Etiopia: un credente crocifisso a motivo della sua fede

Nel luglio scorso, un uomo è stato selvaggiamente picchiato poi inchiodato su una croce a motivo della sua appartenenza al cristianesimo. Questo atto di barbarie si è da poco aggiunto alla lista già troppo lunga delle aggressioni islamiche subìte da migliaia di cristiani nell’Etiopia occidentale.

“Gesù è stato percosso poi crocifisso, anche tu devi ricevere la stessa punizione” urlava una folla in delirio, mentre i colpi si abbattevano su Shek Hamed Adem, un ex-musulmano recentemente convertito al cristianesimo.


Unendo l’azione alla parola, gli islamisti infuriati s’impossessarono del povero uomo prima di crocifiggerlo senza altra forma di processo.

I fatti hanno avuto luogo il 5 luglio 2006 nella regione di Banbesi, una zona a maggioranza musulmana situata a pochi passi dalla frontiera sudanese. Da qualche mese le persecuzioni anti-cristiane s’intensificano in quel settore e le scene di violenza si moltiplicano ad un ritmo sfrenato. Nel villaggio di Begge, la casa di un evangelista è stata completamente saccheggiata poi bruciata. Il 20 luglio, un centinaio di musulmani ha invaso poi requisito la residenza di una cristiana per costruirvi una moschea. Circa 35 contadini cristiani hanno assistito impotenti alla distruzione dei loro campi e dei loro raccolti da parte degli attivisti islamici e vivono ormai in condizioni più che precarie senza alcun mezzo di sussistenza.

Queste sconvolgenti testimonianze figurano in un recente rapporto dell’associazione canadese “La voce dei martiri”. Per maggiori informazioni concernenti la situazione dei cristiani in Etiopia: The voice of the martyrs (in inglese).

Sylvain Prigent

Fonte: www.aleloo.com

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