Turchia: “So che mi uccideranno”

Questa dichiarazione fatta due giorni dopo il triplice omicidio di Malatya da un pastore turco descrive bene il clima di insicurezza nel quale vivono i protestanti in Turchia.In una intervista alla stampa, questo pastore spiegava che aveva preso disposizioni riguardo a sua moglie e ai suoi figli, poiché si aspettava di morire.

Dal triplice omicidio dello scorso 18 aprile in una casa editrice cristiana a Malatya, una valanga di minacce e di tentativi di violenze si è abbattuta sui protestanti turchi e i loro luoghi di culto.

Sia per e-mail, telefono, posta o a viva voce, i protestanti sono oppressi. La maggior parte non vuole parlarne.

L’ultimo attacco ha avuto luogo lo scorso week-end a Eskisehir (200 km da Istanbul) contro un luogo di culto della Fondazione la Chiesa protestante di Istanbul. I vetri del secondo piano dell’edificio sono stati rotti e diverse bombe molotov sono state lanciate sulla chiesa sabato sera.

Certi giornali turchi hanno anche gettato benzina sul fuoco non esitando a mettere in pericolo una vita. Infatti, i dettagli degli interrogatori di polizia di uno degli accusati, Emre Gunaydin, sono stati pubblicati illegalmente. Questi ha confessato che aveva pianificato un altro omicidio, oltre a quelli di Malatya. La sua vittima potenziale, un pastore, ha visto il suo nome pubblicato nella stampa. “In Turchia, tali cose significano che c’è una taglia sulla sua testa” ha commentato un pastore di Istanbul, che si è anche chiesto come abbiano potuto queste informazioni essere rivelate ai giornalisti.

Fonte: Portes Ouvertes

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