Storie di cristiani in Cina

CINA – La Repubblica popolare cinese conta circa un miliardo e trecento milioni di persone, la cui maggioranza, secondo dati ufficiali, è atea. Negli ultimi anni però, i cinesi sono alla ricerca di valori morali diversi da quelli proposti dal comunismo e dall’ateismo.

Secondo uno studio condotto dall’East China Normal University, durato due anni e pubblicato dalla Oriental Outlook nel febbraio di quest’anno, i cinesi che si sono dichiarati credenti in un qualche credo religioso sono circa trecento milioni, ben tre volte il numero riferito dal governo cinese, che si riferisce a dati che delineano la situazione in atto nel 1960.
Il 67 percento dei cinesi credenti seguono il buddismo, il taoismo o l’islamismo, mentre quelli che si dichiarano cristiani sono circa quaranta milioni, in prevalenza evangelici.

Il governo cinese non vede di buon occhio le religioni in generale e in particolare il cristianesimo, spesso identificato con l’Occidente e l’America, quindi attua forme di controllo sulle chiese. I cristiani possono operare “liberamente” solo se aderiscono alla China Christian Council, al Three-Self Patriotic Movement (Movimento patriottico delle tre autonomie) o alla Catholic Patriotic Association, una sorta di chiesa cattolica di Stato, ufficialmente non riconosciuta dal Vaticano.

Gli evangelici, che non accettano il controllo da parte dello Stato, operano soprattutto in clandestinità, incontrandosi in quelle che vengono chiamate le “chiese domestiche”. Sono chiese clandestine i cui membri si ritrovano nelle abitazioni, che spesso vengono distrutte, perché non riconosciute dal Governo.
Nonostante i rischi il numero di cristiani e delle chiese domestiche aumentano di anno in anno.

Qualcuno ha provato anche a fare qualcosa di diverso e, invece di un’altra chiesa, ha aperto una scuola di musica.
Hudson Tsuei – corrispondente del Christian Post – riporta la storia di musicista, che ha dato vita ad un progetto che, nel tempo, ha avuto un buon sviluppo.
Nel 1996 il compositore cinese è diventato cristiano e ha cominciato a frequentare una chiesa evangelica non ufficiale. Nel 2000 getta le basi del suo sogno e avvia la sua scuola di musica. All’inizio ha poco da offrire ai suoi studenti, solo qualche tastiera, ma tre anni dopo la prima classe di diplomati viene mandata in servizio in diverse chiese domestiche sparse per il territorio cinese. A cinque anni dall’apertura della scuola, i suoi allievi sono giunti ad esibirsi davanti a migliaia di cinesi e centinaia di essi si sono convertiti. La musica cristiana che propongono trova consenso anche nella società secolare cinese.
Gli aspiranti artisti che arrivano alla scuola di musica sono di diverse etnie e provengono da ogni zona della Cina. Li unisce l’amore per Dio e quello per la musica, usata come valido mezzo di evangelizzazione.
Gli studenti si sono esibiti anche in Europa e in Nord America, proponendo una selezione di brani che comprende gli “Inni di Canaan” (Canaan hymns).

I Canaan hymns sono una raccolta di circa mille inni composti da una giovane donna, Xiao Min, nonostante non avesse nessuna preparazione musicale.
Cresciuta in un piccolo villaggio contadino, Xiao Min comincia a frequentare la scuola superiore, ma a causa di alcuni problemi di salute è costretta a lasciare gli studi. Passa molto tempo in preghiera e leggendo la Bibbia e proprio in quei momenti la ragazza dice di sentire l’ispirazione dello Spirito Santo, che la spinge a scrivere gli inni. I brani che compone vengono cantati non solo nelle chiese domestiche, ma per tutta la Cina e anche nelle comunità cinesi sparse nel mondo e sono considerati “canzoni sante” dai cristiani cinesi.

Anche in questo caso la musica è diventata un potente ed efficace strumento di trasmissione del messaggio del Vangelo, anche in un Paese, la Cina, in cui a essere cristiani e a dimostrare apertamente la propria fede si rischia la prigione, perchè il cristianesimo è considerato un culto malvagio ed illegale dalle autorità. [sr]

Fonte: Evangelici.net/Porte Aperte Italia

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