Etiopia: Il coraggio di Myriam, figlia di martire

Il padre di Myriam era un evangelista. È stato assassinato da degli estremisti perché non esitava ad annunciare l’amore di Cristo intorno a sé. Myriam ha trovato rifugio dai suoi nonni in una regione montagnosa dell’Etiopia. Vive con sua madre e i suoi sei giovani fratelli e sorelle. È lì che noi siamo andati a farle visita e che dall’alto dei suoi 12 anni ci ha condiviso il suo coraggio e la sua fede: “quando i miei fratelli e sorelle mi parlano di papà, gli dico di non preoccuparsi perché Dio è con noi. Ma non sono sicura che essi comprendano”.

Durante la nostra visita, ci ha anche raccontato i terribili ricordi che sono legati alla morte di suo padre: “L’hanno ucciso a causa della sua fede. Gridavano ‘Allah Akbar’! Picchiavano alla porta. Mio padre ha pregato per noi e ci incoraggiava a non aver paura. Sono entrati in casa e hanno portato fuori mio padre. Piangevamo tutti e mia madre è svenuta. Gli hanno detto di diventare un musulmano, ma mio padre ha detto: ‘Gesù è il Signore!’ Allora l’hanno colpito con un machete. Poi, sono andati via. Quando siamo arrivati da lui, papà era sul punto di morire. Pregava ancora per noi. “Myriam è l’unica ad aver portato un’affidabile testimonianza alla polizia riguardo all’omicidio.

Oggi, ella ha fretta di finire la scuola per aiutare sua madre, Meskele, ad allevare i suoi fratelli e sorelle, tanto più che sua madre ha appena dato alla luce il suo ultimo bambino, sette mesi dopo l’assassinio di suo marito. Meskele deve fare fronte a numerose difficoltà ma si prepara a farvi fronte e ci ha chiesto di pregare per i suoi figli: “Per favore, pregate affinché i miei figli dimentichino il passato e non vivano più nella paura”.

Michael ha trovato la morte nell’ottobre del 2006 in un attacco che mirava a sradicare il Cristianesimo nello stato di Oromia nel nord-ovest dell’Etiopia. Molti cristiani sono stati feriti e delle famiglie si sono ritrovate senza tetto. In totale 37 chiese e 16 abitazioni sono state distrutte. Centinaia di sospetti sono poi stati arrestati dalla polizia e condannati alla prigione. Ma i cristiani che hanno osato testimoniare contro i loro assalitori hanno ricevuto minacce di rappresaglie.

Fonte: Portes Ouvertes

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