Nella scuola europea la religione è di casa

da Milano Enrico Lenzi

Obbligatorio o facoltativo, opzionale o pluriconfessionale, l’insegnamento religioso ha diritto di cittadinanza nella quasi totalità delle scuole pubbliche dell’Unione europea. Una presenza variegata e plurale, ma sempre prevista come materia da offrire ai propri studenti.

L’ultima fotografia della situazione europea risale al gennaio 2005, ad opera del professor Alberto Pisci per l’Osservatorio delle libertà e istituzioni religiose. In questi mesi il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) sta conducendo una ricerca che, spiega il coordinatore Alberto Campoleoni, «tra l’altro intende fotografare nuovamente la situazione. Non si tratta – spiega Campoleoni – di una ricerca per formulare tabelle o statistiche, ma si tratta di una ricerca mossa dall’esigenza interna alle comunità cristiane di mettersi in movimento insieme, di confrontarsi, di scambiare opinioni e sensibilità proprio su questi temi».

Argomenti che sono spesso presenti nei dibattiti all’interno delle Istituzioni europee. Il Consiglio d’Europa nel 2005 ha approvato un documento sul tema riconoscendo che «la conoscenza delle religioni fa parte integrante di quella della storia degli uomini e delle civiltà», e invitando i governi a «fare di più per garantire la libertà di coscienza e di espressione religiosa, per incoraggiare l’insegnamento del fatto religioso, per promuovere il dialogo con e tra le religioni, e infine per favorire l’espressione culturale e sociale della religione».

Le Nazioni dove l’insegnamento è obbligatorio. È il gruppo più numeroso. In quasi tutti i casi è comunque prevista la possibilità dell’esonero dall’insegnamento.

In Austria l’84% degli studenti sceglie la religione cattolica, ma c’è anche la possibilità di avere insegnamenti di altre confessioni. A Cipro si insegna invece la religione ortodossa, mentre in Danimarca a prevalere è l’insegnamento non confessionale sulla religione luterana, anche se sono presenti altre confessioni religione. È invece un insegnamento religioso cristiano ecumenico quello scelto per gli studenti delle scuole pubbliche dell’Estonia. Restando nel Nord Europa l’istruzione religiosa prevista nelle scuole della Finlandia riguarda la fede personale dell’individuo. In Germania, dove la materia è ordinaria e obbligatoria, sono previsti gli insegnamenti per la religione protestante e per quella cattolica, ma a livello locale (nei Lander) vi sono anche corsi di religione ebraica e islamica. Per gli studenti della Gran Bretagna è stato scelto il modello interconfessionale e multireligioso, con una priorità per le religioni cristiane. Scendendo a Sud in Grecia è la religione ortodossa a fare la parte del leone nell’insegnamento religioso nelle scuole in una prospettiva storicoculturale. È invece la religione cattolica l’insegnamento predominante nella vicina isola di Malta. Ritornando nel cuore dell’Unione, in Olanda troviamo una materia obbligatoria, ma non confessionale, dunque un insegnamento su più religioni come concezioni di vita. E un approccio «oggettivo» al fenomeno multireligioso e ai valori è la strada scelta per gli studenti della Svezia.

Quando la scelta è opzionale. Per consistenza il gruppo di Paesi in cui l’insegnamento è opzionale si colloca al secondo posto. In Belgio abbiamo una opzionalità obbligatoria tra i corsi confessionali (cattolica, ebraica, ortodossa, islamica e protestante) o etica non confessionale. Nell’area dei Paesi Baltici, la Lettonia e la Lituania pongono l’insegnamento della religione in alternativa alla materia di etica. Stessa strada intrapresa molto prima dal Lussemburgo, dove le confessioni previste sono quelle cattolica, luterana e calvinista.

Scelta opzionale anche nella cattolicissima Polonia, che prevede l’insegnamento per le confessioni cattolica, protestante, ortodossa ed ebraica, in alternativa all’etica. Religione e morale cattolica sono la materia proposta per gli studenti del Portogallo, sempre in alternativa all’ora di etica. A chiudere il gruppo la Slovacchia, dove è preminente la religione cattolica.

Se l’insegnamento è facoltativo. In questo gruppo si colloca anche l’Italia. Infatti l’insegnamento della religione cattolica è garantita nelle scuole dello Stato, ma è scelto dalle famiglie. Anche nella cattolica Irlanda la materia è facoltativa (insegnamento cattolico) e non è prevista alcuna materia alternativa. È invece obbligatorio l’insegnamento religioso nelle scuole confessionali cattoliche irlandesi. È di carattere informativo sulle religioni riconosciute l’insegnamento negli istituti della Repubblica Ceca. Quattro le confessioni religiose di cui è previsto l’insegnamento facoltativo in Spagna: cattolica, protestante, ebraica e islamica.

Infine l’Ungheria dove, oltre che essere facoltativa, la materia è considerata anche extracurricolare. I casi di Francia e Slovenia. In entrambi questi Paesi (Francia e Slovenia) non è previsto alcun insegnamento religioso nelle scuole, anche se con qualche eccezione locale. Nella regione francese dell’Alsazia e Lorena l’insegnamento c’è ed è opzionale per cattolici, luterani, riformati ed ebrei. Ma in questi anni la laica Francia ha aperto un dibattito sulla necessità di introdurre la dimensione religiosa nei saperi scolastici.

Analogo dibattito è in corso in Slovenia.

Fonte: Avvenire.it – giovedì 29 novembre

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