India: lo Stato del Rajasthan instaura una legge anti-conversione

Lo Stato del Rajasthan è il sesto Stato ad aver votato una legge che vieta ogni tentativo di convertire una persona che ha già la sua religione “con l’utilizzo della forza, della seduzione o con mezzi fraudolenti”. La mancata osservanza di questa legge è punita da 2 a 5 anni di carcere e con una multa di 50000 rupie (950 euro).


Gli ultranazionalisti indù accusano i missionari cristiani di corrompere e di sedurre gli indù delle caste inferiori affinché cambino fede. Le opere caritatevoli sono considerate come dei tentativi di seduzione e possono quindi rientrare nell’ambito della legge contro il proselitismo ironicamente chiamata “legge della libertà religiosa”. Il BJP (The Bharatiya Janata Party) partito ultranazionalista indù è riuscito a far instaurare questa legge in sei stati indiani: il Rajasthan, il Gujarat, l’Orissa, il Madhya Pradesh, il Chhattisgarh, l’Arunachal Pradesh. La legge è stata promulgata lo scorso 7 aprile col pretesto “di mantenere l’armonia tra persone di diverse religioni”.

In questi sei stati i missionari e i cristiani sono molestati, incarcerati e assassinati. Nel 1998, nello Stato del Gujarat, tutti i luoghi di culto sono stati incendiati. Nel 1999, nello Stato dell’Orissa, il missionario australiano Staines e i suoi due figli, dell’età di sette e dieci anni, sono stati bruciati vivi nella loro macchina. Il missionario Staines lavorava accanto ai lebbrosi da trentaquattro anni. Nel 2005, i cristiani sono stati vittime di almeno 200 aggressioni da parte degli ultranazionalisti indù.

In India, i cristiani rappresentano il 2,3 % della popolazione, i musulmani il 13,4 % e gli indù l’80,5 %.

Magdaléna Morisset

Fonte: www.aleloo.com

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