Rapporto Usa: l’Iraq sta perdendo la libertà religiosa

Presentato ieri l’annuale rapporto del Dipartimento di Stato sulla libertà religiosa nel mondo. Sono in Asia i Paesi dove la situazione è più grave: in Iraq la violenza confessionale colpisce tutti, ma i cristiani sono tra i più indifesi.

Washington – Peggiora la condizione della libertà religiosa in Iraq, rimane grave quella in Cina, Iran, Myanmar, Nord Corea e Uzbekistan. “Seri problemi” per il Pakistan, mentre flebili, anche se non sufficienti, segni di miglioramento si possono registrare in Arabia Saudita. Sono alcune delle considerazioni contenute nel Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo stilato dal Dipartimento di Stato Usa e presentato ieri in una conferenza stampa alla presenza del segretario di Stato Condoleezza Rice. Quest’ultima ha voluto sottolineare che “la libertà religiosa è parte integrante dell’impegno a combattere l’ideologia dell’odio e dell’intolleranza che alimenta il terrorismo globale”.

Lo studio copre 198 Paesi, tra cui il ritratto dell’Iraq è tra i peggiori. “Membri di vari gruppi religiosi sono presi di mira per la loro fede”, si legge nel documento. Nel Paese del Golfo i fedeli di tutte le religioni subiscono “attentati, sequestri, intimidazioni e uccisioni” e “la frequente violenza settaria colpisce anche i luoghi di culto”.

Il rapporto rileva la gravità degli scontri tra sunniti e sciiti, ma sottolinea che “i non musulmani sono più vulnerabili a pressioni e violenze per la loro condizione di minoranza e per l’assenza della protezione garantita dalla struttura tribale”. Segue una lista di 38 differenti attacchi perpetrati tra il giugno 2006 e il giugno 2007, contro varie comunità soprattutto cristiani.

Per quanto riguarda la Cina si registra un ulteriore giro di vite sulle comunità religiose e i missionari stranieri in vista delle Olimpiadi del 2008. Cauto ottimismo nei confronti di Riyadh, periodicamente incalzata da Washington per la sua condizione dei diritti umani, ma contro la quale finora gli Usa hanno minacciato, ma non preso concrete iniziative di pressione.

Fonte: AsiaNews/Agenzie – riprodotto con autorizzazione – 15/09/2007 12:52

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