Afghanistan: Amnesty International chiede l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi

Amnesty International ha preso contatti diretti con i talebani, chiedendo loro di rilasciare, immediatamente e senza condizioni, tutti gli ostaggi afgani e stranieri. Citando come esempio la tragica situazione dei 21 cooperanti sud-coreani ancora nelle mani dei talebani, Amnesty International ha sollecitato questo gruppo a dare seguito all’impegno, assunto in precedenza, di rispettare il diritto internazionale.

L’organizzazione per i diritti umani si è rivolta direttamente ai talebani a seguito del recente aumento dei rapimenti e delle uccisioni di ostaggi, tra cui i quattro impiegati governativi afgani e i due cooperanti sud-coreani assassinati negli ultimi giorni.

“La cattura di ostaggi costituisce una flagrante violazione del diritto internazionale umanitario. Non esistono giustificazioni o eccezioni a questa regola. La loro cattura e uccisione sono crimini di guerra, i cui responsabili devono essere chiamati a rispondere alla giustizia” – ha dichiarato Irene Khan, Segretaria generale di Amnesty International.

Gli ultimi, sanguinosi episodi contraddicono precedenti dichiarazioni dei talebani, che si erano impegnati a non attaccare i civili e a non maltrattare i prigionieri. Ieri, mercoledì 1 agosto, il portavoce talebano Qari Yusef Ahmadi, ha affermato: “Stiamo cercando di risolvere la questione [degli ostaggi sud-coreani] in maniera accettabile”. Egli non ha accolto la richiesta di salvaguardare le loro vite e rilasciarli immediatamente, come richiesto dal diritto internazionale.

Ahmadi ha inoltre aggiunto: “Stiamo cercando di non arrivare a uno scontro col diritto internazionale umanitario e di non agire in contraddizione con i diritti umani, laddove si accordino alle leggi della shari’a”. Amnesty International ha replicato che nessun sistema legale si può collocare al di sopra del diritto internazionale e si è detta profondamente preoccupata per le dichiarazioni rilasciate la scorsa settimana dal comandante talebano Mansour Dadullah, secondo il quale “quella dei rapimenti è una politica assai vincente e per questo ordino a tutti i miei mujahedin di sequestrare tutti gli stranieri di qualsiasi nazionalità, ovunque si trovino…”.

Nelle ultime settimane c’è stato un forte aumento dei rapimenti attribuiti ai talebani:
– quattro impiegati di un tribunale provinciale sono stati rapiti nella zona di Ghazni il 24 luglio; i loro cadaveri sono stati ritrovati ieri;
– 23 ostaggi coreani sono stati rapiti il 19 luglio, sempre nella zona di Ghazni: due sono stati uccisi, mentre 18 donne e tre uomini sono ancora nelle mani dei talebani, che hanno minacciato ulteriori uccisioni;
– cinque afgani e due tedeschi sono stati rapiti il 18 luglio nella provincia di Wardak; uno degli afgani è riuscito a fuggire e uno dei tedeschi è morto; le altre persone sono ancora ostaggio dei talebani e pare che il secondo tedesco versi in cattive condizioni di salute;
– un funzionario della pubblica istruzione della provincia di Pakhtia è stato rapito sempre nella zona di Ghazni il 17 luglio e da allora non se ne è più saputo niente.

In base all’art. 3 comune alle Convenzioni di Ginevra del 1949, che è legalmente vincolante per tutte le parti coinvolte nel conflitto armato non internazionale in Afghanistan, talebani compresi, la cattura di ostaggi è sempre vietata, così come “l’omicidio in tutte le sue forme”, inclusa quindi l’esecuzione di ostaggi.

Amnesty International chiede ai talebani e agli altri gruppi armati, così come alle altre parti coinvolte nel conflitto armato in Afghanistan, di aderire rigorosamente e in ogni circostanza ai loro obblighi di diritto internazionale. “Nessuna sensazione di aver subito un torto, nessuna ideologia o convinzione religiosa può rappresentare una giustificazione o una scusa per simili azioni. Tutti gli ostaggi devono essere rilasciati immediatamente, senza condizioni e senza ulteriore danno nei loro confronti” – ha concluso Irene Khan.

Fonte: Amnesty.it – Roma, 2 agosto 2007

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