In Galilea la soluzione di un enigma dei tempi di Salomone

All’ingresso della strada bianca che porta alla foresta di Segev, nella Galilea occidentale, si trova un cartello segnaletico in legno che porta il simbolo dalla IAA (Israel Antiquities Authority) e sotto, in lettere verdi sbiadite, il nome “Rosh Zayit Ruin”. Senza esaminare attentamente l’ingresso della strada, si rischia di non vedere il cartello coperto di erbacce, e di non rendersi conto che si tratta dell’ingresso a un sito archeologico molto speciale. Solo un fuoristrada può raggiungere il posto, viste le cattive condizioni della strada.
Prima di raggiungere il sito, che consiste di rovine del X secolo a.e.v., si nota come la zona sia mal tenuta. Le municipalità della regione Misgav, in cui si trovano le rovine, hanno detto che quest’estate cominceranno lavori di restauro e di sviluppo, nella speranza di migliorare il loro profilo turistico in declino.
Il sito stesso si trova su una collina con una vista spettacolare. Verso occidente si vede tutta la piana di Acco e la Baia di Haifa; a nord e a est si stagliano le montagne della Galilea occidentale e superiore.
“Gli scavi fatti da Zvi Gal all’inizio degli anni ’90 – spiega Mordechai Aviam, direttore del Galilee Archaeological Institute – hanno risolto un enigma molto complesso su re Salomone e Hiram, re di Fenicia. Qui sorgeva un sito di tipo fenicio, una specie di centro amministrativo e militare, costruito sopra le abitazioni private dell’XI secolo. La natura fenicia del sito conferma la storia di re Salomone che avrebbe dato a re Hiram alcune località del Paese in cambio dei cedri del Libano con i quali costruì il Tempio” dice Aviam, sorridendo per le implicazioni di questa antica vicenda sulle attuali diatribe per la divisione della terra.
Non lontano di qui, sul pendio della collina, Aviam ha lavorato con studenti di archeologia a un sito conosciuto come Beza Ruin, dove sono stati trovati resti di una pressa per l’olio d’oliva e di una casa privata dell’epoca del Secondo Tempio e del periodo della Mishnah, I e II secolo d.e.v. “Il posto è magnificamente conservato, e sappiamo che ci sono molti reperti archeologici sotto terra”, dice Aviam.
Gidi Aharoni, capo della Teradyon Industrial Zone (così chiamata da un martire della ribellione contro Roma, nome poi cambiato in Misgav Industrial Zone) sta ascoltando anche lui. Aharoni è anche direttore generale della Misgav Corporation, e per sua ammissione è un appassionato di archeologia e ambiente. Per Aharoni, i due siti, al di là della loro importanza storica, possono incrementare il turismo nella regione. “Abbiamo un posto incredibile che la gente quasi non conosce. Nel Misgav il turismo è da anni quasi totalmente trascurato”. Per Aharoni, trasformare la Segev Forest in un parco protetto con piste ciclabili e sentieri per passeggiate che aiutino la gente a conoscerne la storia e i reperti archeologici sarebbe la realizzazione di un sogno. “Se non si sogna, non si va da nessuna parte – dice – Questo è uno dei miei scopi dichiarati: riportare la gente in questo posto. Stiamo parlando di turismo archeologico e di ecologia, di paesaggio, di cavalcate e passeggiate nell’aria pura e nel cuore della natura, unite a visite a siti incredibili che raccontano la storia di questa terra”.
Secondo Aharoni e Aviam, non sarebbe particolarmente costoso sviluppare il sito. “Ripulire, recintare e mettere segnali renderebbe il sito piuttosto attraente per i visitatori. Può anche essere sviluppato con ulteriori scavi, perché sappiamo che c’è ancora molto sotto terra” dice Aviam.

(Da: Ha’aretz, 28.08.07)

Fonte: Israele.net – 07.09.2007

“siccome Hiram, re di Tiro, avea fornito a Salomone legname di cedro e di cipresso, e oro, a piacere di lui, il re Salomone diede a Hiram venti città nel paese di Galilea. Hiram uscì da Tiro per veder le città dategli da Salomone; ma non gli piacquero; e disse: ‘Che città son queste che tu m’hai date, fratel mio?’ E le chiamò ‘terra di Kabul’ nome ch’è rimasto loro fino al dì d’oggi.” 1 Re 9:1113

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