Indonesia: Vie legali e minacce per impedire i servizi di culto cristiani

Il 14 Giugno scorso, nella parte ovest dell’isola di Java, circa 150 estremisti islamici, hanno messo in atto una dura contestazione contro le chiese che si riuniscono nelle case. I dimostranti, membri del movimento islamico FPM e dell’Alleanza Anti-Apostasìa, hanno minacciato di buttare giù le case, di cui ne possedevano la lista, dove si tengono riunioni cristiane. La notizia è apparsa il giorno dopo sul Jakarta Post. Domenica 17 Giugno, un pastore della zona ha ricevuto una lettera anonima in cui si prometteva la sicura demolizione della sua casa se avrebbero continuato le riunioni.
Tale protesta è scaturita dopo due attacchi avvenuti all’inizio di Giugno a danno di chiese cristiane dell’area in cui si esigeva il trasferimento delle riunioni in altre zone. La legge indonesiana permette di potersi riunire ma solo con autorizzazione delle autorità locali. Le recenti modifiche a questa legge hanno reso quasi impossibile poter godere di tale diritto. I principali requisiti da possedere, al fine di ottenere il permesso, sono questi: contare di almeno 90 fedeli; avere l’approvazione di almeno 60 vicini, concittadini, appartenenti altre fedi religiose; essere in possesso di un locale regolarmente registrato e autorizzato. Per questi requisiti, difficilmente reperibili, molti cristiani sono costretti a riunirsi nelle case per svolgere i servizi di culto.
Gli estremisti islamici hanno anche voluto mandare un messaggio alle autorità: se queste non si adopereranno per la soppressione delle riunioni cristiane illegali, sarà lo stesso FPM ha prendere l’iniziativa distruggendo le case incriminate.

Fonte: IncontrareGesù.it/Porte Aperte Italia

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