreto il Waqf vi esercita il controllo religioso e amministrativo, e in qualche misura garantisce alcuni aspetti della sicurezza, ma solo la polizia israeliana può far osservare la legge in quel luogo.
Nel 2001, qualche mese prima di essere eletto primo ministro, Ariel Sharon giunse alla Spianata circondato da centinaia di ufficiali dell’esercito, dichiarando che il complesso sarebbe rimasto sotto il perpetuo controllo di Israele. Il giorno seguente vi furono violenti scontri tra dimostranti palestinesi e la polizia israeliana. Era l’inizio di anni di violenza conosciuti come l’intifada di al-Aqsa.

Il complesso del Monte Moriah copre l’angolo sud-orientale della città antica di Gerusalemme. Lo storico Giuseppe Flavio lo identifica come il luogo del Tempio costruito dal re Erode. La tradizione ebrea ricorda che un più antico santuario ideato dal re Davide e poi edificato da suo figlio, il re Salomone, fu la prima struttura stabile del Monte del Tempio. Fino ad oggi, però, non vi è stata rinvenuta alcuna traccia archeologica che avvalori la teoria della presenza di israeliti. Seligman ammette che in tutta Gerusalemme ci sono stati diversi ritrovamenti che risalgono al periodo del Primo Tempio, ma nessuno che provenga dal Monte.

Lo scorso mese, durante i lavori di sistemazione di un cavo elettrico per conto del Waqf, degli operai hanno scavato una trincea lunga circa 300 yard (275 metri) nella parte sud-orientale dell’area. Dopo la verifica dei lavori, i sovrintendenti dell’Israel Antiquities Authority hanno dichiarato di aver trovato gli antichi frammenti ricordati, ma Yusif Natsheh, un archeologo del Waqf, ha contestato il ritrovamento. Ha affermato che né lui nè altri funzionari del Waqf presenti ai lavori, ricordano di aver visto quei frammenti, ma di aver saputo della scoperta solo attraverso i giornali e settimane dopo che i lavori erano terminati. Si è chiesto inoltre perché mai quei pezzi siano stati portati via dall’area di ritrovamento se sono stati realmente trovati.

Dal momento che la trincea è profonda meno di 3 piedi (poco più di 90 centimetri) Natsheh si è meravigliato di come gli archeologi israeliani possano aver raggiunto uno strato databile al periodo del Primo Tempio senza aver incontrato prima i periodi bizantino e romano, che dovrebbero essere per forza di cose precedenti.

Seligman ha respinto come infamanti le accuse di Natsheh, ribadendo categoricamente che il 100% di quei ritrovamenti provengono dal Monte del Tempio, dichiarando che è in gioco la propria reputazione e quella dei colleghi.

Il professor Seymour Gittin, direttore del W.F. Albright Institute of Archaeological Research a Gerusalemme est, concorda nel datare i ritrovamenti tra il settimo e l’ottavo secolo a.C. Il tipo di ceramica ritrovata, ha osservato, di solito è messa in relazione con la cultura israelita, che si distingue da quella moabita e di altre culture vicine alla Gerusalemme di quel tempo.

Per riguardo ai santuari musulmani la ricerca archeologica sull’area del Monte del Tempio è stata molto limitata. Passaggi sotterranei sotto la moschea al-Aqsa mostrano in ogni caso evidenti segni di decorazioni erodiane e appaiono collegati a una serie di porte ad arco nella parte meridionale del muro, tutti dati che corrispondono alle descrizioni dell’entrata del Tempio di Erode presenti nelle fonti del periodo romano.

La maggior parte degli archeologi concorda nell’attribuire il Muro del Pianto al periodo erodiano sulla base della lavorazione delle pietre, come si può riscontrare al santuario che sempre Erode fece costruire sulle Tombe dei Patriarchi nella West Bank di Hebron, più tardi trasformato nella moschea di Al-Ibrahimi.

La scoperta, come ci si poteva attendere, ha riacceso la questione del controllo del Monte del Tempio che è sacro tanto agli ebrei quanto ai musulmani.

Fonte: Matthew Kalman, San Francisco Chronicle (18 novembre 2007)

Adattamento: R. P.

Tratto da: SBF Taccuino 02.12.2007 @ 20:35

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